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25 aprile 2009: Commemorazione Caduti S. Marco ad Altare
25 aprile 2009: organizzata dall'Ass. S. Marco al Cimitero di Altare (SV) una S. Messa in ricordo dei Caduti seppelliti nel Cimitero delle Croci Bianche voluto e creato dal Generale A. Farina.
da IlGiornale n. 84 del 2009-04-08 pagina 19
Una sola croce per partigiani e repubblichini
di Redazione
Nel Savonese, dove la guerra civile fu più spietata, il generale Farina della Divisione San Marco della Rsi volle dare la stessa sepoltura ai caduti di entrambe le parti
Altare (Savona)
Racconta l`orafo di Altare, nella sua bottega dove lavora le pietre dure nel centro del vecchio borgo, che quando era ragazzo suo padre lo portava di tanto in tanto al Cimitero delle Croci Bianche. Gli mostrava una tomba, uguale a tutte le altre ma che dalle altre si distingueva perché qualcuno vi aveva depositato dei pupazzetti e alcune conchiglie. «Era la tomba di un soldato tedesco giovanissimo e sua madre, quando lo veniva a trovare, portava qualcosa appartenente all`infanzia di questo suo figlio, partito per la guerra ancora adolescente».
Andò avanti così per un po`, negli anni del dopoguerra, poi nessuno portò più pupazzetti perché la madre aveva raggiunto il figlio. I soldati tedeschi caduti nel Savonese tra il 1943 e il 1945 non sono più nel cimitero di Altare, ne è rimasto solo uno, Josef Henk Odereit, nato il 9 novembre 1924 e morto l`8 agosto 1944. I vent`anni non li aveva ancora compiuti, forse è lui il soldato dei pupazzetti.
Incuneato fra il cimitero civile del paese e lo svincolo dell`autostrada Savona-Torino, il cimitero militare di Altare è in effetti un sepolcreto di ragazzi: circa 1500 candide croci di marmo, dove le date di nascita vanno per lo più dal 1923 al 1925. Sull`autostrada i Tir fanno tremare i piloni del viadotto senza che i merli e le lucertole del cimitero ne siano minimamente disturbati. Non zittisce gli uccelli neppure il ronzare del tosaerba con cui un uomo sistema il prato in vista della cerimonia del 25 aprile, quando come ogni anno, i reduci dell`Associazione Divisione di Fanteria Marina San Marco verranno a celebrare la messa nel giorno dell`apostolo loro protettore e suoneranno il silenzio fuori ordinanza e il sindaco di Altare, come ogni anno, manderà magnanimamente una corona per i «fascisti» della San Marco. Ogni anno qualcuno manca alla cerimonia e viene ricordato dai superstiti insieme ai commilitoni caduti.
C`è qualcosa che distingue questo cimitero dagli altri cimiteri militari sparsi nella penisola ed è il fatto che le Croci Bianche non sarebbero dovute esistere e i fanti della San Marco caduti in combattimento o negli agguati partigiani avrebbero dovuto giacere, chissà per quanto tempo, in fosse comuni, se non fosse stato per il generale Amilcare Farina, un bresciano d`acciaio, militare fino alle midolla, uno per il quale «i soldati venivano prima della sua stessa famiglia», come ricorda ancora oggi la figlia Giulia. Combattente nella prima guerra mondiale e nella guerra di Spagna, pluridecorato, il generale Farina assunse il comando della Divisione San Marco, rientrata dall`addestramento in Germania e di stanza in Liguria tra Savona e Imperia, il 5 settembre 1944. La situazione volgeva al peggio e il morale della truppa era basso. Ne troviamo traccia nel diario del generale che si domanda se riuscirà a rincuorare i marò, «prigionieri di una incomprensione dolorosa». Ma è soprattutto un episodio a colpire Farina: la sepoltura di un soldato tedesco, calato in una fossa anonima, in terreno sconsacrato «dove un tempo si seppellivano eretici, esecutati e scomunicati». Farina è sdegnato: per un militare di carriera e di tradizione familiare come lui, il fatto che a un caduto non venga tributato l`onore dovuto è inconcepibile ma i suoi appelli al parroco e al podestà di Altare cadono nel vuoto. Con tutti i civili che la guerra miete, gli rispondono, nel cimitero non c`è più posto neanche per quelli del paese.
