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Allegati: 12
In mare per lavoro
Questo racconto è tratto da alcuni settimanali d'epoca anno XX° E.F.
Nel vasto quadro della gigantesca e implacabile guerra che si svolge sui mari, accanto alle eroiche imprese dei sommergibili e delle unità* di superficie della Regia Marina, occupano un posto d`onore le gesta dei palombari, milizia del silenzio, impegnata in imprese anonime ed audacissime, che non vengono segnalate per ovvie ragioni di opportunità*.
Gente temprata, per i quali gli abissi marini non rappresentano un ostacolo e incognita.
Gente che ha compiuto parecchie volte il giro del mondo e parla dieci frasi di tutte le lingue, ma soprattutto che ha fatto stupire la gente di ogni paese per l`abilità*, l`ardire e la rapidità* con la quale ha saputo strappare agli abissi marini i relitti affondati anche in tempo di pace.
Rudi marinai e palombari, livornesi e viareggini, i più arditi ed abili del mondo, gente che ha percorso tutti i mari e che conta all`attivo decine di navi rimesse a galla nelle condizioni più difficili e paurose in tutti i mari d`Europa dal Mediterraneo all`Atlantico.
Armatori di Genova, Livorno, Trieste, Napoli, hanno inviato le loro flottiglie ed equipaggi specializzati, dove il Superiore Comando della R.Marina Italiana, ha stabilito il recupero dei piroscafi nemici affondati.
Relitto di una nave
[attachment=11:1fecdhdd]numero 6.jpg[/attachment:1fecdhdd]
I rimorchiatori, trainano un grosso battello, somigliante quasi a un pontone, scialuppe e lance-compressore per il taglio subacqueo.
[attachment=10:1fecdhdd]numero 5.jpg[/attachment:1fecdhdd]
[attachment=9:1fecdhdd]numero 7.jpg[/attachment:1fecdhdd]
La flottiglia di rimorchiatori, è partita alle due della notte.
L`equipaggio è intento alle manovre, soltanto i palombari riposano in attesa del loro ingresso nella grande scena marittima che li attende.
Palombari in attesa
[attachment=1:1fecdhdd]numero 4.jpg[/attachment:1fecdhdd]
Occhi vigili a prua e sul piccolo ponte di comando, nessun pericolo in vista.
E` una flottiglia che va a recuperare in un determinato punto della costa, un grosso relitto nemico, affondato con un carico prezioso di minerali e di combustibile.
L`equipaggio è specializzato in tali lavori di recupero.
Ogni armatore-specialista, nel recupero di relitti, possiede un proprio sistema per rimettere a galla le navi.
Se dal lato tecnico variano le forme, i risultati sono però tra i più stupefacenti, siano cassoni o cilindri galleggianti che vengono applicati ai fianchi del relitto o sotto la carena o che la nave venga resa "impermeabile" in determinati scompartimenti o settori, il lavoro non è tanto facile.
Spinte positive e negative, sbandamenti a 60 gradi, resistenza delle strutture, ecc, poiché i calcoli fatti a tavolino molto spesso non risultano sufficienti, ecco allora entra in campo l`esperienza personale dei palombari, la cosiddetta "praticaccia" di chi vive anche 100 ore immerso e quasi appiccicato ai fianchi del relitto.
Individuato il punto del relitto, calcolata la profondità* e la posizione in cui giace, i gradi di inclinazione e sbandamento del carico, i danni subiti dai siluri o bombe, più il calcolo delle correnti subacquee, luce, il fondo se melmoso o roccioso ecc, ecco allora comincia il duro lavoro.
Si lavora senza sosta, ininterrottamente, l`occhio vigile al nemico che può giungere dal cielo, o dal mare stesso, per turbare il prezioso lavoro dei palombari.
Si indossa un meraviglioso scafandro italiano, leggero, di tela impermeabilizzata col cauciù, la testa protetta dalla grossa sfera di rame e non quello tutto metallico, adatto per le grandi profondità*, ma che non consente grande libertà* nei movimenti.
Il lavoro è lento e i palombari si immergono con altrettanta lentezza per prendere la pressione poco a poco.
