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Come hai fatto a tracciare la pianta del forte quasi giusta???
Della Fresonara si sà* poco, batteria minore di scarso interesse e risonanza,armata con quattro cannoni da 12 cm. proteggeva l'ingresso della città* sul lato Prati di Vezzano.
Bellissime le targhe con le scritte dell'uso dei locali, sono le uniche rimaste nei nostri forti.
Prometto che in settimana vado a frugare e vedo se riesco a trovare qualcosa.
Ciao fatti sentire.
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E' quasi giusta perché ci sono entarato!!!! però, stupido io, non ho fatto il giro fuori per studiare il perimetro. Se vai chiama harris che voleva dare un occhio!
Attrezzatevi bene perchè la batteria praticamente non si vede perché ricoperta dalla macchia (falcino o pennato e vestiti lunghi e spessi - i miei compagni di "gita" sono pieni di bolle di insetti!!!)
fra poco vi invio la pianta che ho elaborato in questi giorni.
Grazie a u03205, non ho ancora fatto sovrapposizioni, ma la tua carta al 5000 è stata provvidenziale per farmi capire una cosina... fatemi fare i controlli e vi vaccio sapere!!!
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Vi invio due parole sulla gita a Fresonara...
stefano sei sicuro dell'armamento... da qualche parte avevo letto 3 mortai 150 e 12 cannoni da 120, che sinceramente mi sembrano esagerati per quello che ho potuto vedere
Il racconto è un po' abbozzato e non concluso...ma volevo condividerlo anche perché è possibile che mi possiate dare altre informazioni utili..
Immagine:
http://www.milistory.net/Public/data...er%20forum.jpg
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Le dimensioni sono molto ridotte e da ciò possiamo dedurre, o il limitato potere militare o l`idea preponderante del tempo che non pensava possibile un attacco del golfo dalla valle della Magra .
Con il mutare delle tattiche di guerra, venuta meno la sua funzione controterra ed essendo ad una quota troppo esigua per poter "ambire" a diventare una batteria antiaerea, venne trasformata in semplice presidio militare e deposito di munizioni, essendo situata in una zona defilata da possibili attacchi nemici. Probabilmente fungeva da polveriera e deposito munizioni per la vicina batteria contraerea di Baccano.
L`impianto, come detto, è limitato in ampiezza, ma non per questo privo di fascino.
Si entra nella batteria dal fronte di gola e, prima di arrivare nel piazzale interno, troviamo subito sulla sinistra un locale con tracciato rettangolare, destinato a corpo di guardia e munito di due feritoie per mitragliere. In una di esse è ancora presente il supporto per la bocca da fuoco [G.F. 2/30]. Sulla destra dell`entrata invece possiamo trovare tre locali [Fig. 1/30].
Il primo, che affaccia anche sull`ingresso tramite una finestra, è oramai privo di copertura e senza una specifica destinazione apparente. Essendo però dotato di finestra (oltre a due feritoie che danno sul fosso del fronte di gola) si può ipotizzare che fosse il locale destinato a camerata per i militari del presidio.
Il secondo, proprio di fronte al locale precedente, è quello destinato al "confezionamenti cariche" (è contraddistinto anche da una piastrella riportante il numero 5) [Fig. 2/30]. Il locale ha una pianta rettangolare ed è dotata di due finestre - che si affacciano sul piazzale interno - ed una porta che immette sul corridoio interno (locale n°3) che comunica con il locale n° 5 [così indica la ceramica sopra l`ingresso] destinato a "magazzino a polvere". La copertura del confezionamento è realizzata con un solaio in acciaio e voltini. Nel muro sono ancora visibili i buchi in cui erano messi i pezzi di legno sui quali venivano fissati gli assi per ....;
Il terzo locale è, come già* accennato, il "magazzino a polvere". Il magazzino è preceduto e contornato da un corridoio – largo da 1,00 ad 1,80 m - che lo cinge su tre lati, permettendo così all`"addetto alla lampada" [vedi approfondimento tecnico] di giungere sino alla finestra d`illuminazione. La forma originale del vano è stata mutata dai lavori eseguiti per adattarla a porcilaia , ma è ancora chiara la morfologia d`impianto.
Nel corridoio che circonda il magazzino a polvere sono state ricavate due feritoie che battono, insieme a quelle della camerata, il fosso di gola.
Tornando indietro ci ritroviamo nel piazzale interno su cui si affacciano alcuni locali e da cui si snoda la rampa che porta al piano delle bocche da fuoco.
