Benvenuto anche da parte mia Maresciallo Krueger.
Ho letto con molto interesse i Suoi racconti che sono STORIA grazie per averli condivisi.
Un grazie anche a marcuzzo per averci dato la possibilità* di conoscerLa.
Ottime le integrazioni bgk.
[ciao2]
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Benvenuto anche da parte mia Maresciallo Krueger.
Ho letto con molto interesse i Suoi racconti che sono STORIA grazie per averli condivisi.
Un grazie anche a marcuzzo per averci dato la possibilità* di conoscerLa.
Ottime le integrazioni bgk.
[ciao2]
Memorie d`Episodi vissuti. Guerra in Polonia, Francia, Grecia, Russia, Italia e Ungheria.
Al primo settembre ore 5 1939 noi le truppe della polizia di Danzica attaccavamo.
Al confine fra Danzica e la Polonia, le truppe della Polonia che cercavano di entrare nel
Territorio dello Stato Libero di Danzica.Io ero telefonista, e il mio compito era di tenere il
Collocamento fra il nostro gruppo e il comando della Compagnia.
Era notte buia, e mancava il collocamento.Una Granata aveva rotto il filo.Dall`apparecchio
Prendevo il filo in mano e correvo lungo il filo indietro.Un bel momento m`inciampai
Sull`una cosa.Accendeva la mia lampadina, e vedevo un Soldato morto che mancava la
Metà* della testa.Spaventato, era il primo Soldato morto che vedevo.Riparavo in fretta.
La linea correva come se avesse il Diavolo adosso indietro.
1940 la preparazione per attaccare, la Linea Maginot.
La prima fase era l`Attacco alle prè fortificazioni.Ero al comando di un Mortaio pesante.
Dovevamo traversare un forte fuoco di sbarramento dell`Artiglieria Francese.Non era
Possibile ad avvanzare.All`arrivo delle nostre Stuka (Sturzkampfbomber Bombardieri in
Caduta) che bombardavano i Bunker Francesi, l`Artiglieria smetteva di sparare.
Cosi traversavano la Magino ed entravamo nei boschi delle Vogesen.Io in testa al mio
Gruppo di Mortaio avanzavamo al bordo della strada, in una curva passavo davanti.
Un portaordine in bicicletta mi faceva quasi cadere.Gridavo sei matto, e lui colpito
Da un Proiettile nella Testa cadeva per terra.Negli alberi erano apostati Tiratori scelti.
Io ero in testa del gruppo, e cosi il portaordini ha preso il Proiettile che era destinato
A me.
Dopo la fine della campagna in Francia, la nostra Divisione e stata motorizzata.
Entravamo nei Balcani.In Ungheria e Romania. eravamo molto meravigliati vedendo
Che gli uomini avevano Stivali mentre le donne nell`inverno freddo con la neve andavano.
scalze. In Bulgaria ero nel comando avanzato.Dato i miei vent`anni mi piacevano le
Belle ragazze.A Pasarschik ho fatto amicizia con una bellissima Bambina.La dicevo
In bulgaro: As mio bitschen.( Ti amo ) Ma purtroppo per la cultura e la religione non.
Poteva uscire con uno straniero.Cosi mi dovevo accontentare di uscire anche assieme
con suo padre.
Entravamo in Jugoslavia, nella Serbia.Facevo parte del gruppo esploratore motorizzato.
Vedevamo che i Serbi non avevano tanta voglia di combattere.Si arrendevano davanti
a noi l`intero comando di una Divisione con il loro Generale.
Dalla Serbia a Descardia Elason, entravamo in Grecia.Le Truppe Greche si arrendevano.
Mentre gli inglesi facevano saltare tutte i ponti in ritirata affrettata.Cosi i nostri Panzer,
dovevano aspettare le riabilitazione da parte del Genio Militare.In certi momenti la
nostra colonna avanzava in una giornata appena 5 Km.
Un Greco affarista vedendo la colonna ferma davanti alla sua casa gridava: soldati tu
tricco, tracco, tu venire fare amore.Sono rimasto incoriusito andavo vedere cosa era
quel Bordello inprovisato.Ho visto sua figlia quatordicenne a prestarsi ei Soldati.
Il padre avendo sentito dei Soldati dire la parola ficki, ficki, Tu ficki pagare un
Drachme.La colonna andava avanti, e cosi lo spettacolo finiva.
Noi Esploratori con le nostre vetture passavamo davanti a tutti.L`ordine era di vedere
dove si trovano lì retro linee degli Inglesi.Ma loro si erano gia imbarcati sulle loro Navi.
Al canale di Corinto, che e stato preso dei nostri Paracadutisti, liberavamo 2000
Prigionieri Italiani.Era una gran festa.Ci abbracciavamo e gli italiani gridavano: e viva
Hitler e Mussolini e ci scambiavamo i distintivi.
La Guerra in Russia.Il tremendo inverno 1941 nelle posizioni in Ukraina dietro il
Fiume Mius.Il terreno congelato fino un metro di profondità*.Temperatura 40-45 gradi.
Forza vento 12.Non andava più niente.La glisantina nelle Locomotive, l`olio nei
Motori congelato.Le tremende nevicate impedivano la Vista.Per diversi giorni eravamo
senza rifornimenti.L`unica cosa che camminava ancora erano i Cavalli e i Soldati.
I Russi spinti dai commissari ci attaccavano con il Fucile in spalle e le mani nelle tasche.
Le perdite per il congelamento era il 70% Per quell`inverno c`e stata conferita la
Medaglia per l`inverno 1941-42.Vulgo chiamata Medaglia della carne congelata.
In primavera avanti verso Nieppropetrowsk.La gran battaglia per la testa di ponte sul
Fiume Niepper.Al nostro Fianco i bravi Bersalieri della Cellere.Con un grande Eroismo
sotto un tremendo bombardamento dell`Artiglieria riparavano i lori specialisti, il ponte.
Era il loro merito che i Russi non riuscivano a buttarci indietro nel fiume.
Avanti verso Scharkow.La gran battaglia per accerchiare, l`Armata di Schimischenko L`armata è stata circondata e completamente distrutta.Il Generale Schimischenko per
Ordine di Stalin era uscito con un Aereo.Ma in compenso prendevamo il figlio di Stalin.
Dopo un po` di riposo, avanti verso il Donn e Stalingrado.Noi i Panzergranatieri combattevamo sempre insieme con i Carriarmati.Traversavamo le linee del
nemico per tagliarlo nelle spalle le vie di rifornimento.Cosi traversavano il Donn e
entravamo nella Steppa di Stalingrado.Qui ci dovevamo fermare.Perchè la Fanteria
a piedi che doveva raggiungerci, era rimasto indietro al Donn.Mandavamo indietro le
nostri camion per trasportarli nelle nostre linee.Dovevamo anche aspettare il rifornimento di benzina.In Tanto nella Steppa ci facevano la compagnia i Cameli che non erano
fedeli a Stalin, e non si erano ritirati.
Sistemato tutto, si avanzava verso Stalingrado.Qui trovavamo i russi con macchine armamenti e Panzer Americani.Noi sentivamo che gli Americani li fornivano traverso il
porto di Vladivostock con il loro armamento.
Con l`apoggio con i Panzer della 16.Divisione sfondevamo la linia nemica e ragiungevamo nord est il Wolga.La nostra divisione andava qui in posizione di sbarramento a nord est di Stalingrado.I cosi chiamata Nordriegelstellung.Mentre le altre Divisioni combattevano per la conquista di Stalingrado noi difendevamo le nostre posizioni fino alla fine.
Nei combattimenti, io rimanevo ferito e portato con l`Aereo fuori di Stalingrado, i miei Camerati combattevano fino all`ultimo uomo.Nell`ultimo attacco dei Russi nel gennaio 1943 venivano schiaciati dai cingoli dei Panzer Russi.Per la mancanza di viveri e le enormi
Strapazzi dei mesi passati non avevano più la forza ad uscirare del lori buchi.
La vera storia di quel dramma non può più raccontare nessuno, perchè non ci sono sopravissuti.
Arthur Krùger
Gennaio 1975.
Il mio discorso per la inaugorosazione del Monomento al Imigranto
A Feltre!
Autorità*, Signore e Signori, cari Ex Emigranti,
Ci siamo riuniti davanti a questo magnifico monumento per ricordare tutti i Feltrini che per generazioni partivano dalla Stazione incontro all`incognito in paesi lontani, per cercare un lavoro, un pezzo di pane che la patria non poteva dargli.
Questo monumento rappresenta i Feltrini che si giravano con le lacrime negli occhi per vedere ancora l`ultima volta la loro Feltre.
Pensiamo a tutti quelli che andavano oltre mare, e non hanno mai più avuto la fortuna di rivedere o ritornare nella loro cara Feltre.
Solamente negli ultimi 50 anni dopo la seconda Guerra e anche grazie alla ricostruzione dell`Europa è stato possibile trovare lavoro più vicino a casa, e cosi i feltrini, e non solo, emigravano verso paesi più vicini: Svizzera, Francia, Belgio, Olanda, e Germania.
Dopo 30-40 anni d`enorme sacrificio e di duro e faticoso lavoro tornavano in parte a Feltre.Tanti avevano imparato un buon mestiere e investivano i loro risparmi nel Paese. Anche grazie a loro In pochi anni una zona depressa di montagna è diventata una zona di benessere.
Esorto i giovani a ricordare che per il loro benessere attuale devono ringraziare i loro nonni e i lori genitori, infatti, con i loro grandi sacrifici essi hanno reso possibile l`attuale stato di prosperità* e tranquillità*.
Vi ringrazio per il vostro gentile ascolto.
Maresciallo ancora una volta desidero farle i miei complimenti..
SIG.KRUGER sono molto contento che si sia unito a questo forum, LE do' il mio BENVENUTO ,LEI è un pezzo di storia vivente e sono molto felice e onorato di leggere le sue esperienze che ha passato in guerra.
saluti nik[ciao2]
Grazie ancora Arturo!!
ciao
marco
Questa sera ho avuto il grandissimo onore e piacere di parlare in videoconferenza con il Signor Arturo che mi ha chiesto se gentilmente se potevo inserire per lui alcune immagini.Detto fatto...
Incontro a Croce d`Aune 03.06.2006
Immagine:
http://www.milistory.net/Public/data...uni%202006.JPG
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Crest della 60.I.D. mot
Immagine:
http://www.milistory.net/Public/data...8_Danziger.jpg
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Inaugurazione Targa Kaiserjaeger Mezzano – Trento
Immagine:
http://www.milistory.net/Public/data...20Sudtirol.JPG
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Armschild per i Combattenti di Stalingrad che sarebbe stato conferito dopo la vittoria
Immagine:
http://www.milistory.net/Public/data...715_SCHILD.jpg
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Immagine:
http://www.milistory.net/Public/data...ingradfake.jpg
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Giancarlo ma non sarebbe il caso di fare una stanza tutta per il Maresciallo Krueger? E casomai spostare tutto quello che ha scritto?
[ciao2]
Penso che prima vadano risolti i problemi del server.. dopodichè penso che non vi sia alcun problema aprire un Topic ad hoc o addirittura dedicare una stanza al Maresciallo Krueger.. quello che sta postando il Maresciallo e senza ombra di dubbio interesse collettivo..
Amore per la Patria, Orgoglio nazionale, Tradizioni.
E` possibile che un popolo possa esistere senza queste caratteristiche? E` possibile che figli e nipoti sono diventati cosi cechi e creduloni, prestino fede in tutto quello che i nemici pubblicano d`istigazioni ed esagerazioni. Come possano una generazione di guerra e i lori padri e nonni venir cosi diffamati, che non hanno fatto altro che difendere la loro patria fino all`ultimo respiro.
Perchè all`estero il giudizio nei Soldati della Deutsche Wehrmacht è diverso e non è come nella propria patria? Voglio solo ripetere le parole di uno storico Swedese: "...ai soldati tedeschi abbiamo da ringraziare, che i bolschowicki non sono riusciti ad occupare tutta l`Europa...".
Sono un prussiano dell`est, nato nel 1920 nella Città* libera di Danzica. La pressione dei Polacchi contro Danzica aumentava sempre. Il boicottaggio contro il porto di Danzica e la costruzione del porto polaco di Gedingen portava miseria e disoccupazione per la popolazione di Danzica.
I polacchi non si sono accontentati del territorio della Prussia che i vincitori gli avevano assegnato nel 1918, volevano gia allora tutta la Prussica che hanno poi ottenuto nel 1945.
Per sfuggire alla disoccupazione, mi arruolavo nel 1938 come volontario ad Insterburg Prussia Orientale per fare le istruzioni militari. Potendo poi ritornare, ed essere dopo ammesso nella Polizia di Danzica. Non ho mai consegnato il mio passaporto di Danzica, lo possiedo ancor oggi. Cosi ero fino al 1945 cittadino di Danzica, non ho mai fatto parte di un`organizzazione politica, e non sono stato nella gioventù hitleriana, non conosco odio e disprezzo contro altre razze. Sono solo contro le diffamazioni, esagerazioni e le generalizzazioni.
