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Re: Reparti
"...durante la seconda guerra mondiale, i russi (probabilmente) ed i tedeschi (certamente) misero a punto proiettili velenosi, pur restando un dubbio serio sul loro utilizzo effettivo".
(da Sulle tracce dell'assassino di Di Frank Smyth, che puoi trovare qui.
Quindi sono esistiti.
Il punto è comunque se li abbiamo adoperati o no durante il primo conflitto, ma soprattutto se li abbiano usati i cecchino o no.
Il nemico ha spesso usato proittili esplosivi come ci ricorda P.Monelli ne Le scarpe al sole - Mursia.
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Re: Reparti
Da wikipedia:
"Dum-dum è un tipo di proiettile per armi leggere studiato per accrescere la letalità* ed il potere d'arresto dell'arma, poi vietato per scopi militari dalla Convenzione di Ginevra dopo la prima guerra mondiale.
Viene considerato un proiettile "ad esplosione", anche se non contiene alcuna carica esplosiva all'interno, ma sfrutta il principio dell'espansione.
Da non confondere con i proiettili a punta cava.
Il nome "Dum-dum", sebbene possa sembrare buffo, deriva dall'Arsenale di Dum-dum, controllato dall'esercito inglese coloniale vicino a Calcutta, India verso la fine del XIX secolo.
Quando gli inglesi, durante le loro campagne coloniali, si accorsero che il nuovo munizionamento adottato per i loro fucili Lee-Metford in alcuni casi falliva nell'incapacitare (ferire gravemente e quindi rendere inoffensivo) un bersaglio, cercarono una soluzione e la trovarono utilizzando lo stratagemma di rimuovere la parte di camiciatura intorno alla punta della palla.
In seguito queste munizioni vennero prodotte appositamente all'Arsenale e vennero utilizzate anche da altri eserciti, fino all'avvento della Convenzione di Ginevra".
@norby73
E questi li hanno adoperati i cecchini italiani?
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Re: Reparti
Citazione:
Quindi sono esistiti.
Il punto è comunque se li abbiamo adoperati o no durante il primo conflitto, ma soprattutto se li abbiano usati i cecchino o no.
Il nemico ha spesso usato proiettili esplosivi come ci ricorda P.Monelli ne Le scarpe al sole - Mursia.
Dire che i proiettili " avvelenati sono esistiti solo perché sono citati in un articolo mi sembra azzardato. In moltissimi testi medioevali si scrive molto accuratamente di Draghi ma non vuol dire che "pertanto" siano esistiti [icon_246
L'avvelenamento "artigianale" immergendo il proiettile in feci od urina, è assolutamente inefficace per i motivi citati da Norby.
questo tipo di "avvelenamento" era molto praticato dagli anarchici negli attentati dell'inizio secolo scorso
L'avvelenamento da piombo anche in presenza di proiettili a frammentazione multipla, si verificherebbe solo se i frammenti fossero molti, non venissero estratti e comunque sarebbe "efficace" solo dopo molti anni.
L'unico caso certo di proiettili avvelenati risale all'epoca della guerra fredda, quando ad un agente dell'est vennero sequestrati proiettili con punta cava sigillata. All'interno venero ritrovate micro fiale contenenti colture microbiche ( mi pare streptococchi fecali)
Ultima domanda: per "ghiera" modificata" intendi l'alzo?
Saluti
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Re: Reparti
Citazione:
Originariamente Scritto da Oscar
Ultima domanda: per "ghiera" modificata" intendi l'alzo?
Bisognerebbe chiedere al nostro cecchino; per questo ho girato la questione a chi s'intende di armi più di me...
E in questo forum ce ne sono molti, mi pare.
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Re: Reparti
Citazione:
Originariamente Scritto da jampi
Bisognerebbe chiedere al nostro cecchino; per questo ho girato la questione a chi s'intende di armi più di me...
E in questo forum ce ne sono molti, mi pare.
Mi pare che questo, per essere un cecchino, ne capisse poco di armi:
La ghiera è un anello filettato di bloccaggio
Cosa c'entra con gli organi di mira? Lo chiedevo a te perchè tu
Citazione:
3) con organi di puntamento modificati
ne parlavi [137
Un ultima cosa. i Dum Dum, checchè ne dica Wikipedia sono proiettili espansivi
i proiettili esposivi sono esistiti e sono un altra cosa.
Il primo esemppio che mi viene in mente è questo:
DON'T TAMPER WITH
JAPANESE EXPLOSIVE BULLETS
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Three different types of explosive and incendiary small-arms ammunition have been captured from the Japanese in the Southwest Pacific area. Because of the unusual characteristics of this ammunition, serious injuries sometimes have resulted when soldiers have tampered with it out of ignorance or curiosity.
Apparently first manufactured for use in Japanese aircraft or antiaircraft weapons, some of this ammunition has been found loaded in five round clips, presumably for use in infantry weapons. This ammunitionâ??7.7-mm or 7.92-mmâ??may easily be recognized by color markings at the junction of the bullet with the cartridge or around the primer cap. It should not be handled carelessly.
