Mal che vada me la farà* fare su misura! [:D][:D]
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Mal che vada me la farà* fare su misura! [:D][:D]
Sono veramente felice che la nostra intercessione abbia salvato uno sprovveduto e soprattutto che il K. abbia visto sfumare la sua furberia mentre già* si fregava le mani. Avete visto che a volte quando non ci si rassegna ad un andazzo inaccettabile si vince. Ed in questo caso, secondo me, abbiamo vinto tutti!
Invio a Lafitte altre foto,spero, migliori del farinello. Grazie. Ciao
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Ciao Marco eccomi qui, mi sono dedicato a un po di caccia di Farina in montagna! direi che è una specie in via di estinzione però......
Allora in merito al tuo Farinello di posso dire che come metallo non mi dispiace, dalle foto però non si capisce se la piastra sotto la vernice sia brunita o meno, altro particolare non apprezzabile in foto è il colore all' interno, le macchie di ruggine all' interno sembrano descrivere dei piccoli avvallamenti il cui la vernice si è depositata, potrebbe essere un fenomeno ottico però ed essere solo la normale fioritura della ruggine stessa, se invece trattasi di corrosioni che effettivamente hanno intaccato la struttura metallica della calotta e all' interno ci troviamo della vernice , questa sicuramente c'è finita dentro dopo pparecchio tempo.
Come ti dicevo l'elmo è parecchio omogeneo di colore,faccio una piccola parentesi: proprio come quello del mio amico la corolarione degli areati è leggermente differente da quelli che ne sono privi, questa omogeneità* credo sia dovuta a un paio di motivi:
1) credo che sia stato ritrovato con una ruggine addosso piuttosto giallastra come si vede nell' ultima foto della seconda serie postata, (quella in cui lo tieni tra le gambe) nella zona di contatto tra la piastra e il cerchio e al di sotto del gancetto reggisoggolo per questi motivo l'elmo è stato sicuramente ripulito
2) probabilmente l'elmo ha ricevuto un film protettivo oleoso successivamente alla pulitura.
Un particolare atipico è il gancetto reggisoggolo, che presenta una curvatura piuttosto accentuata le punto in cui il soggolo esce allo scoperto, il cerchio in quel punto sembra lievemente troppo alto ma potrebbe trattarsi anche di un difetto costruttivo visto che ne ho visti anche di originali con la piastra anteriore decisamente inclinata e non verticale (non dimentichiamoci che i Farina venivano assemblati a mano, per cui bastava solo qualche foro mal realizzato e il tutto veniva assemblato come si poteva).
Il soggolo non sembra essere realizzato nel cuoio giusto, il colore esterno ci sta anche quello interno è troppo scuro (tende al classico colore testa di moro) non ho il particolare del rivetto di fissaggio che però dalla panoramica in entrambi i lati appaiono senza vernice all' interno (li vedo di colore scuro) quello visibile sulla II foto della II serie che fissa il soggolo lungo pare anche piuttosto irregolare nella ribaditura interna.
Che sia stato rimontato?
Il timbro sembra genuino realizzato a tampone certo è che un timbro tale non è un impresa irrealizzabile rifarlo, specie con la tecnologia moderna, in questo caso solo un' analisi della venice o inchiostro utilizzati può dare un responso certo (gli inchiostri moderni sono molto diversi come reazione e colorazione rispetto a quelli antichi)
Questi sono particolari appezzabili dalle foto postate, oltre non posso dire!!
Solo Marco ne conosce le modalità* di rinvenimento per trarne un giudizio spassionato, posso solo dire una cosa (non è assolutamente una critica nei confronti dell' oggetto di Marco ma è un mio modus agendi in questi particolari casi e neppure una sentenza sull' oggetto ovviamente) ed è questa: quello postato da Walzi lo comprerei anche semplicemente vedendolo in foto, quello di Marco, vista la particolarità* dell' oggetto, lo vorrei guardare di persona e valutarne colorazione, accessori e particolari.
