Visualizzazione Stampabile
-
[DOCUMENTI] fortificazione permanente (5a parte)
continua da:
http://www.milistory.net/forumtopic.asp?TOPIC_ID=4530
[DOCUMENTI] Fortificazione permanente (4a parte)
e da http://www.milistory.net/forumtopic.asp?TOPIC_ID=4435
[DOCUMENTI] Fortificazione permanente (3a parte)
e da http://www.milistory.net/forumtopic.asp?TOPIC_ID=4055
[DOCUMENTI] Fortificazione permanente (2a parte)
e da
http://www.milistory.net/forumtopic.asp?TOPIC_ID=3930
[DOCUMENTI] Fortificazione permanente (1a parte)
Immagine:
http://www.milistory.net/Public/data...VI%20forum.jpg
105,4 KB
ad italien il compito di aggiornare l'indice...GRAZIE
-
-
tav VIII ....a colori per evidenti motivi!
Immagine:
http://www.milistory.net/Public/data...II%20forum.jpg
129,7 KB
-
da 205 a 210
nelle varie scansioni ho persodove inizia il paragrafo 209... cercherò di rcuperarlo nei prossimi giorni (il libro originale per fare il controllo è praticamente blindato in cassaforte!!!)
205. Le caratteristiche dei diversi modi di fiancheggiamento si possono cosi riassumere:
Il fiancheggiamento diretto:
1. obbliga alla dispendiosa costruzione della galleria di scarpa;
2. E` effettuabile con la sola fucileria, della quale non si utilizza tutta la portata;
3. richiede numeroso personale;
4. Se l`avversario apre la breccia nella scarpa, viene ivi appunto, e dove è più necessario, a mancare l'azione fiancheggiante, perché colla scarpa cade certamente la galleria da essa costituita.
Il fiancheggiamento di rovescio fatto da gallerie di controscarpa ha gli inconvenienti della dispendiosa costruzione della galleria, della non completa utilizzazione della portata del futile e del richiedere molte truppe, come il precedente ; di più la galleria di controscarpa è soggetta ad essere demolita dalle mine dell'attaccante, e richiede comunicazione dirette con l'opera, passanti sotto al fosso, le quali comunicazione sono di difficile costruzione e disagevoli a percorrersi. E quando queste comunicazioni si facessero aprendo solamente delle porte nella controscarpa ed obbligando i difensori a lunghi percorsi nei fossi, allo scoperto, per accedervi, potrebbero le porte cadere in mano dell'avversario sceso nel fosso, rimanendo paralizzata cosi l`azione del fiancheggiamento.
Il fiancheggiamento di fianco fatto da caponiere o da mezze caponiere elevate nel fosso, è più conveniente dei precedenti, perchè vi si possono impiegare tutte le armi e richiede pochi uomini. Ha però l`inconveniente di obbligare a spostare in fuori la controscarpa del fosso in corrispondenza alle parti fiancheggianti, e quindi di esporre le parti di scarpa che vi sono vicine ad essere più facilmente imbrecciabili delle altre. Inoltre le costruzioni stesse sono esposte ad essere colpite da tiri aventi la direzione dei fossi fiancheggiati.
Il fiancheggiamento di fianco per gradone del fosso esige condizioni di pendenza eccezionale nel fondo del fosso.
Il fiancheggiamento di spalla ha i vantaggi di quello di fianco e gli inconvenienti di quello di rovescio riguardanti la difficoltà* di comunicazione con l'opera e la possibilità* di danni per parte di mine dell'attacco. Ha il pregio, rispetto al fiancheggiamento per caponiera o per mezza caponiera, di non fare sporgere la controscarpa di più che nelle altre parti del fosso e quindi di non palesare all'avversario, da lungi, il luogo ove è postato l`organo di fiancheggiamento, il che concorre evidentemente alla sua protezione e conservazione.
I fiancheggiamenti di spalla e di fianco sono stati i più usati nella fortificazione contemporanea I° periodo, per fossi lunghi ed importanti; e si è limitato l'impiego dei fiancheggiamenti normali diretti o di rovescio, ai fossi di piccola lunghezza, alle parti secondarie, o la ove non si sono potuti applicare i due prime.
206. Lunghezza dei fronti. La lunghezza massima dei fronti si basa sulla gittata utile delle armi destinate al fiancheggiamento. Benché questo si possa fare con cannoni, o con metragliere, di lunga portata, tuttavia è bene di supporre che la fucileria sia l`unica arma, che rimanga disponibile al momento critico della difesa dei fossi. La gittata dei fucili nell'epoca contemporanea, utile per porre un uomo fuori di combattimento, è grandissima (v. specchio al § 168) ma nel calcolo delle linee di difesa conviene limitarsi a quella nella quale la traiettoria è radente, ossia è compresa nella profondità* del fossi, gittata the si trova non essere superiore ai m. 600.
Da ciò risulta:
1° che un fronte poligonale, avente l`opera fiancheggiante, ad un`estremità*, non dovrà* avere una lunghezza maggiore di m. 600;
2° che se la parte fiancheggiante è sulla capitale del fronte, potrà* la lunghezza di questo giungere fino a m. 1200;
3° che un fronte bastionato non potrà* avere più di m. 900 circa di lato di base;
4°, che nei fronti tanagliati (supponendo l'angolo al rientrante = 90o) le facce non dovranno essere lunghe più di 600 m. e quindi il lato di base essere al massimo di 600x#61654;2= m. 850 circa.
Con tali dimensioni si soddisfa ancora alla condizione necessaria per gli organi di fiancheggiamento, che essi siano contemporaneamente organi di difesa e di sorveglianza dei fossi, e quest'ultima non si potrebbe esercitare per fronti eccessivamente lunghi
SEZIONE IV.
Discussione generale sul complesso delle opere (Cinte, forti staccati
e opere addizionali).
207. Esaminate così sommariamente le influenze che ebbero le cambiate condizioni di armamento e di costituzione degli eserciti, sui profili e sui tracciati dei fronti nella fortificazione contemporanea, rimane a considerare l'influenza che ebbero nei complessi delle organizzazioni difensive delle località*.