Japanese Army Incendiary Bullet
Japanese Army Explosive Bullet
The three different types of ammunition are the 7.7-mm rimmed Navy round, the 7.7-mm semi-rimmed Army round, and the 7.92-mm rimless Army round.
Explosive and incendiary rounds may be recognized by the color marking as indicated in the following table:
Class of
Ammunition Type of
Projectile Position of
Color Mark Color Shape of
Nose
7.7-mm Navy rimmed Explosive Incendiary Primer cap Dull red ?
7.7-mm Navy rimmed Incendiary Primer cap Green Pointed
7.7-mm Army semi-rimmed Explosive Junction of case & proj. Purple Flat on tip
7.7-mm Army semi-rimmed Incendiary Junction of case & proj. Wine red Pointed
7.92-mm Army rimless Explosive Junction of case & proj. White Flat on tip
7.92-mm Army rimless Incendiary Junction of case & proj. Red Pointed
The 7.7-mm rimmed Navy round is of two kindsâ??one is a combination high-explosive and incendiary, the other only incendiary. Both types of the Army ammunitionâ??the semi-rimmed and the rimlessâ??are loaded either with an incendiary bullet or with a strictly explosive bullet (see illustration on page 32).
These bullets are not fuzed, but explode or ignite when the copper jacket is ruptured on impact with the target. The explosive bullet may be recognized by its flat nose, but the incendiary has the pointed nose of an ordinary bullet. The explosive bullet is capable of blowing a 3-inch hole in a sheet of aircraft Duralumin.
mi scuso per l'off topic
Saluti
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Re: Reparti
E io aggiungo che i proiettili esplosivi sembrerebbero esclusivi per un impiego aeronautico dove avrebbero anche una logica funzione.
Tutti gli eserciti avevano nel loro carniere, durante le due guerre e anche prima, cartucce cosiddette "frangibili" per il tiro nei poligoni e l'uso di queste era vietato dalla Convenzione dell'Aja del 1907, forse noi le abbiamo usate dopo la ritirata di Caporetto quando arrivarono in linea tutti i materiali possibili ed immaginabili, ho trovato in prima linea tre cartucce a salve ed un certo numero di cartucce a mitraglia, va da se che se venivi scoperto con queste cartucce eri passato immediatamente per le armi.
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Re: Reparti
Strategie di un cecchino nemico:
"Giugno del 1916. Le borracce erano oramai vuote.
Gli ultimi sorseggi e poi la fine dell'acqua e l'inizio della sete. Non una fontana nelle quota in cui si era.
Innumerevoli le marce e gli spostamenti sotto il sole e la calura. La divisa, lo zaino, il fucile, l'equipaggiamento, rendevano ancor più faticose le salite.
E il sole seccava le labbra.
Dopo ore e ore e giorni, la sete era sempre più sentita tra il Battaglione.
Scendendo nel vallone di Foppiano ci sarebbe stata una fontana di acqua.
L'Alpino Giuseppe ****** non resistette e nonostante l'amico Silvio ****** lo sconsigliasse di recarvisi, egli ugualmente non ascoltò che il solo desiderio suo di bere.
Non volle sentire ragioni e neppure la vista dei cadaveri tumefatti sotto il sole che giacevano vicino a quella fonte a testimonianza del pericolo e della morte che era in agguato lo fermò e lo fece desistere.
Quell'Alpino fece ritorno alla sua compagnia ferito gravemente da un cecchino austriaco che appositamente appostato, consapevole dell'importanza che quella fonte ricopriva per gli assetati, attendeva paziente come un ragno nella sua ragnatela la preda.
Il suo colpo pur non immediatamente mortale, lasciò ugualmente il segno.
Trascorse del tempo prima che dei suoi commilitoni riuscissero a carponi a toglierlo dagli altri cadaveri per portarlo al posto di medicazione, dove purtroppo morì in tre giorni di agonie.
Quella fontana ancora presente nel vallone, venne denominata la fontana della morte".
(Da Battaglione Monte Berico di Luigi Regazzola - Roma 1937)
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Allegati: 1
Re: Reparti
Forse ho trovato l'anello di giunzione che mancava.
Salvatore Negretti era nato nel 1882 a Bracciano e aveva iniziato la sua carriera militare nel 1903 con il grado di caporale.
Era poi passato nella guardia di Finanza ove era rimasto fino al 1911 quando fu riammesso in servizio con il grado di sergente, per passare poi in Tripolitania nel 1913.
Divenuto sottotenente nel 1916 era passato nel 40° reggimento della brigata Bologna e assegnato al deposito del reggimento a Reggio Calabria, come istruttore in quanto aveva la qualifica di tiratore scelto.
Morirà nel 1917, vicino a S.Daniele del Friuli, guadagnandosi una medaglia d'argento al VM.
Un ufficiale, partito dalla gavetta, insomma.
Ha conseguito il brevetto di tiratore scelto da sottufficiale....basterà trovare una sua immagine che lo ritrae tenente per vedere se portava al braccio il trofeo omerale da tiratore.