Una pesante colpa hanno i politici che dal 1939 al 1945 hanno caricato sulle spalle del popolo tedesco quegli orrori. Nessuno ha un dubbio su questo. Noi tutti abbiamo per questo molto sofferto, e paghiamo ancora oggi. Ma tutto questo deve avere anche una fine, anche per i vincitori del 1945.
E tutti i popoli che partecipano da 60 anni alle guerre crudeli e disumane contro popolazione innocenti non hanno nulla imparato dal passato?
Che cosa era per loro lo sterminio degli Indiani in America? La schiavitù dei negri? Gli inglesi in India e in Africa? ecc...Che cosa che cosa era la guerra in Vietnam, Korea, in Afganistan contro le truppe russe? Americani in Afganistan contro gli afgani? I bombardamenti contro i Serbi nei Balcani? Lo stesso gioco ancor oggi nell`Irack? Per domani gia in programma l`Iran! Che cosa e la sporca guerra fra Israele e i Palestinesi? Tutto sotto il motto: "Per la liberta e la democrazia".
Chi e senza colpa lancia la prima pietra!
Com`era la situazione allora nel lontano 1942 fino al 1945. Noi vecchi fanti vedevamo il comportamento nel retro linee della Gestapo e delle SS (non confondiamole con le WafenSS truppe specializzate di guerra in prima linea). La simpatia da noi conquistata presso la popolazione Ucraina loro Gestapo e SS la distruggevano. Rinforzi, vestiti invernali e altro che c`erano stati promessi non arrivavano mai. Per noi c`era solamente la possibilità* di finire la guerra e dopo liberarsi di questo governo fanatico. Questi erano i pensieri di molti vecchi combattenti, purtroppo arrendersi o capitolare era come uccidersi. Che cosa di bestiale ci avevano promesso i vincitori, la divisione della Germania fra di loro, tutti gli uomini tedeschi saranno castrati, radunati in campi di lavoro forzati per ricostruire quello che avevano distrutto. L`industria sarà* smontata ed esportata come bottino di guerra, la Germania nel futuro potrà* essere solo un paese agricolo.
Non e qui possibile elencare tutte le promesse che ci faceva il presidente Rosvelt e Ira Ilenberg e altri tutti i giorni. Per noi non restava altro che vendere la nostra vita al prezzo più alto possibile.
Tante donne, bambini, vecchi e soldati si toglievano per causa di queste promesse la vita. Una sofferenza senza fine. I tedeschi rieducati fino ad oggi non hanno il coraggio di parlare. Un tedesco che aveva il coraggio a parlare dai disumani bombardamenti di Dresda e confrontarlo con l`Hollekaust veniva dagli stessi tedeschi maledetto.
Che cosa era successo a Dresda?Era super affollato con migliaia di profughi che cercavano a Dresda la salvezza davanti alla soldatesca russa in maggior parte donne bambini malati e feriti. Su questo grandissimo numero di corpi umani bombardavano gli Inglesi con bombe al fosforo, senza pausa, la città* e anche le strade bruciavano non era possibile di uscirne. Nei rifugi per il gran caldo mancava l`ossigeno e alla gente gli si spaccavano i polmoni, quelli che cercavano di salvarsi nei prati erano attaccati dagli aerei e mitragliati.
E tutto questo non e un crimine? E` certo che agli ebrei è stata fatto una grande ingiustizia, ma non sono gli altri anche esseri umani? Come in tutte le cose a pagare deve essere sempre l`uomo semplice, l`uomo della strada. Cosi anche per i poveri ebrei che dovevano soffrire e morire, mentre ricchi avevano oro, denaro e amicizia e si compravano la liberta e incassano ancora oggi per i poveri che hanno dovuto lasciare la vita. Anche gli ebrei devono decidersi se sono tedeschi di religione ebraica o straneri. Si vede cosi che tanti ebrei sono ritornati in Germania a fine guerra e altri dopo essere stati in terra d`Israele sono ritornati nuovamente. Questo dimostra che in Germania vivono bene e più sicuri. Perchè allora continuare con i pregiudizi e l`istigazione.
Christiani ed Ebrei hanno lo stesso pericolo e lo stesso nemico, l`islam. Se non combatteremo assieme contro questo pericolo, allora non avremo più nel prossimo secolo in Germania in Europa né Christiani n`Ebrei. L`islam dice per noi lavora il tempo. Voi diventerete convertiti all`islam che vogliate o no. L`invasione è in corso a pieno ritmo. La Germania diventerà* uno stato multietnico islamico come i Balcani. L`umanità* non ha imparato niente dal passato. Noi la generazione dell`ultima gran guerra nella nostra lunga vita abbiamo visto nel mondo cosi tante sofferenze e ingiustizie.
Alla fine di questa nostra vita vorremo solo ancora vedere un po` di luce della pace per quelli che vengono dopo.
Feltre, Italia 31. Gennaio 2005.
Arhur Krùger classa 1920.
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Riflessioni sul corso del mio servizio militare dal 1938 al 1945.
Mi chiamo Arthur Krüger, sono nato il 12 giugno 1920 nella città libera di Danzica.
Sono state raccontate molte cose degli avvenimenti della guerra, cose buone e brutte. Sono stati scritti molti libri su quello che ex ufficiali hanno appreso e hanno detto. Costoro però, alla fine della guerra, sono ritornati nell`Esercito come volontari: della guerra e di fare il soldato non n`avevano ancora abbastanza.
Tuttavia, in tutti questi rapporti si è purtroppo parlato solo di rado del militare semplice, del fante che per anni è vissuto nel sudiciume, di noi, allora noti come i maiali del fronte, che vivevano lerci come maiali, ai quali nessuno pensava a tenerci puliti, a portarci l`acqua per raderci e per lavarci.
Perché oggi si trova una folla di gente che racconta le sue esperienze di Stalingrado, perché appena oggi? Quando quelli sopravvissuti all`inferno di Stalingrado sono in realtà solo un piccolo gruppo?
Perché coloro che oggi parlano in pubblico sono rimasti in silenzio per anni interi? Perché il generale Paulus e tanti ufficiali a Stalingrado, che per anni c`intimarono obbedienza cieca, disciplina di ferro e fede nel Führer, in prigionia si misero al servizio dei russi per trarne vantaggi?
Questi ufficiali chiedevano a noi, che dopo Stalingrado continuavamo a combattere fedeli al nostro giuramento, di tradire. Oggi gli eroi sono loro. Che cosa invece noi siamo, oggi in Germania si sente tutti i giorni.
Ora tutto ciò di cui vorrei parlare sono le mie riflessioni da soldato di fanteria che ha prestato il suo servizio dal 1938 fino al 9 maggio 1945.
Mi arruolai nella Wehrmacht nel 1938 come abitante della città libera di Danzica, prestando servizio nell`8° Reggimento di fanteria ad Insterburg, nella Prussia orientale. Nel giugno 1939 noi di Danzica fummo trasferiti in quella città con compiti d`ordine pubblico.
Là , assieme ad altri di Danzica, formavamo due reggimenti di Landespolizei inquadrati nel gruppo da combattimento Eberhard. Io fui assegnato come caporale al 1° reggimento di polizia che più tardi sarebbe diventato il 243.
Alla fine dell`agosto 1939 le nostre unità si disposero attorno a Danzica in posizione difensiva. Quando la corazzata Schleswig-holstein, il 1° settembre aprì il fuoco, ci lanciammo all`assalto in direzione del corridoio polacco. Eravamo fieri di avere vinto i polacchi e di avere preservato la nostra città natale dalla polonizzazione. Venne quindi la campagna di Francia del 1940.
Nelle vicinanze di Vorbach (Saarbrücken) la nostra divisione, composta di gente di Danzica, sfondò la linea Maginot e si spinse fino ai Vogesi Molti nostri camerati sono là , nel cimitero di Vorbach, che riposano.
Sì, eravamo fieri delle nostre vittorie e fieri d`essere soldati tedeschi. Credevamo fermamente alla vittoria delle nostre armi.
Attaccammo con foga nei Balcani. In Bulgaria fummo salutati con entusiasmo dalla popolazione e dal re Boris assieme alla regina.
Attaccammo quindi la Grecia scacciandone gli inglesi. Quale soldato non sarebbe stato orgoglioso o non avrebbe creduto nella vittoria? Inglesi, francesi e tedeschi si comportarono secondo le leggi di guerra. Soltanto in Russia, purtroppo, non fu così.
Nel luglio 1941 fu proclamato l`ordine di Stalin Smert Nemetzki Okupante, morte all`occupante tedesco, si colpisca ovunque esso si trovi. Non era più guerra, ma solo un massacro. I russi sparavano come pazzi sui nostri soldati della sanità , e sulle ambulanze, era quasi impossibile soccorrere i feriti e recuperare i morti. Fino al 1942 avanzammo tuttavia ancora bene, Kiew, Nieppropetrow, Charkow, Mariopol, Tangarogg, Stalino e Rostow erano i nomi della vittoria.
Le nostre perdite erano però enormi e le riserve inviate a rimpiazzare i caduti erano scarsamente addestrate. Giovani ufficiali che non avevano la più pallida idea della guerra, del fronte e del modo di combattere in Russia, parlavano dei russi come di una sottospecie d`uomini, del Führer, delle armi segrete e della vittoria finale.
Noi, pochi veterani senza gradi, non credevamo più a tutte queste sciocchezze. Per noi era chiaro che la guerra non poteva più essere vinta. Se, infatti, avessimo vinto avremmo dovuto rimanere in Russia come truppe d`occupazione da 10 a 15 anni.
Cosa ci restava? I russi volevano sterminarci, gli americani castrare tutti i maschi tedeschi e inviarli nei campi di lavoro, e se ci fossimo ritirati le SS erano pronte a spararci addosso. Non avevamo dunque nessuna prospettiva, salvo quella di vendere la pelle al prezzo più alto possibile.
Giunse poi Stalingrado. Di Stalingrado si sono raccontate e dette molte cose vere e altrettante non vere. Il pensiero di noi veterani era un riflesso di quello che avvertivamo.
A cosa credevamo? Eravamo allo stremo delle forze. Le compagnie di fanteria venivano ristrette sempre più in gruppi. Le riserve non avevano addestramento... Il carico più pesante era sopportato dai soliti pochi veterani. Il nostro auspicio era un colpo amico o una morte senza sofferenza. Vi sono esperienze che non si possono raccontare una volta di più, così, semplicemente. Quel che tutti speravano era ormai solo di non essere abbandonati.
Non era vero che mancasse benzina alla nostra fanteria motorizzata. Di benzina n`avevamo tanta, da poterci perfino lavare i nostri indumenti pieni di pidocchi.
La verità invece era che di mezzi non ce n`erano più. Essi erano stati impiegati davanti a noi, perché al fronte non giungeva più nessun ricambio.
Non credevamo davvero più alla vittoria. Si sperava ancora unicamente di sopravvivere. Lerci e completamente infestati dai pidocchi, vivevamo nelle nostre buche come ratti. La nostra principale occupazione era di schiacciare i fastidiosisssimi pidocchi. Smisi di contare dopo averne schiacciato 100 in una manica della giacca.
La sera l`ora del rancio, un paio di russi penetrò in una posizione di fucilieri.
Divorarono diligentemente il contenuto della gavetta dei fucilieri, riempiendola poi delle loro feci. Quindi si ritirarono. Salvo la cena non ci furono perdite. In guerra accadeva anche questo.
Una notte un carro armato T34 attraversò le nostre linee e si arrestò. Il nostro maresciallo maggiore Wiartalla stanò l`equipaggio e lo fece prigioniero. Con i suoi soldati - erano tutti ex carristi - raggiunse le posizioni dei carri russi ed eliminò tre carri tornando quindi indenne al comando di battaglione. Per quest`eroica azione fu decorato con la Ritterkreuz (croce di cavaliere). A fine novembre, nel corso di un tentativo di sfondamento da parte dei russi della posizione di sbarramento nord, venni ferito e dovetti essere evacuato, credo, partendo da Gumrak. Anche quest`episodio fu vera fortuna nella disgrazia, perché il pilota, ex soldato della guardia di frontiera, mi prese con sé. Seguirono 20 giorni di licenza di convalescenza a Danzica.
A Danzica erano ancora in molti che credevano alle armi segrete e alla conclusione vittoriosa della guerra. Molti erano anche i lavativi, i cosiddetti indispensabili (esonerati dal servizio militare per questa ragione, N.d.T.), e si doveva stare maledettamente attenti a quello che si diceva. Mia madre aveva già ricevuto la notizia che io ero disperso a Stalingrado. Mi avevano anche apostrofato, per così dire, con parole volgari. Com`era toccato anche ad un giovane, un attendente pluridecorato, che non poteva di certo essere al fronte. Quelli là , infatti, o sono tutti caduti o sono invalidi.
In Germania era molto diverso che al fronte. Era com`essere in un gran campo di concentramento. Mio padre a 54 anni era stato nuovamente richiamato. Mia madre era stata precettata per il lavoro obbligatorio. A casa ci si sentiva come forestieri.
Alla fine ero contento di ritornare al fronte a fine dicembre in Russia. Là , nella zona di Stalino, di Schachty, mi ritrovai di nuovo nei rincalzi assieme ad un mucchio raccolto a caso di gente in licenza, di sbandati e di scansafatiche. Andare in posizione. Fermi. Tornare indietro. E di nuovo in posizione fino a quando il fronte non era abbastanza stabilizzato.