Già* si è accennato alla tendenza manifestatasi nella prima metà* di questo secolo, di costituire le grandi piazze forti con una cinta continua, contornata da opere staccate, talmente distanti da quella, da impedire il bombardamento dello spazio racchiuso dalla cinta; tendenza questa che era in opposizione al principio sostenuto da alcuni fortificatori che convenisse di ottenere lo stesso risultato contornando le piazze di una seconda cinta continua assai amplia rispetto alla prima.
L'opinione favorevole ai forti staccati, si impose quando la gittata delle bocche da fuoco fu più che raddoppiata in confronto a quella delle precedente e le difese dovettero perciò essere poste molto distanti dalla perimetrale interna, sicché sarebbe riuscita inattuabile ed insostenibile una seconda cinta continua. E così le grandi piazze forti assunsero quella forma che venne definitivamente detta a campo trincerato o ad opere staccate, la sola conveniente ancora per opporsi alle numerose forze che si potevano destinare (per le mutate condizioni degli eserciti) ad attaccarle, e per contenere quelle che dovevano difenderle.
208. Di più, nelle fortificazioni complesse contemporanee si è fatto minor uso di opere addizionali che nella moderna, perché avendo preso predominio la lotta lontana dalle artiglierie, erano diminuite le ragioni dell'impiego di opere successive destinate a contrastare a passo a passo all'attaccante la presa di possesso del corpo di piazza.
Per i fronti poligonali di fortificazione contemporanea le opere addizionali esterne impiegate furono: le caponiere, i rivellini, le coprifacce o le controguardie, la strada coperta od il cammino di ronda di controscarpa. Le opere addizionali interne furono: i cavalieri, le caserme, difensive.
Inoltre fra i forti staccati e fra i forti e la cinta, si impiegarono talvolta delle batterie complementari; nei forti si impiegò il ridotto e nell'interno delle grandi cinte la cittadella.
Le caponiere erano destinate al fiancheggiamento dei fossi, e di esse si dirà* in capitolo a parte.
I rivellini si fecero ancora nelle capitali dei rientranti determinate dalle parti più avanzate dei fronti, davanti alle uscite dalla cinta principale delle piazze, o più spesso davanti all'uscita di gola dalle opere staccate.
I coprifacce furono speciali o generali; primi si posero ordinariamente davanti alle caponiere per ripararne dai tiri le murature; i secondi si posero a coprire la scarpa del ramparo di fronti completi nelle cinte rinforzate.
Della strada coperta e del cammino di ronda di controscarpa si farà* cenno quando sì dirà* dei Particolari delle opere contemporanee.
I cavalieri si costituirono nei forti staccati, oppure in punti convenienti delle cinte, per mezzo di sopraelevazioni armate di artiglierie o di fanteria, al fine di osservare il terreno lontano, di battere punti speciali non visti o non battibili dal ramparo, di rinforzare l`armamento quando si riteneva debole se era costituito da un solo ordine di fuochi.
Le caserme difensive erano fabbricati a più piani, ordinariamente alla prova, che si collocarono lungo i fronti delle cinte per fornire sicuro alloggio al presidio, ed anche per costituirvi dei ridotti di difesa. Esse dovevano essere nascoste sotto ai rampari, e generalmente nei cavalieri, perché fossero ben riparate dalle masse di terra; e se dovevano servire di ridotti, si separavano con fossi dalle parti adiacenti del terrapieni, o si circondavano con muri a feritoie. Se ne è parlato qui al § 166, nell'epoca della fortificazione moderna e si vedranno ancora impiegate in molte cinte dell`epoca che si studia.
210. Le batterie complementari si distinguevano in batterie intermedie ed in batterie annesse.
Le batterie intermedie erano piccole opere che si costruirono fra i forti staccati delle piazze quando (essendosi questi irrobustiti ed allontanati fra di loro) sorse in talune circostanze l'opportunità* od il bisogno di intervallare dette opere minori per uffici speciali, come: battere ripiegamenti di terreno in angolo morto rispetto alle opere principali ; crocicchi di strade ; passaggi di fiumi. Per gli stessi uffici si elevarono alle volte delle batterie fra la cinta e la linea dei forti staccati.
Le batterie annesse erano invece dei fronti annessi (come lo dice il nome) a quelli dei forti staccati, ed ordinariamente in loro prolungamento, all'esterno e lateralmente ; e ciò, quando occorreva di aumentare l'azione del forti senza ingrandirli oltre certi limiti.
-
da 211 a 213
211. I ridotti nell'interno dei forti staccati di un campo trincerato furono consigliati da alcuni fortificatori (fra i quali il Brialmont, principale scrittore vivente di fortificazione) e da altri furono combattuti.
Il ridotto doveva servire a prolungare la difesa dell'opera, a sostenere la ritirata dei difensori del ramparo di questa, a tentarne la ripresa quando fosse caduto in mano all'attaccante, ed ancora a contenere delle potenti artiglierie installate in modo molto resistente e che contribuissero con quelle dei fronti principali alla difesa del terreno esterno.
Doveva perciò il ridotto essere addossato al centro del fronte di gola, od internato nel medesimo, ma doveva essere isolato dal suo ramparo per mezzo di fosso, ed essere fornito di ingresso indipendente da quello del forte e ben difeso.
Era insomma una delle conseguenze dell'ampliamento del principio adottato dalla fortificazione contemporanea di accrescere la resistenza degli ordinamenti difensivi con l'irrobustimento delle opere e delle loro parti e con la moltiplicazione delle difese e dei fuochi, piuttostoché con la separazione degli elementi di combattimento da quelli di resistenza. Difatti il ridotto portava ad un ingrandimento notevole delle opere che lo avevano, e quindi ad un accrescimento di bersaglio; portava a dannosa sovrapposizione di fuochi, a complicazione di organismi; ad angustie di spazi; e può ritenersi che esso procurasse svantaggi maggiori che vantaggi e che sia da proscrivere dalla fortificazione attuale; solo potrebbe ammettersi eccezionalmente in opere chiuse isolate, come forti di sbarramento e simile, ove l'aumentata dimensione del bersaglio non abbia notevole influenza sulla resistenza dell'opera, ed ove la difesa della località* non si possa ottenere in altra guisa che sovrapponendo, o moltiplicando in luogo ristretto, gli elementi di azione .