Uno dopo l'altro due palombari si immergono
[attachment=8:1fecdhdd]numero 8.jpg[/attachment:1fecdhdd]
Da bordo della lancia-compressore si seguono le mosse dei due palombari immersi, svolgendo a mano a mano il tubo che fornisce l'ossigeno
[attachment=7:1fecdhdd]numero 9.jpg[/attachment:1fecdhdd]
In questa foto si scorge, a sinistra il palombaro e a destra la fiamma ossidrica che attacca il relitto
[attachment=6:1fecdhdd]numero 10.jpg[/attachment:1fecdhdd]
Individuato il carico nelle stive e la sua posizione, la nave viene suddivisa in settori.
Dopo aver isolato per esempio, i settori estremi di prua e di poppa, resi impermeabili questi due punti dal resto della nave (se questa non è stata spezzata al centro) tutte le aperture vengono tamponate, saldate, impermeabilizzate ed alla fine vengono immesse le maniche delle potenti pompe aspiranti azionate dai rimorchiatori.
L`estrazione dell`acqua ha inizio.
Espulsa questa dai settori diventati compartimenti stagni, la nave balza a galla.
Ma quanto lavoro durato anche 3 o più mesi e quanta fatica e sforzi a 20, 30, 50 metri di profondità*.
Compiono il giro della nave, visitano l`interno, si imprimono nella memoria tutto, dalle caratteristiche alle particolarità*, stato, condizioni, tutto quanto è utile per il futuro lavoro.
Un grande squarcio a prua e uno al centro sotto la linea di immersione, oppure la poppa è sventrata, due bombe centrate in coperta, manca il ponte di comando, tutto è un intrigo di lamiere sventrate.
Il sistema da adottare allora cambia di volta in volta, ogni relitto ha ferite diverse.
Ci sono lamiere da tagliare con la fiamma ossidrica, altre che bisogna far saltare con la dinamite, mentre certe aperture vengono tamponate meticolosamente.
Giunge finalmente l`ultimo giorno.
I palombari hanno terminato i lavori.
Le maniche delle pompe sono state immesse saldamente, strette a doppio giro, inchiavardate.
I palombari risalgono tutto l`equipaggio è in coperta.
Tutto è pronto, dicono laconicamente.
Tutti vorrebbero gridare la loro gioia, invece tacciono e lo si comprende dallo sguardo più vivo, dalla manata sulla spalla, dal frizzo paesano, lo si capisce anche dall`andirivieni insolito del cuoco, dalla rapidità* con la quale i marinai che lo aiutano davanti ai fornelli, pelano le patate o sventrano e squamano il pesce.
Oggi è troppo tardi, le pompe saranno messe in azione domattina all`alba.
Questa notte si dormirà* poco e male, c`è una strana ansia fatta di scrupoli, dubbi.
Si contano le ore, i minuti, ai primi chiarori dell`aurora tutto l`equipaggio è in piedi, anche i palombari, nessuno parla, si attende che il capitano dia l`ordine affichè le pompe entrino in azione.
Un ordine secco, improvviso, un ronfare e pulsare di potenti motori, poi uno, due, quattro potenti getti d`acqua si alzano dai bordi e dai ponti dei rimorchiatori.
Le colonne d` acqua, ricadono in migliaia di tonnellate e tonnellate di peso che cominciano ad alleggerire il relitto.
Le pompe al lavoro
[attachment=5:1fecdhdd]numero 2.jpg[/attachment:1fecdhdd]
[attachment=4:1fecdhdd]numero 1.jpg[/attachment:1fecdhdd]
Passano le ore, lentissime.
I palombari appoggiati ai bordi guardano il mare, là* dove le tubature delle pompe sono immerse.
Ognuno guarda il proprio orologio.
Mancano pochi minuti alla fine, i calcoli non possono essere sbagliati, incidenti non devono essere sopravvenuti.
Ancora due minuti, uno.........alcuni secondi........
Un ribollire di spume, come se una bomba o una mina scoppi sott`acqua, una specie di cratere liquido che si apre improvviso, la nave è balzata a galla.
Un grido di vittoria lanciato all`unisono dall`equipaggio, copre il tumulto dei motori.
Alcuni comandi e i motori si calmano, si placano, pulsano più adagio, tacciono.
Il relitto si dondola sulla linea di immersione, incrostato di alghe, erbe, spugne, conchiglie, rugginoso.
