[VENEZIA] Isola di San Secondo

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Isola di San Secondo - Ovvero un esempio che accomuna la gloriosa storia e la triste fine delle isole minori della laguna.

(storia riadattata tratta da ;8° raduno a San Secondo - 14 ottobre 2001 dal sito http://www.settemari.com sesto di Giovanni Caniato)
Faccio questo post un po' insolito per lunghezza di parole, ma cercate di leggere questa lunga storia, magari di un fiato, forse alla fine rimarrete anche voi con l'amaro in bocca, come è da sempre per noi del posto.

Alla fine degli anni Settanta le associazioni remiere Tre Archi e Voga Veneta Mestre ( ndr di cui ho fatto parte da giovane) patrocinarono il ripristino di un vecchio capitello, collocato a metà strada lungo il canale che unisce Punta San Giobbe a Punta San Zulian. Dedicato alla Madonna Nicopèia che era venerato dai locali pescatori da quando - secondo una tradizione orale ottocentesca - apparve a due di loro quale provvidenziale salvagente nel corso d'una improvvisa burrasca.
L'iniziativa congiunta, rinnovata ogni anno con un variopinto corteo d'imbarcazioni a remi ed una messa 'sul campo' davanti all'immagine sacra,( ndr con relativa abbuffata finale a base di affettati e vino) contribuisce a cementare l'unione fra i veneziani 'd'acqua' e 'di terra' che sanno ancora frequentare con rispetto la laguna, nell'unico modo con essa compatibile. Questa 'memoria collettiva', così opportunamente rivitalizzata dalle remiere, si ricollega idealmente ad un'altra tradizione, ormai millenaria, che data all'Undicesimo secolo il primo insediamento religioso nell'isola, originariamente dedicata a Sant'Erasmo. L'immagine del Santo, esposta in quell'epoca su un palo infisso lungo il canale, era "da' pescatori invocata ne' più gravi pericoli di procelle" e, nel 1034, la famiglia Baffo in segno di devozione fece edificare su una vicina motta emergente dalla palude una chiesetta e un piccolo monastero, affidati all'ordine delle Benedettine.
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Nel 1237 da Asti fu trasportato il corpo di San Secondo Martire e l'isola assunse il nome di quest'ultimo.
La leggenda vuole che, con l`arrivo del corpo del santo nell`isola, il pozzo da sempre asciutto cominciò a sgorgare acqua dolce, con qualità miracolose tali, da far guarire gli infermi.


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E' cosi bella la storia di questa isola ai più anonima. Io me la ricordo da piccolo , perché quando andavo a Venezia in filovia, quest'isola misteriosa che si vedeva oltre la ferrovia diceva che il viaggio era quasi al termine.
La storia ci dice che nel 1533 alle monache Benedettine si sostituiscono i Padri Dominicani, mentre nel 1566, durante un'epidemia di peste l'isola fu adibita a lazzaretto.
Iniziano anche i primi usi militari. Nel 1569 - In seguito dell'incendio dell'Arsenale, il Senato decretò che in alcune isole della laguna fossero eretti dei torrioni (caselli da polvere) per servire da polveriera. Il primo ad essere costruito fu quello di San Secondo.
Subì almeno due incendi nel settecento, documentati in altrettanti dipinti 'per grazia ricevuta' che Emmanuele Antonio Cicogna vide nella sacrestia dei Gesuati, trascrivendone i testi: "Alli 11 giugno 1775 un fulmine danneggiò notabilmente nell'esterno e nell'interno la torricella ove conservavansi 395 barili di polvere e per grazia della Beata Vergine del Rosario e intercessione del glorioso martire San Secondo furono preservati i religiosi, l'isola e la città '.
La decadenza, per l'isola-monastero di San Secondo - precedette tuttavia quella dell'omonimo canale che la lambisce. L'inedita militarizzazione della laguna (imposta dopo l'abdicazione della Veneta Repubblica nel 1797) e le soppressioni degli ordini religiosi decretate in epoca napoleonica separarono dalla vita civile questa piccola comunità insulare, che aveva fino ad allora garantito un prezioso supporto alla navigazione lungo una via d'acqua così intensamente trafficata, come ricordava nel 1810 il neoistituito Consiglio municipale di Venezia, chiedendo al Governo, fra le altre provvidenze, il ripristino delle segnalazioni acustiche e luminose in caso di scarsa visibilità o maltempo, che i militari insediati nell'isola avevano abolito, mentre in precedenza "li Padri che vi dimoravano tenevano sempre delli segnali ed accoglievano urbanamente li passaggeri'.
La chiesa di San Secondo venne demolita nel 1824, e il santo è oggi venerato nella chiesa veneziana di Santa Maria ai Gesuati.

