Citazione:
Non sono mai stato a Predappio, anche se confesso di esserne incuriosito.
Non ci sono mai stato perché la mia cultura, la mia educazione, il mio mondo da quando mi ricordo è sempre stato antifascista, la mia adolescenza e gioventù trascorsa tra la metà* degli anni 60 e la fine dei 70, eskimo, sciarpe rosse, occupazioni di scuola e scioperi, mai preso una tessera ma insomma, la sede locale del PCI era familiare e le amicizie di quell'area, e anche più a sinistra.
I fascisti, all'epoca, erano il nemico, ma il nemico per davvero, tant'è che non era raro che ci scappasse qualche baruffa e qualche occhio nero.
Ciò nonostante non sono mai riuscito ad essere così critico nei confronti di Mussolini, sarà* perché ho sempre cercato di leggere, di sapere, e di pensare con la mia testa. E all'epoca, tra l'altro, non era nemmeno facile leggere ciò che non era l'ufficialità* storiografica, e cioè i soliti triti e ritriti luoghi comuni sui "buoni" e sui "cattivi".
Forse perché invecchio, e come si dice si nasce rivoluzionari e si muore conservatori, ma la figura di quest'uomo non finisce ancora di incuriosirmi e farmi riflettere.
Rifletto soprattutto sul perché, morto oramai da 62 anni, accompagnato dal disprezzo, calci e sputi, di una folla, di un popolo direi, che per oltre vent'anni l'aveva idolatrato, mediaticamente demolito per decenni nel dopoguerra, quasi quasi più passano gli anni, più in qualche modo è rimpianto, oltre tutto da gente che manco l'ha conosciuto.
Probabilmente il malcontento e la sfiducia verso una classe politica che più passa il tempo e più si allontana dal paese reale, il constatare quotidianamente piccoli e grandi abusi e avidità* da parte di chiunque abbia un briciolo di potere pubblico, fa sì che il Ventennio finisca per somigliare alle mitiche "età* dell'oro" quando tutto girava secondo certe regole e ognuno stava ai propri posti, e il Duce era quella guida decisa e sicura che tutto sapeva e prevedeva.
Anch'io penso che Mussolini non fosse persona avida, vabbè che non ne aveva neanche bisogno, però ritengo che amasse l'Italia e il popolo italiano.
A suo modo, certo, cosa che non gli ha impedito di fare errori di portata enorme, che in due o tre anni hanno compromesso il buono che era riuscito a fare negli anni precedenti, errori tanto gravi che hanno, nell'immaginario comune (e anche per via al classico opportunismo italico) hanno fatto pendere inesorabilmente la bilancia dalla parte negativa.
Non riesco tuttavia a condividere la "nostalgia", in ogni caso lui è stato simbolo e prodotto di epoche o momenti storici unici e irripetibili; le premesse storiche per l'avvento di tali personaggi, ammesso ne esistano oggi con caratteristiche similari, oggi non esistono più.
Certo, la democrazia così come la conosciamo, almeno come è interpretata nel nostro Paese, sta segnando il passo, forse si tratta di qualcosa di obsoleto e non più adeguato a tempi ed esigenze; personalmente ho, da tempo, un timore: l'Europa è, storicamente, alla fine di un ciclo, i popoli nuovi, giovani, numerosi, affamati, magari anche meno culturalmente sensibili, premono sempre più alle nostre porte; quasi come un Impero Romano, dove la rilassatezza e la pancia piena allentarono difese e risolutezza, probabilmente anche noi siamo destinati a vivere un nuovo medioevo.
è sempre un piacere, al di la delle idee politiche, leggere quanto scritto da persone saggie, anche io in quel periodo mi sono trovato in situazioni analoghe, ma dall'altra parte.