Confermo che si tratta del forte Ardietti. L'umico forte della piazzaforte di Peschiera completamente integro. Ho avuto modo di visitarlo più volte. L'entrata è possibile grazie ad un gruppo di volontari pensionati al pomeriggio.
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Confermo che si tratta del forte Ardietti. L'umico forte della piazzaforte di Peschiera completamente integro. Ho avuto modo di visitarlo più volte. L'entrata è possibile grazie ad un gruppo di volontari pensionati al pomeriggio.
La mia ultima visita risale all'anno scorso assieme a Decca.
Grazie della conferma, in relazione alla domanda che aveva posto Churchill a pagina 1 di questa discussione sul forte che si intravede dall'autostrada appena prima di Peschiera. Senza dubbio l'Ardietti.Citazione:
Originariamente Scritto da fortificazioni
A proposito dei forti della cittadina arilicense, nelle vostre recenti visite avete mai avuto modo di vedere dall'interno il Forte Papa? E' comunale e di regola chiuso al pubblico, come si sa, ma forse, chiedendo il permesso a qualcuno negli uffici competenti, chissà... Io mi sono addentrato solo per pochi metri nel cortile oltre il cancello principale, "intrufolandomi" una volta che era aperto anni fa, nonostante i cartelli di divieto d'accesso. Varrebbe una visita approfondita, a mio parere. Altro forte che meriterebbe un tour fotografico è il Saladini, ma questo è di proprietà privata...
P.S.: colgo l'occasione per rinnovare i complimenti per il tuo sito sulle fortificazioni del nord-est, da molto anni preziosissimo punto di riferimento per noi appassionati, in costante arricchimento di notizie. Davvero interessanti le notizie che hai pubblicato di recente sulla piazzaforti di Mantova e Borgoforte, un tassello del Quadrilatero su cui finora le notizie sono state rarissime e difficilissime da reperire. E anche sulla ancora più misteriosa piazzaforte austriaca di Rovigo con i suoi 4 forti, avvolta nelle più fitte nebbie della memoria scomparsa, anche se ultimamente in loco si sta muovendo qualche iniziativa...
Hai ragione sul forte Papa, anche io anni fa sono riuscito ad entrare e a fare qualche foto. Mi ricordo che veniva usato come magazzino comunale. Quando ci sono stato ad ottobre del 2011, era tutto chiuso. Tuttavia, mi sembra di aver capito che viene usato per festeggiamenti od altro. Proverò a capire se tramite qualcuno si può entare.
Per quel che riguarda il Saladini, si potrebbe provare con la tattoria in fondo alla stradina, forse sanno a chi appartiene (magari proprio a loro).
Comunque sia, la tipologia costruttiva è simile ad altri forti coevi, non ci potrebbero essere certo grosse novità.
Ma vuoi mettere la soddisfazione di agggiugere un tassello alla conoscenza dei forti!!
Mi fa piacere che il sito www.fortificazioni.net sia apprezzato e invito tutti a collaborare nei modi che ritengono opportuni. Avere più occhi ed orecchi sul territorio, permette di monitorare la situazione delle fortificazioni in Italia.
Ringrazio fin da ora tutti quelli che accetteranno il mio invito.
Ho ancora un paio di foto da farvi vedere. [0008024
Entriamo finalmente all'interno del forte e visitiamo i vari ambienti dei due piani....
Per prima cosa la planimetria
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Alla prossima serie di foto.....
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Superlative come sempre le integrazioni di Decca. Volevo cogliere lo spunto dall'ultima foto qui sopra, dove si intravede appena, in basso a destra, un tavolo pieno di reperti di scavo che i volontari hanno raccolto in anni di lavori di manutenzione e restauri al forte, per parlare di un oggetto a prima vista forse insignificante, ma che rende l'idea del concetto di architettura, più ancora che di ingegneria militare, che caratterizzava questi forti ottocenteschi.
Il tavolo è pieno di cianfrusaglie metalliche rugginose, in mezzo a questo ciarpame tuttavia spiccano alcune gavette italiane e parti delle medesime, e altri oggetti minori, ma l'elemento originale del forte che ho evidenziato nel riquadro in rosso è, probabilmente, l'unico sopravvissuto delle decorazioni che abbellivano la ringhiera originale che circondava il fossato della caponiera di gola, che evidentemente oggi non è più integra essendo stata sostituita/modificata chissà quando.