Un altro piroscafo nemico è stato riportato a galla.
[attachment=0:1fecdhdd]numero 11.jpg[/attachment:1fecdhdd]
Le due fotografie mostrano i terribili effetti prodotti sulla nave nemica dall'esplosione di grosse bombe sganciate dai nostri aerei.
[attachment=3:1fecdhdd]numero 12.jpg[/attachment:1fecdhdd]
[attachment=2:1fecdhdd]numero 13.jpg[/attachment:1fecdhdd]
I marinai ed i palombari hanno strappato un`altra preda dal mare ed ora l`agganciano con potenti funi metalliche per trascinarla nel porto o verso un punto costiero prestabilito.
Che il lavoro di recupero sia stato compiuto in pieno mare, sotto costa, in una rada o in porto, la gioia e la soddisfazione che invade l`equipaggio è la medesima.
Oggi c`è festa grande a bordo ed il cuoco sa che ora tocca a lui di scena
C`è un odore di cose buone nell`aria, un sapore di cucina paesana e vi saranno anche gli scoppi dello spumante.
L`equipaggio quando la flottiglia s`è mossa, è corso a fare toeletta, a cambiarsi d`abito, a farsi la barba, riassettano le cuccette, raddrizzano le fotografie appiccicate alle pareti della moglie e dei figli, insomma si preparano a sbarcare in bella forma.
Appesi ad asciugare simili a strani cadaveri disseccati, i costumi dei palombari.
La radio di bordo ha già* trasmesso ""Tutto bene, arriveremo ore..............""
fine fonte cartaceo cocis49
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Re: In mare per lavoro
Sono gli stessi che a fine guerra hanno ripulito i porti dai relitti e dalle mine, gente di un certo fegato che in genere ha poi pagato caro il suo lavoro. Perchè le immersioni logorano senza dimenticare che molti sono morti per incidente, per tubi impigliati ed esplosioni impreviste.
Persone degne di rispetto ed ammirazione.
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Re: In mare per lavoro
Quoto Andrea! [264
Bel servizio Cocis, questa cronaca di recupero con tono "ventennio" si legge con vero piacere! [17
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Allegati: 1
Re: In mare per lavoro
Vero degne di ammirazione e rispetto e spessissimo per un tozzo di pane.
Anche se non è venuta bene (non l'ho tolta dal quadro), allego una bella foto.
Grazie [257
[attachment=0:nmdrkkub]quadro.jpg[/attachment:nmdrkkub]
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Re: In mare per lavoro
Ottimo servizio Luciano!!
Mi è particolarmente cara l'ultima foto che ritrae il ponte delle Guglie sul rio di Cannaregio, in quanto lì sono nato e ho abitato fino al momento di sposarmi!
Il palazzo sulla sinistra dove sulla rivetta si immerge il palombaro è palazzo Labia oggi sede della RAI del Veneto, mentre gli edifici più alti sullo sfondo appartengono al ghetto ebraico.
Proprio in quegli anni un parente di mia madre era imprenditore di una ditta di recuperi navali, magari quello della foto......
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Re: In mare per lavoro
Citazione:
Originariamente Scritto da Peo
Ottimo servizio Luciano!!
Mi è particolarmente cara l'ultima foto che ritrae il ponte delle Guglie sul rio di Cannaregio, in quanto lì sono nato e ho abitato fino al momento di sposarmi!
Il palazzo sulla sinistra dove sulla rivetta si immerge il palombaro è palazzo Labia oggi sede della RAI del Veneto, mentre gli edifici più alti sullo sfondo appartengono al ghetto ebraico.
Proprio in quegli anni un parente di mia madre era imprenditore di una ditta di recuperi navali, magari quello della foto......
Grazie [257
Ma guarda il caso, beccare il luogo dove sei nato [264
Chissà* se quello della foto è la stessa persona
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Re: In mare per lavoro
Per quanto ne so il palombaro potrebbe essere stato un suo dipendente! [257
Curioso vedere come per un recupero a 2 metri di profondita all'epoca si impiegasse un palombaro, visto che i sub erano ancora da venire....in genere per quelle profondità* si agiva in tenuta balneare! [icon_246
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Re: In mare per lavoro
Molto dipende dal tipo di lavoro che si va a fare: anche oggi, per certe cose, il palombaro è insostituibile, anche se, per la maggior parte degli interventi, le cose si sono molto modernizzate...