La testa dura del generale Farina non ci pensa ad arrendersi: «I caduti, tutti - scrive nel suo diario -, avranno da me una sepoltura e una fossa da soldati e in un campo da cristiani». Nemmeno dieci giorni dopo la sua nomina a comandante, il 15 settembre 1944, il cimitero della Divisione San Marco sta sorgendo accando al cimitero civile di Altare: quattro pali fungono da ingresso, due pezzi di legno formano la croce sopra l`architrave, le croci sopra le tombe vengono dipinte di bianco. Il generale Farina raccoglie alacremente le salme, esumandole dalle fosse anonime, dando a tutte, fin dove è possibile, un nome e una croce. Diverse autorità militari e civili della Rsi storcono il naso, soprattutto perché Farina dà sepoltura a tutti i caduti indistintamente, «tutti» come aveva scritto a lettere maiuscole nel diario: il cimitero accoglie i marò, accoglie i disertori fucilati, accoglie due aviatori americani abbattuti con il loro aereo, accoglie i partigiani.
La guerra civile nel Savonese è spietata, ad ogni agguato contro militari tedeschi e repubblicani seguono rastrellamenti e fucilazioni, l`odio scava solchi profondi. Farina è sempre più solo con le sue Croci Bianche che troppi vorrebbero smantellare, lui si appella a Graziani, il maresciallo lo conforta: «Vada avanti così».
La situazione precipita, l`avanzata angloamericana è inarrestabile, lo stillicidio degli agguati partigiani non cessa. Farina pensa al dopo, quando il suo paese ritroverà l`unità e la pace simboleggiate dalle Croci Bianche dove ancora oggi il nome del partigiano Bettini Giovanni si legge accanto a quello del marò La Giurato Carmine, quello del partigiano Giorgi Ercole accanto a quello dell`ardito Leonardo Andrea. «Il mio battaglione delle Croci Bianche - scrive Farina nel diario negli ultimi giorni di guerra - resta a presidio morale nel tempo della San Marco. Così qui resta e resterà la mia San Marco che con me ha sempre e solo gridato: Italia, Italia, Italia».
Illusioni? La Divisione San Marco si arrende ad Alessandria il 29 aprile, ma per circostanze ancora oggi non del tutto chiare, il generale Farina cade in mano a un gruppo di partigiani che lo picchiano selvaggiamente, procurandogli la frattura di una tempia. Dovrà la salvezza agli americani della 92ª Divisione Buffalo che lo ricovereranno a Genova in infermeria. In seguito sarà trasferito al carcere militare di Forte Boccea a Roma. In Liguria, come in tutto il nord del Paese, infuriano le «radiose giornate» della Liberazione. Il 1° maggio a Varazze i «garibaldini» prelevano da una villa dieci militari e fascisti prigionieri e li fucilano in piazza per festeggiare la giornata dei lavoratori. Sono l`anziano generale Ulderico Nassi, di 75 anni, sua moglie Luigia Bregante, l`interprete quarantenne Maria Zorzin, Cesare Raffaeli di 25 anni, i due sottufficiali del 3° reggimento artiglieri della San Marco Arturo Vitali e Graziano Cristello, il maggiore Giovanni Italia, il milite Giacomo Capello, il comandante delle Brigate Nere di Varazze Felice Uboldi. E Adriano Griotti, un ragazzo che ha soltanto diciassette anni.
Cinque di loro sono sepolti ad Altare, dove un`altra lunga serie di croci porta la scritta «morto a Cadibona il 12 maggio 1945». Sono le sepolture di 39 soldati della Gnr che, arresisi con la San Marco ad Alessandria, tornavano disarmati a casa. Circondati e catturati dai partigiani al Colle di Cadibona, vennero tutti denudati, fucilati e abbandonati in un macabro mucchio ai lati della strada. Solo dopo parecchio tempo i familiari riuscirono a riavere i cadaveri. Sono soltanto alcuni dei 1700 che vennero uccisi nella provincia di Savona fra il 25 aprile e il 15 maggio 1945.
Parteciperanno alla Cerimonia delegazioni di Associazioni d'Arma e di Veterani.
Sotto, alcune immagini del 25 aprile 2008.
Re: 25 aprile 2009: Commemorazione Caduti S. Marco ad Altare
Grazie della segnalazione.
Una cosa bella, il rispetto di tutti i caduti.
Belle foto
Re: 25 aprile 2009: Commemorazione Caduti S. Marco ad Altare
Citazione:
Originariamente Scritto da cocis49
Grazie della segnalazione.
Una cosa bella, il rispetto di tutti i caduti.
Belle foto
Re: 25 aprile 2009: Commemorazione Caduti S. Marco ad Altare
Cerchiamo di ricordare e rispettare chiunque sia caduto credendo in quello che faceva, sono tutti accomunati dalla morte.