Ecco l'oggetto a cui mi riferisco:
Ed ecco come appariva la ringhiera in origine, con gli elementi in questione evidenziati nella foto. Quest'ultima in realtà ritrae ancora una volta il gemello Forte Lugagnano/Rudolf, non esistendo foto d'epoca analoghe del Gisela, ma la costruzione era del tutto identica. Queste decorazioni erano tipiche nei forti austriaci, e si notano in molte foto. Segno di una ricercatezza anche estetica che distingueva queste opere dalle più tarde fortezze novecentesche.
Bravo Festung!! Sei proprio un segugio! Ho visto quella foto un sacco di volte ma non avrei fatto il collegamento!
Riprendiamo il nostro reportage per parlare un po' dell'impiego bellico di questo forte durante la III Guerra d'Indipendenza, nel 1866. Probabilmente almeno qualcuno dei forumisti si sarà chiesto, leggendo a proposito di questo e altri forti ottocenteschi austriaci del Lombardo-Veneto, "Ma almeno qui ci hanno mai combattuto? Hanno subito un assedio, hanno mai sparato sul serio un colpo in guerra queste vecchie fortificazioni?".
Ebbene, riferendosi in generale alle opere del cosiddetto Quadrilatero Verona-Mantova-Peschiera-Legnago di cui il Gisela fa parte, ma per quanto ne so io anche a quelle del veneziano e di altre piazzaforti minori come quella di Rovigo, il coinvolgimento diretto nelle operazioni militari del 1848, 1859 e 1866 dei forti di costruzione austriaca è stata cosa piuttosto modesta. E questo soprattutto perchè la funzione principale di queste linee fortificate era quella di deterrenza, compito del resto assolto in modo ottimale. Come ben sapeva per esempio l'Imperatore Napoleone III nel 1859, quando concluse l'armistizio di Villafranca, conscio che altrimenti il passo successivo nella campagna sarebbe stato porre un lungo e difficile assedio alle fortificazioni di Verona, mentre l'opinione pubblica francese cominciava a dubitare dell'utilità della guerra.
Con la notevole eccezione della piazzaforte di Borgoforte a sud di Mantova, le cui 4 opere furono investite direttamente da notevole attività bellica nel 1866, a parte qualche cannonata tirata da alcuni dei forti di Peschiera verso lontane pattuglie nemiche di cavalleria in avanscoperta sia nel 1859 che nel 1866, a prescindere dall'attività dei forti catturati dai rivoltosi a Venezia nel 1848-49 come il Marghera, nella maggior parte dei forti austriaci di questa epoca gli unici spari furono solamente quelli eseguiti per le normali esercitazioni del personale delle guarnigioni.
Non fa eccezione il forte oggetto di questa discussione, che, come tutti quelli di Verona allo scoppio della guerra del 1866, era stato rinforzato al massimo del personale e delle artiglierie previste, ma non fu investito direttamente dalle battaglie, come nessuno del resto tra quelli veronesi.
Tuttavia una sua funzione come punto di appoggio per le truppe che andarono al combattimento, in particolare nella battaglia di Custoza del 24 giugno, il Forte Gisela la ebbe di sicuro. Poichè era tra le fortificazioni più esterne della cerchia di Verona, ed era il più orientato verso la direttrice d'avvicinamento ai paesi di Sommacampagna e Custoza, fu scelto dal Comando austriaco a partire dal 20 giugno come base e punto d'appoggio per varie unità di cavalleria che erano parte dell'ordine di battaglia delle Brigate Pulz e Bujanovics: Ussari e Ulani.
In dettaglio, nei giorni prima di Custoza erano stazionati tra gli spalti del forte e appena fuori di esso:
3 squadroni del 3° Reggimento Ussari "Prinz Carl von Bayern"
3 squadroni del 11° Reggimento Ussari "Prinz Württemberg"
2 squadroni del 12° Reggimento Ulani "Beider Sizilien"
Tutte unità che all'alba del 24 mossero verso la battaglia, a cui parteciparono in varia misura... una curiosità è costituita dal fatto che proprio i 4 pozzi del Gisela che si vedono in queste pagine, ben forniti d'acqua fresca, si rivelarono provvidenziali nel caldo torrido di quel giugno, tanto che alla sera di quello stesso giorno epico, verso le 10, il Colonnello Pulz decise che era meglio ritornare al forte per dissetare uomini e cavalli stremati dal combattimento, mentre in un primo momento era stato deciso che le unità di ritorno da Custoza si sarebbero attestate a Ganfardine, dove però mancava l'acqua.
Per rendere l'idea dell'aspetto delle uniformi che si aggiravano in quei giorni presso il forte: Ussaro asburgico nel 1866: