calibri per armi lunghe italiane
Salve a tutti.
Mi appassiona leggere i vostri quesiti e le vostre risposte nei vari forum.
Stavolta tento di inserirmi con una domanda forse peregrina, non essendo io un esperto in balistica, ma la vedo più dal punto di vista organizzativo-logistico in quel panorama di destandardizzazione che fu tipico dell' armamento italiano nella II G.M.; il quesito è il seguente:
quali vantaggi reali si ottenevano nel passaggio dal calibro 6,5 al calibro 7,35 per i fucili e i moschetti del Regio Esercito?
E perchè proprio 7,35? Perchè era il massimo che una canna del genere potesse reggere?
Ancora: era previsto "convertire" al 7,35 tutti i tipi di arma che prima utilizzavano il 6,5 oppure la cosa si era pensata solo per i fucili e le carabine (moschetti)?
L' esercito del II dopoguerra aveva ancora in dotazione sia fucili mod. '91 che moschetti. Conservando entrambi i calibri?
Grazie sin d' ora
Baffobruno