Re: 25 aprile 2009: Commemorazione Caduti S. Marco ad Altare
una domanda :
qualcuno puo' spiegarmi per quale motivo nel giorno del 25 aprile (Il 25 aprile è la Festa della Liberazione a ricordo di quella data del 1945 che segnò in Italia la fine dell'occupazione nazifascista ) si devono commemorare i caduti delle milizie della repubblica sociale ?
Re: 25 aprile 2009: Commemorazione Caduti S. Marco ad Altare
Ciao, se guardi il calendario e non ti fermi al fatto che in Italia il 25 aprile è definita "Festa della Liberazione", troverai che quel giorno si festeggia anche S. Marco, da molto prima del 25 aprile 1945. E questo è il cimitero di gran parte dei caduti della S.Marco, anche prima del 25 aprile 1945, anche se molti sono caduti dopo la fine della guerra.
Nel caso non te lo ricordassi San Marco era un reggimento di fanti di Marina già* nella prima guerra mondiale, tanto è vero che mio nonno combatte alle foci del Piave nel 1918, inquadrato appunto nel San Marco di allora.
A parte questo, visto che ci riempiamo la bocca di parole quali libertà* e democrazia, mi dovresti spiegare perchè a dei cittadini italiani dovrebbe essere vietato commemorare dei morti nei giorni che vogliono.
Re: 25 aprile 2009: Commemorazione Caduti S. Marco ad Altare
La commemorazione di cui si parla è del Battaglione San Marco, santo che combinazione e non per dare fastidio cade il giorno del 25 Aprile, si tratta comunque della commemorazione di tutti i caduti, perchè per volere del comandante del suddetto battaglione i partigiani avevano diritto di esequie come gli altri, si parla chiaramente di un cimitero degli anni di guerra quando decidevano loro.
Mi meraviglia di più una mancata equiparazione dei morti ancora ai giorni nostri da parte dei "vincitori"e non sto parlando di neocosi o di comucosi ma di morti, e mi meraviglia il fatto che venga festeggiata una data che comunque ha portato morte e dolore ad una parte della popolazione italiana perchè non mi risulta essere una razza o nazionalità* essere stati fascisti nel ventennio.
E ricordiamoci che proprio questa differenza di giudizio italiani-fascisti ha permesso alla neonata Repubblica di evitare di pagare fra l'altro sacrosante pensioni per esempio all'ex ascaro per cui si è fatta una colletta proprio su questo sito.
ciao
Re: 25 aprile 2009: Commemorazione Caduti S. Marco ad Altare
Citazione:
A parte questo, visto che ci riempiamo la bocca di parole quali libertà* e democrazia, mi dovresti spiegare perchè a dei cittadini italiani dovrebbe essere vietato commemorare dei morti nei giorni che vogliono.
Perfettamente d'accordo, i morti vanno commemorati e rispettati TUTTI.
Re: 25 aprile 2009: Commemorazione Caduti S. Marco ad Altare
Citazione:
Originariamente Scritto da kanister
Ciao, se guardi il calendario e non ti fermi al fatto che in Italia il 25 aprile è definita "Festa della Liberazione", troverai che quel giorno si festeggia anche S. Marco, da molto prima del 25 aprile 1945. E questo è il cimitero di gran parte dei caduti della S.Marco, anche prima del 25 aprile 1945, anche se molti sono caduti dopo la fine della guerra.
Nel caso non te lo ricordassi San Marco era un reggimento di fanti di Marina già* nella prima guerra mondiale, tanto è vero che mio nonno combatte alle foci del Piave nel 1918, inquadrato appunto nel San Marco di allora.
A parte questo, visto che ci riempiamo la bocca di parole quali libertà* e democrazia, mi dovresti spiegare perchè a dei cittadini italiani dovrebbe essere vietato commemorare dei morti nei giorni che vogliono.
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Re: 25 aprile 2009: Commemorazione Caduti S. Marco ad Altare
Ciao, scusate una piccola precisazione, ma mi sembra necessaria per evitare gli errori di tutti.
Il REGGIMENTO S.Marco è esistito nella prima guerra mondiale ed anche nella seconda fino al 1943.
La DIVISIONE S. Marco è quella costituita in Germania nel 1944 e sciolta nell'aprile 1945 ad Alessandria.
Il BATTAGLIONE S. Marco è quello ricostituito nell'Italia del dopoguerra.
Cerchiamo quindi di dare a Cesare quel che è di Cesare ed a S. Marco quel che è di S. Marco.
P.S. Se qualcuno di voi vuol precisare le date esatte sarà* benvenuto.
