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[VENEZIA] Alla ricerca della batteria Bordigioni
Visto che è Natale, mi concedo un post un po' fantasioso che riguarda questa batteria campale della prima guerra.
Grazie alle foto che Stefano Danese che ci ha fatto vedere su un intervento precedente , mi è venuta la curiosità di individuare la posizione della batteria.
Prima di tutto concentriamo le (poche) foto della stessa, quasi tutte già viste ( alcune dal libro "Gli artigli del Leon" altre da "L'artiglieria Italiana nella Grande Guerra" e anche da "Combattere nelle lagune di Venezia" ) .
Rimane il fatto che questa batteria campale con i suoi 4 cannoni da 152 mm fu particolarmente attiva e più volte contrastò unità navali nemiche riuscendo anche a colpire e danneggiare un cacciatorpediniere Austriaco.
[attachment=9:1ar753gc]Bordigioni 01.jpg[/attachment:1ar753gc]
(Notate che vicino ad ufficiale si osserva un marinaio che impartisce l'ordine mediante un megafono)
[attachment=7:1ar753gc]Bordigioni 03.JPG[/attachment:1ar753gc]
[attachment=8:1ar753gc]Bordigioni 02.jpg[/attachment:1ar753gc]
[attachment=6:1ar753gc]Bordigioni 04.jpg[/attachment:1ar753gc]
(Uno dei cannoni da 152 mm della Batteria danneggiato da una granata Austriaca)
Di questa batteria non è rimasto nulla. Le baracche in legno con il tempo sono sparite. (ma magari i basamenti dei cannoni con un po' di fortuna .... [110.gif )
L'unica informazione in possesso è che si trovava nelle dune di sabbia a Cortellazzo alla foce del Piave.
[attachment=5:1ar753gc]Zona.jpg[/attachment:1ar753gc]
E allora questa è la zona , la zona delle "dune" segnata in rosso.
Dall'altra parte della foce la zona è quella di Eraclea.
Purtroppo la ricerca non ha portato a nessun risultato e quindi la curiosità è rimasta sopita fino ad ora.
Il problema, come spesso mi accade , è un errore di base che non immaginavo ....
[attachment=4:1ar753gc]Cavazuccherina.jpg[/attachment:1ar753gc]
Questa è la foce del Piave durante la prima guerra. Basta una occhiata per rendersi conto che non è l'attuale.
Dobbiamo andare al 5 ottobre del 1935. Quel giorno, al culmine di una particolare piena, il Piave ruppe l'argine destro proprio nel punto in cui curvava verso nord-est e si buttò immediatamente in mare abbandonando il vecchio alveo ed occludendo con il riporto di sabbia e fanghi il collegamento fra questo e il fiume medesimo.
[attachment=3:1ar753gc]Foce.jpg[/attachment:1ar753gc]
Tale ultimo stralcio del Piave divenne perciò privo di immissari d'acqua dolce e venne colmato solo dalla risalente marea.
Questa parte si chiama oggi Laguna Morta e la ricerca della batteria si sposta quindi qui : dal lato opposto della foce attuale.
Inoltre se qualche resto si trova , sicuramente non è stato rimosso , in quanto si tratta di una terra oggi "dimenticata".
Vale la pena fare un tentativo.
[attachment=1:1ar753gc]DSC00516.JPG[/attachment:1ar753gc]
Questa lembo di terra però è decisamente sottile .
Non sembra che si sia molto spazio per una batteria e quindi forse le ricerche si devono concentrare più vicini alla foce attuale. Sempre comunque dalla parte di Eraclea.
Ma anche in questo caso non ci sono tracce di nulla.
A questo punto rimane come ultima risorsa quella di parlare con i "locali" sperando che i ricordi possano portare a qualche elemento utile. Ed infatti forse cosi è stato. Qualcuno si è ricordato quando da piccolo si divertiva su strani basamenti in cemento che fino a qualche anno fa nei periodi di secca affioravano dal letto del fiume. Appurato che non si tratta di bunker della seconda rimane il fatto di capire: dove si trovavano questi basamenti?
Si dice siano davanti al vecchio faro, quello "che emetteva suoni quando c'era nebbia".