212. In quanto alle cittadelle si utilizzarono nella maggior parte delle piazze forti dell'epoca contemporanea, quelle dell'epoca storica precedente (v. § 173), modificandone convenientemente la costituzione e gli armamenti.
Nelle cinte nuove non si sono fatte cittadelle propriamente dette, ma si sono stabiliti dei ridotti, o presi dei provvedimenti, perché essi possano essere organizzati in tempo d'assedio; ed I regolamenti odierni francesi del servizio di piazza stabiliscono appunto tassativamente che, quando una piazza forte non ha cittadella, debba il comandante creare un ridotto o sulla cinta del nucleo, od ancora sulla periferia delle opere esterne, al fine di condurre la difesa fino agli ultimi limiti prescritti dal dovere e dall'onore.
ARTICOLO II.
Elementi delle opere di muro e terra nella fortificazione
contemporanea (Io periodo storico).
PREMESSA
213. Nei §§ che seguono gli elementi delle opere di muro e terra delle fortificazioni contemporanee (I° periodo storico) saranno esposti e dimostrati con larghezza di particolari; ed è necessario di premettere alcune considerazioni che giustifichino tale diffusione di teoria sopra elementi di opere che non saranno più imitate.
Se è vero che le opere di fortificazione contemporanea, 1° periodo, così come si sono costruite fino al 1885 od anni vicini, più non si imiteranno nel loro complesso, però si troverà* che molti e molti degli elementi costitutivi potranno ancora essere ripetuti nella fortificazione attuale, con vantaggio delle organizzazioni difensive, e quindi è necessario che gli ufficiali dell'artiglieria e del genio li conoscano nei loro particolari.
Devesi considerare che non davanti a tutte le piazzeforti l'attaccante potrà* portare gli stessi mezzi di offesa; che se le recenti esperienze hanno dimostrati la debolezza relativa degli elementi della fortificazione di muro e terra, esso furono fatte sempre in condizioni diverse da quelle di una vera guerra; che gli elementi della fortificazione detta nuova, sono sempre più costosi dei corrispondenti della fortificazione contemporanea, 1° periodo e che quindi anche ragioni economiche si imporranno, e tanto che, di due soluzioni, alcune volte si dovrà* trascurare la migliore e scegliere la meno buona, per non incorrere in spese non sostenibili.
Quindi le forme in uso nella fortificazione del 1° periodo di storia contemporanea, ed i materiali comuni, terra e muratura ordinaria, potranno trovare ancora buona applicazione nell'avvenire, e si indicano qui, fra gli altri, i seguenti casi: nelle costruzioni di 2° linea delle piazze forti costruende, cioè nelle cinte di sicurezza, o nelle opere minori delle prime linee, quando riescano coperte alla vista e defilate dei tiri più pericolosi; nelle fortificazioni di alta montagna, ove non si ammetta possibilità* di attacchi con mezzi potenti, non trasportabili in quelle località*; nei litorali, per opere in posizioni elevate, le quali offrono scarso e difficile bersaglio alle artiglierie delle navi, o per opere che abbiano uffici secondari rispetto ad opere principali e per ciò si possa ammettere che non debbano essere soggette a violenti od a potenti attacchi.
Di più, molti dei principi che si esporranno riguardo alle forme organiche delle fortificazioni contemporanee costruite nel 1° periodo storico di quest'epoca, si possono applicare integralmente anche ora; così: il numero e la grandezza del locali per i presidi ed i munizionamenti; così la qualità* delle comunicazioni; i principi del fiancheggiamento intrinseco nelle opere od estrinseco fra le opere, ed altri; e perciò tali argomenti se avranno opportune svolgimento in questa parte del corso, non saranno più ripetuti quando si tratterà* della fortificazione nuova.
E finalmente, essendo le principali piazze forti odierne nostre e quelle delle nazioni limitrofe, costrutte con elementi di fortificazione contemporanea 1° periodo, è indispensabile che ne venga fatto un esame ed uno studio particolareggiato al fine di regolare nel miglior modo l`attacco per quelle avversarie e di utilizzare nel miglior modo le nostre nella difesa, e di mantenerle, di rafforzarle o di trasformarle nel modo migliore e con la minore spesa possibile.
-
par. 214 - 220
SEZIONE I.
Ramparo e sue ordinamento.
214. Terrapieno e ramparo alto e basso . Ramparo unico del profilo di fortificazione moderna (§ 97) è stato, nella fortificazione contemporanea, e nella maggior parte dei casi, spezzato in due, uno alto a C (Fig. 89, Tav. X) detto terrapieno pieno o ramparo alto o di combattimento, ed uno più basso B detto terrapieno o ramparo basso o di comunicazione. Il primo, come lo dice il nome, è destinato alla installazione delle artiglierie od all'occupazione per truppe di fanteria combattenti, il secondo è destinato agli spostamenti del materiale e delle truppe lunge la linea di fuoco.
Il ramparo di comunicazione fu tenuto, in genere, più basso di quello di combattimento di 2 m.; di tanto cioè che al ciglio B (con le larghezze ordinarie dei rampari) si avesse un'altezza Bx = m. 1,50#61624;2,00 al disotto di una retta condotta per il ciglio di fuoco D, con inclinazione di 1/6; od in altri termini, fosse il ramparo in parola tutto coperto, o defilato, dal parapetto, da tiri che avessero l'inclinazione di 1/6 con l'orizzonte, ritenuti allora i più pericolosi.
Le dimensioni e le quote medie appaiono dalla figura citata.