Mah..... se posso dire la mia, condividendo integralmente il parere di Lafitte,così, ad occhio, trovo sicuramente atipico:
- la tonalità* della vernice (un verde troppo chiaro);
- l'omogeneità* della vernice (è bella liscia, presumo non data a pennello);
- la ruggine giallo arancione a piccole chiazze che sembra spuntare da sotto la vernice(così almeno appare dalla fotografia).
Però per onestà* devo anche dire che sui modelli con areazione come il tuo non ho grandi riferimenti, mi spiego, essendo successivo come produzione rispetto a quelli senza areazione non sono a conoscenza se i criteri produttivi possano essere variati in qualche misura come vernici e come lavorazione.
Da dove proviene ?
ciao!
sono di frettissima (adorabile iperbolico neologismo...) per cui posto solo questo elmetto con aereazione senza commenti.
ciao a presto!
Mauro
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Mauro come al solito ha colpito nel segno!!!
Da notare anche la linguella di protezione sulla fibia che nell' esemplare di Marco manca!
Sei di fretta perchè sei a caccia di militaria I° guerra? Bene bene!!!![:D][:D][:D]
Cari amici vi ringrazio molto del tempo che avete dedicato ad analizzare il Farina. Le atipicità* descritte possono da parte mia essere così riassunte:
1) La fibbia mancante deriva dal soggolo scucito ed è andata perduta
2) i rivetti e l'interno del soggolo sono scuri in foto ma non nella realtà*
3) la vernice ha una tonalità* identica a diversi oggetti ww1 che corredano l'elmo (baule, scrittoio ecc.)
4) L'elmo giace in una teca di una associazione dagli anni venti con un suo fratello che ha una tonalità* un pò più smeraldo e meno oliva (mod. alto senza aereazione)
Grazie ancora e spero di potermi sdebitare prossimamente
ciao!
Inserisco anche questo elmo, da notare la brunitura.
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p.s. x Lafitte
... ero di fretta perchè avevo una fame boia... [;)]
E quella brunitura credo che valga più di qualunque certificato e perizia![:D][:D]
ciao
dimonios
Cari amici, ho aspettato qualche giorno nella speranza che qualcuno si accorgesse non di lievi atipicità* come la mancanza della fibbia scucita o l'accentuata curvatura del reggisoggolo. Neppure il colore fa testo perchè, soprattutto tra i modelli con aereazione se ne vedono di tutti i colori. Per quanto riguarda la tinta, con la lente è evidente la stesura a pennello e rimuovendo con acetone 1 cmq. la patina è ottima.Per quanto riguarda poi la cromatura degli scudi non è sinonimo di brunitura. Ma, a parte ciò, nessuno si è accorto della vera e vistosa atipicità* di questo modello: la posizione dei rivetti rispetto al progetto dell'ing. Farina. Il rivetto sulla parte bassa deve essere uno e non tre. Tre chiudono e vanificano lo spazio destinato all'aereazione. E i rivetti sulla parte alta devono essere posti 2 sullo scudo e 1 sulla calotta e non 3 sulla calotta, sempre per lo stesso motivo. Ora non prendetevela se ho scelto proprio questo modello per lanciare il topic sui falsi farina perchè la mia intenzione era quello di riflettere insieme su un modello che non è nè vero ne falso. Mi spiego meglio: questo elmo è stato donato con documentazione ad una associazione arditi alla fine degli anni venti. Il mio interrogativo è questo: Può trattarsi di un errore di assemblaggio visto il timbro genuino? Può trattarsi di un'ultima scelta dell'ing. Farina?Può trattarsi di un falso grossolano fine anni 20? A voi l'ardua sentenza.
Ciao Marco, eccoci qui, come scrivevo in una precedente risposta il Fariniello in questione merita un esame visivo accurato, dalle foto in effetti non si notava che mancava l'areazione perchè i rivetti sono privi di distanziatore tra il fascione e la calotta, alcuni particolari atipici li avevo notati (in esempio la mancanza della linguella parafibia e il reggisoggolo troppo curvato) in effetti come ti dicevo anche il soggolo non pare essere quello classico che si ritova sui modelli chiamiamoli combat!