Re: 25 aprile 2009: Commemorazione Caduti S. Marco ad Altare
Citazione:
Originariamente Scritto da mariob
La commemorazione di cui si parla è del Battaglione San Marco, santo che combinazione e non per dare fastidio cade il giorno del 25 Aprile, si tratta comunque della commemorazione di tutti i caduti, perchè per volere del comandante del suddetto battaglione i partigiani avevano diritto di esequie come gli altri, si parla chiaramente di un cimitero degli anni di guerra quando decidevano loro.
Mi meraviglia di più una mancata equiparazione dei morti ancora ai giorni nostri da parte dei "vincitori"e non sto parlando di neocosi o di comucosi ma di morti, e mi meraviglia il fatto che venga festeggiata una data che comunque ha portato morte e dolore ad una parte della popolazione italiana perchè non mi risulta essere una razza o nazionalità* essere stati fascisti nel ventennio.
E ricordiamoci che proprio questa differenza di giudizio italiani-fascisti ha permesso alla neonata Repubblica di evitare di pagare fra l'altro sacrosante pensioni per esempio all'ex ascaro per cui si è fatta una colletta proprio su questo sito.
ciao
Grazie ragazzi.
Non si è necessariamente dei "nazifascisti" nel voler ricordare questi Caduti.
Grazie anche a nome dei veterani del San Marco, che sarebbero contenti di leggerle.
Una storia in breve della FM qui:
http://www.italialhg.net/storia.htm
"milizie"... mah.
Posto di seguito la mia prefazione alle memorie di un Marò della San Marco, con delle considerazioni che reputo interessanti sulle Divisioni dell'ENR:
Di seguito, la nota introduttiva al libro Marò a sedici anni, di Sergio Moro.
Oggi mi fanno paura quegli storici che sanno di avere sempre ragione e che pretendono di mettere il chiavistello e il sigillo di ceralacca a ricerche considerate tabù, i cui risultati considerano ormai da tempo assodati felicemente per il bene di tutti.
Ariel Toaff
Dalle memorie del Marò Sergio Moro, con la loro semplicità* e schiettezza, emerge prepotente un amore per la Patria genuino, senza retorica, e il carattere equilibrato dello scrivente, un uomo â?? un ragazzo â?? che ama la sua famiglia e la sua Patria, e che ha fatto, sessanta anni fa, delle scelte che oggi appaiono straordinarie, ma che all`epoca hanno rappresentato la normalità* per decine di migliaia di italiani. Una "normalità*" di sacrifici e di sofferenze, di paura e di coraggio, per le quali questi italiani non hanno avuto medaglie o riconoscimenti, ma semmai angherie e disprezzo, se avessero militato nella Repubblica Sociale Italiana, o semplicemente sussiego se avessero servito nel Regio Esercito. La storiografia, e più in generale, quasi tutta l`intellighentsia culturale italiana hanno relegato in un angolo le vicende storiche e umane dei soldati italiani nella seconda guerra mondiale, divenuta "la guerra di Mussolini", a tutto vantaggio di chi era stato â?? o si era accodato â?? in quella che la vulgata volle come unica parte vincitrice della "guerra di liberazione", ossia la "Resistenza", e preferibilmente quella di matrice comunista. Ancora oggi, infatti, nonostante una tardiva e limitata presa di coscienza da parte della storiografia ufficiale della partecipazione (peraltro marginale, e osteggiata dagli Alleati) del Regio Esercito alle operazioni delle FF.AA. Alleate in Italia nel 1943-1945, si arriva a presentare con gran rilievo mediatico, e ancor peggio, istituzionale, il diario di Bruno Trentin, rappresentante di spicco del sindacato e all`epoca giovane antifascista, dove la frase chiave del diario, pronunciata dal padre alla proclamazione dell`Armistizio, è: "à? la guerra che comincia! [quella di "liberazione", evidentemente, NdE]". Alla quale fa subito eco il figlio: "La guerra vera per l`Italia vera". Come se le migliaia di italiani morti tra le pietraie della Grecia, le nevi della Russia, tra le lamiere dei carri della Ariete nel deserto libico non fossero "veri", non avessero famiglie che li piangessero, e l`aver combattuto, senza nulla chiedere, per la loro nazione non li qualificasse come "veri" italiani.