Magari all'epoca l'acqua era pulita e si trattava solo di svolgere un lavoro pesante e quindi occorreva solo un assetto "di peso"... oggi, credo bene, in quello stesso canale, nessuno ci andrebbe senza un apparato stagno, anche solo per la sporcizia delle acque...
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Re: In mare per lavoro
Può essere Klaus! [264
Comunque in quel canale che prende le acque direttamente dal Canal Grande da una parte, e la laguna dall'altra l'acqua è sempre in movimento, perciò parecchio pulita tanto che da piccolo qualche bagno dal lato opposto a questo che si affaccia alla laguna me lo sono fatto!
Oggi i tempi sono cambiati ma c'è chi ancora d'estate non disegna qualche tuffo.
Ci sono poi le innumerevoli volte che sono caduto in questo canale anche con temperature sotto lo zero, giocando a nascondino tra le barche....a Venezia si usava così! [chick [chick
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Re: In mare per lavoro
Guarda, io ho fatto solo due più due...
L'uso dei palombari, ora come allora, è necessario ed insostituibile per:
1) Lavori pesanti. La zavorra del palombaro lo aiuta a tenere una notevole stabilità .
2) Lavori ed immersioni in corrente forte. Idem come sopra: stabilità , oltre ad una notevole robustezza dell'apparato di respirazione, che permette di immergersi anche in frangenti nei quali la maschera e l'erogatore vengono strappati via dall'acqua.
3) Lavori in immersione in acque inquinate o liquidi nocivi. Per liquidi nocivi intendo anche acidi o idrocarburi. Diversi operatori che conosco (è il mestiere di mio fratello) hanno fatto immersioni in fogne, silos di petrolio, acidi, per turare falle mentre i silos venivano svuotati dall'esterno... Oppure qualcuno ha lavorato in cantieri, a Berlino: nella capitale tedesca, infatti, non appena si scava si incontrano falde di acqua e quindi occorre spesso isolare le fondamenta dei nuovi palazzi con paratie stagne. I moderni palombari non fanno altro che montarle e saldarle in immersione. Poi si svuota la grossa vasca che si è formata e si fanno le gettate di cemento.
4) immersioni mediamente o molto profonde.
Secondo te, conoscendo il posto, in quale di questi casi ci troviamo?
Io dubito che ci fosse corrente forte, quindi, o si tratta di un'immersione dimostrativa, di propaganda o di un lavoro pesante (anche di muratura o messa in sicurezza di molo o fondamenta di edifici, chissà ...) oppure, che piaccia o no... il nostro operatore ha fatto una capatina in una fogna..?
D'altra parte c'è chi fa il bagno a Tevere, ed è famoso il tuffo di Capodanno, ma i protocolli di sicurezza impongono attrezzatura stagna, anti inquinamento...
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Re: In mare per lavoro
Citazione:
Originariamente Scritto da Klaus
D'altra parte c'è chi fa il bagno a Tevere, ed è famoso il tuffo di Capodanno, ma i protocolli di sicurezza impongono attrezzatura stagna, anti inquinamento...
Ricordo che parecchi anni fa, un regista che ha fatto il bagno nel Tevere, è morto di leptospirosi.
Pare gli fossero entrate in bocca poche gocce d'acqua... ma la pipì di ratto non perdona.
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Re: In mare per lavoro
Klaus per quanto riguarda le ipotesi da formularsi sull'intervento della foto, direi che la tenuta da palombaro era l'unica disponibile all'epoca i sub sono venuti dopo.
In quel punto in un senso e poi nell'altro a seconda delle maree c'è parecchia corrente ma oggi gli interventi vengono fatti senza particolari zavorre.
Ipotizzerei, vista la distanza dalla riva della barca alla quale si appoggia il palombaro (per la cronaca si tratta di una "caorlina", mentre le due più piccole sul lato destro sono due "sandali"), di un recupero di natante affondato magari con il suo carico, operazione non semplice da effettuarsi anche ai giorni nostri.
Potrebbe trattarsi del recupero di una "peata" barca da carico come le due ormeggiate appena oltre la caorlina; tra l'altro in quello stesso posto dove si vedono due piante appoggiate al muro della casa esiste tutt'oggi un noleggiatore di barche da trasporto.