Che possa essere una fine produzione o una serie realizzata per le varie associazioni ex-combattentistiche solo l'ing. Farina potrebbe dircelo ma credo che per motivi anagrafici non ci possa rispondere!
Come ti dicevo siamo nel campo delle piene supposizioni in quanto tutta la documentazione manca o proprio non è mai esistita!
Diciamo questo: l'areazione compare più tardi rispetto ai modelli non aereati (questione di mesi forse di poche settimane) e denota una produzione diversa rispetto ai non aereati, ciò potrebbe far presupporre che il modello alto con areazione fosse stato l'ultimo tipo ad essere prodotto anche perchè in effetti è il più difficile a trovarsi, che sappia io in zona solo 2 esemplari sono stati trovati contro forse un paio di decine degli altri 3 tipi, probabilmente il peso e introduzione degli Adrian ridusse di molto la consegna di tale variante.
Ciò non toglie che sulle foto propagandistiche dell' epoca tutti siano sfoggiati insieme in foto di gruppo con corazze, Farina, scudi Degrè e pinze Malfatti!!
Si puo sempre supporre che in effetti visto il limitato uso temporale dell' elmo, per via del peso stesso dell' oggetto che ne limitava l'utilizzo solo in azioni di attacchi (prima) e per turni di sentinella o in dotazione ai mitraglieri (poi) rendesse l'areazione superflua per cui venne deciso di allestire le ultime consegne senza aereazione creando così un ibrido con caratteristiche comuni ai 2 tipi.
Altra spiegazione potrebbe essere che durante i primi anni 20 con il proliferare di molte sezioni d'arma di ex combattenti taluni reparti che lo ebbero in dotazione durante la guerra (penso ad esempio i genieri, i mitraglieri, e il senso più lato gli arditi)venne fatta richiesta di tali cimeli alla ditta produttrice visto che comunque nel 18 questi copricapi erano di fatto già* rari a vedersi al fronte, visti i suoi limiti operativi e i cambiamenti tattici nel tipo di operazioni belliche.
In effetti il copricapo riveste da sempre un significato allegorico carico di significati tipo i cimieri mediovali sugli scudi araldici o l'immagine dell' Adrian per l'assaciazione ex Combattenti.
Diciamo che il Farina faceva bella mostra di se in una sezione di veterani che magari lo sfoggiavano in occasione di incontri con ospiti o manifestazioni.
Alla luce di ciò non potendo reperire tutti i cimeli richiesti forse la ditta assemblò ex novo o con pezzi in magazzino questi copricapi da distribuire presso le sedi reducistiche, un po come oggi succede per i tanti souvenir che ad esempio si possono vedere presso le sedi degli alpini (crest, aquile e quant' altro si leghi all' iconografia dell' arma).
Escludo trattarsi di un errore di assemblaggio propio in virtù del fatto che il numero di rivetti che fermano la calotta è aumentato e volutamente posizionati in quei punti, questo anche se in effetti la ditta Farina collaborò con varie officine artigianali per soddisfare le richieste dell' intendenza militare quantificabili in alcune migliaia di esemplari in pochi mesi.
Varianti ce ne sono o se ne sono viste, come ad esempio il 5 lamine alto con doppio rivetto sulla falta, il tipo con la piega della falda quasi a perpendicolo e non obliqua come nei tipi classici, quelli con marchi sui rivetti o sulla falda esterna ecc ecc.
Altre variazioni si possono notare sulle corazze stesse, come ad esempio sui rivetti utilizzati o sulla qualità* della piegatura delle lamine.
Oltre, le lamine non furono mai cromate ma brunite, e questo per un motivo tecnico ben specifico, l'acciaio al cromo utilizzato subiva un trattamento termico per la tempra antiproiettile che gli faceva assumere tale tipo di brunitura così simpatica ed apprezzata dai collezionisti che però vanificava spesso la tenuta della vernice proprio sulla falda anteriore.