Piccola ricerca in rete visto che non ho la più pallida idea di cosa stiamo parlando e tramite qualche foto esplicativa cerchiamo questo elemento che si chiama "Nautofono"
[attachment=0:1ar753gc]DSC06031.JPG[/attachment:1ar753gc]
Eccolo .... [icon_246
Ed ecco il motivo per concedermi questa licenza natalizia visto che nelle immagini di Google spesso si vedono cose inesistenti dovute solo alla poca risoluzione con cui viene mappata una particolare zona ......
[attachment=2:1ar753gc]Copia di Possibile posizione Batteria.jpg[/attachment:1ar753gc]
ecco che dalle acque si intravvedono ( o meglio desidero ardentemente che si vedano ) le sagome delle quattro piazzole della Batteria Bordigioni ...... [110.gif
Almeno per queste festività il sogno di individuare la batteria si è avverato.
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Re: [VENEZIA] Alla ricerca della batteria Bordigioni
Re: [VENEZIA] Alla ricerca della batteria Bordigioni
Un applauso! Un altro pezzo di storia strappato all'oblio. [264
A mio parere quelle che si intravedono potrebbero proprio essere le piazzole, che erano in robusto cemento anche se tutto il resto era postazione campale. Una ricerca che ci rammenta come spesso il ritrovare sul territorio le tracce della storia possa essere laborioso, e sia necessaria anche un po' di fantasia e inventiva.
Re: [VENEZIA] Alla ricerca della batteria Bordigioni
Magnifico: un "investigarcheologo" di grande eccellenza!!! [264 [264 [264
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Re: [VENEZIA] Alla ricerca della batteria Bordigioni
Complimenti per la ricerca sul campo.
Volevo però puntualizzare una cosa. Malgrado questa batteria sia passato ai fatti cronaca con il nome di Batteria Bordigioni, il suo nome ufficiale è quello di:
"001 Batteria Cortellazzo". Tuttavia, ha poi preso il nome dal suo comandante, il tenente di vascello Bruno Bordigioni.
Ma vediamo di conoscere meglio questo personaggio.
Il Bordigione era stato nominato sottotenente di vascello alla fine del 1903 e tale promozione decorse dal 1° gennaio 1904.
Negli anni successivi il Bordigioni fu protagonista (suo malgrado) di una spiacevole vicenda per la Regia Marina del Regno d'italia.
Dal numero 136 di lundi 1912 della Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia apprendiamo quanto segue:
L'Agenzia Stefani comunica da Napoli in data 8 corrente: « 11 tribunale militare ha pronunciato la sentenza che assolve, per inesistenza di reato, il capitano di Vascello Alþenga ed (I tenente di vascello Bordigioni, che erano stati imputati di avere con la loro negligenza causato l'ineaglio della San Giorgio sulla Secca della Gajola. Il capitano Albenga era comandante della nave ed il
tenente Bordigioni era, al momento dell'incaglio, ufficiale di rotta, nello scorso agosto ».
Ma cosa era successo??
L'incrociatore corazzato RN San Giorgio fu costruito nel cantiere navale di Castellammare di Stabia. L'impostazione era del 4 luglio 1905, il varo avvenne il 27 luglio 1908 e fu poi completato 1° luglio 1910.
[attachment=0:hnnzgu8t]0135C_RN_San_Giorgio_1920_Ed_Picciarelli_Nicola_Ta ranto.jpg[/attachment:hnnzgu8t]
Durante una delle prime uscite in mare, si incaglia su una secca davanti a Posillipo nel Golfo di Napoli. Onde liberare la nave vengono sbarcati i grossi calibri per dare così maggior galleggiabilità allo scafo.
Tale episodio non sembra aver minato la credibilità dell'ufficiale
Successivamente, nel 1917, con un decreto pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, venne collocato in posizione ausiliaria.
Non ci sono al monento altre informazioni, ma spero che si possano trovare.
Ciao a tutti e ancora buon anno.
Re: [VENEZIA] Alla ricerca della batteria Bordigioni
Ritorno ancora sull'argomento riportando un piccolo capitolo tratto da una pubblicazione del 1933 che riguarda proprio la batteria Cortellazzo, meglio conosciuta con il cognome del suo comandante, Bordigioni.
Ma ecco il testo:
L'azione di Cortellazzo
La rapida avanzata dell'Esercito austriaco fino al Piave aveva fatto sorgere nel nemico la certezza di poter impadronirsi con pari celerità di Venezia che secondo le previsioni del Comando austriaco, doveva diventare una base navale della i. e r. Marina. Stimando pertanto che le nostre truppe di copertura sul basso Piave non potessero opporre una seria resistenza, era stato progettato di sfondare, col concorso di forze navali, la nostra linea di difesa in quella località.