Al livello del piazzale troviamo altri tre locali: il primo, nell`angolo di sud - est, è un piccolo magazzino dalla forma no regolare. Il secondo sono le latrine, mentre il terzo è ancora un magazzino. Sia le latrine che una parte del secondo magazzino (quella più vicina all`ingresso), hanno il soffitto piano realizzato con profili metallici affiancati; anche questi solai sono probabilmente successivi al momento della costruzione. Tali parti corrispondono al ballatoio del livello superiore che serve da smistamento ed ingresso alle riservette raggiungibili grazie alla sopraccennata rampa (praticamente una sorta di ramparo basso).
La seconda parte della copertura del magazzino è invece a volta. Al termine del magazzino (lungo circa una decina di metri) troviamo un lungo corridoio in discesa intervallato da alcune rampe di scalini che ci conduce alla caponiera.
Molto interessante è la realizzazione delle volte che coprono le rampe [G.F. 3/30].
La caponiera aveva una forma XXXXXX ed è a cielo scoperto. Sulle sue cortine sono praticate alcune feritoie per il fiancheggiamento del fronte di fuoco.
Risalendo al livello del piazzale e prendendo la rampa ci troviamo sul ballatoio di accesso alle riservette, la prima delle quali è denominata "riservetta Vezzano", proprio perché orientato verso il paese di Vezzano Ligure. Tale riservetta è posta proprio sopra al magazzino che conduce alla caponiera; al termine di essa,sulla destra troviamo l`apertura da cui venivano passate le munizione al ramparo di combattimento.
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Considera che la dotazione di munizioni "pronte" all'impiego dovevano essere tali a garantire una giornata di fuoco per ogni pezzo ed erano state stimate in 150 colpi ad arma.
Se consideri 12 cannoni e 3 mortai ci dovrebbero essere stati sempre pronti 1800 colpi da cannone e 450 colpi da mortaio oltre che a 2250 sacchetti di cariche di lancio.
Oltre alle normali scorte di polvere e proiettili scarichi.
Praticamente vista la superficie delle riservette e dei magazzini a polvere il forte sarebbe stato stracolmo di munizioni.
La batteria fresonara non aveva scarsa importanza ma era un fortino di sbarramento viario, come il Macè sulla Foce e la Batteria Buonviaggio sull'omonimo valico, armati tutti con quattro pezzi da 120.
Ciao a presto
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Non capisco il fatto dei 150 colpi pronti!
Lo spolettamento è fatto in funzione del bersaglio è deve per forza essere adeguato al momento.
La carica di lancio deve essere approntata in base alla distanza in cui si deve sparare ed è logico che venga preparata al momento.
Ps.Anche oggi si fà* così.
Da che fonte ti risulta dei 150 colpi pronti?
Non ho mai sentito o letto di questa disposizione
In batteria dovevano essere sempre pronti proprio per questo motivo.
Dubito anche,che in una batteria di quelle dimensioni,ci siano stati disponibili 150 colpi in totale.
Saluti
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Per citare un esempio anche presente nel nostro Forum:
da "FORTIFICAZIONE PERMANENTE CONTEMPORANEA (TEORICA E APPLICATA) di Mariano Borgatti che è il testo base per lo studio delle fortificazioni di inizio secolo (il testo è dela scuola di applicazione di artiglieria e genio del 1898):
"I magazzini di consumo giornaliero dovevano contenere le polveri occorrenti per una giornata di fuoco di massima attività*, che si valutava, per fortificazioni terrestri, in ragione di 80 a 100 colpi per ognuna delle bocche da fuoco servite dal magazzino in parola, e che poteva giungere fino alla metà* del totale munizionamento per le opere marittime. D'ordinario questi magazzini erano per capacità* e per ubicazione, su di un fronte od in un'opera, dipendenti dal numero e dalla grandezza dei laboratori di confezionamento dei cartocci e di caricamento dei proiettili, e di cui si dirà* in appresso...."
Il numero fu portato poi a 150 colpi: dalla monumentale "STORIA DELL'ARTIGLIERIA ITALIANA" del gen. Carlo Montù, che copre la storia dell'artiglieria in Italia dal Rinascimento alla prima Guerra Mondiale.
Nel golfo di la Sozia, tutte le fotificazioni erano concatenate, e si agganciavano con il tiro l'una con l'altra,
Tutto lo scacchiere era diviso in settori ed ogni batteria aveva il compito di saturare uno di questi "spicchi".
Vi erano le tavole di tiro già* preordinate ed a questo punto penso che la graduazione della spoletta non fosse fatta al momento(tenendo anche conto di tutti i limiti delle spolette dell'epoca).
ciao
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Se parliamo di teorie ottocentesche hai perfettamente ragione ma già* nella prima guerra mondiale si usava le spolette graduate e si pesava le cariche,anzi maggiore era il calibro e maggiore era la cura nella preparazione.