Il fatto che la brunitura sia più o meno scura dipende dal tipo di trattamento subito, dalla temperatura, dalla caratteristica della lamiera utilizzata e da altri fattori squisitamente tecnologici. Se il riferimento è alla lucentezza degli esemplari postati da Mauro credo che sia un fatto legato più all' effetto provocato dal flasch o dalla luce riflessa al momento dello scatto fotografico.
Quanto al colore, gli aereati prentano notevoli differenze rispetto agli altri, sul quello in esame non sono apprezzabili le pennellate per i motivi già* esposti anche perchè credo che sia stato pulito in tempi recenti e omogeneizzato nella tonalità* con un film oleoso protettivo. Se mi dici che hai provato a rimuovere la patina (cosa che non si fa!!!) e il colore verde non si è sciolto ciò è già* un punto a favore sulla genuiinità* della vernice stessa!
Vedremo come si sviluppa il topic per avere altri spunti per dipanare il mistero!!
Mah ..... ,in linea di massima concordo pienamente con la particolareggiata disamina storico tecnica postata dell'amico Lafitte.
Ad onor di onestà* devo dire che che sugli aereati, nel tempo, ho avuto modo di visionare solo pochi esemplari e quasi sempre di scavo. Mi manca pertanto l'occhio esperto che in queste circostanze servirebbe per esprimere un giudizio oggettivo e senza stupidate dettate da fuorvianti pregiudizi. Tuttavia l'esemplare postato da Marco, anche se sarebbe molto importante vederlo di persona per studiarlo nei piccoli particolari, pur con delle ambiguità*, lo potrei ritenere una interessante variante.
Chiedo a voi: c'è una scuola di pensiero che asserisce che i farina non avevano nessun timbro ad inchiostro oleoso sul frontale interno, bensi recavano una specie di primordiale decalcomania a carta con le indicazioni del produttore e la taglia, decalcomania abbastanza delicata perchè difficilmente ancora riscontrabile sugli esemplari che sono giunti ai giorni nostri in buone condizioni. Ero quasi tentato a credere a questa versione, fatto salvo che mi è capitato abbastanza recentemente l'occasione di visionare un farina basso senza areazione sparato sulla corazza anteriore e sul cupolino (abbastanza sfondato) vernice ancora presente per il 25% circa ed il resto in ruggine sicuramente sana e d'epoca con tante di camolature presenti specialmente sulla parte esterna. L'interno era messo un pochino meglio con punzonato un numero 1 (con font d'epoca) sulla parte piatta del rivetto interno basso, Era perfettamente intellegibile e coperto parzialmente da ruggine il timbro ad inchostro oleoso sicuramente genuino. Ecco, questo per dire che nei farina, stante purtroppo i falsi piu o meno belli che confondono ulteruiormente il panorama della certezza, non bisogna mai dire mai !
Cari saluti
Walzorzi e Lafitte siete amici premurosi. Vi ringrazio moltissimo. Per quanto riguarda la mia osservazione cromato-brunito non era riferita al modello di Mauro, volevo solo dire che non sempre sotto la vernice dei farina buoni appare il colore argenteo ma spesso anche bruno scuro. Per quanto riguarda lo spessore che separa nei primi modelli con aereazione il rivetto della calotta dal frontalino, lho vist anche sparire. Guarda il modello alto brunito mi pare postato da Dimonios nel vecchio topic sui farina. Per la patina hai ragione, anche 1 cmq è un peccato mortale, ma era inevitabile.Allego anche un disegno che forse dimostra come lo spazio della aereazione andasse riducendosi rispetto alla foto
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Dall'ARCHIVIO P. MARZETTI con mille ringraziamenti
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Ciao a tutti, allora, confermo che esistono le decalcomanie apposte all' interno della falda, era perfettamente leggibile su uno da scavo recuperato anni da fa insieme ad un mio amico, evidentemente si era conservata grazie al protettivo con cui era stata ricoperta, esistono altresì anche timbri ad inchiosto come riscontrato da Walzi su quello da lui visionato, anzi forse il timbro ad inchiostro era una prassi, sui miei 5 da scavo purtroppo non è riscontrabile, su quello non da scavo non c'è purtroppo, su quest' ultimo c'è stampigliato un 8 sempre sul piatto interno del rivetto centrale, sull' ultimo recuperato da scavo c'è un 9 sempre sul rivetto centrale, , si conoscono pure esemplari con delle lettere punzonate sul fascione e dei modelli aereati con la falda punzonata in basso a sinistra sull' esterno.