Non so se avessimo avuto ancora la forza di pensare. Tutte le azioni erano per di più automatiche. Non so a cosa si possa ancora pensare, quando la morte è stabilmente davanti agli occhi. Devi tenere duro, forse hai fortuna e uscire ancora vivo da quest`inferno. Pensa solo a mantenere le forze, anche quando mani e piedi gelano. Devi muoverti. Non fermarti, altrimenti per te è finita. Molti erano i pensieri che sopraggiungevano confusi. Si vinceva se si riusciva a non mollare.
Infine potei lasciare quel gruppo allucinato votato alla morte. Venni comandato di guardia e a difesa di un magazzino della sussistenza e di un deposito munizioni. Di lì passai poi nel sud della Francia alla ricostituita 60a divisione di fanteria motorizzata.
Una volta ancora il destino mi aveva concesso di sopravvivere. Ancora una volta nella disgrazia ebbi la fortuna di essere giunto in quel luogo tardi. C`erano, infatti, già troppi sottufficiali, perciò venni assegnato ad un`unità di fanteria che più tardi venne trasferita in Italia. Nel frattempo la 60a divisione, cambiato il suo nome in divisione Feldherrnhalle Panzergranadiere, fece di nuovo ritorno in Russia.
Con la mia nuova unità raggiunsi l`Italia assegnata alla difesa costiera presso Genova. Più tardi partecipai ai combattimenti contro gli inglesi nei dintorni di Firenze e al lago di Comacchio. In ogni caso per chi come noi si era fatto due anni di Russia, la guerra in Italia era una vacanza distensiva.
Il clima e il caldo mi facevano davvero bene alle mani e ai piedi congelati, al punto che dopo un po` di tempo potevo nuovamente muoverli bene. Malgrado tutto ci pareva di essere in paradiso. Risorgeva la speranza. Eravamo ritornati fra uomini che ci assomigliavano.
Purtroppo questo sogno svanì presto: fummo trasferiti in Ungheria, a Budapest. Di nuovo a batterci contro Ivan.
Avanti a Budapest contro Ivan!
Budapest era già caduta, giungemmo troppo tardi. Andammo in posizione per arrestare, interrompere, sbarrare combattendo contro una potenza schiacciante. Gli americani erano avanzati in Austria su Wienerneustadt fino allo Steier. Un gruppo di soldati tedeschi che da Vienna avevano sfondato verso di noi ci raccontava che i russi tenevano i loro cavalli nel duomo di Santo Stefano. Nelle strade i detenuti vestiti da carcerati salutavano i russi al grido "viva Mosca!" Uno di loro aveva un paio di scarpe nuove. Un soldato russo lo vide, lo uccise e gli levò le scarpe.
Noi commentammo che quello era stato guarito dal comunismo per sempre.
La nostra ultima posizione, il 6-7 marzo 1945 distava 85km dagli americani. Il 7 maggio sei uomini del nostro gruppo di combattimento che si erano allontanati dal reparto vennero catturati e fucilati dalle SS.
La guerra per noi era finita, ma non volevamo in nessun modo cadere nelle mani dei russi. La notte dell`8 maggio alle 12 giunse l`ordine di cessare il fuoco. La Wehrmacht aveva capitolato su tutti i fronti. Ci ritirammo e ci consegnammo agli americani.
Dovevamo raggiungere entro mezzogiorno le linee americane. Ciò per noi voleva dire percorrere a ritroso combattendo 85km in 12 ore. Solo pochi di noi ci riuscirono. All`ingresso del campo sullo Steier (un fiume) i lavoratori stranieri ci sputarono addosso prendendoci a pedate. Ci strapparono i gradi e le decorazioni. Gli americani stavano lì, in piedi, e ci levarono ogni cosa di valore, anelli e orologi.
Quelli sospettati d`essere nazisti vennero messi da una parte. Quelli delle SS che avevano tentato di mescolarsi fra di noi da un`altra. Una parte di loro venne consegnata ai russi. Mi feci passare per sudtirolese e venni quindi inviato in Italia. Due miei camerati andarono a Saarbrücken. I francesi li presero e li rispedirono in un campo. Di là raggiunsero la Legione Straniera e quindi il Vietnam.
Non ho più saputo nulla di loro. Sapevo solo che in Vietnam combattevano molti soldati tedeschi e là sono caduti per sfuggire alla prigionia francese dopo la guerra.
Sarà ben difficile per tutti coloro che nacquero dopo comprendere quello che i soldati tedeschi hanno sofferto durante e dopo la guerra. Noi siamo gli ultimi testimoni ancora viventi di quel tempo, che ancora possono raccontare le loro vicende.
Forse, così facendo, possiamo mettere in guardia molti giovani da un destino uguale al nostro.
Arthur Krueger marzo 2003
I 32032 Feltre
Via Tortesen, 18
Il Patto Roma-Berlino 1938-1943
La colpa di tutte le cose tremende accadute in Italia durante l`ultima guerra ricade solo sulla Wehrmacht?
Non è giusto nascondere la propria colpa e tacciare continuamente gli ex-alleati, e primi fra tutti i soldati della Wehrmacht, come ‘Fascisti` [o come ‘Nazisti`?].
Nessuno, né i Tedeschi né tantomeno gli Italiani, può lavarsi innocentemente le mani, ma i soldati di entrambe le parti non hanno colpa per i gravi errori dei politici, perché essi hanno solamente eseguito degli ordini: purtroppo sono sempre i militari a pagare per gli errori dei politici.
Un vecchio detto dice che ‘bisogna sentire sempre tutte due le campane`: io voglio parlare qui di quello di cui non si sente mai parlare in Italia e cioè di come si è comportata la nostra alleata Italia in tutti gli anni che è durata il Patto Roma-Berlino.
Per l`Italia già* la guerra per la conquista dell`Abissinia fu un grande errore, che indebolì l`esercito e l`economia dello stato; simile errore fu anche il partecipare alla guerra in Spagna. Quando poi la Germania dichiarò guerra alla Francia, Hitler affermò che tale guerra era una faccenda che riguardava la sola Germania e che l`Italia non avrebbe dovuto parteciparvi; alla fine, però, l`Italia attaccò la Francia ed occupò la Riviera francese. Nel maggio 1940 a Hitler non interessava più l`intervento italiano che era importante diplomaticamente nel settembre 1939.
In merito all`alleanza, la sua dimensione militare fu firmata su proposta di Hitler per dieci anni il 22 maggio 1939, senza alcun automatismo di assistenza militare reciproca. Fin dall`inizio i due dittatori non discussero iniziative comuni da prendere, come attacchi o dichiarazioni di guerra. Hitler attaccò la Polonia senza accordi con il Duce, sperando che l`Italia entrasse in guerra per bloccare la possibile dichiarazione di guerra inglese e francese.
Senza accordarsi con la Germania occupò l`Albania, e incominciò la guerra contro la Grecia e la Jugoslavia. [La Jugoslavia, anche se in conseguenza dell`attacco italiano alla Grecia, è stata attaccata prima dai Tedeschi, però]. Truppe tedesche, fra cui anche la mia Divisione che si stava preparando invece per l`invasione dell`Inghilterra, dovettero andare in Jugoslavia e in Grecia per portare aiuto all`alleato italiano.
In Africa al fianco degli Italiani si consumavano le truppe del Generale Rommel, truppe che sarebbero state molto più utili in Russia.
La ritirata delle truppe italiane dal Don, in Russia, si risolse più in una rotta che in un ordinato ripiegamento, e costò infine perdite elevatissime: migliaia e migliaia morirono per il tremendo freddo, per la fame e per l`abbandono. Fu anche la fine dell`alleanza fra l`Italia e la Germania.
Mentre le truppe italiane si ritiravano in tal modo dalla Russia, nel Sud dell`Italia militari e politici, con in testa il Generale Badoglio, trattavano con il nemico per giungere all`armistizio (e per ottenere il premio per il rovesciamento di campo Il rovesciamento di campo ci sarebbe stato soltanto in ottobre). [Le trattative, però, non cominciarono in gennaio-febbraio 1943]. Limitati contatti vi erano stati anche nell`inverno 1940. All`8 settembre 1943, così, l`Italia capitolò e, purtroppo, i soldati italiani furono abbandonati al loro destino e cercarono, come meglio poterono, di raggiungere le proprie famiglie. Questo accadde soprattutto ai soldati dislocati nelle zone del Sud in procinto di essere occupate dagli Americani, che non avevano informazioni.
Nell`Italia del Nord, difesa dalle truppe tedesche e dai soldati che erano rimasti fedeli a Mussolini, iniziò la guerra civile. Gli organizzatori furono principalmente i Comunisti, i cui capi erano gli ex-fuoriusciti in Russia, con in testa Togliatti, che, con l`obiettivo di fare dell`Italia un paese comunista, avevano tutto l`aiuto e l`appoggio di Stalin.
I Comunisti organizzarono le brigate partigiane più forti ed attive e promossero il sabotaggio e l`attacco a singoli gruppi tedeschi e ai soldati della R.S.I.
Americani e Inglesi, fornivano i partigiani anche comunisti con armi e apparati rice-trasmittenti e comunicavano loro informazioni sui movimenti delle truppe tedesche. I partigiani si organizzavano in montagna e opprimevano la popolazione e le rubavano quel poco da vivere che era rimasto in suo possesso.
Al continuo sabotaggio, agli attacchi ai posti di polizia e ai piccoli reparti con uccisione di soldati, il Comando Tedesco rispose con i rastrellamenti, durante i quali le truppe tedesche si attennero strettamente alla Convenzione di Ginevra, per la quale i franchi tiratori sono considerati alla stregua di banditi e sono passibili di fucilazione sul posto.
Le rappresaglie furono dure e spesse volte anche crudeli. Per causa di denunzianti italiani, tanti ex-soldati innocenti sono finiti nei campi di concentramento in Germania: questa è la ragione principale della fuga in montagna di tanti sbandati, che finivano per unirsi ai partigiani.
Nessun soldato concede quartiere a chi attacca vilmente alle spalle: così gli ex-amici divennero acerrimi nemici; da ambo le parti si fecero grandi errori.
Per tutti doveva comunque essere evidente che la guerra per la Germania era persa e alla fine.
Le truppe tedesche erano stanche e battute e i soldati non volevano più altro che arrivare vivi in Germania, alle proprie famiglie. I vili attacchi dei partigiani non avevano quindi più senso: allungavano solamente le liste dei morti.
Nel 1945 iniziò la vera e propria guerra civile, nella quale sembrò che i Comunisti avessero mano libera per sopprimere tutti quelli che consideravano ‘Nazi-Fascisti` o ‘Collaborazionisti`, cioè propri nemici. Fossero soldati, donne o bambini non aveva peso: bastava fossero anti-comunisti.
Solo nel 1946/47 si calmò un po` la situazione. I Comunisti erano al potere. Tanti Tedeschi e Italiani, i cosiddetti ‘Fascisti o presunti tali`, innocenti o colpevoli che fossero, furono uccisi o condannati per crimini di guerra, ma nessuno di quelli che si erano sporcate le mani con tanto sangue degli innocenti è stato condannato. Non furono comunque i partigiani comunisti a liberare l`Italia dalla guerra, ma gli Americani. E furono sempre gli Americani a dare al governo di De Gasperi un grande aiuto per impedire che l`Italia cristiana cadesse nelle mani di Stalin.
Ancora oggi si parla in Italia di truppe e soldati ‘nazisti`, ma questo è lontano dalla verità*, perché nessun soldato della Deutsche Wehrmacht poteva essere iscritto ad un partito, dato che l`esercito era fondato sulla tradizione prussiana. Questa era anche una delle ragioni per cui Adolf Hitler costituì le S.S., formate tutte di uomini fedeli alla dottrina del Partito Nazionalsocialista (N.S.D.A.P.).
Hitler dalla salita al potere fino il 1945 durò dodici anni. Mussolini con i Fascisti ha governato invece in Italia dall`ottobre 1922 al luglio1943: sono quasi 21 anni di Fascismo. Chi furono allora i veri fascisti: i Tedeschi o gli Italiani?
Credo che nell`imporre certi nomi si dovrebbe fare più attenzione e ritengo anche che finalmente, dopo sessant`anni, si dovrebbe finirla di stravolgere la Storia: solamente così i giovani potranno imparare a non commettere gli stessi errori.
Purtroppo, nei cinquantacinque anni in cui in Italia la Sinistra, con i Comunisti, è stata vicina al governo, la sua mentalità* ha preso possesso delle scuole e delle Università*, tanto che l`insegnamento si basa in sostanza su quello che la Sinistra permette o vuole che si sappia.
Così i giovani si formano un quadro del passato completamente sbagliato:
Un ritorno nel passato.
Arthur Krüger, classe 1920.
Via Tortesen, 18
32032 Feltre - Italia
Feltre, 14.10.2005
La mia Storia di Stalingrado.
Molto e stato parlato e scritto di Stalingrado.Cose vere e non vere.Tante cose venivano abelite o non dette.Il Soldato tedesco non doveva apparire da eroe e coraggioso.I soldati Russi e tedeschi che combattevano e morivano a Stalingrado, erano eroi e molto coraggiosi.I Russi combattevano contro l`invasore e i tedeschi e i lori alleati contro l`invasione del comunismo soviettico in Europa.Per questo diventava una lotta a vita e morte e cosi accanita senza pietà*.