Perciò in previsione di tale azione fin dalla notte del 29 ottobre le due corazzate Wien e Budapest partirono da Pola per Trieste scortate da numerose siluranti. Con l'abbandono di Grado avevamo perduto una preziosa sentinella avanzata, cosicché non avemmo notizie di tale spostamento se non il giorno 31 quando alcuni idrovolanti in ricognizione scopersero le due navi fra Grado e Monfalcone. Durante tutta la prima quindicina di novembre le navi nemiche furono impiegate in operazioni marittime per rafforzare e consolidare l'occupazione litoranea fino al Piave senza che la nostra Marina, impegnata nello sgombero della zona a levante del Piave, nell'arresto dell'avanzata nemica, nell'aumentata vigilanza in mare a protezione diretta di Venezia, e negli approntamenti per un eventuale sgombero di questa base, potesse tentare di contrastarne l'attività.
La sera del 12 novembre giunse a Trieste in rinforzo anche l'Aspern. Il 13 novembre gli austriaci iniziarono l'attacco. Il Battaglione Monfalcone subì intrepidamente il battesimo del fuoco e ricacciò il nemico.
Il giorno dopo l'attacco si rinnovò. Dal mare le siluranti austriache aprirono il fuoco per identificare le nostre batterie. Il 15 novembre le siluranti ritornarono scortate da aeroplani ed attaccarono la batteria da 152 mm. di Cortellazzo.
Il 16 novembre, mentre le pattuglie austriache infiltratesi fra le case di Cavazuccherina riuscivano ad occupare l'argine sinistro del Vecchio Piave tra Caposile e Cavazuccherina le due corazzate, scortate da 10 cacciatorpediniere che in precedenza avevano provveduto a dragare opportunamente le rotte, avvicinandosi alla spiaggia di Cortellazzo, aprirono il fuoco contro l'ala estrema del nostro schieramento e specialmente controla batteria che non tardò ad essere percossa in tutti i punti.
Comandava la batteria il Tenente di Vascello Bordigioni. Egli così racconta nel suo diario quella memorabile giornata:
"Il fragore degli scoppi rende difficile le trasmissioni telefoniche. La gente è ammirevole. I puntatori fissi al cannocchiale. Gli armamenti come ad un esercizio di combattimento. I destinati al rifornimento corrono coi loro pesi sulle spalle sfidando le schegge, il fango, i nugoli di sabbia. Un denso polverio si diffonde dappertutto. Ad intervalli impedisce la visibilità. Rispondiamo con con calma a salve lenta bene aggiustate. Il nemico evoluisce, cambia rotta, intensifica il fuoco, si accanisce con cannoneggiamento celerissimo. I pezzi sono coperti di terriccio. In ogni piazzola arrivano le schegge. In cielo aeroplani a bassissima quota: lasciano cadere 20 bombe. Due mitragliatrici non funzionano : uno scoppio le ha ricoperte di sabbia.
Il Sottotenente di Vascello Ruffo corre per riattivarle. Un colpo esploso vicino lo getta a terra. Si rialza subito: non è ferito. Il combattimento dura fino alle 12.15. Un'ora e mezza di fuoco continuo. Qualche colpo di piccolo calibro anche a terra. Fischiano le pallottole di fucile e di mitragliatrici".
Ad un tratto improvvisamente i difensori della batteria videro le navi nemiche sospendere il tiro e allontanarsi in fretta disordinatamente. Il Comandante Bordigioni approfittò dell'insperata tregua per encomiare gli ufficiali e gli armamenti dei pezzi e per visitare i feriti: tre soli, leggeri.
Che cosa era successo? Perché mai il nemico si era allontanato? La risposta non tardò a venire: da ponente, dalla direzione di Venezia, comparvero cinque unità: era la squadriglia dei cacciatorpediniere tipo Orsini che sopraggiungeva preceduta da due M.A.S. E il nemico aveva stimato più prudente dileguarsi.
Ma ecco d'un tratto capovolgersi la situazione. I tipi Orsini invertono d'improvviso la rotta e si allontanano lentamente. I M.A.S. invece procedono. Contemporaneamente le unità nemiche invertono anch'esse la rotta, incrociano per un certo tempo all'altezza di Caorle e poi nuovamente tornano verso la batteria.