Si usavano le tabelle di tiro pronte per i primi colpi,si faceva la forcella e poi si preparavano i colpi.
Perchè se i colpi erano pronti a cosa servivano le tabelle? a meno che non si sparasse ad occhi chiusi solo per fare rumore .
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Non dimentichiamo che si sta parlando di fortificazioni del 1870-1880: tutta un'altra epoca!
Si era da poco adottato il cannone a retrocarica e la canna rigata!
C'erano ancora affusti rigidi, da assedio o campali i cui basamenti non hanno lasciato traccia.
A parte gli shrapnel, le granate avevano spolette a percussione che non necessitavano regolazioni e il bossolo metallico era in uso praticamente solo per i cannoni di piccolo calibro a tiro rapido.
I colpi pronti erano il quantitativo di munizioni che dovevano essere disponibili in prossimità* del pezzo con i cartocci già* preparati in modo da garantire una certa autonomia di fuoco intanto che nel locale confezionamento veniva integrato il consumo preparando nuovi cartocci con la polvere proveniente dal deposito polveri (spesso al di fuori della batteria: ciò diventerà* un obbligo con la circolare del 1903).
Non era consigliabile esagerare nel numero di cartocci pronti (al di là* della sicurezza della loro sistemazione) per la loro tendenza ad assorbire umidità* che alterava il comportamento della carica di polvere contenuta.
Anche successivamente alla diffusione d'impiego del bossolo metallico e della spoletta graduata ogni pezzo aveva una disponibilità* "immediata" nella riservetta di colpi pronti: lo spolettamento era effettuato al momento dell'impiego direttamente dal porgitore manualmente con appositi attrezzi o con dispositivi meccanici a volte integranti il pezzo.
Con il ragionamento di Stefano, che non fa una grinza, possiamo valutare, in mancanza di altra documentazione o emergenza evidente (basamenti), il numero plausibile di pezzi che una fortificazione poteva possedere in rapporto alle dimensioni dei suoi depositi: se il magazzino ha un x cubaggio non può contenere munizioni per più di un y numero di pezzi.
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Probabilmente, anzi sicuramente,i cannoni della batteria Fresonara erano 12 B.R.,dunque in bronzo (di fabbricazione antecedente il 1860, realizzati dalla Fonderia dell'Arsenale di Torino).
Durante il primo conflitto Mondiale la Fresonara era già* disarmata.
Per il dosaggio delle cariche non si usavano bilance (nelle fortificazioni ottocentesche) ma le cosiddette "misure a polvere", specie di boccali metallici (lega di metallo per non far scaturire eventuali scintille)di dimensioni diverse, ogni dimensione di "boccale" corrispondeva ad un peso e,contava più l'esperienza del maresciallo artigliere che le varie tabelle.
La quantità* di polvere necessaria in una batteria o forte e che ne costituiva la dotazione, si determinava tenendo conto dei seguenti due elementi:
1) munizionamento stabilito per ogni singola bocca da fuoco, in relazione alla sua importanza.
2) una riserva, di quantità* e qualità* variabili e dipendenti da molte circostanze, essendo essa destinata a sopperire ai consumi straordinari, come alle perdite per deperimento o per esplosioni fortuite.
Nel calcolare la quantità* di polvere occorrente per ogni pezzo si sommava alla carica di sparo quella di scoppio o carica interna dei proietti.
La quantità* di polvere, esclusa la riserva, dicesi di prima dotazione.
Le dotazioni di munizioni specialmente per le bocche da fuoco di grosso calibro non erano così abbondanti come nelle fortificazioni terrestri, e così per i grossi calibri si calcolavano da 100 a 200 colpi per cannone.
L`ordinamento tipico di una batteria da costa, comprendeva:
a) riservette presso i pezzi
b) deposito munizioni pronte
c) laboratori di caricamento dei proietti e di allestimento delle cariche
d) depositi di proietti carichi di fulmicotone con tappo (per batterie di obici)
e) magazzini e ripostigli per inneschi e spolette
f) depositi di proietti vuoti
g) magazzini da polvere.
h)
In quanto alle riservette per munizionamenti, siccome dovevano essere molto grandi, perché i munizionamenti dei pezzi da costa erano voluminosi, si ricavavano solitamente sotto il fronte principale o sotto il fronte stesso.
La loro disposizione non è la stessa nelle varie batterie, dipendono dal tipo di parapetto, importante ne è l`altezza, delle traverse, dal calibro ed installazione dei pezzi, ecc.
Solitamente si ha una riservetta da proietti e una da cartocci o cariche per ogni coppia di pezzi, alle volte se ne può trovare una da proietti ogni pezzo ed una per cartocci ogni 4 o 6 pezzi.