Tornando alle memorie del Marò Moro, vogliamo fare qualche riflessione sul ruolo militare avuto dalla Divisione F.M. San Marco della RSI nel 1944-1945. La storiografia mainstream presenta la San Marco, e, più in generale, le Divisioni dell`Esercito Nazionale Repubblicano (ENR) come unità* le quali, dopo aver subito un addestramento disumano e spersonalizzante nella "Germania nazista", ritornano in Italia accolte dall`ostilità* del "popolo alla macchia", vengono logorate dalle forze partigiane, e si sfaldano poco dopo con migliaia di diserzioni; inoltre, non combattono contro gli Alleati a causa della sfiducia dei tedeschi. Anche la storia orale, se raccolta dagli storici di sinistra, concorda appieno con tale impostazione, chiaramente subordinata ai dettami dell`ANPI: alcune testimonianze di militari â?? Ufficiali di complemento â?? delle Divisioni dell`Esercito Nazionale Repubblicano, portate alla nostra attenzione anni fa da una docente della Facoltà* di Storia di Genova, e raccolte in una ricerca d`impronta resistenziale, deprecavano in maniera monocorde i propri camerati e Ufficiali, lamentavano le dure condizioni dell`addestramento in Germania, la sua "spersonalizzazione" e la volontà* tedesca "di fare di noi degli automi", mentre giunti in linea si criticava il rancio, le postazioni, l`inadeguatezza degli equipaggiamenti a fronte dell`inclemenza del tempo, etc.
Inizieremo con il commentare i punti sollevati dalle testimonianze citate, chiudendo poi con delle considerazioni generali sulle testimonianze stesse, e sul ruolo della San Marco nel 1944-1945, ragionando non secondo i canoni della storiografia resistenziale o quella reducistico-apologetica dei "soldati dell`Onore", ma sforzandoci di seguire un approccio obiettivo, storico militare.
L`addestramento in Germania fu certamente duro, ma perché i soldati erano formati secondo la regola del "sudore salva il sangue": l`addestramento doveva, per quanto possibile, replicare le reali condizioni di battaglia, integrando le lezioni apprese dalla Heer in anni di guerra, e inserite prontamente nei programmi d`istruzione. L`addestramento non formava "automi", perlomeno non nell`accezione dispregiativa delle fonti resistenziali: il soldato doveva certamente essere condizionato a reagire automaticamente; in guerra un istante d`esitazione nell`affrontare in modo corretto un`emergenza, o nell`azionare con efficacia un`arma o un equipaggiamento, poteva portare a gravi conseguenze per il soldato e i suoi commilitoni. Al contrario delle "testimonianze" citate, i veterani delle Divisioni dell`Esercito Nazionale Repubblicano, Ufficiali e truppa, sia attraverso le loro memorie, sia in interviste o conversazioni da noi raccolte, hanno sempre posto in rilievo la meticolosità* dell`addestramento in Germania, in grandi campi che permettevano ad esempio di compiere manovre con l`intera Divisione, anche con l`impiego dell`artiglieria media; la possibilità* di addestrarsi assieme di più reparti, verificando il livello raggiunto nella coordinazione, comunicazioni, comando e controllo, era quasi totalmente sconosciuto in Italia. Il Tenente Licitra, del Gruppo Esplorante Cadelo della Monterosa, arrivò a dire che lui, già* veterano di diverse campagne, solo in Germania si rese conto di "come si faceva la guerra", e che gli istruttori tedeschi, anche solo per addestrare a tirare le bombe a mano, insegnavano diverse tecniche, a seconda della posizione del soldato e del bersaglio, etc. Il Tenente Licitra mise ben a frutto l`addestramento in Germania: il 26 aprile 1945, a Ruta di Camogli, un cannone controcarro PAK 40 facente parte di un reparto di retroguardia ai suoi ordini riuscì a distruggere un M4 A4 Sherman americano, e, unitamente al fuoco delle MG dei Bersaglieri del Cadelo, a bloccare così per diverse ore l`avanguardia di un gruppo di combattimento statunitense della 92nd Infantry Division "Buffalo" avanzante verso Genova. Un fatto d`arme senza dubbio minore, ma tuttavia indicativo dell`efficacia combattiva della Monterosa anche nelle ultime ore del conflitto. L`esperienza di guerra era trasmessa alla reclute anche nei dettagli più piccoli: ad esempio, il soldato era addestrato, una volta in posizione "a terra", a disporre i piedi paralleli al terreno, in modo che un proiettile che passasse radente non colpisse il tallone: un veterano del San Marco riporta come un suo camerata di una squadra di fucilieri che non aveva rispettato tale prescrizione, durante un`azione ebbe il tallone asportato di netto da un proiettile che aveva invece mancato quello di un altro Marò, sulla stessa traiettoria ma con il piede nella posizione prescritta dagli istruttori tedeschi.