Purtroppo l'unica immagine che ho trovato di questo eroe della prima guerra mondiale lo ritrae colla fascia di lutto che copre proprio il suo braccio sinistro.
Confido di trovarne un'altra che confermi o smentisca la mia tesi... [257
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Re: Reparti
Citazione:
... in quanto aveva la qualifica di tiratore scelto.
... naturalmente conseguita quando non era stato ancora nominato ufficiale.
Nominato ufficiale, fu utilizzato presso un "deposito" proprio perché aveva grande dimestichezza con la vita militare stante il suo numero di anni trascosi con le "stellette" ... quasi 13 !
I Depositi dei reggimenti, a quei tempi, erano dei posti dove ai soldati si impartivano le prime nozioni della vita militare: marciare, salutare, regolamenti, nettezza delle uniformi, delle brande, dei locali ecc. Erano cose che ai tempi più recenti erano fatte al CAR.
Una volta "sgrezzati" erano inviati ai reggimenti sovente molto lontani dai "depositi".
Solo ai reggimenti le reclute erano addestrate all'uso delle armi e al combattimento. Allora il servizio di leva durava "solo" tre anni [icon_246
Poi:
Citazione:
... Confido di trovarne un'altra che confermi o smentisca la mia tesi... [257
E io sono qui ad aspettare la foto... [257
Un caro saluto
Furiere Maggiore di Fanteria
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Allegati: 1
Re: Reparti
Apriamo qui un nuovo capitolo della saga: gli affustini per tiri mirati.
Nello studiare i rapporti di combattimento e le relazioni giornaliere dei reparti italiani in prima linea s'incontra ogni tanto qualche interessante accenno a dispositivi ottici di precisione per armi lunghe.
Non si hanno mai però riferimenti specifici correlabili a marche o modelli particolari di ottica e fucile.
Però nel diario del 31° reggimento fanteria della brigata Siena, dislocato nell'estate del 1916 sulla linea di monte Civeron in Valsugana, si cita la disponibilità* di un fucile a cannocchiale utilizzato da un ufficiale per controllare «il corretto puntamento dei pitet (affusti di origine francese, dotato di due molle per assorbire il rinculo dell`arma e riportare il fucile alla posizione iniziale)»
Nel numero di Uniformi&Armi di Novembre 2008 è comparso un articolo veramente interessante, a firma di Filippo Cappellano e Livio Pierralini , sui fucili del cecchini italiani nella grande guerra.
Articolo in cui viene appunto spiegato l`utilizzo degli affustini per il tiro di precisione una volta aggiustati.
Cito:
"L`affustino consentiva un tiro preciso contro feritoie, tiri d`imbocco contro cannoniere, oppure interdire passaggi obbligati nei camminamenti nemici: e questo – una volta impostato – anche senza il cannocchiale".
Tra la documentazione in mio possesso ho trovato questo articolo, che posto integralmente.
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Allegati: 1
Re: Reparti
Ne esisteva anche un modello, tutto ruspante perchè progettato da "noi italiani" (precisamente dal V° gruppo alpino).
Eccovi le specifiche
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Allegati: 2
Re: Reparti
E una volta aggiustato il tiro sul bersaglio designato si sostituiva il fucile con ottica con un "normale" fucile.
Se qualcuno ha visto il film Uomini contro di Francesco Rosi, e ricorda l'episodio del cecchino austriaco che centrava sempre al primo colpo la feritoia della trincea, probabilmente quei tiri erano fatti da un'arma posizionata su affustino aggiustato per sparare proprio su quella feritoia giacchè anche gli austriaci avevano degli appositi affustini da cui sparare (Lafitte ne ha postato uno di scavo nei primi interventi a pag.1 di questo topic).
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Allegati: 2
Re: Reparti
Ed ecco un altro cecchino italiano in azione: anche questa è una foto di posa; chi mai si sognerebbe di sporgersi in prima linea in modo così stupido dal parapetto?
Il fucile sembra un 91 con ottica francese disassata, quelli prodotti dalla Beretta.
Secondo voi, la scatoletta che si nota appesa a tracolla è l'astuccio della polivalente o la custodia dell'ottica?
Ho anche un'altra domanda per gli esperti di armi.
Dato che la baionetta del 91 di inastava sulla canna del fucile e che i soldati venivano addestrati a tirare di scherma con la baionetta (vedi Addestramento della fanteria al combattimento - Fascicolo I - Istruzione della recluta- Roma Tipografia del Senato 1916) che precisione poteva mantenere l'arma?
Sicuramente i cecchini non tiravano di scherma col loro fucile, ma gli altri soldati sì.
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Re: Reparti
Ecco un altro glorioso cecchino italiano.
Carlo Gastardelli, classe 1896, di Sarzana (SP), caporal-maggiore del 28° reggimento fanteria, tiratore scelto; fu ferito sul Carso, nel 1916, dal mitragliamento di un aereo della imperiale aviazione austriaca, aereo abbattuto, poi, dallo stesso ferito col suo fucile di precisione modello 91.