A Stalingrado combattevano nella 6° Armata delle Divisioni scelte, che avevano dimostrato le loro capacità* in Polonia, Francia, nel Balcano e in Grecia.Anche nella gran battaglia al passaggio del fiume Nepper presso la Citta Neppropetrowsk e l`acerchiamento e la distruzione dell`Armata Russa del Generale Schimicenko a Scharkow.Erevamo abituati a vincere.E vero avevamo delle forti perdite.Anche i combattimenti per traversare il fiume Don avevamo molte perdite. Con l`arrivo delle nuove riserve, eravamo pronti per l`attacco a Stalingrado.
A Stalingrado la lotta casa per casa e metro per metro ci costava enormi perdite.Incominciava il dissanguamento della Fanteria.I russi avevano buonnissimi Tiratori scelti, a noi mancavano.I nostri rinforzi che arivavano, erano mal adestrati.Le compagnie dei nostri Fanti erano ridotte a 30.-e 50 uomini.Per questa ragione nella linea di sbaramento a nord, ho dovuto con il mio gruppo die mortai pesanti rimpire un amanco.Cosi erevamo con le nostre armi pesanti a 150 mtr.Davanti alla linea Russa.La magior parte gli Ufficiali erano giovani e senza esperienza della Guerra in Russia.Il peso magiore era cosi su le spalle dei veterani e Caporalmagiori e Sottufficali.Per riempire li amanchi mandavano in prima linia Autisti e Soldati dell`assistenza.
A sinistra del nostro fianco erano 500 Mtr. aperti.I Russi tentavano la a sfondare.Quell amanco era allora riempito con un Battalione di Mitragliatore.Dopo di che i Russi fondavano presso le truppe Romene, e cosi si chiudevano l`anello intorno a noi.I viveri erano dimezzati.Anche la munizione veniva razzionata.Noi eravamo convinti che truppe fresche verrano al nostro aiuto.Non verremo abandonati.Questo credevamo tutti.Dobiamo resistere per dare le nostre truppe nel Kaukasus la possibilità* di ritirarsi.Dopo il Fùhrer ci tirerà* fuori.Questo ci dicevano, e al principio lo credevamo.Grazie alla nostra resistenza, le Truppe riuscivano ad uscire dal Kaukasus.
La nostra liberazione da Stalingrado, non veniva efettuata e venivamo abandonati al nostro destino.Dentro di noi era un`accanita rabbia.Ci sentivamo traditi e venduti.I nostri nemici ci promettevano morte e distruzioni.Parole come: "Voi cani non volete mai morire" gridavano le autoparlanti russe.Se non fosse cosi, tanti di noi avrebbero preferito la prigionia alla morte da Eroi.Sapevamo, che la nostra sittuazione era tragica.
Fino a metà* dicembre avevamo ancora la forza e il coraggio di sfondare l`accerchiamento.Dopo incominciava l`angonia dei nostri gruppi.Così inpidocchiati sporchi e affamati vedevamo la nostra fine.Per il panico, la fame e la disperazione qualcuno si allontanava dalle nostre liniee.Ma nelle retrovie erano presi e per villiaccheria fucilati.Così avevamo davanti e dietro a noi la morte sicura.Qusto era la vera faccia di Stalingrado.Una delle piu eroiche Armate Tedesche per ragioni qualsiasi era qui sacrificata.
Alla fine di Novembre ero ferito alla testa e al bracio sinistro.Trasportato all`aeroporto di Gumrak con altri feriti e uscivo con un Aereo da transporto da Stalingrado.Ero l`ultimo della mia Compagnia che ha avuto questa fortuna.Dalla mia Compagnia ritornavano dalla prigionia solo quattro Camerati dell`assistenza, il Capo Maresciallo, il Sergente dell`armeria, il Sergente sanitario e l`adetto ai viveri.Morivano da Eroi, il comandante Tenente magiore Kessler e 56 Soldati e Sottuffiscali, il resto crepava nella prigionia.
Stalingrado, si è molto aprofondito nelle nostre anime e ci tiene legati.Ha influenzato tutta la nostra vita.Anche oggi dopo 62 anni, ritornano sempre i nostri penseri dove moriva la nostra gioventù, le nostre speranze e i nostri migliori Camerati.Ogni anno c`incontravamo a Limburg in Germania e a Gemunden in Austria dove ci sono i nostri Monumenti.In Questo grande Raduno si ricordava i nostri Camerati che erano rimasti a Stalingrado.Adesso siamo vecchi, invalidi e pochi.Non possiamo più mantenere la nostra Associazione e dobbiamo scioglierla. Nel nostro cuore resterà* fintanto ci resta il raspiro.
A Stalingrado morivano, tre Divisioni motorizzati, 14.Divisioni Fanteria, quattro.Panzer Divisioni, una Divisione anti aerea motorizzata, la prima Divisione Cavalleria Romena, una Divisione di Fanteria Romena e Reggimenti Lanciarazzi.
A Stalingrado rimanevano anche 36 Soldati Italiani della stazione meterologica e 18 Autieri che portava rifornimento.
Spero che questo mio racconto serva di monito a tutti i giovani per comprendere la vera storia della guerra.
Feltre Pasqua 2005
Arthur Krueger-.-
Prussia, la Patria Perduta!
Visto da un Prussiano danzichese.
Alla fine della guerra prussia ovest ed est, era occupato dalle truppe sovietice, distrutte e bruciate.Gli alleati vincitori tolleravano, la distruzione e lo sfollamento della popolazione di lingua tedesca.
A millioni morivano donne e bambini alla fuga davanti agli invasori della soldatesca sovietica.
Cosi la terra dei prussiani con tutta la sua richezza, e le propieta private erano regalati ai polachi, e incorporato nello stato polaco. La Prussia cancellata dalla Carta d`Europa.Anche i da noi cosi chiamati tedeschi dal Reich che vivevano nell`est, avevano la sua parte di colpa. Con il loro silenzio e tolleranza che dura ancora fino ad oggi, hanno la loro colpa morale.Anche oggi ancoro si parla in Germania dalla polonia, come se non è mai esistito la Prussia di lingua tedesca.
Il Presidente della germania andava a Danzica, una terra bagnata di sangue di millioni Soldati tedeschi, e donne e bambini assassinati.Non si abassava davanti alle tombe di questi martiri, ma davanti a quelli dei Soldati polachi nel porto di Danzica.Si trattava di un insediamento ilegalmente rinforzato nel' 1939 ad un Deposito di munizioni nel porto.
Come si è formato questa Prussia con la sua dolorosa e lunga storia?Com`era la millenaria storia?Che popolo viveva la.?Secondo la mia connocenza vivevano la Pommeraner, Kaschuben, Prussen, picole gruppi di Littuani, Polachi e altri gruppetti di slavi.Era una terra molto fertile. Con molto bosco e pochi abitanti.Era conquistata dall`ordine cattolico cavalieri della croce tedesca, con la benevolenza del Papa.Il suo ordine era: "A voi la terra, e alla chiesa le anime"! Cosi con la violenza erano convertiti al christanesimo.
Dietro all`ordine dei cavalleri entravano commercanti, artigiani, preti e monaci e aventurieri di tutta l`Europa.Da questa gente di molti colori si è formato il Prussiano.Le sue migliori caratteristiche erano, delligenzà*, fedeltà*, onestà* con profondo allegamento e amore alla sua patria.
Nella sua storia millenne, gli abitanti di questa terra hanno dovuto sopportare molte sofferenze.Dallo stormo degli Hunni, fino alle guerre e occupazioni degli svedesi, polachi, russi, francesi e anche dei germanici.Erano sempre tormentati, derubati e sfollati.Ma sempre dopo i combattimenti ritornavano nelle sue terre distrutte e ricostruivano tutto meglio e più bello.Mai nella sua lunga storia e stato fatto al popolo della Prussia cosi tanta ingiustizia come dai cosi chiamati popoli civili e democratici, i vincitori della guerra, massacravano l`intero popolo prussiano, e cancellavano nel 1945 la prussia dalla carta geografica europea.
I salvati sopravisuti prussiani, non era permesso di ritornare nelle loro terre.
Erano transportati nel resto della germania che era devisa in zone di
Ocupazione, americani, englesi, francesi, e belgi.Secondo la vollonta dei vincitori,
Largamente sparsi nelle zone per impedire una ribellione.Con tenacità* e diligenza avevano gran merito alla ricostruzione della germania distrutta.
Dalla popolazione locale e dai governanti avevano ben poca riconoscenza.Anzi davano a lori la colpa per l`aumento degli affitti e il costo della vita.
Cosi vivevano fra gente estranea e nel cuore la gran nostalgia alla patria persa.
Solo dopo tanti anni e stato a lori permesso a visitare come turisti la terra nativa
e le loro case.Con lacrime di dolori e di gioia stavano davanti alle loro case e i loro giardini nel quale gente estranea abitavano.Col cuore cantavano una canzone che ci cantava la madre.Mai avrebbero creduto che questa canzone
diventava una triste realtà*.
"La nostalgia al mio paese"! E una canzone che fa venire il dolore per la patria
Perduta.Maggiormente duole la frase"davanti alla casa dove mia madre mi riceveva con gioia e amore, sentivo gente estranea parlare e lamentarsi, che dolore immenso al mio cuor".
I politici e i lori amici, i nati dopo, sperano con la morte degli ultimi prussiani fedeli alla loro origine il secante parlare della Prussia perduta avrà* la sua fine.
Marzo 2004. Arthur Krueger un Prussiano danzichese.
P.s. Spero anche con il mio italiano non sempre coretto, potete comprendere.
================================================== ==========
Accidenti Maresciallo, i suoi racconti fanno venire i brividi e trascinano dentro.
Ricorda nei dintorni di Firenze i luoghi precisi dove ha combattuto?
[ciao2]
Perche ritornavo nel 1945 in Italia!
Le memorie di Sori dal Settembre 1943 al Aprile 1944.
Mi trovavo in francia a Nim in un Battaglione di Fanteria come Sergente Istruttore. Eravamo a una breve visita a Marsiglia. Ad un bel momento vedevamo a scappare le truppe italiani e abbandonare le caserme. Cosa e su cesso? Allarme per le Truppe tedeschi. L` Italia ha capitolati e tutti scampavano in Italia. Subito per noi rientrare nella base. Prepararsi andremo in Italia per occupare la Costa. Cosi arivamo alla fine di Settembre 1943 a Sori un bell Paesetto al Mare, ancora Tutto intera senza segni di guerra.
Avevo sotto il mio comando tre gruppi. Un gruppo di mortaio pesante che mettevo in posizione sopra la villa de Pauli.Un gruppo di mitragliatrice pesante,chiamato dei italiani Sega di Hitler sotto al mare alla contra.
Il terzo Gruppo ere nelle scola era il gruppo di riserva. La era anche la cucina. Io mi trovavo quasi sempre nello posto di osservazione sopra la villa de Pauli,perché da la potevo osservare tutto il Golfo di Sori.
Al giorno facevo le mie giri nell` paese, per conoscerla bene, conoscere anche le amici e nemici. Posto di riposo era sempre Bar marini e Bar Crovetto. Giuva, aveva per me sempre un bel Bicchieri di snappa, che teneva sempre sotto il Banco Autorità* civile per Sori era rimasto il Sindaco e i Carabinieri. Con lori avevo una buona collaborazione. Una cosa che mi dava molto fastidio e ranno le denuncia senza mittente. Ma io dovevo anche quello controllare. Partisani non ho mai visto a Sori.Ma purtroppo un giorno dicevano che nell` Bar Marino si incontrano i Partigiani. Andavo a controllare, era tutta gente che conoscevo ,andavano in piamonte per procurare Vivere e Tabacchi. Le armi privati,errano chiusi in una camera sopra nella scuola. Un giorno vedo scendere della scala uomini con due tre fucile da caccia in braccio perché il comando di Genova ha dato il permesso. Si vede che hanno preso le fucile delle altri.
I giovanotti me dicevano,Sergente, vogliamo ballare. Va bene ballate. Non e permesso. Vabene dicevo vi do io il permesso. Andavo con lori sul tetto delle Sotcetta per attaccare la corrente. Giuva il pitscio il permsso per andare con la moto a prendere il musicista. Cosi preparavamo il ballo per natale. Cosi si ballava ,per Natale S. Silvestro e il Capo d` Anno. Davanti al ingresso avevo messo due Soldate per la Sentinella. Venivanno tutti colori, la sala era sempre pieno. Ballavano anche i cosi chiamati Partigiani,e di Notte,dormivano nel letto a Sori. Nella Sala a ballare era solamente io e un altro Sergente. Quando arrivavano i Carabinieri, dicevo,e una Festa militare,e la gente sono invitati da me. Con questo mio comportamento me avevo fatto molti amici. A questo Ballo faceva la conoscenza della Giannina Valle. Era per mi l`Amore alla prima vista. Me era arrivato anche una denuncia, che il prof. Carini che abitava nella vicinanza della Villa D` Pauli si incontrava e anche in Casa con i Partigiani,e la sera lui andava in montagna per incontrarli. Era il mio dovere a fare un controllo,e mandavo diverse sere dietro un Soldato per vedere dove andava e cosa faceva. Resultato per la paura delle eventuale bombardamenti andava di notte a dormire in una casa verso Capreno.Me dispiaceva molto quando ritornava dopo la Guerra a Sori, vedevo molte di questi denunzianti girare con il distintivo con il Falce e Martello.