Sugli alti poi erano sempre incollati i cuscinetti distanziatori in caucciù cosa rilevabile anche sugli esemplari da scavo, anche se privi dei gommini, si notano i segni lasciati dal collante.
Interessante la locandina pubblicitaria azz... è raffigurato l'alto con... la parte più rappresentativa sono i pesi indicati dalle taglie, I,II e III, anni fa si credeva che la terza non esistesse, esiste anche se proporzionalmente ci sono molti meno esemplari rispetto alle altre 2 (la II è ovviamente la più comune)
La taglia come specificato dalla locandina non è riferita all' altezza della falda ma alla lunghezza della calotta (da fronte a nuca) quanto all' altezza delle falde ce ne sono di ben 3 misure , l'alto, il basso e il mediano (vedi topic di Davide987 sulla falda recuperata da scavo) quest' ultima misura è la meno comune e misura 1cm in meno rispetto al modello alto, direi che se qualcuno volesse collezionare tutte le varianti in misura e modelli dovrebbe cercarne circa una 20ina di varianti! (Dio mio non finirò mai più la collezione visto i prezzi e le ciofeche che girano!!!)
Salve,
vorrei sapere cosa ne pensate di questo Farina alto con areazione che, nella parte interna della falda posteriore, porta i resti di due tondini metallici malamente saldati in posizione parallela tra di loro. Potrebbe essere stata una soluzione per sorreggere o fissare qualche protezione aggiuntiva posteriore? Poteva sostenere una maschera Dunand? E' evidente che successivamente i tondini, in origine più lunghi, siano stati spezzati.
Avete qualche suggerimento?
Ringrazio anticipatamente.
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Ciao a tutti
Dimonios
Eh.. eh, bel quesito.
Metti se puoi anche una foto della parte esterna che vorrei capire dove arrivano, ecc. ecc.
Ciao [:D][:D]
Ciao walzorzi,
i tondini sono poco più lunghi della falda, ma, come ho già scritto, guardandoli insezione è evidente che sono stati spezzati. Credo xche sia impossibile stabilirne la lunghrezza originale.
Ciao
Dimonios
Ciao Dimonios, le saldature sono relativamente recenti perchè fatte ad elettrodo, all' epoca esistevano solo a cannello, mi pare che le prime saldature elettriche siano comparse verso il 18 ma non come le intendiamo noi, queste sono fatte con le classiche saldatrici che utilizzano gli elettrodi ricoperti, infatti parte del fascione si è fuso insieme al punto di saldatura, forse era un gancio fatto per appenderlo da qualche parte, in effetti avere i due tondinetti che ravanavano sulla nuca non doveva essere piacevole! Credo che le Dunant se utilizzate sui farina venissero fissate in modo diverso!
ciao!
Mentre scendevo con il mouse verso il fondo stavo elaborando una risposta praticamente identica a quella di Lafitte... In realtà* le prime saldatrici ad arco (voltaico) con apporto di materiale (elettrodo), sono concettualmente basate su di un'idea di fine '900, sgrossata agli inizi degli anni '10 (Lincoln 1911), ma sviluppata ed impiegata industrialmente solo verso la fine degli anni trenta. La saldatura ossiacetilenica fu scoperta nel 1901 e perfezionata nel 1905. Le saldatrici elettriche (saldatura Ohmica) a punti invece esistevano già* durante la 1 gm, il brevetto è del 1886 ( vedi crestini dei M.16 italiani).
Sperando d'esser stato utile...
ciao a tutti!