CARICAMENTO PROIETTI
Nei laboratori per il caricamento proietti vi era spazio sufficiente per il ceppo di caricamento, per un banco per i sacchetti delle cariche interne e per le cassette di spolette, nonché per due uomini addetti al caricamento.
TRASPORTO DEI PROIETTI DAI LABORATORI DI CARICAMENTO ALLE RISERVETTE PROIETTI CARICHI
I proietti carichi agganciati al paranco con cursore venivano spinti verso l`orifizio dell`elevatore fino all`estremo della guidovia, dal laboratorio di caricamento fino ad urtare l`apposito arresto.
Venivano quindi sollevati per mezzo di un paranco differenziale con catena reggi-carico dal corridoio inferiore al corridoio superiore di ciascuna traversa, per mezzo di un paranco con cursore venivano respinti e disposti nella riservetta proietti carichi nello stesso modo con il quale venivano disposti i proietti nei sottostanti laboratori per il caricamento.
L`altezza dei ferri guidovia dal pavimento di ciascuna riservetta era tale che il proietto poteva passare liberamente sopra tutti quattro gli strati, perciò non occorreva avere avvertenze speciali nel cominciare l`ultimo strato e nel levare un proietto dal medesimo.
Il tempo occorrente per trasportare un proietto da un laboratorio caricamento alla riservetta era solitamente di cinque minuti circa.
TRASPORTO DEI PROIETTI DALLE RISERVETTE PROIETTI CARICHI AI PEZZI
Le guidovie entro ciascuna riservetta erano, come si è già* detto, due ed indipendenti l`una dall`altra, ed uscivano ambedue dalla finestra sporgendo dalla medesima di circa 10 centimetri.
Agganciato un proietto al paranco con cursore lo si spingeva fuori dalla finestra dove si trovava pronto il carrettino porta proietti.
Con quest`ultimo si trasportava il proietto sotto la gru del sott`affusto dell`obice; il tempo necessario per il trasporto dei proietti dalle riservette proietti carichi ai pezzi era circa di tre minuti e mezzo.
LABORATORIO PER IL CONFEZIONAMENTO DEI CARTOCCI
Ve ne potevano essere uno per due pezzi o un solo laboratorio che serviva per tutti i pezzi della batteria. Da questo laboratorio si comunicava con le riservette per cartocci confezionati.
In ciascuna riservetta non poteva lavorare più di una squadra composta da un capo squadra e cinque serventi. Questi laboratori non potevano avere un`area inferiore ai 24 mq, mentre nelle batterie terrestri bastavano 16 mq.
RISERVETTE PER CARTOCCI CONFEZIONATI
Solitamente quando ciò era possibile, ve ne erano una ogni due pezzi.
SERVIZIO DELLE POLVERI
TRASPORTO DELLA POLVERE DAL MAGAZZINO AI LABORATORI PER IL CONFEZIONAMENTO CARTOCCI
Portate le casse o i barili nel vestibolo antistante il magazzino e fatti quindi i travasamenti che sono necessari, si portavano le polveri in uno qualunque dei laboratori per il confezionamento cartocci a seconda del bisogno.
TRASPORTO DEI CARTOCCI DAI LABORATORI ALLE RISERVETTE
Questo trasporto si poteva eseguire in due modi e cioè per mezzo degli elevatori se trattasi di cariche pesanti e per mezzo delle scalette di comunicazione se trattasi di cariche più leggere.
Era però sempre preferibile quest`ultimo modo per rendere indipendenti i due servizi dei proietti e delle polveri.
Volendosi servire degli elevatori, occorreva agganciare al paranco con catena reggi carico, invece della catena porta proietti, un ordigno adatto.
TRASPORTO DEI CARTOCCI DALLE RISERVETTE AI PEZZI
Uno degli uomini che stavano dentro la riservetta metteva la carica richiesta sul parapetto della finestra; il servente del pezzo la prendeva e la portava al pezzo stesso.
Nel caso in cui la finestra fosse rimasta chiusa si doveva portare la carica fino al piazzale servendosi del corridoio centrale solitamente presente, e consegnare al servente del pezzo la carica richiesta.
ciao
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Devo chiederti scusa,non avevo capito si trattasse di una fortificazione ottocentesca,voi non l'avete nominato perchè avendola in casa lo davate per scontato.
Ti ringrazio per l'articolo sulle antiche artiglierie che non conoscevo e che chiarisce perfettamente modi e sistemi dell'epoca.
Ps un motivo in più per riconoscere l'utilità* delle discussioni del forum ,dire che belle foto e basta, secondo è troppo poco,solo così si può imparare e non è mai abbastanza.
Ciao