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Re: In mare per lavoro
Però la didascalia dice "scandaglia", magari cercano qualche oggetto particolare.
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Re: In mare per lavoro
Allora in base alla didascalia che dice "scandaglia" faccio un'ipotesi più fantasiosa: come dicevo il palazzo sulla sinistra ora sede della RAI si chiama Palazzo Labia dal nome della facoltosa famiglia patrizia che ne era proprietaria.
E' conosciuta a Venezia la storia che durante le sfarzose feste che si tenevano nel salone detto appunto delle feste affrescato dal Tiepolo, i padroni di casa per ostentare la loro ricchezza servivano le pietanze in piatti da portata in oro e argento.
Ma questo non bastava loro e allora affacciandosi dal balcone che si vede nella nostra immagine, declamando " Abia o non abia, sempre abia!!" (Che io abbia o non abbia, sempre abbia!!), lanciavano con noncuranza tali preziosi oggetti in canale, suscitando lo stupore dei commensali.
Sotto sotto c'era un trucco però; infatti precedentemente i servitori avevano steso tra una riva e l'altra del rio una rete sotto il filo dell'acqua, e una volta terminata la festa veniva ritirata recuperando così gli oggetti precedentemente lanciati.
Che il palombaro stesse cercando gli eventuali preziosi dei Labia?
Dubito in quanto è risaputa la storia della rete occultata e comunque i canali a Venezia vengono periodicamente dragati dai sedimenti che man mano si depositano sul fondo; mi è piaciuto comunque raccontarvi questa curiosità ! [257
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Allegati: 1
Re: In mare per lavoro
Ho letto con molto interesse quanto sinora detto, concordo in larga misura con voi tutti.
Interessante il racconto su Palazzo Labia, comunque a quei tempi come dice Michele, gli unici ad andare sotto per lavori erano i palombari i sub vennero sicuramente dopo.
Ricordo che molto tempo fa mi dissero che per effettuare i lavori di sistemazione delle catenarie nei porti gli unici che potevano farlo erano appunto i palombari.
Integro con una foto che ho scattato a Londra in un negozio di articoli marinari.
[attachment=0:2807agbv]P1010058.jpg[/attachment:2807agbv]
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Re: In mare per lavoro
Quando parlo di corrente forte intendo davvero forte, principalmente fluviale, come quella che ha ucciso, qualche anno fa, nel Tevere in piena, un vigile del fuoco con attrezzatura non adeguata: il "gran facciale", insufficiente, gli è stato strappato via, appena si è immerso... Un mio conoscente stava per fare la stessa fine con l'elmo da palombaro, di moderna concezione, ovviamente, nel Reno in piena, a Berlino. L'acqua ha una forza irresistibile e gli ha strappato di dosso l'elmo... dopo due mesi di convalescenza, tra la vita e la morte... ha aperto un negozio di mobili...
Identica storiella, sul lancio di stoviglie e apparecchiature preziose, si racconta dei festini tenuti a Roma, alla Villa Farnesina, in riva al Tevere... Questa leggenda è ambientata nel '500, la vostra?
La tua ipotesi barca affondata credo sia la più plausibile, se non l'unica plausibile.
Ma doveva essere una barca di un certo interesse o ingombrante alla navigazione, altrimenti per il recupero del solo carico avrebbero usato metodi più economici...
Tanto per dire, che si tratti di "scandagliamento" vero e proprio l'ho escluso a priori.
Il verbo scandagliare piace molto ai profani, come credo fosse chi ha scritto la didascalia della cartolina, ma significa, tecnicamente, "misurare la profondità* con lo scandaglio".
Solo in senso traslato, atecnico e derivato può significare "esplorare, verificare a fondo"...
"Scandagliare" col palombaro, quindi, anche all'epoca era piuttosto insolito...
Specie in acque tanto basse...
Anche perchè lo scandaglio è attrezzo molto semplice ed antico (consiste in una pietra legata ad un filo, fondamentalmente...) e non occurre bagnarsi per usarlo... e perchè metodi di immersione più leggeri ed... abbordabili, c'erano anche all'epoca.