Il ramparo basso fu limitato verso il piazzale interno o con una scarpa di terra BA' (scarpa interna del terrapieno) inclinata a 45°, oppure con un muro verticale BA, a partire da circa m. 0,50 sotto al livello del ramparo stesso; e tale disposizione si adottò, o quando vi era ristrettezza di spazio, o quando sotto ai rampari si ricavavano dei locali (come nella Fig. 89 citata). Il raccordamento fra i due rampari alto e basso, si fece o con scarpa di terra ad a 45°, oppure con muretto ab, col che si otteneva di poter restringere la larghezza totale dei rampari e di poter avvicinare di più quello di comunicazione a quello di combattimento, per averne protezione maggiore.
Nei fronti di gola però, non esposti ai tiri diretti di grosse artiglierie, si fece ordinariamente un solo ramparo largo 4#61624;5 m.
215. La comunicazione fra il piazzale interno ed il ramparo basso (od il ramparo unico per i fronte di gola) si fece quasi sempre per mezzo di rampe, inclinate da 1/6 ad 1/10, addossate alla scarpa interna, quando essa era di terra (Fig. 90, Tav. X), oppure disposte lungo il margine della strada interrata (Fig. 91), quando si avevano locali sotto ai rampari e la rampa avrebbe tolta loro luce ed aria, o finalmente normali alla direzione del terrapieno (Fig. 92), disposizione eccezionale questa per il grande ingombro che ne risultava nel piazzale.
La comunicazione fra il ramparo basso e quello alto si faceva ad 1/4, addossate alla scarpa od al muretto di raccordamento con scalini, per gli uomini (Fig. 93 e 94).
216. Parapetto - Scarpa interna e scarpa esterna - Comando delle opere. L'altezza del parapetto, ossia del ciglio di fuoco sul ramparo alto, si tenne fra i limiti di m. 0,90 e m. 3,00, secondo l`ordinamento.
Se l`ordinamento era per fanteria e l`altezza del parapetto era maggiore dell'altezza di appoggio (1,20#61624;1,30), si applicava all`interno un particolare per fanteria di terra, od una banchina di legno, come si dirà* più avanti, se l`ordinamento era per artiglierie (cannoni ed obici) in barbetta, la maggior parte delle volte si faceva il parapetto alto come il ginocchiello rare volte, da noi, si faceva il parapetto più alto e si costruivano le barbette in elevazione sul ramparo alto.
Presso alcune nazioni furono in uso, in questo periodo, artiglierie a scomparsa, che permettono alti parapetti, anche tenendo gli affusti sui rampari; ma parapetti alti ed ordinamenti di questo genere sono caratteristici della fortificazione attuale, e se ne dirà* a suo luogo.
Se, infine, si avevano rampari ordinati per mortai, si poteva mettere il ciglio di fuoco ad altezza anche maggiore di 3 metri sul ramparo di combattimento.
217. Il ginocchiello delle nostre artiglierie da campagna è di m. 0,90; quello delle artiglierie da difesa incavalcate su affusto e con sotto affusto regolamentari, da barbetta, è di circa metri 2,00.
Quando l'elevazione con cui debbono sparare i pezzi che coronano un parapetto è sempre maggiore di zero, i ginocchielli di cui sopra potranno essere aumentati di I tang a, essendo I la distanza orizzontale dell'asse degli orecchioni del pezzo in batteria dal ciglio interno del parapetto, ed a l'elevazione minima. Quando invece si debba tirare in depressione, e sia g la depressione massima, i ginocchielli devono essere diminuiti di L tang g, essendo L la distanza dell'asse degli orecchioni dal vivo della bocca; e se l'affusto trovasi su sottoaffusto, la quantità* da sottrarsi sarà*: L tang g (L â?? l) tang B, essendo B l'inclinazione delle liscie.
218. La scarpa interna del parapetto si fece di terra o di muratura (vedi CD Fig. 89). In questo caso la muratura si spingeva solo fino all'altezza di circa m. 0,50 dal ciglio di fuoco, dove cominciava una scarpa di terra a 45° fino al ciglio stesso, e ciò perché i proiettili dell'attaccante che urtavano sul pendio del parapetto non rovinassero tanto facilmente la sommità* del muro e ne staccassero delle schegge. Quando si usavano però cannoni di grande calibro (come nelle opere marittime) si faceva tutta la scarpa interna di. muratura, dando al muro grande grossezza e formando la parte superiore con blocchi di granito o di calcestruzzo (Fig. 96).
219. La grossezza del parapetto varia nelle opere terrestri da m. 8,00 a m. 12,00, secondo la qualità* dei materiali impiegati, potendo essere minima per le sabbie, media per le terre sabbiose, o dovendo tenersi massima per le terre argillose e vegetali.
220. Il pendio, o piovente, DE (Fig. 89, Tav. X) si regolò in modo da poter battere il terreno esterno, e quindi fu conseguenza delle disposizioni di questo e dell'altezza del ciglio di fuoco; ma evidentemente non si poterono adottare inclinazioni molto grandi, che avessero condotto ad indebolimento dello spigolo al ciglio di fuoco. In parapetti ordinati per artiglierie di medio calibro ed in opere di pianura, il pendio si tenne variabile fra 1/12 ed 1/8 spingendolo fino ad 1/5 ed anche in opere di montagna, od in parapetti ordinati per fanteria.
Quando si adoperava sabbia per costituire la massa coprente (conveniente per economia e per maggior resistenza alla penetrazione dei proiettili) si poneva sul pendio uno strato di terra vegetate di almeno m. 0,50 e si procurava l'inerbamento, e ciò per dare maggior resistenza al pendio ed alle scarpe contro le intemperie e la vampa delle artiglierie, per diminuire l'inconveniente della polvere sollevata dal vento e dagli spari (dannosa specialmente ai congegni dei pezzi), per rendere le opere meno visibili da lontano.
Se l`armamento era di cannoni di grosso calibro, il pendio si faceva ancora, e per almeno m. 3,00 dal ciglio di fuoco, con massi granitici, o con gittata di calcestruzzo o con lastre di ghisa, per dargli resistenza alle vampe degli spari.
-
ecco il paragrafo 209: era già* stato inviato, ma senza il numero!!!
scusate| inseritelo al punto giusto!!!e poi un p' di paragrafi nuovi...