Mauro
Non so se è capitato anche a voi ma non di rado ho incontrato adrian mod.15 decisamente bellici con punti di saldatura laterale dove si uniscono falda ant. e post. identici a questi.Data l'abbondanza di adrian mod. 16 nel periodo post bellico mi sembra strano che siano stati saldati dei mod. 15 negli anni venti o trenta.
Ciao Marco
Mi sentirei di escludere, soprattutto se dici che ne hai notati molti, l'impiego durante la guerra di saldature tipo quella che ha presentato Dimonios. La saldatura ad arco (con elettrodo) esisteva, ma era utilizzata in modo assolutamente non estensivo negli Stati Uniti, da noi, probabilmente, c'erano delle macchine ma non venivano certo usate per le riparazioni degli adrian. Il nodo è che distinguere una piccola saldatura ad arco da una piccola, ben fatta, saldatura autogena non è sempre facile. Specie se circoscritti e non cordonati i punti possono confondersi.
ciao!
Mauro
Ciao Mauro, sono d'accordo con te. Per "non di rado" non intendevo "molti" ma alcuni. Purtroppo non ne ho adesso in collezione se no ti invierei una foto. A memoria non ricordo esattamente e forse non mi ero soffermato più di tanto sul tipo di saldatura ma già mi avevano incuriosito e, siccome mio nonno mi raccontava che il mod. 15 era una vera ciofeca e si rompeva spesso e che fu una benedizione il mod, successivo, mi sono sempre chiesto come li riparassero prima dell'avvento delle nuove forniture.
Ciao Marco, gli adrian che presentavano rotture sul metallo non venivano riparati ma buttati, fin che si trattava di sostituire una pelle o cambiare il rivetto di un crestino poteva anche essere ma di certo se si rompeva una linguetta per l'imbottitura o si staccava un frontino l'elmo veniva dismesso perchè non assicurava più la protezione necessaria, in esempio risaldare o ri-rivettare il frontino staccato poteva causare ferite al volto se colpiti da un sasso o simili perchè i frontini oltre ad essere forzati nell' incavo della calotta erano anche saldati tramite punti elettrici nell' incavo stesso, idem dicasi per ristagnare una linguetta dell' imbottitura, il riscaldamento dell' acciaio poteva provocare perdite di robustezza.
In effetti non si sono mai visti Adrin o M.16 riparati sicuramente originali I guerra, tutti quelli visionati avevavo colorazioni e fregi palesemente anni 20-30 periodo in cui gli elmi furono usati solo per le esercitazioni ma mai in operazioni belliche dove era richiesto un'elevato grado di protezione.
Per cui spesso elmi di tale periodo presentano linguelle realizzate grossolanamente, fori prodotti sulla parte frontale per i fregi metallici, creste riattaccate con grossi rivetti, (soprattutto per gli m.16 che difettavano nella tenuta del crestino)
Tutte queste operazioni necessariamente rovinavano la vernice originale per cui si era costretti a riverniciare gli elmi riparati con delle improbabili vernici che andavano dal verde bottiglia al grigio marina, vernice che nella quasi totalità* erano stese a pennello piuttosto grossolanamente. Per nostra fortuna queste atipicità* ci aiutano nel riconoscere gli elmi sicuramente I guerra da quelli successivi. Da notare poi che la produzione di m.16 proseguì anche dopo la fine della guerra tant'è che sugli esemplari anni trenta si nota già* il tipico colore utilizzato sul successivo m.33, tali elmi uscivano di fabbrica con gli allestimenti e le colorazioni regolamentari, sono realizzati in modo differente dagli originali m.16 con variazioni nello stampo nella punzonatura del foro di aereazione, nelle linguette di tenuta delle imbottiture.
Dio solo sa quanti sono stati distrutti in battaglia e/o trasformati negli anni 20, sicuramente tutti quelli che mancano nelle nostre collezioni purtroppo!
Un fatto emblematico è questo, anni fa sul settore Sleme-Mrzli Vhr c'erano gallerie piene di Adrian e m.16 contorti e sbrecciati dalle esplosioni provocate per distruggere i magazzini, non distante alla famosa posizione delle Roccette sul Mrzli letteralmente si camminava tra relitti di Adrian che testimoniavano il punto massimo di penetrazione degli attacchi italiani verso l' inespugnabile trincea au del Trucchetto.