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Nel 1847 fu costruito il forte.
Nel 1849 l'isola, divenuta uno dei capisaldi della seconda linea difensiva predisposta dalla rinnovata Repubblica di San Marco, venne pesantemente bombardata durante il prolungato assedio condotto dagli eserciti dell'Impero austro-ungarico.
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(tratta dal manuale : "Fortificatorische detailbescheribung von Venedig-Mestre" )
Ecco come la descrivono gli Austriaci nel manuale del 1900 in preparazione dell'invasione.
Opera in terra ottagonale, con gola aperta, apprestata in parte per la difesa con cannoni, in parte per quella di fanteria. Altezza 6,32 m , spessore del parapetto 5,69 m. L'opera è circondata dalla laguna e guarnita di un riporto in pietre. Presso la gola un porto per barche. All'interno un blockhaus a prova di granata, tre magazzini di munizioni altrettanto ben difesi e una cisterna. Blocca il canale di S.Secondo e domina il ponte ferroviario.
Guarnigione da guerra : Fanteria 117, Artiglieria 46.
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Cessata anche la sua rilevanza militare, ebbe per alcuni decenni destinazioni agricole, produttive e di allevamento, per essere infine abbandonata del tutto negli anni Sessanta.
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Mi raccontano che viveva fino ad un decennio fa una famiglia dedita alla coltivazione e allevamento delle pecore.
Finita anche la parentesi delle pecore dal 1999 è rimasta abbandonata e preda della vegetazione , dell'incuria , dei vandali e della spazzatura.
Non sono mancati anche progetti faraonici come la gara vinta da una società della provincia di Padova che intenderebbe crearvi "100 posti barca per natanti fino ai 20 metri per valorizzare la nautica da diporto in laguna" (progetto datato 5 aprile 2001).
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Oggi quel poco che si può vedere è il ridotto ormai in pessime condizioni , il canale di ingresso ormai ostruito dalla spazzatura e cenni dei muri di contenimento ormai affioranti dalla bassa marea , segno anche che le dimensioni dell'isola in passato erano assai più grandi.

Tour Fotografico:

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Non potendo scendere dal porticciolo. Abbiamo scelto di "parcheggiare" comodamente la barca sul retro e di fare un pezzo in acqua per poi costeggiare fino all'ingresso
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Il porticciolo ormai impraticabile.
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Incredibile , questo è il blockhaus
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E' arrivato il momento di entrare.
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Bene !! E' tutto.
Un post che è costato molta fatica , ma che ha una emozione precisa da trasmettere , spero che vi sia arrivata.
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Ottimo post Decca!! [264

Quest'isola ha fatto parte della mia infanzia quando mi ci portava mio nonno o mio padre in barca per la gita "Al Fortin o Al Forte" come era chiamata comunemente all'epoca.
Le condizioni all'ora (circa metà* anni '60) erano un po più degradate rispetto alle immagini dall'alto che hai postato.
La darsena usata come cimitero per le barche era già* per metà* riempita, ma si vedevano ancora le belle rive in pietra d'Istria con scalinata.
Una parte del forte aveva ancora la copertura e sull'anello del terrapieno ottogonale, correva un sentiero.
Nel versante verso la Terraferma e in quello che guarda Venezia, sulla sommità* del terrapieno esistevano e penso esistano ancora in mezzo la folta vegetazione, due anfusti in ferro; erano composti da due basi a forma cilindrica infissa nel suolo con sopra un supporto girevole formato da due losanghe con rispettivo foro dove veniva fissato probabilmente un piccolo cannoncino brandeggiabile.
Ci si divertiva a farlo girare vorticosamente da solo o sedendoci sopra a mo di giostra.

