Monumenti equestri di Venezia nelle due guerre mondiali.

Con l’ entrata dell’ Italia nella 1^ guerra mondiale, nel 1915 i cavalli della Basilica di S. Marco a Venezia (che anticamente a Costantinopoli facevano parte del gruppo bronzeo raffigurante una quadriga), vennero rimossi per motivi di sicurezza e trasferiti non senza difficoltà. Secondo i quotidiani dell’ epoca << ebbero il trattamento di quattro cavalli autentici che bisognasse trarre, da una stiva di piroscafo, a terra; imbragati pel ventre, tirati su e calati giù con le grue >>. Portati nel Palazzo Ducale furono ricoverati in un magazzino protetto da sacchi di sabbia. Anzitutto se ne fecero copie in gesso per prudenza, nel malaugurato caso che gli originali andassero distrutti. Poi, accuratamente imballati, vennero caricati su vagoni ferroviari scoperti e questi ultimi imbarcati su una chiatta che, lasciata la laguna, risalì il Po sino a Cremona fermandosi ad Ostiglia. A quel punto i vagoni, sbarcati sulla terraferma, avrebbero dovuto raggiungere Milano con un treno speciale. Ma il bombardamento aereo della metropoli lombarda fece sembrare anche questa destinazione poco sicura e vulnerabile all’ offesa nemica. Si decise dunque che i quattro bronzi avrebbero trovato migliore ospitalità a Roma, nei giardini di Palazzo Venezia, già sede dell’ ambasciata austriaca. Il sempre immaginifico Gabriele D’ Annunzio scrisse che in quei giorni << Palazzo Venezia si era trasformato nella più bella scuderia del mondo, con cavalli di razza classica e metallica >>. Infatti, per sottrarli alle insidie belliche vi erano ospitate oltre ai quattro destrieri, anche le statue equestri del Colleoni e del Gattamelata. Solo al termine delle ostilità le opere fecero ritorno a Venezia, venendo però solennemente ricollocate con grande concorso di pubblico solo nel 1919, dopo accurati controlli della loro integrità e gli opportuni restauri.
A differenza di quanto accaduto nel 1915, nei primi anni della seconda guerra mondiale le autorità fasciste non ritennero di dover approntare per tempo la rimozione dei cavalli, vuoi perché si sperava ancora che la vittoria delle forze italo-tedesche avrebbe portato a una rapida conclusione del conflitto, sia per mantenere a Venezia una parvenza di normalità, dato che la città lagunare era una vetrina del regime nonché la sede dell’ omonimo festival cinematografico, che anche in periodo bellico attirava artisti ed esponenti della cultura da tutti i paesi alleati dell’ Asse o neutrali, con una forte valenza propagandistica. Solo dopo il bombardamento inglese delle raffinerie petrolifere nel 1942 si attuò un affrettato trasferimento dei cavalli a Praglia. In quell’ occasione anche il monumento al Gattamelata fu rimosso e custodito all’ interno del Palazzo Ducale, sistemato su un basamento temporaneo. Fu solo dopo la liberazione che le opere tornarono ancora una volta al loro posto. La delicata operazione di sollevamento dei bronzi fino al pronao della basilica ebbe luogo nei giorni 8, 9 e 10 agosto 1945, grazie a materiali e personale specializzato della Regia Marina al comando del maggiore Bonvicini del genio navale, sotto la supervisione dei tecnici della Procuratoria di S. Marco.