Al tempo certo gli adrian in sostituzione non mancavano!
Grazie, come sempre ti sono debitore. Quindi tu dici che potevano essre mod, 15 riparati negli anni 20/30. L'unica cosa che posso dirti è che secondo i racconti famigliari i mod.15 non offrivano una adeguata protezione neppure da nuovi e che si aprivano in tre spesso e volentieri. Non ho capito però la risposta finale più probabile alle saldature del farina.
Credo non si saprà* mai... può essere stato qualsiasi cosa, dopo la fine degli anni trenta.Citazione:
Originariamente Scritto da marco
Anche se a ben guardare i due tondini hanno la stessa ruggine del resto dell'elmo, ma anche "solo" 60 di ruggine ne fanno lo stesso!
ciao
mauro
A parte le sacrosante riserve, risalito alla provenienza e alla autenticità*, mi resta un dubbio: un modello ibrido tardivo o il passaggio dal modello senza aer. a quello con?
Dall'ARCHIVIO P. MARZETTI con mille ringraziamenti
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Notate la precisione del depliante della ditta farina è stato indicato anche il modello mediano, con la falda bassa ma con feritoia (fig 5) anche se non ho mai avuto l'occasione di vederne uno del tipo con aereazione. Per il discorso di tenere lontana la piasta dalla faccia ricordatevi i modelli che presentano i cuscinetti di caucciù ad ulterire protezione.
Quanto alla domanda è arduo rispondere con esattezza perchè non sappiamo l'esattamente come si svolgevano le fasi produttive all' interno dell' opificio, si possono azzardare solo ipotesi, come quelle succitate e come pure che l'emo atipico postato sia un display pubblicitario o da rappresentanza, fin tanto che non se ne trova uno di scavo che testimonia l'effettivo uso al campo, le nostre sono solo che ipotesi, al momento che sappia io di ibridi non ne sono mai stati trovati.
Bisogna anche dire però che l'elmo è già* di per se raro a trovarsi nei tipi normali figuriamoci in queste varianti che già* all' epoca erano poco comuni!!!! se procediamo con logica alla luce di questi fatti possiamo argomentare:
1)Se esiste una cupola specifica per i modelli aereati questi erano stati sicuramente progettati come tali.
2) se da scavo non si sono trovati mai esemplari ibridi un motivo ci deve essere in quanto a fini statistici qualche pezzo si dovrebbe trovarsi
3) con gli indizi sappiamo che l'emo giunse all' associazione d'arma nei primissimi anni venti, pochi anni di distanza dall' effettivo uso di tale elmo che ne giustifica una drastica riduzione (se non una sospensione) delle consegne avvenuto dopo l'introduzione dell' M.15 e 16.
4) che tali atipicità* non trovano riscontri negli altri modelli prodotti
Con ciò (ma è una mia supposizione sempre smentibile con il recupero di nuove informazioni e dati) la mia sensazione è che si tratti di un esemplare tardivo creato ad hoc per soddifare le richieste delle associazioni d'arma (non sappiamo se la ditta Farina sia sopravvissuta dopo la fine della guerra, probabilmente si e si impegnò ancora con l'economia di guerra).
Altra osservazione. Da quanto riesco a capire dalla documentazione della Associazione il Farina viene ceduto insieme ad altro materiale da un famoso poligono della zona preposto ai collaudi del materiale bellico fin dall'inizio del conflitto..........Mah!........spero proprio che un giorno ci incontreremo per mostrartelo de visu. Grazie e se deuci altro fammi sapere.
Dimenticavo, l'aereazione sulle tempie, tra il reggisoggolo e il primo rivetto è comunque presente (5mm.)