Tra le notizie postate c'è quella che dice che l'isola è stata abitata fino al 1999 da una famiglia che allevava pecore; questa notizia e del tutto inesatta in quanto il luogo è del tutto inospitale da decenni senza coperture, terreni da pascolo, utenze ecc.
Nel 2001 invece in occasione della Biennale, posizionarono tutto attorno il perimentro dei pannelli con cristalli liquidi (credo) che trasmettevano immagini o serie di colori vari.
Venne posizionato sul lato ponte un generatore elettrico su palafitte per alimentare i panelli che, dopo un po di tempo, furono presi a sassate da qualche "visitatore".

Invece negli anni precedenti alla seconda guerra mondiale, abitava l'isola una famiglia che allevava animali tra i quali alcune vacche, pecore e animali da cortile.
Si narra che una figlia di questi allevatori, nelle notti d'estate per incontrare il moroso senza farsi scorgere dai genitori, facesse a nuoto la tratta di laguna fino alla punta S.Giobbe per poi tornavi prima dell'alba.
(La figlia di questa gestisce oggi una rinomata trattoria vicino il ponte dei TRe Archi nella prospicente zona di S. Giobbe.)
Nell'immediato dopoguerra si insediò per alcuni anni un'altra famiglia detta in zona " I burcieri"; poi dagli anni '50 venne definitivamente abbandonata.

Nell'ultima foto postata si notano delle fondamenta in pietra d'Istria a forma quadrangolare; queste venivano indicate dalla memoria popolare come apparteneneti al campanile del vecchio monastero, cosa alquanto improbabile in quanto con un 4,80 metri di lato la torre campanaria sarebbe risultata più imponente di quella della chiesa di S. Geremia e Lucia che si scorge nella nona immagine.
Probabilmente si tratta delle fondamenta di un edificio o di una cavana di quelle che si possono vedere nell'immagine del vecchio monastero.
Una volta attraccando io ed un mio amico proprio tra quelle pietre con un comune canotto da spiaggia, siamo andati a cozzare tra i "peoci" che vivono appesi a quei massi.
Il canotto si tagliò in vari punti e cominciò ad afflosciarsi durante la traversata di ritorno che ci vide alternativamente impegnati, uno ai remi e l'altro al gonfiaggio "polmonare" attraverso la valvola, con non poca preoccupazione.
Alla fine riuscimmo a toccare terra all'ex macello di S. Giobbe semiaffondati, cianotici e stanchi!

Citazione:

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Originariamente Scritto da Peo

Tra le notizie postate c'è quella che dice che l'isola è stata abitata fino al 1999 da una famiglia che allevava pecore; questa notizia e del tutto inesatta in quanto il luogo è del tutto inospitale da decenni senza coperture, terreni da pascolo, utenze ecc.

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Grazie della precisazione.

Citazione:

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Originariamente Scritto da Peo

Le condizioni all'ora (circa metà* anni '60) erano un po più degradate rispetto alle immagini dall'alto che hai postato.
La darsena usata come cimitero per le barche era già* per metà* riempita, ma si vedevano ancora le belle rive in pietra d'Istria con scalinata.

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Ho controllato le foto sono genericamente etichettate come "anni 50-80" vuol dire che, se le condizioni erano peggiori a metà* degli anni 60, quelle inserite sono molto vicine agli anni 50.
La foto di google maps storica è invece datata 12/1943

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Grazie Decca e Peo. Andando a Venezia in treno si notavano le scoasse depositate da qualche barcarolo e la folta vegetazione. Non avrei mai immaginato che in origine fosse un'isola fortificata.
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Riprendo questo Topic postando un' immagine aerea di San Secondo degli anni 20 tratta dall'archivio Reale Fotografia Giacomelli.

Puoi notare in basso a destra anche il fortino austriaco prima che venisse inglobato nel ponte del Littorio (Libertà*).