(da un articolo apparso sul sito del comune di Sarzana)
Per questo suo atto eroico Carlo fu insignito della Croce al Valore militare: che spilorci!
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Allegati: 1
Re: Reparti
Salvatore Crinò, classe 1895, di Messina.
Nel 1915, allo scoppio della prima Guerra Mondiale prestava il servizio militare già* da due anni.
Fu inviato in prima linea come tiratore scelto, e qui si trovò anche a combattere corpo a corpo col nemico in diversi assalti alla baionetta.
Venne congedato alla fine della guerra, nel 1918.
Morì nel 1972.
(da un articolo apparso sul sito del Comune di Barcellona - Me)
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Re: Reparti
Posto questo toccante racconto delle peripezie di un cecchino italiano della prima guerra mondiale.
Il suo cognome non è noto.
"Zio Sandrà*n era un mio prozio paterno. Quando raccolsi le sue memorie sulla partecipazione al primo conflitto mondiale era il 1975. Io avevo 10 anni e lui 81. Morì di lì a poco.
Lo ricordo seduto su un muretto, al sole, nel cortile del priorato di un piccolo paese delle vallate valdesi, in Piemonte. Aveva occhi grandi e azzurri, e portava sempre cappello e bastone. Sembrava anche più vecchio di quel che era e pareva muoversi a fatica... ma ricordo, un pomeriggio d`estate, che con un balzo si avventò su di una vipera che io nemmeno avevo vista... prima che potesse mordere qualcuno dei bambini che, come me, giocavano nel cortile, la afferrò per la coda, la fece roteare per aria e la spiaccicò contro un muro...
Zio Sandrà*n ha fatto due cose nella sua vita: il contadino e il soldato. Il contadino, per tutta la vita. Il soldato per più di quattro lunghi anni, lunghi e duri come la sua vita. Quando riuscì a ritornare alla sua borgata, dopo la guerra, la prigionia in Germania e ancora la Dalmazia, era malato di malaria e aveva necrosi in varie parti del corpo, postumi di congelamento... Pare che, per riattivare la circolazione nei tessuti necrotizzati, lo chiusero in un sacco insieme ad un nugolo di api: non morì di schock anafilattico e si risparmiò qualche amputazione. Ci mise 7 anni a riprendersi da 4 anni di guerra. Allora sposò l`Albina e continuò a lavorare la terra.
Di terra e di guerra. Di questo era fatto lo Zio Sandrà*n".
[...]
"Per me la Prima guerra è stata lunghissima.
Sono partito a 22 anni nel 1915 e sono tornato a casa nel 1919, il 29 settembre.
Sono stato chiamato sotto le armi anche se ero considerato di III categoria perché, essendo orfano, avevo a carico la mia sorella di 18 anni. Se non ci fosse stata la guerra non avrei dovuto fare il militare.
Sono stato assegnato al VII reggimento di fanteria di stanza a Milano. A Milano, in caserma, sono stato addestrato come tiratore scelto e nominato caporale maggiore, perché tra i tanti soldati ero uno dei pochi a saper scrivere.
Da Milano sono partito per il fronte del Carso.
Ci sono arrivato il 22 giugno 1915".
[...]
"Ma il 24 ottobre 1917 è successa la rotta di Caporetto.
Di conseguenza sono stato fatto prigioniero dai tedeschi che mi hanno portato in Germania con un viaggio di sei giorni in una tradotta di quelle chiamate "cavalli 8, uomini 40". Nel viaggio otto uomini morirono di fame. Giunti in Germania abbiamo camminato per tanti giorni. Durante il cammino altri uomini morirono di fame. Io ho resistito mangiando gli "aglà¡n", le bacche del rovere, e me ne sono riempito le tasche.
Siamo giunti al campo di concentramento di Meschede. Quando sono arrivato, sono svenuto. Non riuscirò mai a dimenticare i compagni uccisi dai tedeschi durante il cammino perché non avevano la forza di proseguire..."
[...]
"Certo che ora posso proprio dire che non si muore né di fame, né di freddo, né di malattia, né in guerra ma quando Dio vuole" .
(da Zio Sandrà*n alla prima guerra mondiale che potete trovare QUI)
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Re: Reparti
Questo, invece, era un italiano che diventò tiratore scelto dell'esercito americano nella prima guerra mondiale.
TED GRIPPO, venne a Chicago da un piccolo paese vicino a Potenza e si arruolò nell`Esercito americano durante la Prima Guerra Mondiale. A quel tempo stava iniziando la guerra e lui voleva ottenere la cittadinanza rapidamente. Mentre gli amici erano in giro a sbevazzare lui studiava ed imparò l`inglese da solo e divenne sergente tiratore scelto dell'esercito americano.
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Re: Reparti
@Furiere maggiore
Sono ruscito a trovare da dove hanno preso la foto in questione (quella degli ufficiali alpini con trofeo omerale da tiratore scelto): la puoi trovare [257 qui.