209. Le caponiere erano destinate al fiancheggiamento dei fossi, e di esse si dirà* in capitolo a parte.
I rivellini si fecero ancora nelle capitali dei rientranti determinate dalle parti più avanzate dei fronti, davanti alle uscite dalla cinta principale delle piazze, o più spesso davanti all'uscita di gola dalle opere staccate.
I coprifacce furono speciali o generali; primi si posero ordinariamente davanti alle caponiere per ripararne dai tiri le murature; i secondi si posero a coprire la scarpa del ramparo di fronti completi nelle cinte rinforzate.
Della strada coperta e del cammino di ronda di controscarpa si farà* cenno quando sì dirà* dei Particolari delle opere contemporanee.
I cavalieri si costituirono nei forti staccati, oppure in punti convenienti delle cinte, per mezzo di sopraelevazioni armate di artiglierie o di fanteria, al fine di osservare il terreno lontano, di battere punti speciali non visti o non battibili dal ramparo, di rinforzare l`armamento quando si riteneva debole se era costituito da un solo ordine di fuochi.
Le caserme difensive erano fabbricati a più piani, ordinariamente alla prova, che si collocarono lungo i fronti delle cinte per fornire sicuro alloggio al presidio, ed anche per costituirvi dei ridotti di difesa. Esse dovevano essere nascoste sotto ai rampari, e generalmente nei cavalieri, perché fossero ben riparate dalle masse di terra; e se dovevano servire di ridotti, si separavano con fossi dalle parti adiacenti del terrapieni, o si circondavano con muri a feritoie. Se ne è parlato qui al § 166, nell'epoca della fortificazione moderna e si vedranno ancora impiegate in molte cinte dell`epoca che si studia.
a seguire
da 221 a 228
221. Alla scarpa esterna E E' F G (Fig. 89), soggetta a venire sconvolta dai proiettili scoppianti, si dette ordinariamente inclinazione di 4/5, e, per renderla più stabile, si intercalarono a dislivelli di 3#61624;4 m. l'uno dall'altro delle berme E', F, larghe m. 0,50#61624;1,00, di cui una (F) si faceva corrispondere al terreno naturale.
222. Il comando dalla linea di fuoco (o delle opere) varia fra m. 8 e m. 10; in casi eccezionali scese ai m. 7, ed aumentò invece fino a m. 18 e 20, quando si avevano più linee di fuoco, come nelle opere contemporanee francesi.
223. Falsabraga. Fu detto che era impiegata per costituire una seconda, linea di fuoco più bassa, al fine di battere con tiri radenti (di artiglierie leggere e di fanteria) il terreno nelle adiacenze dell'opera, lasciando all'artiglieria del ramparo alto il compito di battere il terreno lontano e di lottare con le artiglierie avversarie di posizione. Considerata sotto questo aspetto, la falsabraga aveva vantaggiosa destinazione, ma creava gli inconvenienti di far elevare il ciglio di fuoco principale, col che si accresceva il bersaglio verticale, e di allargare molto il profilo nel senso del tiro, facendo aumentare le dimensioni dell'opera, col che si accresceva il bersaglio orizzontale e cresceva la spesa di costruzione.
La disposizione più comune della falsabraga era quella rappresentata dalla Fig. 81, Tav. X; consisteva cioè in un ramparo largo da 0,60 fino a 4,00 ed in un parapetto (con all'interno adattamento per fanteria e piazzole per artiglierie, quando era il caso) alto sul ramparo m. 2,00#61624;4,00 circa, grosso m. 5,00#61624;6,00, con pendio di 1/6 L fino ad ¼, e scarpa esterna inclinata di 4/5 , estesa fino al muro di scarpa del fosso.
Sul rovescio del ramparo di falsabraga si lasciava la scarpa del parapetto superiore, e non si sostituiva con muro (il che avrebbe ristretto il profilo) per non esporre i difensori di falsabraga a proiettili od a schegge di ritorno, e questa disposizione era solo ammessa quando sul rovescio di falsabraga si sistemavano casamatte per artiglieria a tiro arcato, come si indicò alla Figure 84, Tav. X.
Se volevasi che le due linee di fuoco, alta e bassa, avessero agito contemporaneamente, si dirigeva il pendio del parapetto della linea superiore e si postava il ciglio di fuoco dalla linea inferiore in modo che questo si trovasse m. 3,00#61624;4,00 sotto al prolungamento di quello. Tale condizione però non era sempre richiesta, perché in genere si ammetteva che la falsabraga fosse occupata solamente da truppe al memento che si fosse manifestato imminente l`attacco dell'opera per parte delle truppe mobili dell'assediante, nel quale periodo dell'azione era sospeso il fuoco delle artiglierie di grosso e medio calibro e quindi il ciglio di fuoco di falsabraga si teneva soltanto a m. 0,70#61624;1,00 circa sotto al prolungamento del pendio retrostante.
224. Ordinamento del ramparo alto. Il ramparo alto poteva essere ordinato per fanteria (fucileria), per artiglieria, o per le due armi contemporaneamente; e quello per artiglieria poteva essere: in barbetta, in cannoniera scoperta, in cannoniera coperta ed in casamatta.
Nell'epoca moderna l`ordinamento in cannoniera scoperta era il normale, quello in barbetta era l`eccezionale; nell'epoca contemporanea e nell'attuale invece è l'opposto.
E vero che l'ordinamento in cannoniera scoperta protegge meglio gli uomini ed i materiali, ma da luogo ai seguenti inconvenienti:
1° limita il settore orizzontale di tiro, che difficilmente può superare i 40°;
2° indebolisce le masse coprenti;
3° le cannoniere con il loro contrasto di ombra e di luce individuano meglio il bersaglio all'attaccante;
4° obbligano a sospendere il tiro ogni volta che avvengono franamenti nelle guance;
5° impediscono od ostacolano il puntamento, perché trattengono il fumo delle artiglierie;
e fu per questo ragioni che si dette, per lo appunto, la preferenza all'ordinamento in barbetta.