Ultimo dubbio, lo giuro! Ponendo i rivetti sulla calotta e mantenendo l'aereazione laterale, la solidità* dell'elmo aumenta senza svantaggi. E poi mi chiedo: se uno come K. mette cent'anni dopo i rivetti al posto giusto perchè metterli sbagliati pochi anni dopo il conflitto e soprattutto da parte di chi lo ha progettato? A parte quello col crestino, qualcuno ha già* visto falsi farina K. e non che non fossero il modello senza aereazione? perchè?
Ciao Marco
eccoti accontentato con un "autentico" K modello basso con areazione, per ogni eventuale confronto e/o conoscenza:
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Eccoci! beh si per forza di cose l'aereazione nella zona temporale è presente in quanto il reggisoggolo è infilato sotto la calotta.
Ik K è costretto a mettere i rivetti al posto giusto!! già* non ne vende di normali figuriamoci se sono con particolari strani!! UHUHUHUH!! [:D][:D][:D]
Oltre credo che produca solo non aereati perchè sono più facili da produrre, quello crestato è una fantasia notturna sua, anche se su pubblicazioni specializzate se ne sono visti (a parte credo sia sempre lo stesso.
I rivetti posizionati in quella maniera non sono stati messi sbagliati ma messi così volutamente, se mi dici che il tutto proviene da un ex poligono si potrebbe azzardare anche l'ipotesi che tale variante fosse stata preparata per una prova balistica,oppure essere una preserie o una miglioria di quelli esistenti ma nessuno di noi lo potrà* mai dire perchè non era li all' epoca, sono tutte ipotesi che potrebbero essere verosimili e valide ma la prova certa sarà* molto difficile scoprirla!
Come in tutte le cose la documentazione è basilare per capirci qualcosa e i documenti d'epoca comprovano le veridicità* di alcune tesi espresse.
Mi farò confezionare in cechia un alto con aereazione e fregio alpini sul davanti visto che mi manca, anzi ci faccio mettere pure una Dunand e un paio di Lippmann per stare sul sicuro!!! [:p][:o)][:p]
Ahhh allora ci sono!! Azzz.... ce li ha tutti lui!!! Avanti siore e siori venghino venghino ce n'è per tutti i gusti!!! !!!!!!!!GALATTICO!!!!!!!!
A questo punto, vista la capacità* di K. di realizzare i Farina secondo i canoni (acqua e sale a parte)comincio a non avere più dubbi sulla reale autenticità* di quello che ho postato. Grazie ragazzi siete davvero ineguagliabili.
Vedi però che il crestato non è solo di fantasia.....
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Ehhhhhh... ma quello non è un Farina!! é un Adrian francese con fregio metallico sul davanti, la foto dovrebbe esere stata fatta in retrovia della III Armata (zona Sagrado o limitrofa) nell' autunno inverno del 15, appena arrivati i primi adrian francesi con fregio dalla Francia, la foto è propagandistica al fine di illustrare le potenti armi del R.E. , il fantaccino è un militare ardito delle famose compagnie della mmorte equipaggiato con guanti in gomma e pinza tagliafili Malfatti al fine di evitare la folgorazione durante i tentativi di rimozione dei reticolati elettrificati (solitamente 5000 V). Esiste il Farina crestato, si vede su alcune pubblicazioni, ma anche questo non fu una produzione generalizzata, forse un prototipo o forse una realizzazione personale!
Anch'io avevo la sensaziona che fosse un adrian anche perchè si intravede la granata ma dove sono le falde????
Ringrazio di cuore l'"ARCHIVIO P. MARZETTI" per le foto dei due depliant sugli ELMI DA TRINCEA indispensabili per la nostra discussione.
Ciao Marco
ho confrontato la fotografia che hai postato (non in qualità* eccelsa) con la stessa pubblicata sul libro "la guerra italo austriaca" giustappunto di P. Marzetti.
Sul libro, la fotografia appare molto più definita e si vede chiaramente il crestino dell'adrian francese che invece nella tua foto sembrerebbe mancare sebbene si noti il bordino destinato ad accoglierla. L'inclinazione della testa del soldato leggermente verso l'alto, se la foto non è dettagliata, la rende solamente meno appariscente però nella realtà* c'è, eccome.
Ciao [:D]