Fai un ingrandimento e poi dimmi se è o non è un fregio.
Il fatto che sia portato al contrario fa un po' riflettere (che sia - parole tue - un fesso?) ma so dove trovare una foto di un ardito che porta le fiamme al contrario. [264
Prosegue intanto la ricerca delle foto di Negretti: ho scritto varie email per cercare una sua foto ma ancora non ho trovato riscontro.
Qualcuno ha (o saprebbe trovare) una foto dell'on.Michele Campana (ufficiale della brigata Liguria - cecchino sul Pasubio) che lo ritrae in divisa?
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Allegati: 1
Re: Reparti
Godetevi intanto questa giacca mod. 1907 per Sergente dei Bersaglieri con fregi omerali da esploratore e tiratore scelto; la tunica è completa del cordone da Grande Uniforme in lana verde.
Le spalline,che sono guarnite di nastro sottile in canottiglia dorata, portano fregi cuciti della Compagnia Comando "5 SM".
(dal catalogo d'asta 33 - Von Morenberg)
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Re: Reparti
Interessanti integrazioni jampi, quella che mi ha fatto ridere amaro è quella del soldato messinese Crinò. Epurato dal comune ma insegnante alla Scuola serale di disegno della Società* Operaia di Mutuo Soccorso (la Società* Operaia era stata ricostituita nel 1943 dopo essere stata sciolta dal fascismo). Abbastanza "rosso" per gli operai ma troppo "nero" per il comune, chi dei due aveva ragione?
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Re: Reparti
... mah,
io sto sforzandomi di capire dive vuoi arrivare ... [137
F.M.
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Re: Reparti
Citazione:
Originariamente Scritto da Furiere Maggiore
... mah,
io sto sforzandomi di capire dive vuoi arrivare ... [137
Vorrei dimostrare la tesi che, sebbene non regolamentato, anche gli ufficiali portavano il fregio omerale da tiratore scelto anche se in zona di guerra credo sia stato portato da pochi (siano stati essi ufficiali, sottufficiali o graduati di truppa). [249
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Allegati: 1
Re: Reparti
Un altro interessante capitolo che vorei approfondire nella storia dei cecchini italiani della prima guerra mondiale è l'uso di congegni defilatori.
Ne sono esistiti di vario tipo.
Venivano impiegati per il tiro defilato dalla postazione.
Non credo che garantissero un alto grado di precisione nè una gran celerità* di tiro, ma offrivano la possibilità* di sparare standosene al sicuro, in trincea.
Vi posto una foto di uno di tali congegni che è apparsa nell'ultimo articolo sui cecchini pubblicato da Uniformi & Armi.
Aspetto Vostri interventi in merito...
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Allegati: 3
Re: Reparti
Come classifichereste questo specchietto per 91?
E' un articolo che è passato su ebay.
La didascalia che l'accompagnava era: "SPECCHIETTO LATERALE ISTRUTTORE CARCANO 1891".
Era uno strumento ad uso degli istruttori per verificare il corretto puntameto dell'arma?
Perchè somiglia molto ad un aggeggino austriaco (vedi altre due foto) che trovate descritto in Le Armi E Gli Equipaggiamenti Dell'Esercito Austro-Ungarico. Dal 1914 al 1918 - vol.2 di Siro Offelli, a pagina 82-83.
Non è anch'esso un congegno defilatore?
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Allegati: 3
Re: Reparti
Ne esiste anche una versione semplificata
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Allegati: 2
Re: Reparti
Il modello italiano di defilatore aveva un "cugino" austriaco.
Eccovi cosa riporta Siro Offelli nella sua opera Le Armi E Gli Equipaggiamenti Dell'Esercito Austro-Ungarico. Dal 1914 al 1918 - vol.2.
Credo che la descrizione possa valere anche per il modello italiano.
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Allegati: 3
Re: Reparti
Cosa sapete di questo prototipo beretta mod. 1918?
Era un'arma da guerra o da tiro sportivo?
Che calibro aveva?
Come era alimentata?
E l'ottica (che è in fotografia) è una Galileo o una di preda bellica (come quella che posto - adattata per un mod. 91)?
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Allegati: 2
Re: Reparti
Scusate l'OT, ma nella mia ricerca mi sono capitate per le mani alcune foto curiose come quelle che posto qui in questo intervento.
Si tratta dell'uniforme mimetica da cecchino tedesco, usata in Francia dal 1917.
Ne avevano una molto simile anche gli inglesi, che trovate decritta in Out of nowhere di Martin Pegler, a pag. 128 e 130.
Che cosa ne dite?
Avete notizie di niente di simile (sia austriaco che nostrano) anche per il teatro italiano?
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Re: Reparti
E' mai possibile che il nostro Comando Supremo non abbia previsto una scuola cecchini (come quelle di Hesketh-Prichard in Francia, per intenderci) che insegnasse anche tecniche di mimetismo ed infiltrazione?
Possibile che nessuno ne abbia capito l'importanza?
No, eh!?!