Dopo pochi mese, venivano al nostro Posto altri Soldati,e noi andavamo
a Firenze dove nostra divisione combatteva contro gli inglesi e io ho dovuto lasciare la mia Giannina e Sori che avevo chiuso nel mio cuore.
Feltre, 15. Ottobre 2007.
Arthur Krueger.
Inserisco un po' di immagini per conto del Signor Arturo.Ci sarebbe anche un file .pdf con tanto di immagini e testo,ma non saprei come inserirlo senza scomporlo.Idee?Suggerimenti?
Intanto inserisco queste...
Il Signor Arturo,Recluta a Insterburg Prussia Orientale nel Settembre 1938...
Immagine:
http://www.milistory.net/Public/data...826_Arturo.jpg
36,68 KB
Camposanto tedesco di Rossoschka e camposanto russo di Stalingrad...
Immagine:
http://www.milistory.net/Public/data...Stalingrad.jpg
95,64 KB
Die Wolga...
Immagine:
http://www.milistory.net/Public/data...ie%20Wolga.JPG
17,89 KB
grazie marasciallo per quello che ci racconta, non capita tutti i giorni di leggere simili racconti da chi li ha vissuti !!!
vorrei porle una domanda se non la disturba : ha qualche notizia in merito alla batteria antinave del Monte Moro, batteria da 381/40 in torre binata, dal momento che era molto vicino a Sori dove Lei ha prestato servizio ?
sto studiando questa installazione da tempo e mi interesserebbe avere notizie.
grazie, se riesco a liberarmi con il lavoro mi piacerebbe conoscerLa insieme agli altri amici del forum, spero tanto di riuscirci.
una forte stretta di mano e un caloroso saluto.
Attilio
Ottime foto Blaster.
gran belle foto, ragazzaccio !!!
Inserisco queste memorie del Signor Arturo...
U Tedescu
Francesco Antola
con la collaborazione di Luigi Re e Maria Ida Picasso. Fotografie di Salvatore Panetta
C`era una volta... così cominciano quasi tutte le favole, ma questa non è
una favola, è storia vera, di vita vissuta, quella di un uomo venuto da un paese
lontano che ha trascorso un periodo della sua vita a Sori, diventandone quasi
un "personaggio" e del racconto di uno scorcio della sua vita, quella parte che
ognuno considera la più bella, la giovinezza, che, usando un benevolo eufemismo
potremmo definire "avventurosa". Possiamo quindi iniziare col dire:
C`era una volta ...a Sori un negozio "magico", non perché vi si esercitasse
la magia o altri magici artifici, ma perché, a quei tempi, era provvisto di tutte
quelle cose utili, meno utili, frivole o semplicemente necessarie che ognuno
desiderava; era "la Bottega del Tedesco" o, come allora si diceva: "da U
Tedescu".
Cosa aveva, di tanto magico quella bottega?
Intanto la collochiamo nel suo tempo, facendo un piccolo salto a ritroso.
La guerra era appena finita lasciando un doloroso strascico di miserie. I bombardamenti
alleati avevano distrutto
gran parte del centro di Sori, specie
quello sulla destra del torrente compresa
tra il Quartiere Forlandoli e
l`Aurelia, verso il mare. Sori era stata
colpita al cuore; era stato atterrato il
Municipio e tutto il centro commerciale
del Paese; era stata colpita anche
la chiesa parrocchiale e gran parte
degli edifici circostanti. Si erano salvati
soltanto l`antico centro storico e,
miracolosamente, buona parte della
case schierate sulla parte sinistra del
torrente, quelle, per intenderci, allineate lungo l`attuale via Roma, nella zona
denominata, ora come allora, "U Ciumbu".
Più che di un miracolo si era trattato di un fattore logistico. Infatti, le "fortezze
volanti" arrivavano dal mare picchiando e puntando i due ponti di Sori,
quello stradale dell`Aurelia e quello ferroviario, sganciavano grappoli di bombe sull`obiettivo, quindi risalivano la valle prendendo quota in direzione di
Cornua. Le case "du Ciumbu" rimanevano a ridosso del fianco della collina,
quindi in posizione un po` più protetta.
Oltre alle rovine la guerra aveva lasciato altre miserie. Le tessere annonarie,
cioè il razionamento, soprattutto alimentare, che, dopo la cessazione delle
ostilità* belliche, è proseguito ancora per qualche tempo, ma soprattutto lutti,
odi e rancori.
La gente, specialmente i giovani, voleva dimenticare, voleva guardare avanti,
ricostruire, ma anche divertirsi cogliendo la vita nei suoi lati piacevoli o,
almeno, meno grami. Anche "U Tedescu" provava gli stessi desideri, le stesse
speranze dei suoi coetanei – allora aveva circa venticinque anni – anche lui, che
si era trovato a combattere la stessa guerra dall`altra parte della barricata, aveva
subito le stesse sofferenze ed anche lui desiderava dimenticare il passato e
costruirsi una nuova vita, un avvenire, una famiglia, anche perché a Sori aveva
trovato... l`amore.
Però, sentiamo il suo racconto:
"Mi trovavo in Francia, a Nimes, assegnato ad
un battaglione di fanteria come Sergente
Istruttore. Eravamo in breve visita a Marsiglia. Ad
un certo momento abbiamo notato molta agitazione
tra le truppe italiane e molti soldati che
abbandonavano le caserme. Cosa era successo?
L`Italia aveva firmato l`armistizio e, come la Storia
ha raccontato, in mancanza di ordini ed istruzioni
i soldati italiani avevano optato per la scelta più
naturale, quella della strada di casa.
Allarme per le truppe tedesche. Immediato
l`ordine per noi di rientrare alla base.
Prepararsi, andremo in Italia per presidiare la
costa.
Cosi arrivammo alla fine di settembre del
1943 a Sori, un bel paesetto sul mare, ancora
tutto intero, senza segni di guerra.
Avevo sotto il mio comando tre gruppi. Un gruppo di mortaio pesante
che mettevo in posizione sopra la villa De Paoli; un gruppo di mitragliatrice
pesante, chiamata dagli italiani "sega di Hitler", sotto l`Aurelia sul mare alla "Contra".
Il terzo Gruppo era stato sistemato nelle scuole e costituiva il gruppo di
riserva. Là* era anche la cucina.
Io mi trovavo quasi sempre nel posto di osservazione sopra la Villa De
Paoli, perché da là* potevo osservare tutto il Golfo di Sori.
Erano tempi difficili. Durante la giornata facevo i miei giri nel paese, per
conoscerlo meglio ed individuare, possibilmente, anche amici e nemici.
Posto di ristoro erano sempre il Bar Marini ed il Bar Crovetto, detto anche
"da Giuva in sciu punte". Giuva aveva per me sempre un bel bicchiere di
"sniappa", che teneva nascosto sotto il banco.
Autorità* civile per Sori era rimasto il Sindaco ed i Carabinieri. Con loro
avevamo instaurato un buon rapporto, come, in verità*, con il resto della popolazione.
Una cosa che mi dava molto fastidio erano le denunce senza mittente. Ma
io dovevo controllare anche quello. Con i Partigiani, o sospetti tali, ci ignoravamo
a vicenda. Non ci siamo mai visti.
Ma purtroppo un giorno qualcuno riferì che nel Bar Marini si erano dati
convegno i Partigiani. Andai a controllare: era tutta gente che conoscevo, che
andava in Piemonte per procurarsi viveri e tabacchi.
Le armi dei privati – di norma fucili da caccia – erano state concentrate e
chiuse in una camera nella scuola, al piano superiore. Un giorno vedo scendere
dalla scala alcuni uomini con due o tre fucili da caccia in braccio, perché il
comando di Genova aveva dato loro il permesso.
Proseguendo nel racconto:
i giovanotti mi dicevano:
"Sergente, vogliamo ballare".
"Va bene ballate".
"Non è permesso".
"Va bene – dicevo - vi do io il permesso".
Andavo con loro sul tetto della Società* per attaccare la corrente. Giuva,
detto "Giuva du Picciu" aveva il permesso per andare con la moto a prendere
il musicista. Così preparavamo il ballo per Natale. Così si ballava per Natale,
S. Silvestro e Capo d` Anno. Davanti all` ingresso avevo messo due soldati di
sentinella.
Venivano tutti a ballare, la sala era sempre piena. Ballavano anche i
"sospetti" Partigiani e la notte, dormivano nel loro letto a Sori. Nella sala a ballare, di tedeschi eravamo solamente io ed un altro Sergente.
Quando arrivavano i Carabinieri, dicevo:
"E` una festa militare ed i presenti sono miei invitati".
Ovviamente, con questo mio comportamento mi ero fatto molti amici. A
questo ballo facevo la conoscenza di una signorina. Era per me l`Amore a
prima vista.
Mi era arrivata anche una denuncia, che il prof. Carini, noto e stimato clinico
che abitava nelle vicinanze della Villa De Paoli, si incontrava, anche in
casa, con i Partigiani e la sera lui andava in montagna per incontrarli.
Era mio dovere di fare un controllo, quindi per diverse sere lo feci seguire
da un soldato per vedere dove andasse e cosa facesse. Risultato: per la
paura di eventuali bombardamenti egli andava di notte a dormire in una casa
verso Capreno.
Dopo pochi mesi, vennero al nostro posto altri soldati e noi andammo
a Firenze, dove la nostra divisione combatteva contro gli inglesi. Quindi
dovetti lasciare la "mia" signorina e Sori che avevo chiusi nel mio cuore.
Continuando:
Dopo un drammatico viaggio dal campo di prigionia in Austria, sono
arrivato il 12 Giugno 1945, in mattinata a Sori. Troverò ancora la "mia"
amata signorina?
Cercavo la Sandra, che conoscevo perché era la titolare dell`ufficio postale.
Sori era un cumulo di macerie. Trovai l`ufficio in un fondo, sistemato
dopo il mattatoio.
La Sandra fu contenta di vedermi e subito telefonò alla Banca, ce n`era una
sola a Sori, dove la "mia" signorina era impiegata.
L`incontro con la "mia" amata signorina si risolse in un bagno di lacrime
di gioia.
La famiglia era sfollata al Ponte di Capreno. Sori era al 70 % distrutta. La
casa di suo padre, che si trovava dove è oggi il bivio della strada per Teriasca
era solo un cumulo di macerie. I due ponti spariti. Già* i tedeschi avevano
alzato il passaggio con putrelle sopra la ferrovia per andare verso Recco.
Per i primi dieci giorni mi diede ospitalità* la signora Kliever sulla
"Contra", Villa Jadwika. Dopo, la Contessa Gelutschi mi dava la casa dove
oggi sono i Boyscouts.
La signora Kliewer mi diede il materiale per farmi le porte, la finestra ed un letto.
Io mi trovavo sprovvisto di
documenti d`identità*. Quando ero
prigioniero in Austria venni a sapere
che gli Alleati rimpatriavano i soldati
tedeschi rimandandoli alla località*
di origine.
Io, nacqui in quella che un
tempo fu la libera città* di Danzica
capoluogo della Prussia. Alla fine della guerra sia la Prussia occidentale che
quella orientale erano state occupate dalle truppe sovietiche che avevano tutto
bruciato, distrutto.
Non era certamente il luogo ideale in cui far ritorno da parte di un soldato
prussiano che aveva combattuto, con valore, a Stalingrado. Quindi distrussi
i miei documenti di identità* ed all`ufficiale americano che mi chiese quale
fosse la mia nazionalità* dichiarai che ero italiano, originario di Bolzano.
L`allora Comandante dei Partigiani, l`unico che in quel momento avesse
una qualche autorità*, mi condusse nel Municipio di Sori, sistemato alla bell`e
meglio nei locali della scuole, per annunciarmi e farmi la carta d`identità*.
Secondo i miei nuovi documenti ero nativo di Bolzano e Cittadino Italiano.
Dopo, mi presentava alla Ditta Calderoni che aveva l`incarico di liberare
Sori dalle macerie. Ho lavorato là* a cottimo per pochi soldi, ma era almeno
sufficiente per sopravvivere.
Ma la gente era gentile. Con me lavoravano alcuni anziani, abitanti di Sori,
"Marian", "Mascia" e "Lise". Lise e Marian erano veneti, e mi trattavano
come un figlio.
Finito questo lavoro dovevo fare dei veri salti mortali per sopravvivere.
Facevo dei sandali con del materiale di fortuna, il solo, in quel tempo reperibile.
La "mia" signorina lavorava in banca, ma doveva badare alla sua famiglia
ed ai suoi parenti. Suo padre, soprannominato " Pescamartin", era barbiere.
Avevo avuto sentore che il tabacchino, sfollato in "Forlandoli" voleva
vendere la licenza. Il titolare, che si chiamava Giacoletti, lo trascurava perché si trattava di un secondo lavoro in quanto lavorava nell`ospedale e apriva
solamente una volta al mese.