Muovere un palombaro significa oggi, come allora, usare un operatore altamente specializzato e almeno due assistenti ben in forma ed addestrati, oltre ad una attrezzatura estremamente costosa e rara.
Insomma, per farla breve, a seconda delle difficoltà*, della profondità* e dei rischi, con meno di 2 o 3.000 euro al giorno mi sa proprio che non te la cavi, per imbarcazione, personale ed attrezzatura. E ho detto poco: se ci sono difficoltà* particolari, distanze, profondità* o rischi, le cose possono solo peggiorare....
All'epoca tutte queste difficoltà*, anche in una città* di professionisti del mare come Venezia, anche con costi di mano d'opera inferiori, dovevano essere amplificate, perchè i pochi operatori disponibili avevano il monopolio nella loro zona (anche per legge, peraltro) ed ereditavano le attrezzature dai loro padri...
Oppure erano militari, ma pure i militari non è che possano fare uso delle risorse loro affidate a piacimento...
Insomma, ora come allora, il palombaro arriva per ultimo, quando le altre risorse non sono sufficienti e quando il lavoro, per lui, è bello e che individuato, per non fargli perdere tempo prezioso per prospezioni che possono essere effettuate in altro modo, meno costoso.
Scomodare tutto ciò per... "scandagliare" mi pare 'na barzelletta... Per Carità*, tutto può essere, ma corda e sasso costano meno e il secchio col fondo di vetro (o batiscopio guardafondo che dir si voglia) pure, per intenderci...
Comunque il palombaro, per immergersi, ha bisogno della pompa di aria, in superficie, che, all'epoca, era quasi sempre a mano, con dei grossi volantini ai due lati... la vedete, voi?
E cosa ha sollevato a bordo il barcaiolo al centro, di spalle?
Bah... Se non si tratta di barca affondata, magari col tesoro, sarà* forse foto posata, di propaganda, di pubblicità*: il fotografo, magari incaricato da qualche ente di promozione, avrà* chiesto di simulare un intervento e si è mossa la squadra con l'attrezzatura minima e, senza andare troppo lontano ha posato nel canale...
Molte foto e filmati nascono così anche oggi...
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Allegati: 1
Re: In mare per lavoro
Ciao Kl.aus, purtroppo non ho molte cognizioni tecniche, ma ritornando al palombaro se ho capito bene, non credo sia del tutto vero quanto dici """"Insomma, ora come allora, il palombaro arriva per ultimo, quando le altre risorse non sono sufficienti e quando il lavoro, per lui, è bello e che individuato, per non fargli perdere tempo prezioso per prospezioni che possono essere effettuate in altro modo, meno costoso. """ , infatti dal mio scritto ripreso da giornali d'epoca dice che molto lavoro di verifica veniva fatto dai palombari, aggiungo una riga tratta sempre da quell'articolo """E' un lavoro di insetti intorno al corpo inerte di un pachiderma, compiono il giro della nave, visitano l'interno.............ecc."""
Ricercando il settimanale mi sono imbattuto in questa foto.
[attachment=0:3uwyeo2q]palombaro.jpg[/attachment:3uwyeo2q]
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Re: In mare per lavoro
Luciano è davvero una storia interessante questa dei palombari, a cui non avevo mai pensato minimamente. Sicuramente è stata ed è gente col fegato e che è giusto ricordare
Belle le fotografie [264
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Re: In mare per lavoro
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Re: In mare per lavoro
Citazione:
Originariamente Scritto da cocis49
Ciao Kl.aus, purtroppo non ho molte cognizioni tecniche, ma ritornando al palombaro se ho capito bene, non credo sia del tutto vero quanto dici """"Insomma, ora come allora, il palombaro arriva per ultimo, quando le altre risorse non sono sufficienti e quando il lavoro, per lui, è bello e che individuato, per non fargli perdere tempo prezioso per prospezioni che possono essere effettuate in altro modo, meno costoso. """ , infatti dal mio scritto ripreso da giornali d'epoca dice che molto lavoro di verifica veniva fatto dai palombari, aggiungo una riga tratta sempre da quell'articolo """E' un lavoro di insetti intorno al corpo inerte di un pachiderma, compiono il giro della nave, visitano l'interno.............ecc."""
Ricercando il settimanale mi sono imbattuto in questa foto.