Riporto a questo scopo uno spassosissimo pezzo, tratto dal libro di Lussu, che illustra la spocchia e la mentalità* dei nostri ufficiali superiori.
"L'ordine del giorno della divisione aveva annunciato il tema della conferenza: "Accordo delle intelligenze".
La giornata era magnifica. L'Altipiano non ne vide più luminose.
Dopo alcune frasi per salutare gli ufficiali e la brigata, il generale passò al tema. L'espressione "accordo delle intelligenze" ricorreva frequentemente. Accordo fra l'intelligenza del capo e quella dei suoi subordinati; accordo dell'intelligenza della fanteria con quella dell'artiglieria; accordo dell'intelligenza degli ufficiali e quella dei soldati, ecc. ecc. Il generale impiegava molte definizioni. Egli le conosceva a memoria. Io risentii, ancora una volta, quella della vittoria con relativa manovra dei nervi. Ma l'intelligenza costituiva il centro del discorso. Il generale s'abbandonava all'improvvisazione:
- Un'intelligenza limpida, solare, come la luce di questa giornata radiosa, in cui gli atomi infiniti danzano in divino accordo, così come io vorrei danzassero gli ufficiali della mia divisione, nei giorni di battaglia.
Il discorso, spesso, diveniva rapido. Il generale non aveva appunti scritti e parlava a braccio.
- Un'intelligenza per la quale è sufficiente una minuscola chiave per aprire una grande porta; una parola per afferrare il significato d'un ordine, un'intuizione per comprendere, subito, di primo acchito, un fatto sconosciuto. Per esempio...
Il generale s'era arrestato. Egli aveva visto uno scavo semicircolare, fresco, che coronava un cocuzzolo, mascherato da frasche, lontano da noi un centinaio di metri, lungo una delle linee di resistenza del settore.
- Per esempio... Che è quello scavo ? à? necessario averlo costruito per sapere che cosa sia ? No, o signori, non è necessario. Non occorre chiederlo. Basta vederlo. Si presenta da sé. Si intuisce. Che cos'è ? à? un'appostazione di mitragliatrice.
Il generale si muoveva come un prestidigitatore che, fatta uscire una colomba da una rosa, attenda, dagli spettatori, la maraviglia e gli applausi.
L'aiutante maggiore del 2º battaglione, il professore di greco, era troppo scrupoloso per lasciar passare, senza un'osservazione, quella ch'era un'inesattezza. Il suo battaglione era riserva di brigata ed egli conosceva bene il suo settore. L'esattezza, innanzi tutto.
Egli fece un passo avanti e disse:
- Permette, signor generale ?
- Dica pure, - rispose il generale.
- Per la verità*, signor generale, per la verità*, non è una appostazione di mitragliatrice.
- E che cos'è ?
- Una latrina da campo.
Fu un brutto momento per tutti. Il generale tossì. Anche qualcuno di noi tossì. La conferenza era finita".
(Da Un anno sull'Altipiano di Emilio Lussu)
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Re: Reparti
Citazione:
Originariamente Scritto da jampi
Cosa sapete di questo prototipo beretta mod. 1918?
Era un'arma da guerra o da tiro sportivo?
Che calibro aveva?
Come era alimentata?
E l'ottica (che è in fotografia) è una Galileo o una di preda bellica (come quella che posto - adattata per un mod. 91)?
Questa rientra più nel mio campo, credo sia un'arma silenziata integralmente. Lo desumo dai fori laterali ma potrei pure sbagliare. In quanto agli apparati per tiro defilato un paio di considerazioni. Quelli ottici mostrati erano usati dagli istruttori per correggere non tanto gli errori di mira ma quelli di impostazione del tiratore. Nulla vieta di usarli anche per cecchinaggio ma sicuramente a detrimento della precisione in quanto da montare su armi prive di ottica ed in situazione di tranquillità*, per quello austriaco mostrato la cosa era più facile per loro dato che la loro azione rettilinea permetteva il caricamento con leve di rinvio.
Facendo poi un intervento omnicomprensivo su più argomenti ho un poco di considerazioni da fare sugli argomenti trattati.
Proiettili esplosivi: sembra che sia no stati prodotti anche per il 91 ma il loro uso non è documentato. Inoltre il loro uso avrebbe portato sicuramente a ritorsioni da parte del nemico. Potrebbero essere usati per un tiro eccezionale da cui dipenda la sorte del conflitto ma non sicuramente per un uso continuo. Inoltre le palle del 91 lunghe e sottili non facilitano di certo la costruzione di spolette atte allo scopo, non che non si possano fare ma è estremamente difficile. Inoltre da considerare che il peso dell'esplosivo a bordo è necessariamente ridotto dato che ci vuole anche la spoletta e che montare tutto questo in una palla ne varia sicuramente gli assetti ed i pesi.
I cecchini moderni usano in genere palle al massimo hp e fanno della precisione l'arma vincente.
