Graze mille
non essendo un campo di mia pertinenza ero rimasto stupito, anche se la scritta Siemens mi portava a presupporre si tattasse di qualcosa che avesse a che fare con l'elettricità*
Giò
Visualizzazione Stampabile
Graze mille
non essendo un campo di mia pertinenza ero rimasto stupito, anche se la scritta Siemens mi portava a presupporre si tattasse di qualcosa che avesse a che fare con l'elettricità*
Giò
io avevo trovato un pezzo molto simile ma forato nel mezzo con scritto.
"NITROCARBONIUM ROMA-"... cosa potrebbe essere?
Magnifico! [257Citazione:
Originariamente Scritto da paolo51
Questo è un'argomento che mi incuriosisce molto....
[00016009
Ciao, sono riscito a fare qualche fotografia, anche se non sono un granchè. La meccanica è Officine Galileo Firenze, ne ho anche un'altra simile marcata Bausch & Lomb. Le ho usate in laboratorio fino ad una ventina di anni fà* come sorgento luminose ad alta potenza con un bellissimo spettro continuo.Per alimentarle usavo una dinamo 120 Volts 100 Amp. e regolavo la potenza con un grosso reostato da tram. Nelle foto possimo vedere la meccanica di supporto degli elettrodi con il sistema di avanzamento per il recupero del consumo degli stessi e una serie di eletrodi dlla tedesca Noris anche del tipo rivestito in rame che reggevano 100 Amp.
Paolo
[argh Direi che il mistero è svelato [264
L' "accrocchio" è bellissimo. Sai dirmi perchè uno dei due elettrodi è più smussato dell'altro?
Interessante e istruttivo, era una cosa che ricordavo molto ma molto vagamente.
Quoto la domanda di Andrea.
Svelato il "mistero" di come funzionavano le fotoelettriche!
Agendo sulla manopola si regolava la lunghezza dell'arco elettrico, a rigor di logica troppo corto è sicuro ma poco luminoso, allungandolo aumenta la luce ma si arriva al limite di interrompere il flusso di corrente...
Probabilmente gli addetti all fotoelettrica in base alla luce emessa decidevano quando avvicinare gli elettrodi che si consumavano nel frattempo...
Officine Galileo di Firenze... son nato e cresciuto al suono delle loro sirene che hanno scandito fino a qualche decennio fà* la giornata di tutto il quartiere. Abito tutt'ora nel palazzo che sorge davanti alla storica locazione, negli anni '80 si sono trasferite nel comprensorio industriale di Calenzano, e alcuni dei miei zii hanno lavorato in gioventù un questa rinomata fabbrica. Praticamente tutto il quartiere di Rifredi viveva del lavoro offerto, comprese le méscite ed i bottegai che servivano gli operai durante la pausa mensa... ed anche dopo!
Ah, ci sarebbe troppo da scrivere!
Per la forma degli elettrodi suppongo che quello "a punta" fornisse il flusso mentre quello "piano" lo riceveva a mò di "bersaglio", la ramatura della grafite se ricordo le nozioni di elettrotecnica aumenta la portata di corrente perché la stessa viaggia "a pelle" del conduttore...
Doveva essere un bel fornellino! [icon_246
Ciao,
è appuntito solo perchè è già* usato, quado si innescava l'arco l'elettrodo più sottile tendeva ad appuntirsi mentre il più grosso tendeva ad arrotondarsi e a formare una cavità* nella parte inferiore.
Purtroppo non ho più un generatore in cc di quella potenza (ormai le vecchie apparecchiature sono tutte fuori norma e quasi tutte passate al museo) altrimenti mi piacerrebe farlo rivivere per un momento solo per risentire il suo tipico rumore, l'odore di ozono che sprigionava, il suo calore e rivedere ancora una volta la sua incredibile luce.
Vi ringrazio di avermi fatto riaprire i cassetti della memoria e così rivivere le emozioni di quando giovane ed entusiasta entravo per la prima volta in un laboratorio di fisica.
Giovani ed entusiasti si rimane sempre, guarda gli altri utenti, non sono tutti dei ragazzetti eppure sprizzano scintille! [257Citazione:
Originariamente Scritto da paolo51
Grazie a te per le nozioni che hai portato, tutti hanno un piccolo tesoro di informazioni da divulgare! [264
[264