Sempre a riguardo degli "automi", è da notare come la superiore efficienza delle unità* tedesche, portò l`US Army ad attivare una specifica commissione (Historical Evaluation and Research Organization), la quale riconobbe empiricamente, anche con l`uso di modelli matematici, applicati alla ricostruzione di un gran numero di scontri tra unità* Alleate, sovietiche e tedesche, una maggiore capacità* combattiva, sia in attacco che in difesa, ai soldati della Wehrmacht rispetto ai loro avversari. Seguirono poi gli studi degli storici militari Liddel Hart, Martin van Creveld, Paul Savage, Richard Gabriel e Trevor Nevitt Dupuy, che analizzarono approfonditamente questi risultati, confermandone la validità*. L`addestramento della Heer formava non solo gli Ufficiali, ma anche i Sottufficiali, e in una certa misura anche la truppa, all`Auftragstaktik, ossia al prendere, nel quadro della missione, l`iniziativa personale quando essa poteva essere fruttuosa, anche in mancanza di ordini specifici. Gli Ufficiali italiani che avevano combattuto accanto a unità* tedesche concordano solitamente nell`affermare come un Ufficiale inferiore tedesco o addirittura un Sottufficiale esperto avessero un`autonomia e un potere decisionale in campo tattico che nel Regio Esercito era appannaggio solo degli Ufficiali superiori italiani.
Arrivando all`equipaggiamento delle Divisioni dell`Esercito Nazionale Repubblicano, i documenti, ossia gli organigrammi e i rapporti di forza e armi, danno un quadro ben diverso da quello diffuso dalla pubblicistica ideologicamente schierata: gli ordini di battaglia delle Divisioni al momento del rientro in Italia presentano delle unità* dalla buona potenza di fuoco, sia all`interno delle Compagnie Fucilieri, sia nelle armi d`accompagnamento e d`appoggio: le Squadre furono dotate delle eccellenti mitragliatrici MG 42, e distribuite pistole mitragliatrici MP 40 e MAB 38 A, i potenti cannoni controcarro da 7.5 cm PAK 40 garantivano finalmente una efficiente difesa contro i corazzati, assieme ai lanciagranate a carica cava Panzerfaust, etc. Il limite delle Divisioni dell`ENR di essere ippotrainate, era comune a tutte le Infanterie-Division tedesche, anche se, in effetti, la decisione tedesca di usare queste unità* come reparti di presidio e sicurezza, quindi per compiti di seconda linea, condizionò in maniera negativa il completamento dell`equipaggiamento in alcuni settori.
Tutto considerato, viene quindi da pensare che le testimonianze dei repubblichini citate siano state accuratamente scelte per il loro concordare (in buona o mala fede) con la vulgata resistenziale e che, alla luce delle circostanze illustrate, non siano certo indicative del morale e delle motivazioni della maggior parte dei componenti le Divisioni dell`ENR, e tanto meno della efficienza combattiva di queste unità*.
A proposito delle diserzioni, prendendo in considerazione la San Marco, è innegabile che la dispersione in capisaldi della Divisione, lo stillicidio degli agguati partigiani, e la freddezza della popolazione, timorosa di rappresaglie dall`una e dall`altra parte, oltre all`incapacità* di reagire alla situazione di alcuni Ufficiali, portò ad un notevole abbassamento del morale, e a numerose diserzioni. Su questo argomento faremo solo due considerazioni, frutto dell`analisi di dati di fatto e non di preconcetti ideologici: la prima, è che a fronte di queste diserzioni, che la vulgata presenta come la prova dell`inefficienza dell`Esercito di Graziani, rimane il fatto incontestabile e consequenziale, pura aritmetica, diremmo, che la maggior parte dei Marò rimase invece al suo posto, e che anzi, negli ultimi giorni di guerra, in una atmosfera di pesantissima tensione psicologica e fisica, la Divisione, finalmente a ranghi compatti, dimostrò sul campo l`efficienza combattiva imparata in Germania, superando diversi sbarramenti dei partigiani, combattendo in campo aperto. Questo fatto, incontestabile e consequenziale, per l`appunto, è invece chiaramente ignorato dagli storici engagé et similia, ovvero ricercatori, laureandi, dottorandi, giornalisti, etc., che preferiscono opportunisticamente non porsi contro una certa egemonia culturale, che gli garantisce in cambio carriera e prebende.