Palle avvelenate: la costruzione è più semplice di quella delle esplosive ma ricade comunque nelle considerazioni esposte sopra, rappresaglie ed utilità* reale. A parte le contaminazioni fecali ricordate da alcuni, esistono sicuramente veleni atti allo scopo e non termolabili. Ma a meno del tiro contro un bersaglio che "deve" morire il loro usio sarebbe più logico da parte di personale che sparacchia piuttosto che da personale altamente addestato.
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Re: Reparti
In quanto al 91 con doppio grilletto riporto integralmente la risposta di un amico che se ne intende in "pochino" o almeno così dice lui [icon_246 [icon_246 [icon_246
"Sono modifiche artigianali che facevano in Austria e Germania tra gli anni Venti e i Cinquanta, per usare a caccia i nostri '91. Ogni tanto se ne vedono, anche negli Usa. Collezionisticamente è poco significativo, comunque."
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Re: Reparti
Citazione:
Originariamente Scritto da jampi
Cosa sapete di questo prototipo beretta mod. 1918?
Era un'arma da guerra o da tiro sportivo?
Che calibro aveva?
Come era alimentata?
E l'ottica (che è in fotografia) è una Galileo o una di preda bellica (come quella che posto - adattata per un mod. 91)?
Complimenti per le belle e sempre più interessanti integrazioni.
Riguardo al prototipo sei sicuro che si chiami così? Magari mi sbaglio ma dovrebbe essere il mod. 39 è un semiautomatico in calibro 9 alimentato penso con un caricatore. I fori laterali penso che siano per il raffreddamento della canna che si trova all'interno della calciatura. Di più non so, ma non credo sia silenziato [137
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Re: Reparti
Citazione:
Originariamente Scritto da Andrea58
Questa rientra più nel mio campo, credo sia un'arma silenziata integralmente. Lo desumo dai fori laterali ma potrei pure sbagliare.
Dove posso trovare maggiori informazioni su di essa?
Fu adoperata in zona di operazioni od era solo uno dei tanti prototipi prodotti prima e durante la seconda guerra mondiale?
Era silenziata in modo da permettere al tiratore lo sparo di più colpi prima di essere localizzato?
Ma l'uso del silenziatore non influenza la traiettoria nelle medio-lunghe distanze? E allora, l'ottica montata a cosa serviva?
Citazione:
Originariamente Scritto da Fabio 90
Riguardo al prototipo sei sicuro che si chiami così? Magari mi sbaglio ma dovrebbe essere il mod. 39 è un semiautomatico in calibro 9 alimentato penso con un caricatore. I fori laterali penso che siano per il raffreddamento della canna che si trova all'interno della calciatura. Di più non so, ma non credo sia silenziato
La didascalia della foto dice Beretta mod. 1918.
Proverò a cercare tra i protipi che la beretta produsse durante la seconda guerra mondiale...
Cosa sai dirmi dell'ottica (è quella che mi interessa di più: sembra una Galileo - che ne dici?) e del suo sistema di montaggio all'arma?
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Re: Reparti
Citazione:
Era silenziata in modo da permettere al tiratore lo sparo di più colpi prima di essere localizzato?
Ma l'uso del silenziatore non influenza la traiettoria nelle medio-lunghe distanze? E allora, l'ottica montata a cosa serviva?
Se fosse un'arma moderna con quei fori non avrei dubbi però il principio del silenziatore è conosciuto dai tempi di Maxim.
La teoria dei più colpi con meno possibilità di essere lacalizzato è la più ovvia.
Ma l'uso del silenziatore non influenza la traiettoria nelle medio-lunghe distanze? E allora, l'ottica montata a cosa serviva?
Fino ad un certo punto, le armi silenziate vengono usate con munizioni ottimizzate e l'ottica aiuta certamente con palle subsoniche.
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Re: Reparti
Citazione:
Originariamente Scritto da jampi
Citazione:
Originariamente Scritto da Andrea58
Questa rientra più nel mio campo, credo sia un'arma silenziata integralmente. Lo desumo dai fori laterali ma potrei pure sbagliare.
Dove posso trovare maggiori informazioni su di essa?
Fu adoperata in zona di operazioni od era solo uno dei tanti prototipi prodotti prima e durante la seconda guerra mondiale?
Era silenziata in modo da permettere al tiratore lo sparo di più colpi prima di essere localizzato?
Ma l'uso del silenziatore non influenza la traiettoria nelle medio-lunghe distanze? E allora, l'ottica montata a cosa serviva?
La didascalia della foto dice Beretta mod. 1918.
Proverò a cercare tra i protipi che la beretta produsse durante la seconda guerra mondiale...
Cosa sai dirmi dell'ottica (è quella che mi interessa di più: sembra una Galileo - che ne dici?) e del suo sistema di montaggio all'arma?
L'ottica con un solo attacco all'arma oltre che instabile mi sembra posticcia. L'insieme, con quel calcjo a pistola zigrinato, mi sembra l'elaborazione artigianale di moschetto Beretta 1918 (evoluzione della Villar Perosa).