225. Ordinamento per fanteria. Se la scarpa interna del parapetto era di terra, vi si applicava contro un particolare per fanteria (Fig. 97, Tav. X) con banchina larga 0,60#61624;1,20, secondoché doveva servire per 1 o per 2 file di tiratori; la scarpa frontale si teneva di solito inclinata a 45°, perché contro vi si potessero coricare i tiratori della prima fila armati di futile a retrocarica, evitando così di fare il rivestimento, ed allora l`altezza di appoggio si riduceva ad 1 m. o 0,90. Se la scarpa interna aveva invece rivestimento di muratura (come era quella sulle piazzole occupate da artiglieria) si applicavano delle banchine di legno, o di lamiera di ferro, ad 1,30#61624;1,20 sotto il ciglio di fuoco, larghe 0,60 circa ; e quando la loro altezza sul terreno riusciva maggiore di 0,50, si faceva uso per salirvi di piccolo scalette a pioli, o si facevano qua e là* dei piccoli gradini lunghi m. 1,00 al massimo, di mattoni o di pietra (Fig. 98, Tav. X).
Poteva, finalmente, occorrere di sistemare per fanteria dei rampari che avrebbero potuto ricevere armamento di artiglieria, quindi riuscire opportune che le banchine per fanteria fossero mobili. In tali casi si facevano tali banchine girevoli attorno a cerniere orizzontali, e si sostenevano con mensole girevoli attorno a cerniere verticali, in modo che si potessero abbattere contro le pareti frontali, ed ivi nascondere in appositi incastri; oppure le banchine erano sostenute da puntelli mobili; od avevano la disposizione mostrata dalla fig. 99, che non richiede spiegazioni.
226. Ordinamento per artiglieria in barbetta. Se le artiglierie erano di piccolo calibro, quali si usavano nei fronti di gola, od in qualche fronte secondario, o sulla falsabraga, la sistemazione consisteva semplicemente nella formazione della barbetta, fin dal tempo di pace, e delle piazzole con paioli di legnami durante la messa in difesa delle opere.
Se invece si trattava di artiglierie di medio calibro, le barbette erano quasi sempre a livello del ramparo alto, come si è detto; normalmente venivano stabilite su paioli metallici fissati sopra piazzole di muratura, e solo in case di urgenza si ricorreva a piazzole di terra ed a paioli di legname e di ferro speciale (detti da difesa; fig. 100, Tav. X), od anche a paioli da attacco e difesa su piazzole di terra.
Le figg. 101 e 102 danno i particolari di costruzione e di installazione di paioli da difesa, da barbetta, da 15 e 12 Ret. per piazzole di muratura, le quali si adoperano da noi anche al presente.
Il paiolo per un solo pezzo (Fig. 101) consta di un rocchio di ghisa con suola di piombo, mozzo, bronzina e maschio, fissato alla piazzola con chiavarde, e di una rotaia di ferro fermata con viti a cuscinetti di ghisa, assicurati alla piazzola con zolfo e piombo fuso. Il rocchio è collocato con l'asse a 0,70 dal parapetto. La fascia superiore del rocchio e quelle delta rotaia sono su uno stesso piano orizzontale al di sotto del ciglio del parapetto di una quantità* eguale al ginocchiello (v. § 217). La piazzola è di pietra da taglio, ovvero di mattoni di coltello, od ancora di cemento, ma con conci di pietra sotto il rocchio e la rotaia, ed ha un sottostrato di calcestruzzo, che si prolunga fino al terreno solo se sotto alla piazzola non vi sono locali, ovvero fino alle volte dei locali. I conci debbono avere grossezza di 0,40 circa; il concio del rocchio deve avere lato di m. 1,60 circa, oppure può essere fatto di due pezzi di 0,80 X 0,60, che si pongono con la giunzione perpendicolare alla direzione della linea di fuoco; i conci della rotaia si fanno a base trapezia, larghi circa m. 0,80 e lunghi in media m. 1,00.
L'ampiezza della piazzola dipende da diverse circostanze. La sua larghezza, parallelamente alla linea di fuoco, deve essere tale da sporgere non meno di m. 0,50 dalle ultime pietre della rotaia. Ora, lo sviluppo di queste è conseguenza del settore di tiro orizzontale che si vuole ottenere, col materiale da 15 o da 12 questo settore ha il valore di 170° se la piazzola è costruita sopra un fronte rettilineo o ad un saliente di ampiezza maggiore di 145°; è di 145° se applicata a salienti compresi fra 145o e 120°; di 120° se a salienti di 120°#61624;95° ; di 95°, se a salienti di 90°#61624;60°. La lunghezza, o profondità*, è di almeno m. 4,50; e se il ramparo alto è limitato posteriormente da un muro, la piazzola si spinge fin contro di esso.
Ordinariamente le piazzole per un pezzo di un fronte rettilineo hanno una larghezza di m. 7,00 ed una lunghezza o profondità* di m. 4,50. Quelle a settore di tiro da 145°, o meno, (dette con paiolo a settore ridotto) hanno larghezza un poco minore.
227. Le piazzole per più pezzi sono costituite in modo analogo a quelle per un pezzo solo; l`unica differenza consiste nella loro larghezza, che è tanto più grande quanto maggiore è il numero dei pezzi che debbono contenere. Le più usate sono quelle per 2 pezzi. In queste, i paioli sono disposti in due modi diversi; o si toccano, ed allora la larghezza minima della piazzola è di m. 14,00; oppure si incrociano (Fig. 102) ed allora, tale larghezza può essere ridotta a m. 12,00. In questo caso occorre un cuscinetto speciale c, detto d'incrociamento, sostenuto da un concio speciale.