Come corollario, citeremo inoltre come da parte resistenziale sono oculatamente ignorate le diserzioni nelle unità* partigiane; alla strombazzata diserzione del Battaglione Vestone della Monterosa (e chiaramente si evita di indicare come il Vestone fosse un reparto fuori organico, e che solo cinquanta uomini rimasero con i partigiani) si possono contrapporre i numerosi ex partigiani â?? spesso semplici renitenti alla leva â?? che si presentarono alle autorità* o ai reparti militari della RSI, specie dopo i bandi di amnistia, e furono incorporati nelle FF.AA. della RSI: segnaliamo gli ex partigiani nel Battaglione Risoluti, o nel Battaglione NP della Decima MAS, che seguirono il reparto al Fronte Sud e in prigionia, nei Btg. Ruggine della GNR, etc.
In secondo luogo, osserviamo le statistiche relative alle diserzioni di alcune unità* di fanteria dell`8ª Armata inglese nell`agosto-dicembre 1944 (da Eric Morris, La guerra inutile, pag. 522):
1ª Divisione: 626
4ª Divisione: 664
46ª Divisione: 1.059
56ª Divisione: 990
78ª Divisione: 926
Come si vede cifre di tutto rispetto, e teniamo conto che per i soldati inglesi, seppur coinvolti in aspri scontri, era evidente come la supremazia Alleata nello scontro di matériel li avrebbe condotti presto alla vittoria. Inoltre, a differenza dei soldati inglesi, gli effettivi delle FF.AA. della RSI operavano spesso vicino alle loro famiglie, e un momento di debolezza poteva facilmente spingerli a tornare a casa. All`opposto, per un Tommy o per un GI, la strada dall`Appennino bolognese a Leeds o a Milwaukee era una scoraggiante long way...
Per ultimo, veniamo all`importanza militare della San Marco (e delle altre unità* dell`Esercito Nazionale Repubblicano) nel quadro storico militare della guerra in Italia nel 1944-1945. Ovviamente, la vulgata vuole questa importanza pari a zero, poiché le unità* non sono impiegate contro gli Alleati, ma, schierate in Liguria, sono poi sfaldate dagli attacchi partigiani e si prodigano solo in rappresaglie contro civili innocenti e martiri partigiani, obbedendo ciecamente al bieco occupante nazista. La realtà*, se vista obiettivamente da una prospettiva storico militare, è diversa. Il predominio navale Alleato, unito alla supremazia aerea, aveva reso possibile tutta una serie di sbarchi sulle coste italiane: dallo sbarco in Sicilia, compresi i successivi sbarchi minori, detti End run, per cercare di ostacolare l`ordinata ritirata tedesca verso Messina, a Salerno, sino ad Anzio. Per l`Alto Comando tedesco era quindi naturale pensare che gli Alleati potessero tentare dei nuovi sbarchi, particolarmente a Nord, dietro la linea del fronte (e in effetti sbarchi di diversione furono eseguiti nell`aprile del 1945 durante l`ultima offensiva Alleata sul Senio). Di conseguenza, nella seconda metà* del 1944 i tedeschi si trovarono a dover presidiare sia la costa nord-occidentale italiana sia quella orientale; scopo arduo, con i mezzi risicati di cui disponeva l`Heeresgruppe B: basti pensare che per contenere le truppe Alleate sbarcate ad Anzio nel gennaio 1944, tra le unità* inviate in emergenza vi era la 715. Infanterie-Division, la cui artiglieria era formata da pezzi di preda bellica russa da 76.2 mm, e le mitragliatrici distribuite alla sua fanteria erano in buona parte preda bellica francese, mentre anche alla scelta 4. Fallschirm-Division mancava del tutto il Reggimento d`artiglieria! Le unità* dell`Esercito Nazionale Repubblicano permisero quindi ai Comandi tedeschi di poter liberare delle loro unità* inviandole al fronte, impiegandole contro gli Alleati; e â?? diserzioni o meno â?? le GG.UU. dell`ENR eseguirono fino al termine della guerra la loro funzione di presidio (e non solo, considerate le numerose piccole azioni condotte sulle Alpi al confine con la Francia). Vista la superiorità* numerica e in mezzi Alleata il poter inviare al fronte anche solo un paio di Divisioni, piuttosto che doverle tenere a scopo di presidio nelle retrovie, dovette rappresentare per i tedeschi un vantaggio operazionale notevole, e nuovo filo da torcere per gli Alleati nella loro lenta avanzata verso nord, dove ogni metro era fatto pagare a caro prezzo dalle veterane unità* della Wehrmacht.
