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Vini, V2 e dischi volanti...
La Moldavia non esporta solo badanti, ma anche ottimi vini. A Cricova, località a pochi chilometri dalla capitale Chisinau, ha sede la Cantina di Stato della Repubblica Moldova. Questa repubblica ex-sovietica di lingua ed etnia romene fu, insieme alla Crimea, uno dei centri d’ eccellenza della produzione vinicola nell’ Urss, fino agli anni ’90. La Cantina di Stato è una azienda parzialmente statale, che negli anni recenti ha aperto anche ai privati e produce ancora oggi vini e spumanti di qualità a livello europeo. Ha sede in una immensa struttura sotterranea che si sviluppa in lunghezza per oltre 120 km ad una profondità variabile tra i 50 e i 100 metri sotto il livello del suolo e vi si accede attraverso un tunnel scavato nel fianco di una collina. Le gallerie, normalmente percorribili da autocarri, sono dotate di illuminazione, segnaletica stradale, semafori e strisce pedonali, nonché di un sistema di aerazione indipendente. Oltre agli impianti per la vinificazione e ai siti per lo stoccaggio di milioni di ettolitri, il complesso sotterraneo ospita un importante museo enologico dove vengono conservate migliaia di bottiglie di vini e liquori antiche e preziose di varia provenienza. Vi sono quelle requisite alle case regnanti, ad alberghi di lusso e a “nemici di classe” nell’ europa orientale; la collezione privata di Champagne di Hermann Goering (rinvenuta nel 1945 su un treno speciale di ben venti vagoni ferroviari, catturato dall’ Armata Rossa); i vini pregiati appartenuti a Stalin e quelli regalati all’ astronauta Gagarin da ammiratori di tutto il mondo. Al giorno d’ oggi alcune gallerie sono state affittate a danarosi privati che vi conservano i propri vini in condizioni ottimali (tra questi Vladimir Putin, Stipe Mesiç e molti oligarchi russi). E l’ intero complesso è quasi completamente visitabile dai turisti su richiesta. Dico quasi, perché le gallerie al livello più profondo, sbarrate da robuste porte metalliche antiradiazioni restano off-limits in quanto ospitano un complesso di rifugi antiatomici, sale riunioni e apparati di comando e controllo a disposizione del governo moldavo in caso di emergenza nazionale. Le origini della struttura sotterranea di Cricova, ben nascosta sotto ettari ed ettari di vigna che ricoprono le colline circostanti, sono infatti prettamente militari e per certi versi ancora ammantate di mistero. Il sito fu progettato e realizzato da tecnici tedeschi sotto la supervisione delle SS nel 1941, poco dopo la riconquista della regione, già appartenente alla Romania e ceduta un anno prima all’ Urss nel quadro del Patto Ribbentrop-Molotov . La manodopera forzata era composta da prigionieri politici romeni, anche i sorveglianti erano gendarmi romeni, forniti dal governo Antonescu. Considerata l’ estensione delle gallerie e il fatto che tutto venne realizzato a forza di piccone, i decessi tra i forzati dovettero essere numerosissimi, ma non si hanno notizie o documenti al riguardo. I lavori del cantiere continuarono senza sosta sino all’ estate 1944, quando l’ Armata Rossa invase la Romania e nella battaglia di Chisinau, conquistò un importante snodo verso i balcani (costringendo oltretutto i tedeschi a ritirarsi in tutta fretta da Grecia e Jugoslavia nel timore di venire accerchiati). In quella occasione i soldati sovietici rinvennero per caso i tunnel abbandonati ancora incompleti, che nel dopoguerra furono completati e integrati nel sistema di difesa antiatomica dell’ Urss, nel più stretto segreto militare. Ma cosa intendevano farne davvero i nazisti delle gallerie di Cricova? Non certo bunker, caserme o una linea fortificata di difesa tipo la “Sigfrido”. Ma l’ uso di manodopera coatta, il metodo di costruzione, la posizione eccentrica dai fronti di guerra e lontana da aeroporti, industrie o ferrovie, l’ assenza di predisposizioni per armamenti esterni, nonché un certo sovradimensionamento (la sala centrale è tanto ampia ed ha una volta tanto alta, da poter ospitare una cattedrale con relativo campanile) accomunano i tunnel di Cricova ad altre strutture rimaste incomplete presenti in Turingia e in Prussia Orientale (oggi territorio polacco) e alla famigerata fabbrica sotterranea “Dora” dove si fabbricavano le V2. Dunque le numerose strutture quadrate di pietra o cemento precompresso presenti nell’ area sarebbero punti di lancio per armi “V”. Alcuni le identificano come piazzole di decollo per elicotteri (ma i primi entrarono in servizio attivo solo nel 1945, usati per trasportare i feriti gravi dal fronte delle Seelowe Heights ai grandi ospedali militari di emergenza impiantati dai tedeschi nel villaggio olimpico di Berlino). E allora? Alcuni ufologi romeni si spingono persino a ipotizzare che fossero punti di decollo per velivoli sperimentali discoidali a decollo verticale, ovvero gli UFO nazisti…