228. Quando sul ramparo debbono essere installati dei mortai si lasciano ordinariamente le piazzole di terra, e l`installazione dei paioli regolamentari viene fatta dai soldati di artiglieria all'atto di porre in stato di difesa la piazza (v. Fig. 103, Tav. X). ,
-
da 229 a 233
229. Qualche volta può occorrere di dover sistemare dei rampari di opere permanenti per artiglierie incavalcate su affusti da assedio, specialmente in quei fronti dove gioverebbe poterli facilmente ritirare dai rampari per collocarli sotto ad appositi ricoveri, ciò che è consentito dall'essere questi affusti a ruote. In tal caso se il ramparo è di terra possono venire impiantati paioli d'assedio regolamentari, benché in fortificazione permanente siano da proscriversi siffatte costruzione di legname facilmente distruggibili, o danneggiabili, anche da piccoli proiettili; se il ramparo ha piazzola di muratura allora deve essere fissato e predisposto in apposite pietre il maschio per attaccarvi il freno di rinculo dell'affusto.
Il maschio per freni da affusti da 15 è fatto a collo d'oca [Fig. 104 a), Tav. X] e deve corrispondere all'asse della piazzola ed a distanza di m. 0,95 dal muro di scarpa interna; quelle per paioli da obici da 21 (su affusto ridotto) e per paioli da 12 ret. è simile al precedente, ma rettilineo, e deve essere situato presso al muro predetto; e finalmente il freno idraulico per affusto ridotto per cannone da 9 può venire attaccato ad apposita trave armata [Fig. 104 b)], che si interra nel parapetto al piede della scarpa interna e vi si ferma con 4, o più, paletti, oppure si assicura con staffe murate al paramento di scarpa.
230. Ordinamento per artiglierie in cannoniera. Già* si è detto che questo ordinamento, specialmente se in cannoniera scoperta, fu eccezionale nel I° periodo storico della fortificazione contemporanea (§ 224) e riservato a casi speciali, per esempio nei fiancheggiamenti, o nella difesa di strette. Anche in questi casi però le cannoniere si fecero solo profonde da m. 0,50 a 0,60 e larghe da m. 0,80 ad 1 nella loro bocca interna (Fig. 105, Tav. XI) ed inoltre, se le condizioni del tiro lo permettevano, se ne faceva il fondo in contropendenza, ossia in salita verso l`esterno, perché apparissero il meno possibile dall'esterno gli intagli del pendio.
231. L'ordinamento in cannoniera coperta fu riservato esclusivamente alle opere di montagna e si impiegarono all'uopo casamatte alla Haxo (di cui al § 162) semplici o modificate, e qualche volta rinforzate con corazzature. Ma allora l`ordinamento piuttostochè per cannoniera coperta può chiamarsi casamattato, e di ciò si dirà* a suo luogo.
SEZIONE II:
Traverse e traversoni. Paraschegge e parapallottole.
232. Generalità*. Le traverse sono costruzioni in massima parte di terra, che si elevarono sui terrapieni delle opere, perché conseguissero in tutto od in parte i seguenti risultati:
1o impedire con il loro rilievo che i rampari venissero colpiti da tiri di infilata od obliqui, diretti e di rovescio ;
2° limitare gli effetti dello scoppio dei proiettili, perché le schegge che si producevano da una parte di esse non venissero proiettate nelle parti contigue dei rampari;
3° contenere e riparare locali alla prova.
Si facevano traverse di varie specie a seconda della loro collocazione e forma, che dipendevano dagli uffici ai quali esse erano destinate. Le più numerose e più generalmente impiegate erano quelle poste sul ramparo alto, dette traverse di ramparo; quando erano sopra ramparo non soggetto all'infilata si ponevano ordinariamente ogni due pezzi, al fine di limitare l`effetto dei proiettili scoppianti e di ricavare sotto di esse dei ricoveri per 1 servente e delle riservette per i munizionamenti; quando erano sopra ramparo soggetto all'infilata si ponevano ad ogni pezzo, e siccome non in tutte occorreva di ricavare locali per serventi e per munizioni, cosi si facevano alternativamente una con locali interni ed una tutta di terra; le prime si dicevano traverse vuote, e le seconde traverse piene, denominazioni queste applicabili anche oggi per casi simili.
Alcune traverse, specialmente sui fianchi, sulle falsebraghe, sui fronti secondari, ecc., si destinavano a coprire dei locali contenenti dei pezzi di calibro leggero da condurre sui parapetti a tempo opportuno; e siccome allora prendevano proporzioni notevoli, si dicevano traversoni. Come pure si chiamavano traversoni dei lunghi e forti rilevati di terra, grandi masse coprenti, che si elevavano nelle opere lungo le capitali dei salienti, o parallelamente alle facce, o normalmente ad esse (comprendenti, nel qual caso, ramparo alto e basso e dei tratti di piazzale interno) e ciò al fine di defilare porzioni di fronti o di piazzale da tiri provenienti da posizioni pericolose.
Finalmente si avevano delle piccole traverse collocate fra un pezzo e l'altro o fra una sezione e l`altra di due pezzi ciascuna, col solo fine di limitare gli effetti delle schegge, e si dicevano (come si dicono tuttora) traverse paraschegge, od anche semplicemente paraschegge.
233. Traverse per fronti principali non soggetti all'infilata.
10 Esempio: La Fig. 106, Tav. X porge un esempio di traversa che si collocava ogni 2 pezzi sui fronti principali non soggetti all'infilata delle opere permanenti in fortificazione contemporanea, 10 periodo; essa conteneva nel suo piano superiore un ricovero R per serventi, e nel suo piano sottostante un altro locale M per munizionamenti.
La doppia piazzola, ossia il tratto di ramparo alto compreso fra i piedi delle scarpate laterali di due traverse contigue, variava fra 12 e 14 m. (v. ultimo alinea del § 226).
La traversa si costituiva a tronco di prisma retto con spigoli orizzontali e perpendicolari alla direzione della linea di fuoco, ed a sezione retta trapezia, colla base maggiore in basso. Il piano superiore, o sommità*, era rettangolare, col lato minore (grossezza delta traversa) di m. 5#61624;6, ed era conformato a due piani, a displuvio, inclinati di circa il 5%, per favorire lo scolo delle acque.