Il progetto ebbe una ulteriore evoluzione nel 1930 dando origine al modello 18/30 o Siringa
(per via del vistoso anello che ricorda le siringhe di una volta )
Leggete qui:
http://www.armietiro.it/edisport/armi/n ... enDocument
Saluti
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Allegati: 1
Re: Reparti
Citazione:
Originariamente Scritto da Oscar
L'ottica con un solo attacco all'arma oltre che instabile mi sembra posticcia. L'insieme, con quel calcjo a pistola zigrinato,...
Per questo ho chiesto se era un'arma sportiva.
E' proprio la zigrinatura che "rende" quel tocco sportivo...
Infatti:
Citazione:
Originariamente Scritto da Armi e Tiro
Modello: 18/30
Tipo: carabina semiautomatica
Calibro: 9 mm Glisenti
Funzionamento: chiusura labile
Alimentazione: caricatore bifilare a presentazione singola
Numero colpi: 10 o 25 cartucce
Lunghezza canna: 320 mm
Lunghezza totale: 855 mm
Scatto: diretto
Percussione: cane interno
Sicura: manuale sul grilletto
Mire: mirino a lama innestato a coda di rondine, alzo a tangente graduato fino a 500 m
Peso: 3.000 grammi circa
Materiali: acciaio al carbonio, calciatura in faggio
Finiture: castello e canna brunite, otturatore in bianco
Numero del Catalogo nazionale: 11.939 (arma da caccia)
la classifica come arma da caccia!
Qualcuna azzarda qualche ipotesi sull'ottica? E' una Galileo, o è come quell'ottica (giapponese) montata sul carcano sniper più famoso al mondo?
[22
:?: :?: :?:
Quello che (la commissione Warren dice) servì a Lee Harvey Oswald per JFK, naturalmente. [264
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Re: Reparti
Citazione:
Originariamente Scritto da jampi
Citazione:
Originariamente Scritto da Furiere Maggiore
... mah,
io sto sforzandomi di capire dive vuoi arrivare ... [137
Vorrei dimostrare la tesi che, sebbene non regolamentato, anche gli ufficiali portavano il fregio omerale da tiratore scelto anche se in zona di guerra credo sia stato portato da pochi (siano stati essi ufficiali, sottufficiali o graduati di truppa). [249
... ma allora non c'è problema: ognuno per la sua [264
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Re: Reparti
@Furiere Maggiore
Conosci per caso qualche tenuta mimetica regolamentare (a parte quella bianca da neve - che potresti comunque postare, perchè una bella foto non guasta mai [264 ) usata dal REI nella prima guerra mondiale?
Possibile che i cecchini non adoperassero alcun mascheramento?
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Allegati: 1
Re: Reparti
Ho scovato un altro ecchino.
Francesco Mannocchia, classe 1889, da Giulianova (Te), tiratore scelto.
A 18 anni era redattore de "La Provincia", settimanale politico amministrativo di Francesco Vicoli.
Due anni dopo a Genova in uniforme di sott`ufficiale di Fanteria svolgeva una intensa attività* militare vincendo anche tre medaglie d`oro nelle competizioni tra sottufficiali (scherma, salto e disco).
Volontario in Libia ritorna da Tobruck a Giulianova per abbracciare mamma Lucia e quindi ripartire per il fronte.
Nel giugno 1915 sulle colline di Selz (vicino a Redipuglia*), per atti valorosi viene nominato ufficiale dal Maresciallo d`Italia Cadorna che offre sentimenti di sincera stima.
Nel dopoguerra Francesco Manocchia è grande amico di Benito Mussolini che lo chiamava cordialmente "Francescuccio".
Perderà* tristemente la vita durante un bombardamento alleato nel 1944 assieme a suo figlio Benito.
(Da un articolo che trovate sul sito di Abruzzocultura Qui)
(NOTA*)Vorrei spiegare un attimo perché "Redipuglia" si chiama così.
In realtà* la Puglia proprio non ha nulla a che vedere.
"Redipuglia" è una delle famose italianizzazioni forzate di un toponimo di origine non italiana.
Si tratta dello sloveno Sredi Polje, che si pronuncia "srèdi pòglie", ove polje è il comunissimo nome per "campo", proprio di tutte le lingue slave (l'intera espresione significa "campo di mezzo").
Le italianizzazioni forzate dei toponimi delle cosiddette "terre irredente" furono decise in massa (assieme a quelle dei nomi di famiglia), in epoca fascista: così Redopolje divenne Redipuglia, Basovica divenne Basovizza, Sterzing divenne Vipiteno, Glurns divenne Glorenza, il monte Champ Berton divenne (sic) "Gatto Bertone" e così via fino alla seconda guerra mondiale quando Courmayeur diviene Cortemaggiore.
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Re: Reparti
Citazione:
la classifica come arma da caccia!
Qualcuna azzarda qualche ipotesi sull'ottica? E' una Galileo, o è come quell'ottica (giapponese) montata sul carcano sniper più famoso al mondo?
E' classificata da caccia per il Catalogo nazionale che ha classificato in questo modo TUTTE le ex ordinanze "lunghe", indipendentemente dalla loro destinazione d'uso