Inoltre, seppur limitatamente, le Grandi Unità* dell`ENR, o loro aliquote, furono poi impiegate al fronte contro gli Alleati: oltre alle citate operazioni sul confine italo-francese, ricordiamo brevemente la partecipazione di parte della San Marco e della Monterosa alla riuscita Operazione Wintergewitter nel Natale 1944, e della Divisione Italia alla difesa della Linea Gotica. I Marò della San Marco e gli Alpini della Monterosa in particolare ebbero un buon comportamento al fronte, sia nelle dure condizioni della guerra di posizione, sia durante Wintergewitter, come testimoniato anche dagli encomi dei Comandi tedeschi.
Riteniamo che queste brevi note, pur nella loro sinteticità*, possano tuttavia essere una traccia per poter studiare con maggiore distacco â?? e alla luce dei fatti, e non dei dogmi â?? la storia militare delle Divisioni dell`Esercito Nazionale Repubblicano.
Re: 25 aprile 2009: Commemorazione Caduti S. Marco ad Altare
commemorare i defunti ?
2 novembre .
festeggiare il santo ?
nessun problema .
ricordare il 25 aprile chi combatte' e uccise quegli uomini che con la loro morte ci hanno permesso oggi di poter dire (piu' o meno ) qualsiasi cosa ?
mi sembra un po' una provocazione .
comunque , per fortuna , oggidi' io posso scrivere queste cose , loro ricordare i loro morti e voi criticare me .
e ricordare chi perse la vita alla benedicta , al turchino , all' olivella , a san martino , alla casa dello studente , a cravasco ......
Re: 25 aprile 2009: Commemorazione Caduti S. Marco ad Altare
Se possiamo dire liberamente quello che vogliamo al giorno d'oggi è grazie agli alleati anglo americani e non senz'altro grazie alla resistenza la cui unica frangia veramente ben organizzata non si rifaceva senz'altro alle democrazie e questo è innegabile.
Come è innegabile che sto parlando del 1945 e quindi non di politica perchè quando si trattano certi argomenti viene sempre tirata in ballo questa, siamo nel 2009 e per me politica è parlare di Bossi, Veltroni, Di Pietro, Berlusconi,Franceschini e chi ne ha più ne metta.
Ciao
Re: 25 aprile 2009: Commemorazione Caduti S. Marco ad Altare
Ciao Andrea, tu sai che mi barcameno tra destra e sinistra e che frequento molti partigiani, se non altro per studio. Uno di questi mi raccontava tempo fa della loro completa ignoranza militare, sino a che un disertore della S. Marco venne finalmente a fargli un po' di istruzione. Impararono così ad utilizzare armi di vario tipo e, proprio come dici tu, anche a buttarsi a terra partendo dalla posizione di marcia con fucile in spalla, arrivando con il fucile già* pronto per lo sparo. Glielo fece ripetere tante volte che alla fine divennero degli "automi" anche loro. Ed alla fine apprezzarono tutto questo 'addestramento in varie occasioni.
Re: 25 aprile 2009: Commemorazione Caduti S. Marco ad Altare
Tema del topic "25 aprile 2009: Commemorazione Caduti S. Marco ad Altare" ho l'impressione che piano piano stiamo andando in OT..
u03205.. avevi un dubbio, hai fatto una domanda e ti hanno risposto in maniera molto chiara.. adesso evitiamo di continuare su questa strada, poichè non porta da nessuna parte e rimaniamo nel tema del topic.. rispetto per i morti (di qualsiasi colore)
Re: 25 aprile 2009: Commemorazione Caduti S. Marco ad Altare
Citazione:
Originariamente Scritto da u03205
e ricordare chi perse la vita alla benedicta , al turchino , all' olivella , a san martino , alla casa dello studente , a cravasco ......
Ed aggiungiamo la corriera di Cadibona, i 200 del Monte Manfrei, i morti di Rovegno, gli annegati di Spotorno, quelli spariti al "Campo Stringhini", tutti quelli che "venivano portati al comando"... ma non ritornavano, .......
Abbiamo detto tante volte che non è certo sparando cifre sui caduti che si riuscirà* mai a capirsi.
Re: 25 aprile 2009: Commemorazione Caduti S. Marco ad Altare
Abbiamo detto tante volte che non è certo sparando cifre sui caduti che si riuscirà* mai a capirsi.
Con questa frase che reputo corretta metto fine a questo discussione.
L'ultima parola spetta agli admin se riaprirla o meno!
Re: 25 aprile 2009: Commemorazione Caduti S. Marco ad Altare
Comunicazione
L'utente u03205 dopo aver ripetutamente violato il regolamento del forum in diversi Topic ha ricevuto due Richiami Ufficiali dall'amministrazione WW..