Aveva solo dieci prenotazioni; nessuno voleva comperarlo. Io dicevo alla "mia" signorina:
"E` l` unico modo per me per lavorare. Vengo da una famiglia di commercianti.
La guerra è finita e finiranno anche le tessere".
Ci era stato accordato di pagare la cessione in tre rate e accettammo il
grande rischio.
Eravamo la in buona compagnia con Checco, persona amena ed anche
attore comico e Rina della Gitta, antichi e noti panettieri, "Mìcche" il "fabbro,
e "Furti" il calzolaio.
In Bottega stava la mamma della "mia" signorina ed io procuravo la
merce che, in quel tempo veniva fornita, più che dalle Ditte, dal "mercato
nero", detto anche "borsa nera", sigarette ed altro.
Cosi diventavo piano, piano un esperto della via Prè di Genova, l`unico
luogo dove, come d`incanto, allora si trovava di tutto.
Erano tempi difficili e bui. La cronaca nera era piena, allora, di episodi di
furti, rapine, incursioni armate nelle abitazioni, complici, anche, la fame ed il
gran numero di armi ancora in circolazione. Anch`io fui protagonista di un
episodio di "nera" che mi occorse una sera che ero in casa della famiglia della
"mia" signorina, episodio che venne riportato da alcuni giornali dell`epoca,
come "Il Tribuno del Popolo" di domenica 17 marzo 1946, che riporta il titolo:
"Difesa teutonica: (rompe due fiaschi sulla testa di un rapinatore)
Verso le 20,30 del giorno 14 c.m. due individui mascherati si presentavano nell`abitazione
del parrucchiere Paolo Cesare Valle, di 53 anni, armati uno di mitra e uno di pistola.
Chiusi in cucina i congiunti, uno dei malfattori si portava al piano superiore col Valle
per effettuare una perquisizione, mentre l`altro restava in cucina, di guardia.
Uno dei congiunti, certo Arturo Kruger ( tedesco) di 26 anni, autista, fidanzato della
figlia Giannina di Valle, scelto il momento opportuno, saltava alle spalle del brigante colpendolo
alla testa con due fiaschi, frantumandoli; nel frattempo la moglie del Valle lanciava urla
disperate che davano l`allarme ai vicini. I rapinatori vista la malaparata si davano alla fuga
abbandonando un mitra che è stato recuperato dai carabinieri".
Arthur prosegue:
Avevo avuto notizia che il calzolaio di Via Garibaldi (ora Via Mangini) si
trasferiva nel paese più in basso. Questo era il momento buono che aspettavo;
strada di passaggio verso la ferrovia. Posto adatto per un commercio
come io volevo. Il proprietario dei locali era il "Macico", che era anche proprietario del
negozio in fondo alla rampa che dal Bar Crovetto scende verso il mare, ancora
oggi chiamata: "A` rampa du Macicu".
Lui vecchio, la moglie giovane. Una cosa, che faceva allora molto gola alle
donne erano le calze di nailon. Io, "esperto di via Prè" sapevo dove trovarle.
Dicevo:
"Bina convinci tuo marito a dare la Bottega a me e io ti regalerò due paia
di calze di nailon".
Con diciottomila lire di "gioia" al marito, la bottega diventava mia.
L`impresario edile Arturo il muto "Arturu u` muttu" me la metteva a posto.
Luigi Leverone - "Bucci" - mi faceva la vetrine.
La prima vetrina "moderna" in un negozio di Sori.
Volevo fare una cosa nuova, che non esistesse ancora a Sori. Sotto il
motto: "dove trovo questo a Sori? ...vai dal tedesco, trovi tutto!".
Rifornivo io il mio negozio. tabacchi, articoli per fumatori, profumeria.
libreria, cartoleria, articoli da regalo, giocattoli, dolciumi, articoli da pesca, da
caccia. Micce e polvere da sparo. La prima Bottega, che vendeva alberi di
Natale artificiali e statuine ed addobbi per il Presepio. "Fugai", bombette, e tante altre cose. Era tutto un grande lavoro, e dava anche qualche soddisfazione.
Le cartucce da caccia che caricavo io veniva a comprarle fino il sig.
Dufour.
Vendevamo anche articoli per Carnevale, per la pentolaccia.Qualsiasi cosa che i clienti cercavano, se mi era possibile, la procuravo. Perfino le calze
per le lampade da pesca.
Partecipavo anche ai servizi per il Sociale. Ero autista (uno dei primi) della
Croce Rossa... aiutavo anche per i festeggiamenti
dell`Assunta a Ferragosto.
Ero sempre tra i primi a spegnere il
fuoco per causa dei fuochi artificiali (allora
non si sparavano dalla chiatta - n.d.r.).
Fui il primo che salì sul tetto della
scuola per spegnere un incendio. Per questo
fatto ricevetti un ringraziamento dal
Sindaco.
Nel 1950 sono riuscito ad avere i miei
documenti in regola e finalmente ho potuto sposare la "mia" signorina.
Ci fu una grande festa; in chiesa, c`erano oltre 300 garofani bianchi.
Presente era anche il dott. Kliewer, danzichese come me, che era il marito
della signora Jadwika Kliever.
Certo anche molta gente di Sori che voleva vedere il matrimonio della
"mia" ex signorina con il "suo" tedesco.
Dato che la banca a quei tempi non manteneva il posto di lavoro a dipendenti
donne che si sposassero, mia moglie ha dovuto, per non perdere la liquidazione,
licenziarsi, e così prendeva lei la guida della Bottega."
Fin qui la narrazione de "U Tedescu" ed ecco spiegata la magia di quella
bottega.
Per i ragazzini vi si trovavano anche i "meravigliosi" soldatini di terracotta
dipinta; cowboys, indiani pellerossa, giacche azzurre o grigie, giubbe rosse, che
si rompevano solo a guardarli e che non si dovevano mai dimenticare all`aperto
perché, se fosse piovuto...
Vi si trovavano anche "meraviglia" i "gommini elastici" per le fionde, perché
la fionda si costruiva con un ramo a "Y", ma per l`elastico bisognava
andare da "U Tedescu".
E le "americane"? I giovanotti che fumavano dovevano accontentarsi delle
sigarette "nazionali", ma da "U Tedescu" riuscivano a trovare qualche varietà*
di sigarette estere, allora chiamate genericamente "americane", ovviamente più
costose, da fumare beninteso solo in qualche occasione molto, ma molto speciale.
E
le signorine? Beh non vi trovavano solo le calze di nailon, divenute col
passare del tempo più disponibili sul mercato, ma oggetti di bigiotteria e qualche
accorgimento civettuolo adatto alla...
pesca d`altura.
La storia de "U Tedescu" non finiva
qui, ma la sua vita ebbe una svolta allorché
cadde gravemente malato nel 1960,
riuscendo però a vincere anche quella battaglia,
grazie a quel professor Carini che
anni prima aveva fatto pedinare.
Purtroppo l`idillio con quella "signorina",
diventata poi la sua "signora" si ruppe
per uno dei tanti casi della vita. Nel 1962 egli lasciò Sori e la sua "bottega magica" che con lui perse la sua
"magia" ed il fascino di un tempo.
"U Tedescu" ritrovò, allora la perduta felicità* nella persona della signora
Bruna, con la quale lasciarono Sori per formarsi in Germania una nuova
vita.E questa decisione ha loro regalato, a tutt`oggi, 43 anni di incredibile felicità*.
Ma la straordinarietà* della vita di quest`uomo non è soltanto quella che
abbiamo raccontato. Questa è solo quella parte che riguarda Sori, ma non ad
esempio, quella trascorsa sui campi di battaglia di Polonia, di Francia, dei
Balcani, passando per Bulgaria, Jugoslavia, Grecia fino al Peloponneso.Partecipò infine alla Campagna di Russia combattendo in tutte le battaglie
fino a Stalingrado.
Ma lasciamolo raccontare a lui stesso:
Mi chiamo Athur Kruger,
sono un ex maresciallo di fanteria
tedesco, ho combattuto
durante la Seconda Guerra
Mondiale.
Sono nato nella libera città* di
Danzica il 12 giugno 1920 da
padre lituano e madre tedesca.
Nel 1938 entrai nella polizia confinaria
e successivamente in una
brigata dell`esercito tedesco.
Partecipai, su vari fronti a
tutta la seconda guerra mondiale,
dal 1939, quando ebbe inizio,
sino alla sua fine nel 1945.
Primo settembre 1939, durante l`attacco alla Polonia, ero incorporato nel
243° reggimento di fanteria, composto in maggioranza da volontari di
Danzica.
La Polonia fu conquistata in poche settimane e noi eravamo fieri di aver
vinto e difeso così la nostra città* natale dalla possibile invasione polacca.
Ho un particolare ricordo di quella campagna. Ero telefonista e il mio
compito era di tenere il collegamento fra il nostro gruppo e il comando di compagnia. Un giorno una granata lesionò un filo telefonico, facendo saltare
i contatti. Occorreva quindi provvedere al più presto alla riparazione del
danno.
Era una notte buia e senza luna e, partendo dal microfono, risalii il percorso
del filo all`indietro finchè trovai il guasto. Inciampai su una cosa, accesi la
lampada tascabile e vidi che avevo urtato un soldato morto, cui mancava metà*
della testa. Era il primo caduto che vedevo e mi prese un`agitazione così grande
che rientrai in fretta fra le nostre linee: correvo come se avessi il diavolo
addosso!
Nel maggio 1940 ci fu l`attacco alla Francia in particolare alla linea fortificata
Maginot. La nostra divisione sfondò a Saarbücken, spingendosi fino ai
Vosgi.
In quel periodo ero al comando di una squadra di mortai pesanti.
Dovevamo avanzare, ma un forte fuoco di sbarramento dell`artiglieria francese
lo impediva. Per fortuna intervenne la nostra aviazione con degli Stukas che
bombardarono i bunker e le postazioni francesi. Potemmo così avanzare e
spingerci fra i boschi dei Vosgi. Ero alla testa del mio gruppo e procedevamo
sul ciglio di una strada.
In una curva mi passò a tutta velocità* un portaordini in bicicletta, che quasi
mi urtò. Gli urlai: " Sei matto!" . Sentii uno sparo e vidi il portaordini stramazzare
a terra, colpito alla testa. Nel bosco, sugli alberi, erano appostati dei tiratori
scelti. Il colpo era destinato a me perché ero in testa alla colonna, ma la
mia fortuna volle che il povero soldato passasse sulla traiettoria del tiro.
Molti camerati Danzichesi caduti riposano nel cimitero militare di
Vorbach. Riconosco che a quei tempi credevamo fermamente della vittoria ed
eravamo fieri di essere soldati tedeschi.
Dopo la fine della Campagna di Francia, il nostro reggimento divenne il
120° fanteria motorizzato, partecipando alla conquista dei Balcani.
Attraversammo l`Ungheria, la Romania e la Bulgaria per entrare in Jugoslavia.
Una cosa che mi meravigliò particolarmente era che nel freddo inverno gli
uomini portavano gli stivali, mentre le donne andavano scalze.
In Bulgaria fummo accolti con grande entusiasmo dalla popolazione e re Boris con la regina Giovanna di Savoia in persona ci vennero a salutare.
Avevo vent`anni e mi piacevano le belle ragazze; a Pazardzik avevo fatto
amicizia con una splendida giovane. Avevo imparato un po` di bulgaro e frequentemente
le dicevo : " As mio bitschen !". (io ti amo - n.d.a.) Purtroppo per la religione e la cultura locale non poteva uscire con uno
straniero, mi dovevo accontentare di vederla assieme a suo padre.
Quando entrammo in Serbia, facevo parte del gruppo esplorante motorizzato.
Gli Jugoslavi non avevano tanto voglia di combattere e deponevano le
armi con facilità*. Ad esempio si arrese a noi l`intero comando di una divisione,
con a capo il suo generale.
Dal regno di Jugoslavia entrammo in Grecia passando per Deskati
Elassonon. Anche le truppe greche si arrendevano, mentre gli inglesi facevano
saltare i ponti per proteggersi la ritirata. I nostri carri armati dovevano
aspettare che il genio militare li riparasse per consentire il passaggio. A volte la
colonna avanzava di soli cinque chilometri al giorno.
In un occasione mi capitò di fermarmi davanti ad una casa, il proprietario
uscì chiedendo ai carristi: "Soldati, volete fare l`amore?" e io, incuriosito, andai a
vedere. Il greco aveva improvvisato un bordello: sua figlia quattordicenne si
prestava ai soldati per poche dracme. La colonna si mise in movimento e quel
triste spettacolo finì. Noi esploratori con le nostre vetture passavamo davanti
a tutti : l`ordine era di vedere dove si trovavano le retrovie inglesi. Questi però
si erano già* imbarcati sulle navi, lasciando la Grecia al proprio destino.
Nei pressi del canale di Corinto liberammo duemila prigionieri italiani. Fu
una gran festa, ci abbracciavamo e gli italiani gridavano: "Viva Hitler! Viva
Mussolini!" in segno di amicizia ci scambiavamo i distintivi dei reparti.
