Elmetto cinese UWSA

I guerriglieri dell’ UWSA (United Wa State Army) con oltre 30.000 uomini alle armi e 10.000 ausiliari, rappresentano la principale milizia antigovernativa operante in Myanmar. L’ UWSA è il braccio armato dell’ autoproclamato “Stato di Wa” retto dal partito unico di stampo comunista denominato United Wa State Party (UWSP). Quella dei Wa è una minoranza di etnia cinese che vive da secoli nel nord della Birmania al confine tra Cina. Oggi la popolazione si aggira intorno a 1.200.000 persone (di cui 400mila nella regione cinese dello Yunnan e il resto nelle regioni birmane dello Shan e del Kachin). Lo “Stato di Wa”, creato artificialmente dalla Cina nel 1989 dopo il collasso del Partito Comunista Birmano, controlla la maggior parte dello Shan nord-orientale ed è di fatto autonomo dal governo centrale di Rangoon, di cui però solo a parole riconosce la sovranità. Il “Wa State”, che ufficialmente si autodefinisce “Wa Special Region 2 dello Shan State” ha come capitale ufficiosa Panshan e comprende i distretti di frontiera di Panshai, Mongmaw, Panwai, Narphan, Mongpauk, Mongyan e Hopan. Si tratta in pratica di uno “stato nello stato” legato a doppio filo alla Cina dalla quale dipende totalmente. Nello “Stato di Wa” che ufficialmente si considera una regione a statuto speciale del Myanmar si parla però solo cinese, si ricevono solo i programmi radiotelevisivi cinesi, ci si collega a Internet da server cinesi, l’ unica moneta circolante è lo Yuan cinese, elettricità e telefonia sono gestiti da società cinesi. Persino sanità e fisco sono in mano a funzionari statali cinesi. Piuttosto che a realtà conflittuali di frontiera presenti in Asia, tipo l’ area tribale al confine afghano-pachistano, il “Wa State” è invece assimilabile al governo autonomo dei tedeschi etnici jugoslavi che la Croazia di Ante Pavelic fu costretto a riconoscere su pressione del Reich dal 1941 al 1945. Dal punto di vista militare la situazione è paradossale. Nonostante l’ UWSA sia la milizia irregolare meglio armata ed addestrata al mondo (armi individuali, carri armati, blindati trasporto truppe, artiglierie, contraerea, anticarro dell’ ultima generazione, dozzine di elicotteri da trasporto Mi. 17 provengono direttamente dall’ Esercito Popolare Cinese come i necessari istruttori), dal 1989 ha siglato un cessate il fuoco coi governativi, mantenendo un contegno non aggressivo nei confronti delle FF. AA. birmane e limitandosi al piccolo traffico di armi e anfetamine con gruppi di guerriglieri di altra etnia o criminali comuni. Il fatto è che Pechino non intende giungere davvero alla secessione dello Shan ma solo tenere il fiato sul collo dei dirigenti birmani, evitando che il piccolo paese confinante, importante per le materie prime e la posizione strategica, esca dalla zona d’ influenza cinese. Insomma, l’ UWSA è una spada di Damocle sospesa sulla testa del governo di Rangoon. Che il Myanmar commerci con l’ occidente, apra al turismo in cambio di valuta pregiata, coopti al potere alcuni dissidenti rappresentativi alla Cina va anche bene, che tenti di uscire dalla tutela del “grande fratello asiatico” diventando una base militare USA, decisamente no. Questo i birmani lo sanno e fanno di necessità virtù, fingendo saggiamente di non sentire e non vedere cosa succede in quelle lontane montagne e parlandone meno possibile per non spaventare i turisti. In fondo i 30.000 uomini dell’ UWSA sono tutti onesti cittadini birmani incensurati, non fanno nulla di male, sono una sorta di (armatissima) protezione civile su base etnica. Finchè Pechino non deciderà di usare i cinesi etnici come Berlino usò i tedeschi etnici tutto bene…