Che era accaduto? Perché i caccia tornavano a Venezia senza aver attaccato il nemico?
Caso non nuovo nella storia della guerra, era accaduto che un errore nella trasmissione di un segnale aveva richiamato i caccia al Lido di Venezia ingiungendo loro di rimanere in attesa di ordini. E il Capo Squadriglia a malincuore aveva dovuto obbedire.
Frattanto le unità nemiche si avvicinavano alla batteria.
A 9000 metri aprono nuovamente il fuoco. La batteria risponde subito con una salva bene aggiustata e il combattimento diventa accanito fino dall'inizio. L'armamento del pezzo N. 4 è gettato a terra da una esplosione. Nessun ferito. Un minuto dopo il pezzo ricomincia a sparare. Le esplosioni si succedono senza intervallo e la batteria è continuamente avvolta dalle salve che cadono tutt'intorno vicinissime. Ma i suoi pezzi sparano con precisione ammirevole e due colpi arrivano in pieno sulla Wien.
Scrive il Comandante Bordigioni:" Vedo la nave ricoperta come da uno scintillio di cristalli: è un effetto strano. La gente corre a prua. La torre di poppa non spara più. L'intero bastimento tace per qualche minuto".
Audacemente frattanto i due M.A.S. si venivano avvicinando.
A mezza forza col sole alle spalle, mascherati dal fumo delle artiglierie nemiche poterono senza essere avvistati, giungere fino a circa 1600 metri dalle navi che incrociavano a lento moto. Allora misero a tutta forza e coraggiosamente si lanciarono all'attacco. Ma era inevitabile che fossero scoperti e pochi istanti dopo una salva dei cannoni di grosso calibro della Wien cadde a circa 100 metri da essi: contemporaneamente anche le cacciatorpediniere di scorta aprirono il fuoco e, mettendo alla massima velocità, diressero, parte per tagliar loro la ritirata e parte per cercare di investirli. Ma i M.A.S. non desistettero dall'attacco e intrepidamente attesero di essere a una distanza di circa 800-900 metri dalle due grandi navi prima di eseguire il lancio dei siluri.
Ecco nel rapporto del Comandante della sezione, Capitano di Fregata Costanzo Ciano, il resto degli avvenimenti:
" Potei solo per breve tratto seguire le scie di 4 siluri,impedito nell'osservazione di esse dai numerosi proiettili di tutti i calibri che cadevano attorno, ed intento, come ero, a sfuggire alla caccia delle siluranti nemiche che si faceva sempre più serrata; alcuni degli equipaggi asserirono che i siluri hanno fatto la loro corsa normale.
Diressi, seguito dal M.A.S. 15, alla costa quasi avviluppato nel cerchio delle siluranti nemiche fino a raggiungere i più bassi fondali, nei quali a 1500 metri da noi, con rotta quasi parallela, proseguivano nell'inseguimento sempre cannoneggiandoci, mentre le navi maggiori, inseguite dal preciso tiro della batteria di Cortellazzo, anch'esse dirigevano unicamente contro di noi il fuoco delle artiglierie di tutti i calibri. L'inseguimento procedette accanito fino a quando la batteria aprì il fuoco contro la torpediniera di testa che accostando a sinistra desistette dalla caccia, seguendoci però fino a quando fu possibile col tiro. Dopo pochi istanti eravamo al di dentro degli sbarramenti della piazza.
"Il M.A.S. 15 fu colpito due volte da proiettili di vario calibro; uno di questi entrato nel cielo della tuga ne usciva, senza scoppiare, dalla paratia verticale di essa; un'altro scoppiato in mare a breve distanza apriva, con una grossa scheggia, un foro nell'opera viva a prora a dritta nella parte che ad alta velocità resta emergente; nessuno colpo sul M.A.S. 13, nessun ferito fra i componenti dei due equipaggi, dei quali mi è grato segnalare a V.E. La perfetta serenità conservata durante tutto il svolgimento dell'azione".
L'ammirazione che il nemico sentì di dover tributare è la migliore esaltazione di questa audacissima impresa.
Nel rapporto ufficiale della Wien, in data 17 dicembre 1917 si legge:” questo attacco in pieno giorno, indubbiamente molto audace...”.
Spero apprezzerete questo ennesimo tassello storico.
Ciao a tutti.