Alla fine della campagna fummo trasferiti in Austria, per riposare e per
riorganizzare la divisione, reintegrandola con nuove forze.
Dal giugno 1941 combattei sul fronte orientale. In agosto ero nel settore
meridionale a Dnjepropetrovsk, dove si svolse un`importante battaglia sul
fiume Dnjepr e dove costituimmo una testa di ponte.
Al nostro fianco combattevano con grande eroismo i bravi bersaglieri della
divisione Celere. Sotto un tremendo bombardamento dell`artiglieria russa, il
genio pontieri italiano riuscì a ricostruire un ponte permettendo così il passaggio
dei nostri mezzi corazzati. Fu merito dei soldati italiani se i russi non riuscirono
a ributtarci indietro.
L`offensiva si fermò in inverno presso il fiume Mius.
Il freddo raggiungeva i 40-45 gradi sotto zero, il terreno era congelato fino
ad un metro di profondità*, la forza del vento era di dodici nodi. A causa di
quel clima non funzionava più niente. I motori erano bloccati e per parecchi
giorni rimanemmo senza rifornimento. Le perdite per congelamento furono del 70 % .
I soldati russi ci attaccavano, spinti con le armi dai commissari politici. Mi
ricordo che venivano avanti con i fucili in spalla e le mani nelle tasche. Fu una
carneficina!
In quel duro inverno mi fu conferita una medaglia, popolarmente definita
la ‘medaglia della carne congelata`.
In primavera partecipai alla battaglia di Kharkov che finì con l`accerchiamento
dell`armata di TimoСenko: fu una bella vittoria. Mi guadagnai il distintivo
del "combattimento corpo a corpo" e quello per "assalto di fanteria". Fra
i prigionieri catturati c`era anche il figlio di Stalin.
Dopo un po` di riposo ci ordinarono di attraversare il fiume Don . Noi
Panzergrenadierem combattevamo di supporto ai carri armati, attraversammo le
linee del nemico per prenderlo alle spalle e tagliargli così le vie di rifornimento.
Superato il fiume, entrammo nella steppa di Stalingrado.
Qui ci dovemmo fermare per aspettare i rifornimenti di benzina e la fanteria,
che era rimasta indietro. I camion andarono a prenderla e la trasportarono
alle nostre linee.
Nella steppa ci facevano compagnia i cammelli,
gli unici che non erano
rimasti fedeli a Stalin e non
si erano ritirati.
Continuammo la
nostra avanzata verso
Stalingrado. I combattimenti
si facevano sempre
più furiosi e ricordo che i
russi avevano in quel periodo
macchine, armamenti e
carri armati americani.
Partecipai all`offensiva
della 6° armata, arrivando il 23 agosto 1942 sul Volga con le prime pattuglie
tedesche della 60° divisione motorizzata e della 16° divisione corazzata.
Le divisioni tedesche combattevano per la conquista di Stalingrado. La mia
divisione aveva il compito di costituire una posizione difensiva a nord-est della città*. Avevamo l`ordine di resistere fino alla fine : molte furono le perdite da
entrambe le parti. Sentivamo in lontananza i rumori dei carri armati russi,
capivamo che qualcosa di grosso stava per accadere.
In un tardo pomeriggio vedemmo arrivare a tutta velocità* i T34 russi.
Sorpassarono le nostre posizioni, dietro di loro avanzava la fanteria. Li
lasciammo venire vicino e, quando arrivarono alla portata del nostro tiro, iniziammo
un fuoco incrociato con le mitragliatrici. Fu terribile! Vennero in
nostro soccorso dei carri armati supportati dall`artiglieria. I soccorritori rimasero
sbalorditi nel vedere che eravamo ancora vivi ed avevamo resistito all`attacco.
In quell`occasione, al comando di una sezione mortai, fui decorato con
la Croce di Ferro di 2° classe.
Alla fine di novembre fui colpito in modo non grave; i sanitari mi bendarono
le ferite e mi portarono indietro con altri, all`aerodromo di Gumrak. Qui
c`era un gran movimento d`uomini e di mezzi. Ovunque c`erano molti feriti
gravi. Infatti non tutti potevano essere messi in salvo con degli aerei ed evacuati
dalla città* ormai circondata dalle truppe sovietiche.
La notte, in mezzo ad un freddo tremendo, si sentivano le urla dei feriti che
volevano essere portati in salvo. Al mattino cercai di salire su un aereo, ma nessuno
mi voleva perché la priorità* era data ai più gravi.
Stavo per rassegnarmi, quando un pilota di uno Ju 52, mi chiese: "Sei capace
di sparare con una mitragliatrice? ". Io risposi: "Naturale, faccio parte di una compagnia
di mitraglieri" e lui di rimando: "allora tu sali sul mio aereo come mitragliere di
bordo!". Ebbi una fortuna sfacciata: fui uno dei pochi superstiti di Stalingrado
e rientrai sano e salvo nelle retrovie tedesche.
Il fronte del Don non esisteva più; era un disastro: Tedeschi, Italiani,
Rumeni, Ungheresi si ritiravano in una confusione indescrivibile.
La 6° armata di Paulus era circondata e su ordine di Hitler andava incontro
ad un inevitabile ed inutile sacrificio.
Fui ricoverato in un ospedale dove mi curarono e finalmente, dopo trentadue
mesi, mi concessero una meritata licenza.
Dopo i duri combattimenti nei Balcani, in Grecia e Russia, potei finalmente
rivedere e riabbracciare in miei genitori. Purtroppo dei miei camerati nessuno
uscì vivo da Stalingrado.
Danzica non era stata ancora bombardata e in Germania si credeva ancora
nella vittoria finale e al sostegno delle armi segrete. Nessuno era a conoscenza
delle nostre gravi perdite subite in Russia e della reale situazione al fronte. Tanti erano impauriti e non avevano il coraggio di dire cosa pensavano.
In Patria trovai molte persone esonerate dal fronte, i cosiddetti "indispensabili".
In quei giorni venni anche apostrofato perché ero giovane e pieno di
decorazioni e quindi dovevo essere in prima linea. Si doveva prestare attenzione a ciò che si diceva. Mi sentivo uno straniero !
Il mio povero padre, che aveva cinquantaquattro anni, era stato richiamato
e mia madre fu obbligata al servizio nei comandi militari della marina. A
dicembre fui destinato di nuovo in Russia. Ne ero felice perché non riuscivo
più a vivere in patria. Venni destinato alla zona di Stalino, a Schacty. Mi ritrovai
con una compagnia di lavativi, di gente richiamata dalla licenza.
In quel periodo non so se avevo ancora la forza di pensare, avevo delle reazioni
automatiche, la morte era sempre presente nei miei pensieri.
Dovevo resistere, forse avrei avuto ancora fortuna e sarei ancora una volta
uscito dall`inferno.
Mi dicevo : "non devi indebolirti, tieni duro, anche se hai le mani e i piedi congelati,
muoviti, non stare fermo altrimenti sei finito; non arrenderti ! ".
Fortunatamente, nel mese di aprile, arrivò l`ordine che tutti i soldati della
60°divisione di fanteria motorizzata dovevano partire per la Francia del sud
per ricostituire l`unità* provata e quasi distrutta dai combattimenti.
Arrivato in Francia, fui trasferito quasi immediatamente in Italia a seguito
dell`armistizio firmato da quest`ultima in settembre.
Venni dislocato nei pressi di Genova, con un`unità* di difesa costiera.
Successivamente combattei contro gli inglesi nelle valli di Comacchio.
La guerra in Italia, per un soldato che come me aveva passato due inverni
in Russia, fu come una licenza di convalescenza. Il clima ed il caldo del sole
fecero molto bene alle mie estremità* congelate dal freddo inverno russo e
finalmente riacquistai i movimenti delle articolazioni.
Era un paradiso, ma purtroppo anche questo sogno era destinato a finire:
la mia divisione venne trasferita in Ungheria a fronteggiare ancora i russi.
Arrivammo a destinazione, ma Budapest era già* caduta in mano ai Sovietici;
occorreva fare resistenza e tenere la linea contro un nemico numericamente
superiore. Fummo costretti a ritirarci fino a Wiener Neustadt in Austria e successivamente
a 85 chilometri da Steyer, sulla linea di demarcazione fra americani
e russi.
Nella notte del sette maggio 1945 sei soldati, che si erano separati dal nostro gruppo, furono arrestati e fucilati dalle S.S. come disertori.
Alla mezzanotte dell`otto arrivò l`ordine di cessare il fuoco ed alla radio fu
diffuso il seguente comunicato: "la Wehrmacht tedesca ha capitolato su tutti i fronti".
Ci ritirammo per arrenderci agli americani, dovevamo raggiungerli entro
mezzogiorno.
Combattemmo ancora per non farci catturare dai sovietici.
Quando ci presero gli americani dopo averci tolto gli oggetti di valore, ci
portarono in un campo di concentramento. Qui vi erano molti lavoratori stranieri,
che ci sputarono addosso e ci colpirono con pugni e calci, strappandoci
le medaglie ed i gradi. I sospettati d`essere nazionalsocialisti venivano messi da
una parte, mentre quelli delle S.S. che erano frammischiati a noi da un`altra, e
qualcuno veniva consegnato ai Russi.
Rimasto senza documenti,
mi dichiarai nativo
di Bolzano,
Sudtirolese, e per questo
fui lasciato libero di raggiungere
l`Italia.
Due miei commilitoni andarono a Saarbrücken in zona francese dove furono messi ancora in campo di prigionia e poi finirono nella Legione Straniera. Di loro non seppi più niente,se non che andarono in
Vietnam, dove combatterono e perirono con altri ex soldati dell`esercito tedesco.
Per evitare la prigionia si erano arruolati e morirono combattendo per la
Francia.
Credo che per tutti quelli che sono nati dopo la mia generazione, sia difficile
comprendere cosa sia la guerra.
Con questa mia testimonianza voglio dire ai giovani di non ripetere gli stessi
errori, di vivere in pace, nel rispetto reciproco di ognuno.
Un deferente omaggio va a tutti i combattenti Tedeschi, Italiani, Inglesi, Francesi, Americani, Russi, Giapponesi e di tutte le nazionalità* che hanno partecipato
e sofferto in quell`incredibile ed ingiusta guerra.
Un rispettoso pensiero va a tutte le vittime dei campi di concentramento
tedeschi, in particolare ai milioni di Ebrei innocenti.
Maresciallo Arthur Krüger (Classe 1920 – Danzica)
8° Compagnia -2° Battaglione, 120° Reggimento Motorizzato
60° Divisione Panzergrenadieren
Alcuni brani, scritti da Arthur Krüger sono tratti dal libro: Fratelli nella
notte di Carlo Balestra, A.N.A. Feltre Editrice, 2005
Egregio Maresciallo Arthur Krueger,è un grandissimo onore averla tra noi.
Maresciallo sono onorato di averla quì con noi! I suoi racconti sono incredibili!
La ringrazio infinitamente di averli condivisi con tutti noi!
Spero abbia la possibilità* di raccontare ancora altre storie...
Onore!
Re. Green, Caro Amico,
Non ho mai nella Guerra fatto delle notizie. Perciò posso solo dire quello che mi ricordo. Passo della Futa, Firenzola sopra firenzola un Paese Uomo morto. E Bagna Cavallo. Dopo siamo trasferiti a Budapest.
Saluti Arturo.
Arturo.
Caro Leone di Cicagna,
Quando ero Soldato nel 1943 a Sori , non m`interessavano le Batterie dietro a noi nella Montagna. Ma solo il bel Mare davanti,e le belle Femmine a Sori.
Ma la tua Cicagna conosco bene. Fino nel 1962 era la Fontana buona il mio giro di Vendita, per il Biscottificio Bottino, Dadi Bovis, Grissini Colussi e altro. Sicuro hanno i tuoi Genitori anche mangiato i miei Prodotti.
Vedi come e picolo il Mondo.
Arturo.
Accidenti Maresciallo, sono le zone che io batto con il Metal Detector.Citazione:
Originariamente Scritto da arturo
Ecco alcune foto del paese di Firenzuola. ( alto Mugello )
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L'abitato dell' Omomorto si trova sulla ex strada statale ( strada provinciale dal 2005 ) che da Scarperia porta al passo del Giogo; prima del piccolo borgo proprio su di una curva della provinciale vi si trova l'osteria di Nandone OMOMORTO. ( al momento non ho foto de l'osteria, ma non appena ci passo le scatto una foto )
Nome che non metteva di buon umore le truppe Americane che si apprestavano a dover raggiungere le cime di monte Altuzzo che si trova sulla destra della provinciale e l'abitato delle Casacce sulla sinistra.
[ciao2]
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Queste invece sono due foto del passo della Futa. ( dove sulla vetta è situato il cimitero Militare Germanico )
La seconda foto ritrae il ristorante che è situato proprio sul passo.
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In un abitazione ( casa colonica ) nei pressi del passo trovai alcuni anni fa una grossa cassa in legno con dei numeri, una sigla REFU e le due rune SS. Non ho ancora potuto scoprire a cosa servisse e tantomeno cosa contenesse.
Maresciallo, spero le faccia piacere se posto alcune foto dei luoghi dove ha combattuto.