[attachment=0:vgcmhvra]palombaro.jpg[/attachment:vgcmhvra]
A me pare che questo conferma proprio quanto ho detto, invece, e mi dà* l'occasione per spiegarmi: mi sa che non mi ero spiegato.
Si chiama il palombaro quando non se ne può fare a meno e conviene economicamente, almeno in teoria. Poi, se ho fatto un buco nell'acqua e ho buttato i soldi, lo capirò solo dopo. Ma questo è un altro discorso: se lo so dapprincipio, non lo chiamo.
Il palombaro costa.
E tanto: a trenta metri di profondità*, e su lavori pesanti all'epoca, non se ne poteva fare a meno e quindi, coerentemente, è vero quel che dici...
A due, quattro, sei metri, in un canale veneziano, se ne può fare a meno, secondo me, per scandagliare o effettuare semplici prospezioni tecniche...
Mi spiego: se devo chiamare il palombaro, per un lavoro a sei metri, lo faccio quando non ho alternative e gli faccio trovare tutto pronto, gli individuo il lavoro e sta sul posto il minimo indispensabile. Posso preparargli il campo, usando altri mezzi.
Se il minimo indispensabile è anche una prospezione, a trenta metri, nel 1940, devo chiamarlo anche per la prospezione....
La prospezione profonda, allepoca, non si poteva fare, usando altri mezzi...
Se il minimo indispensabile è ricavare fango curativo a trenta metri, lo chiamo anche per questo.
Se il minimo indispensabile è esplorare un relitto profondo, valutare la convenienza di recuperare il carico e/o la nave, magari sezionandola a pezzi, lo faccio, ma, per ipotesi, non chiamo il palombaro "per cercare ed individuare" il relitto: lo chiamo, come dicevo e ripeto: "quando ho trovato, preparato, individuato il lavoro per lui"...
Per capirci: il palombaro è come il chirurgo: interviene quando la camera operatoria il paziente e l'anestesia sono pronti e puliti: il suo intervento, la sua freschezza, la sua stanchezza, le sue capacità* sono preziose e costose....
Se occorre, per un intervento importante o difficile è possibile doverlo chiamare anche durante le fasi pre-operatorie. Ma costa.
Non è che i palombari li trovi all'angolo della strada: sono, ed erano, iscritti nel registro della gente di mare ed hanno sempre avuto altissima professionalità*.
Nella foto che hai postato si vede bene, ma bene, bene, bene, la pompa a mano con i volantini ai lati. Con tutta probabilità* QUESTA è una foto operativa.
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Re: In mare per lavoro
Ciao, avevo inizialmente frainteso, ora ho compreso quanto intendevi dire [264
La foto sostanzialmente l'ho messa proprio perchè si vede la pompa e i volantini che avevi accennato in un post precedente [257
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Re: In mare per lavoro
No problem! Non ero stato chiaro.
[257
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Allegati: 1
Re: In mare per lavoro
Girovagando tra i miei CD ho trovato questa foto d'epoca di un palombaro, non vi è didascalia ma credo sia inglese
[attachment=0:b37dmj6m]Palombaro.jpg[/attachment:b37dmj6m]
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Allegati: 1
Re: In mare per lavoro
Trovo davvero molto bella l'ultima foto. Tra le mie riviste d'epoca ho trovato questa copertina del 1942 N.45 del Mattino illustrato, con cui do il mio piccolo contributo al topic che trovo interessante.
[attachment=0:1rvjgkxc]102_9860.JPG[/attachment:1rvjgkxc]
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Re: In mare per lavoro
Bene [264
Guarda all'interno ci deve essere l'articolo e foto (almeno spero), quindi................ [icon_246 [icon_246 .
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Re: In mare per lavoro
Citazione:
Originariamente Scritto da cocis49
Bene [264
Guarda all'interno ci deve essere l'articolo e foto (almeno spero), quindi................ [icon_246 [icon_246 .
No Luciano, purtroppo in questa rivista a differenza di altre non c'è un articolo e/ o fotografie all'interno.
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Allegati: 2
Re: In mare per lavoro
[quote="cocis49"]Vero degne di ammirazione e rispetto e spessissimo per un tozzo di pane.
Anche se non è venuta bene (non l'ho tolta dal quadro), allego una bella foto.
