Sciolgo la prima promessa fatta nella presentazione... aggiungerò le foto appena ritorana dalle ferie mio figlio con la digitale.
PROLOGO
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Nel novembre del 1943, mio padre undicenne assistette, insieme a mio nonno, ad uno scontro aereo nei cieli del suo paese.
Dei duellanti, ebbe la peggio un ME 109, che cadde su una collina poco vicina.
Potevano i ragazzi di allora, non correre sul posto?
Dai rottami ancora fumanti recuperò, prima che una pattuglia di tedeschi giungesse in zona, dei souvenir del caccia, che andarono poi persi, ed alcuni proiettili, infilati sotto un'ala e nella ruota.
Tra tutti questi, mio nonno (mitragliere sul Piave e artificiere "volontario in Macedonia poi) gli gettò via quelli ancora potenzialmente attivi, e ne conservò solo uno, un calibro .50 incendiario, che aveva fatto il suo lavoro a metà*, leggermente aperto e privo di materiale pirico, ma comunque giudicato non più pericoloso.
Trovato da me in una scatola di metallo dopo tanti anni (1978), proprio perchè aveva una "sua" storia, storia ascoltata tante volte, lo applicai ad un piccolo legno e lo conservo tutt'ora in una vetrinetta, corredato con un bossolo di Browning da me sparato in un poligono sulla costa adriatica nel 1982.
Quello che voglio parteciparvi, un pò romanzato, naturalmente, è la sua storia che immagino possa cominciare così:
DALLA PARTE DEL PROIETTILE
Era una mattina di inizio d'inverno e, insieme ai suoi fratelli, era stato portato all'interno di un'ala di uno Spitfire; di carattere un pò "fumantino", come tutta la famiglia, del resto, prendeva fuoco, se non di "volata", immediatamente dopo.
Si sentì trascinato in alto, e non riusciva ad ascoltare nulla che non fosse il rumore del motore, regolare per un pò.
Eh sì, non era passato molto che, improvvisamente, la tranquilla giornata diventò una serie di giravolte che sembrava non dovesse finire mai.
I suoi fratelli, che avevano già* capito tutto, ridendo contenti urlavano a squarciagola: "dai, dai che ora si va al lavoro"!
Fu trascinato insieme agli altri, un rumore discontinuo ma assordante si avvicinava sempre di più, poi si trovò chiuso, al buio, ma solo per un attimo: un calore impressionante, un balzo in avanti e poi nella luce, seguendo scie rosse.
Libertà* che durò solo un breve lasso di tempo, quando impattò con qualcosa di morbido, infilandocisi dentro ed eruttando parte del suo calore.
Si risvegliò nelle mani di un bambino, e poi riposò per tanto tempo, anni, lustri, in una scatola scura; un giorno qualcuno lo prese, lo osservò e lo incollò ad una tavola di noce.
Ora è ancora lì, simbolo e monito di quanto l'uomo è stupido e quanto poco passa tra la vita e la morte.
DALLA PARTE DEL ME 109
Dall'aeroporto di Centocelle (Roma), quella mattina i meccanici, amorevolmente misero in moto il caccia, che si librò nel cielo, verso sud, nella sua solita missione di ricognizione e combattimento; il fronte appena aperto dall'operazione Avalanche andava controllato, per le contromisure terrestri.
Ad est della pianura pontina due lampi nel cielo, una virata stretta in picchiata e la macchina andò verso il suo destino.
Fu un attimo che durò un'eternità*: il motore ruggiva verso due simili alati dalle insegne diverse, nati anche loro per combattere.
Colpito, sentì l'aria che lo aveva tenuto nel cielo mancare, vide la collina, sentì le rocce.
L'agile macchina, padrona del cielo, cessò di esistere.
DALLA PARTE DEGLI SPITFIRE
Quella mattina, due Spitfire lasciarono il fango dell'aeroporto di guerra di Pomigliano d'Arco (CE), liberi nel cielo, vedette di un esercito che iniziava a sentire le catene imposte dalla linea Gustav.
L'appuntamento con il nemico, quei giorni sempre puntuale, avvenne all'improvviso, da ovest.
Dall'alto calò come un falco, senza paura, solo contro due.
Forti della superiorità* contro l'indomito, i due uccelli da preda volsero incontro al 109, che non rinunziò al suo dovere.
Una giostra veloce, l'astuzia... già*, la forza gemella, ed uno di loro dal basso centrò l'avversario.
Vide i suoi traccianti, per un brevissimo attimo, cucire insieme i due aerei, Vide l'aria sparire al suo simile, vide il fumo, vide l'agile macchina, già* padrona del cielo, cessare di esistere.
EPILOGO
Tutto questo è avvenuto l`11 Novembre 1943, verso le 10,15 circa, sulla verticale di Sonnino (LT).
Da un libro che parla (brevemente, oltre alle testimonianze di chi c`era) di questa storia, edito nel 2008, quindi dopo 65 anni, ho ricostruito gli attori:
L'aereo Tedesco, un Messerschmitt BF-109G/6 (numero sulla carlinga 2 bianco - matricola militare Werk nr. 160071), era pilotato dal Sergente Gustav Ohmert, appartenente al 1^ Staffel del Jagdgeshwader 77° "Herz Ass", con base a Centocelle (RM).
Dei due Spitfire Mark IX, appartenenti al 307^ Fighter Squadron - 31° Fighter Group, con base a Pomigliano d'Arco, rivendicò la vittoria confermata il 1° Tenente Clark John L.Jr.
A me piace pensare che forse il pilota tedesco (lanciatosi con il paracadute e giunto a terra sano e salvo) deve la vita a questo proiettile, difettoso, che non si incendiò.