[ciao2]
grazie marasciallo per la sua precisazione, anche io mi sarei comportato allo stesso modo !!!
sicuramente a Cicagna qualcuno si ricorderà* ancora di lei !!!
è sempre un onore leggere i suoi racconti.
Attilio
Raduno a Mezzano per ricordare la Guerra 1914 - 1918.
Oratore Arthur Krùger
.
Autorità , Signore, Signori e Amici del Primiero !Oggi siamo qui convenuti per
Onorare tutti Soldati, caduti sotto la Bandìera dell`Impero Austro-Ungarico, i quali hanno immolato la giovane Vita per il loro Paese.Abbasiamo il Capo in memoria di tutti caduti della prima (1914-1918 e della seconda Guerra Mondiale (1939-1945.)
Qualunque fosse la loro Bandiera.Tutti i soldati impegnati nei due conflitti mondiale combatterono e spesso morirono per gli ideali della Libertà della Pace e di un Mondo migliore.
Essi furono sedotti da falsi Profeti che propugnavano una forte e grande Europa, invece questi falsi Profeti portarano l`Europa alla distruzione totale.
Noi sopravissuti in questa pazzesca Guerra che è stata la guerra di tutti Popoli dell`Europa, abbiamo ricostruito l`Europa più grande e più bella di com`era prima dell`ultimo conflitto mondiale.
Un sogno secolare di un Europa unità , sognato fin dalla caduta dell`Impero Romano, è diventato finalmente realtà .
Noi reduci della guerra, assieme a chi aveva patito restando a casa, abbiamo costruito un Europa libera, unita e grande, nella quale possiamo oggi vivere in Pace.Il nostro giuramento ora e sempre deve essere di non avere mai più Guerre, specialmente fra i Popoli fratelli Europei.
Noi consegniamo questa Eredità nelle mani dei nostri Figli e Nipoti con l`aiuto di Dio devono continuare questo nostro lavoro per vivere una Vita felice e in Pace.
Per tutto questo diciamo a nostri Eroi e ai nostri caduti: "Dio vi benedica resterete nei nostri Cuori e terremo vivo il vostro ricordo e il vostro sacrificio.
Cari Amici di questa meravigliosa Terra.Mi permettete di agungere il mio pesiero su il
Tirolo la Terra dei vostri Padri !
Battaglie intorno a Rostov e sul Mius - Inverno 1941-1942.
Alla fine di novembre 1941 Rostov fu presa con un colpo di mano.
Fra le altre unità* e la nostra 60a divisione di fanteria motorizzata vi erano reparti del nostro reggimento di fanteria. In realtà* eravamo stati troppo veloci spingendoci troppo lontano. Rostov era la porta del Caucaso. I russi ci attaccarono con forze pesanti cercando di accerchiarci.
La nostra base logistica si trovava a Taganrog, a circa 60 Km da Rostov. Giunse l`ordine di ritirarsi.
La massima parte delle nostre unità* riuscì a sganciarsi dalla trappola russa. Una parte grazie alla gente locale che conosceva i luoghi del Mar d`Azov dove la copertura ghiacciata era percorribile, aiutando in tal modo i nostri soldati a sfuggire dalla sacca.
Non si possono fare gran discorsi intorno ad una ritirata che assomigliava ad una rotta. Noi della fanteria ci raccogliemmo occupando le posizioni che ci vennero assegnate sulla riva occidentale del fiume Mius. Penso che chiunque abbia vissuto quei giorni doveva raccontare solo questo.
Quello che una ritirata comporta, con le sue strade intasate, è solo normale. Sapevamo però anche che se davanti a noi apriva la strada un carro armato nelle retrovie non si esitava a parlare di cento. La battaglia che combattemmo non ebbe luogo in confortevoli alloggi invernali, bensì in campo aperto e in buche scavate nel terreno. Ce n`era ancora parecchio del cosiddetto alloggio invernale nelle retrovie fuori Rostov. C`era Taganrog, la grande regione di Mariopol con i suoi molti luoghi intatti. Durante la ritirata dopo l`abbandono di Rostov, chi aveva subito parlato di uno sgombero della Crimea davvero non conosceva la geografia dell`Ucraina.
Ho visto anche molto raramente aerei russi.
Confermo altrettanto che era vero che i nostri bravi Stuka erano sempre pronti ad aiutarci quando si metteva male.
Potrei qui raccontare un piccolo episodio accadutomi a Rostov. Un gruppo di prigionieri russi che si trovava colà* venne invitato dal loro commissario alla resistenza e alla fuga. Il tenente Krull del 120° reggimento di fanteria motorizzata (più tardi maggiore della Bundeswehr) gli sparò. Successivamente il tenente Krull venne ferito a Stalingrado nel novembre 1942 e un mese dopo rimpatriato via aerea a Kassel per la convalescenza.
In gennaio fu catturato e fatto prigioniero dai russi assieme a moltissimi altri. Da prigioniero si oppose al Comitato Germania Libera. Uno di questi eroi della libertà* denunciò ai russi l`accaduto di Rostov. Krull fu condannato a morte, ma venne graziato e la pena commutata in 25 anni di lavoro forzato ai quali seguì la liberazione.
Walter Krull è passato attraverso l`inferno della prigionia: egli poté fare ritorno solo l`11 novembre 1955. Oggi vive ad Amburgo ed è semiparalizzato e cieco.
Torno ora a Rostov. Le vicende peggiori in Russia mi toccarono nell`inverno 41-42 nelle posizioni sul Mius, come ho già* documentato nelle mie memorie. Furono assai pochi coloro che da quei luoghi riuscirono a tornare con le loro gambe.
Intendo soprattutto quelli della fanteria che dovevano resistere fino alla morte nelle loro buche con la bufera a 40 sotto zero. Avevamo i nostri stivali normali, i cosiddetti bicchieri dei dadi e nessun equipaggiamento invernale. Le pellicce che le signore donavano in patria per noi si fermavano nelle retrovie. La maggior parte dei tedeschi del sud della Germania e della Renania restavano stecchiti come mosche. I pochi che tenevano duro erano
essenzialmente prussiani e tedeschi della Germania del Nord, più adatti a resistere ad un freddo così terribile. Gli stessi russi, seppure ottimamente equipaggiati contro i rigori dell`inverno, soffrivano a stare a quel freddo.
In un assalto i russi, con alla testa il loro commissario che li guidava stringendo la pistola in mano, correvano contro il fuoco delle nostre mitragliatrici col fucile sulla schiena e le mani in tasca.
La bufera di neve era spaventosa. Ci gelavano le palpebre. Non si poteva vedere ciò che stava dinanzi oltre i due, tre metri. Mentre uno osservava alla mitragliatrice, l`altro doveva tenere la posizione sgombra dalla neve. Non appena riusciva a sgombrare la neve da una parte, dall`altra era già* pieno di nuovo. In questo modo si restava nel nido di mitragliatrice per un paio d`ore, alle quali facevano seguito due ore di riposo in una buca del terreno e questo per 10 giorni filati, finché non arrivava il cambio. Solo allora si poteva dormire e mangiare e bere caldo.
Si potrebbe scrivere un libro intero su queste vicende. Ma chi oggi più ci crederebbe?
Io stesso ho il dubbio se tutto ciò lo abbia realmente vissuto o me lo sia invece sognato. Se è stato vero mi chiedo ancora come mi sia stato possibile di riuscire a sopravvivere. Anche se ancora oggi soffro sempre per i congelamenti alle mani e ai piedi.
Sono questi ricordi che ci accompagneranno per tutti i nostri giorni. Forse però sono essi che ci danno forza e che ci permettono di credere alle nostre capacità*.
Penso ad un proverbio italiano: "Non tutto il male non viene per nuocere!"
Quanto ho conseguito e realizzato nella mia vita, talora anche quasi impossibile, l`avrei mai fatto senza la triste esperienza della guerra? Ho perso molto, ma d`altra parte ho anche ricevuto tanto.
Arthur Krüger
Riflessioni.
25 aprile 2005.
Questa è la risposta che ho ritenuto di dare alla narrazione del fuciliere Willi Kulik, appartenente ai reparti esploranti della 13a divisione corazzata.
Egli scrive di una ritirata simile a una rotta. La 60a divisione di fanteria motorizzata e la 103a subiscono grosse perdite. La 14a divisione corazzata resta con soli 10 carri armati. La Crimea deve essere sgombrata. Tratta poi di molte altre cose che sanno molto di retrovia.
Per questo ho risposto coi miei ricordi.
Fuga nel`Incognito!
29 gennaio 1943 nell`accerchiamento di Stalingrado centro.
Un piccolo gruppo di quattro Ufficiali e venti uomini riuscivano da vero a traversare L`accerchiamento Russo. Di notte marciavano al fianco della strada da Gumrak verso Est. Il morale era molto alto. Il campo delle macerie della Città* era rimasto dietro. Vedevano il lampo dell`Artileria che sparava senza interruzione nel nord e sud Dell`accerchiamento. Tutto questo era gia molto dietro di loro, e marciavano strettamente Uniti traverso le retrolinie delle truppe Russe.
Riusciremo pensavano tutti, riusciremo in quattordici giorni arriveremo alle line delle Nostre Truppe al Donez.
Sono stato visto ancora solo al 10.februario 1943. Truppe Russe che ripristinavano La linea della Ferrovia, che vedeva un piccolo monte di neve nel mezzo della Steppa dove era tutto piano. Dove non era un albero né un cespuglio.
Loro scovavano nella neve ghiacciata, e trovavano 24 Soldati Tedeschi.
Erano seduti stretto uno al altro in un cerchio a corpo a corpo nel mezzo quattro Ufficiali.
Hanno cercato nel vento di neve e 45 gradi di freddo di scaldarsi uno al altro. Facendo un castello con i lori corpi e cosi sopra vivere al freddo e al tremendo vento con Le nevicate. Cosi erano morti congelato come un Monumento. Lori visi sembravano vivi. I loro occhi guardavano ai Russi che li tiravano fori del ghiaccio. I Russi gli distaccavano uno dal altro e gli portavano con i camion per sotterrarli nelle Fosse comuni.
In primavera cresceva l`erba e copriva tutto. La Terra della Russia e grande.
Poteva far sparire anche un`intera Armata senza che nessuno si accorgeva.
Arthur Krueger.
Grazie ancora Arthur per le tue parole, di cuore!
marco
Arthur sollecita, tutti i partecipanti, a farsi accompagnare, se possibilie, dalle rispettive famiglie (moglie-compagna-fidanzata- figli, ecc.).
Ci terrebbe molto. Io verrò con la moglie e le due bimbe.
ciao
marcuzzo
Approfitto del buon funzionamento del nostro caro forum, per salutare ed inchinarmi alla storia vivente! Benvenuto tra noi Maresciallo Krueger!
Bene,il grande giorno è arrivato.Domani conosceremo questo soldato che ha combattuto a Stalingrado.Per me,che studio e colleziono la Heer un vero onore.
Mi auguro che questo evento non abbia sgradite strumentalizzazioni,ne in un senso ne nell'altro.Parlando con un amico è venuto fuori questo "potenziale" problema.....tengo a precisare che la nostra visita ha un unico scopo,uno scopo culturale e storico,dove ideologie e controideologie devono rimanere fuori.
La fortuna di parlare con un reduce di Stalingrado,i suoi racconti,le sue paure,le sue gioie,la sua sopravivenza,la sua uniforme,il suo equipaggiamento e tutto quello che è stata la sua avventura....solo questo ci interessa.
A domani,maresciallo Arthur Krüger.
Giusta osservazione e raccomandazione ma da adulti responsabili, io un pò meno, non ci sarà* sicuramente nessun comportamento meno che ineccepibile.Citazione:
Originariamente Scritto da MULON
Domani sarà* sicuramente una bellissima giornata.
Domanda cretina, sarà* il caso di portare una giacca pesante?
Ciao
Andrea
Beh,non fa proprio caldo......e c'è il perciolo pioggia.Fa un po' te[;)]
[II][II]Giacchino impermeabile!!!Citazione:
Originariamente Scritto da MULON
Ciao
Andrea
confermo, portatevi per la pioggia (anche se siamo all'interno del ristorante).
Per eventuali strumentalizzazioni, credo nonb ci sia nulla da temere.
Arthur è una persona che vuole trasmettere quelli che furono gli orrori della guerra, per futura memoria.
Avremo presenti due scrittori, l'ex vice presidente nazionale dell'ANA e un paio di secondi cugini di Luigi Rizzo (sì quello della corazzata Santo Stefano).
Saremo tra persone adulte ed equilibrate, nulla da temere.
a domani
ciao
marcuzzo
Caro amico Webmaster,
Valentina è la mia nipotina prescelta, a lei piacerebbe inserirsi nel forum italiano, perché le interessa molto l`avvenimento della seconda guerra mondiale. Dato che lei non ha la possibilità* di lavorare a casa, con il computer potrà* lavorare qui con me. Siccome io conosco solo le regole dei forum tedeschi, dove non è ammessa la navigazione a due persone con lo stesso E-Mail in nessun caso, volevo chiedere se la mia nipotina potrebbe avere una sua E-Mail oppure, se questo non è possibile, se potrebbe navigare sotto il mio sito.
Vi sarei molto grato per quest`informazione.
Vi saluto con stima
Arturo