Grazie [257
[attachment=1:edsilote]labia.JPG[/attachment:edsilote]
Altra vista coeva dello stesso posto:
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Re: In mare per lavoro
Interessante [264 è lo stesso palazzo visto di fronte
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Allegati: 13
Re: In mare per lavoro
Integro il topic con questo articolo presente nella rivista TEMPO n. 168 del 13-23 Agosto del 1942-XX, dove si parla del lavoro svolto anche dai palombari. Spero di non andare OT perchè anche questo è un lavoro che per buona parte era svolto in mare.
Inserisco l'articolo così com'è scritto e le foto:
"Fra le tante guardie che una guerra crea e dissemina per terra e per mare ve n`è una, particolarmente delicata, che ha piede sulla terra e occhio sul mare; e soffre talvolta i disagi di una vita precaria senza il compenso di saper nota ai profani la missione che svolge, senza la soddisfazione di vedere i frutti del proprio lavoro: questa è la guardia alle ostruzioni, l`oscura guardia che ogni comando di base marittima manda qui e lì, per il porto, ove a ripulire uno sbarramento antisiluro, ove a sostituire i cavi di uno sbarramento antisommergibile.
E poi c`è la guardia fissa: quella che aziona le porte degli sbarramenti, per dar via libera alle navi in entrata o in uscita, per controllare i nominativi dei piroscafi che si presentano sulle soglie delle città* marittime e chiedono ospitalità*. E per questa gente la dimora sugli scogli è come un esilio, che diventa insopportabile d`inverno, allorché ai rigori della temperatura si aggiungono i furori del mare, che sommerge con le sue ondate i piccoli ricoveri.
In alcuni casi v`è anche un piccolo piroscafo armato di un verricello che "ala" o "fila" a seconda che debba chiudere oppure dar cavo sufficiente perché si possa aprire.
Di tanto in tanto una biga si porta sul luogo delle ostruzioni e le solleva perché gli operai posano ripulirle dalle vegetazioni marine; e sono ore ed ore di paziente lavoro sotto il sole cocente dell`agosto oppure nel rigido soffio della tramontana di gennaio; e accade pure che sia necessaria l`opera del palombaro per disincagliare la rete, o per agganciarla meglio al verricello che la trascina a terra perché le maglie o i galleggianti possano essere sostituiti.
Spesso passando lungo le banchine di un porto, voi vedete in mare una seria di disegni geometrici, ove circolari, ove rettangolari, formate da interminabili catene di galleggianti, qui sistemati attorno ad una nave, li distesi lungo un molo; essi danno un aspetto vago ed esteso alle acque calme di un porto, e non sconvengo che aggiungono, alle tante attrattive di una base marittima, una suggestione che in tempo di pace manca; ma sotto quei galleggianti pendono reti che variano a seconda del loro destino: vi son di quelle costruite in modo da proteggere gli scafi dall`insidia del siluro, e di quelle costruite in modo da proteggere l`ingresso del porto dall`insidia del sommergibile.
Un porto per essere veramente inviolabile dev`essere rivestito di maglie d`acciaio come un antico guerriero; ma non basta indossarle, queste maglie, per sentirsi sicuro; è necessario spesso pulirle e di tempo in tempo sostituirle: ecco perché la guardia alle ostruzioni è un oscuro lavoro che merita la pena d`essere illustrato."
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Re: In mare per lavoro
Interessante integrazione [264
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Allegati: 2
Re: In mare per lavoro
Oggi riordinando un pò ho visto questa bella copertina, sempre in tema di palombari, però forse vado un pochino O.T., ma non ci sta nessun articolo purtroppo [142
La copertina è del Mattino Illustrato del 1937 con la didascalia che recita:
L'EROICO SACRIFICIO DI UN UFFICIALE DEL "NAZARIO SAURO"- Nel porto di Masaua, il capitano Vittorio Rossi, nel generoso tentativo di salvare un indigeno colpito da esalazioni venefiche, si calava nella stiva, ma si abbatteva asfissiato sul corpo dell'infelice: quando, muniti di scafandri da palombaro, altri marinai sopraggiunsero, trovarono due cadaveri..."
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Re: In mare per lavoro
Grazie per averci ricordato quell'atto eroico [264
Belle le immagini [264