Re: Le mimetiche italiane nel dopoguerra
Ciao. seguo questa discussione da quando è iniziata però non sono ancora riuscito a capire bene l'uso che fate di certi termini: per quasi tutti voi qualsiasi tenuta è "mimetica", sia che si tratti di tessuto policromo che tessuto in varie tonalità* di verde o sabbia.
Non mi sembra corretto, in quanto con questo utilizzo del termine erano mimetiche anche le divise grigio-verdi della prima guerra mondiale.
Non sarebbe più corretto utilizzare altri termini? ad esempio, per gli amanti dell'inglese, Battle Dress? oppure BetaDress, come ho sentito affermare molte volte? oppure più semplicemente Tenuta da combattimento? O forse l'uso di certi termini non è politically correct (come mi piacciono certe espressioni!!!) ?
Per completare il giaccone alpino postato era, negli anni settanta, distribuito solo in occasioni particolari, ricordo il servizio di vigilanza lungo le strade durante un "Giro d'Italia", e veniva restituito quando non più da utilizzare.
Re: Le mimetiche italiane nel dopoguerra
in effetti ha ragione kanister, non dovremmo chiamarle tutte mimetiche, solo quelle in tessuto policromo. Quelle monocromatiche sarebbero uniformi o tute da combattimento...
Eviterei di utilizzare vocaboli stranieri per non confondersi.
Re: Le mimetiche italiane nel dopoguerra
In effetti, mi riservo di verificare sul regolamento, attualmente la denominazione sarebbe "uniforme da servizio e combattimento" (scbt).
Per quanto riguarda la giacca a vento non era dotazione individuale del soldato ma dotazione di reparto ovvero conservata in magazzino di compagnia e distribuita alla necessità*.
Re: Le mimetiche italiane nel dopoguerra
Visto che ho aperto io il topic, vorrei dire la mia.
Sono d'accordo con Kanister sull'idea di cambiare il titolo del topic, quando ho aperto questa discussione le mie intenzioni erano solo per le mimetiche policrome, infatti nei primi interventi quando mi è stato chiesto di postare quelle "mono" sono stato un po titubante se metterle o meno (cosa che è anche stata me scritta e intuita anche da Blaster), ma mi dispiaceva disattendere alle richieste visto l'interesse (che non mi aspettavo) che aveva suscitato questo argomento, cosa di cui sono solo felice!
Quanto agli acronomi inglesi non sono d'accordo con Kanister, "il politically correct" non c'entra nulla, qui si parla di militaria italiana, non inglese, come post-bellica e non della prima guerra mondiale. [249
Sono d'accordo con Jolly46 con il titolo da lui ipotizzato "uniforme da servizio e combattimento", perchè in questo modo comprende tutte quelle da combattimento, in ogni caso, quali moderatori della stanza, lascio a lui o a Lord Acton, la decisione sul da farsi. [264
Re: Le mimetiche italiane nel dopoguerra
Citazione:
Originariamente Scritto da silent brother
Quanto agli acronomi inglesi non sono d'accordo con Kanister, "il politically correct" non c'entra nulla, qui si parla di militaria italiana, non inglese, come post-bellica e non della prima guerra mondiale.
Ciao, il mio "politically correct" si riferiva non all'uso di termini inglesi ma all'eventualità* di parlare di "divise da combattimento". Eliminato il ministero della guerra in favore del ministero della difesa, visto che si svolgono solo "missioni di pace", che assolutamente non dobbiamo avere aerei che possono portare offese ad un avversario, e tanti begli ammenicoli simili, temevo che le divise fossero anch'esse state epurate del termine "combattimento", troppo scorretto.
Vorrei aggiungere che se non mi piace usare termini stranieri quando esistono quelli italiani è solo perchè vedo in questo uso continuo due motivi: 1° è una dimostrazione che non conosciamo l'italiano, 2° a mio parere è un appiattirsi e uno scimmiottare gli stranieri come se facessero sempre la cosa migliore.
Aggiungiamo il fatto che se non riusciamo a tradurre in italiano un termine straniero vuol dire che non conosciamo nemmeno la lingua estera.
Re: Le mimetiche italiane nel dopoguerra
Ciao Kanister! Non credo che siano problemi che ci riguardano e personalmente non ci penso nemmeno, qui di militaria se ne parla per passione della storia, collezionismo, modellismo, rievocazione ecc... Quelli che sono i problemi o le faccende del ministero della difesa non ci riguardano. In quello che si è scritto fino ad ora non c'è nulla di scorretto, quanto ai termini ognuno è libero di usare quelli che vuole, solo che sulle etichette delle divise e degli equipaggiamenti italiani c'è scritto in italiano, tutto qua. [264
Re: Le mimetiche italiane nel dopoguerra
Citazione:
Originariamente Scritto da silent brother
solo che sulle etichette delle divise e degli equipaggiamenti italiani c'è scritto in italiano, tutto qua.
Ciao, è proprio quello che intendevo io! Impariamo ad usare l'italiano almeno per il materiale italiano!
Re: Le mimetiche italiane nel dopoguerra
Citazione:
Originariamente Scritto da kanister
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Originariamente Scritto da silent brother
solo che sulle etichette delle divise e degli equipaggiamenti italiani c'è scritto in italiano, tutto qua.
Ciao, è proprio quello che intendevo io! Impariamo ad usare l'italiano almeno per il materiale italiano!
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Re: Le mimetiche italiane nel dopoguerra
Citazione:
Originariamente Scritto da kanister
Vorrei aggiungere che se non mi piace usare termini stranieri quando esistono quelli italiani è solo perchè vedo in questo uso continuo due motivi: 1° è una dimostrazione che non conosciamo l'italiano, 2° a mio parere è un appiattirsi e uno scimmiottare gli stranieri come se facessero sempre la cosa migliore.
Aggiungiamo il fatto che se non riusciamo a tradurre in italiano un termine straniero vuol dire che non conosciamo nemmeno la lingua estera.
come non quotare questo intervento?
Allegati: 5
Re: Le mimetiche italiane nel dopoguerra
Visto che non è ancora stato postato aggiungo il cappello da fatica ( noto come " Stupida " ) abbinato alla policroma, alla Roma 92.