La traversa era limitata verso l`esterno da una scarpa inclinata, a 4/5, che si arrestava a m. 1 circa dal ciglio esterno del pendio, per non aggravare la scarpa del parapetto e per lasciare un passaggio in caso di riparazioni, aveva lateralmente due scarpe inclinate a 45°, che si collegavano con la faccia anteriore mediante un raccordamento conico; ed infine sul rovescio era limitata da un muro verticale, che arrivava fino a m. 0,50 sotto agli spigoli laterali delta traversa e poscia terminava con una scarpata a 45°.
Il ricovero interno aveva il pavimento a m. 0,10#61624;0,15 sul ramparo basso, col quale comunicava mediante una porta aperta nel muro di rovescio delta traversa . Si faceva di pianta rettangolare, limitato lateralmente da due piedritti grossi m. 1#61624;1,50, alti m. 2, distanti tra di loro m. 2#61624;3; coperto da una volta a tutto sesto grossa m. 1 (od altra copertura alla prova); ed era disposto in modo che sopra la copertura vi fossero almeno m. 2,50 di terra e che i tiri inclinati a circa 1/6 con l'orizzonte avessero sempre da incontrare m. 5 di terra di protezione alle murature.
Il ricovero in parola poteva comunicare col ramparo alto in tre modi diversi: o con corridoio che passava al di fuori del muro di scarpa interna del parapetto e svoltava ad angolo retto verso la piazzola, con due scalette, come indica la Fig. 106 b) (pianta delle murature); o con corridoio praticato contro ed all'interno del muro predetto, come mostra la Fig. 107; o con due condotti inclinati (Fig. 108) per i quali si mandavano dal ricovero alla piazzola le sole munizioni, per mezzo di un carretto porta-munizioni, scorrente su un piccolo binario, od appeso a guidovia.
Con la disposizione rappresentata dalla Fig. 107 si aveva l`inconveniente che il corridoio di accesso, e specialmente la parte in risvolto con scaletta, era poco coperto dalla terra del parapetto, e la scaletta sboccava sulla banchina più distante dal parapetto che nella disposizione rappresentata dalla Fig. 106, cosicché lo sbocco era meno defilato. Si portava rimedio ai due inconvenienti costituendo sul pendio del parapetto, ed in corrispondenza del corridoio sottostante, un bonetto o merlone di terra, come vedesi in x della Fig. 109 (Tav. XI citata).
Finalmente il ricovero uomini comunicava coi locali sottostanti della traversa per mezzo di una scala, generalmente a chiocciola, la cui gabbia aveva l`asse nel piano di simmetria della traversa, e si faceva addossata, in fuori, al piedritto esterno del corridoio (Fig. 106).
-
da 234 a 245
234. Esempio II° Traversa a pianta trapezia (Fig. 110, Tav. XI). Si sono impiegate in molte delle nostre fortificazioni costiere. Esse hanno la base maggiore addossata al parapetto e sono poco elevate al disopra del ciglio di fuoco. Ogni traversa contiene tre piccoli locali alla prova, di cui il primo R, una specie di corridoio, serve per ricovero dei serventi, e gli altri due M, M', servono per munizioni di consumo giornaliero; questi locali hanno il pavimento ad un livello inferiore a quello del ramparo basso.
Le traverse di questa forma hanno diversi pregi, cioè i ricoveri serventi ed i locali per munizioni sono alto stesso piano ; permettono un maggior campo di tiro orizzontale; il tratto della linea di fuoco corrispondente ad ogni piazzola per 2 pezzi può essere ridotto a m. 10 (quello occupato dalla traversa rimanendo sempre di m. 14). Presentano solo l`inconveniente che i muri si trovano disposti obliquamente rispetto a quelli che di solito si elevano per i locali sottostanti, il che naturalmente aumenta la difficoltà di costruzione e quindi la spesa
235. Traverse per fronti soggetti all'infilata (Fig. 111, Tavola XI).Tale disposizione può presentarsi come tipo di queste traverse di muro e terra. Come si vede dalla pianta e dalle sezioni, essa differisce da quello, presentata come tipo per fronti non soggetti all'infilata (§ 233) nelle seguenti particolarità :
1° La scarpa laterale dalla parte da cui provengono i tiri, è tutta di terra, mentre la opposta è in parte di muro, perché il suo ciglio superiore (che protegge o defila la piazzola contigua) sia più prossima ad essa, e rimanga diminuita così la larghezza totale della traversa;
2° I locali di questa sono addossati al muro che la limita verso, la parte da cui non provengono i tiri, e ne costituisce uno dei piedritti;
3° Le comunicazioni di detti locali interni con le piazzole adiacenti sono cosi ottenute: quello verso la parte da cui possono provenire i tiri passa sotto al parapetto, davanti al muro, di scarpa interna, perché non venga infilata dai tiri stessi; l` altro è praticato, direttamente nel muro che limita la traversa da tale parte
4° il muro di rovescio della traversa, potendo essere colpito da tiri obliqui, è coperto da una massa di terra a scarpa, alla quale è addossata la rampa che va dal ramparo basso a quello alto; quindi manca la comunicazione diretta fra i locali interni predetti ed il ramparo basso.
236. Traverse di falsabraga. La Fig. 112, Tav. XI dà un esempio. Mentre la traversa appoggia con l`estremità anteriore sul pendio del parapetto di falsabraga, con l`estremità interna si appoggia alla scarpa del ramparo, e la comunicazione fra le due parti del ramparo, separate dalla traversa, è ottenuta con un androne, il pavimento del quale è posto a tale livello, che sopra alla volta vi siano, almeno, m. 2,50 di terra.
Spesso nell'androne sbocca un corridoio di comunicazione coi locali interni dell'opera; ed alcune volte entro alla traversa (opportunamente ingrandita) sono ricavati del piccoli ripostigli per munizionamenti, dei ricoveri per le truppe che debbono rimanere in attesa del combattimento, ed anche dei magazzini per pezzi leggeri da condurre sul ramparo di falsabraga al momento che l`avversario tenta l`attacco di viva forza dell'opera.
237. Traversoni per ricovero dei pezzi e dei materiali; traversoni di defilamento. Si elevavano sui fronti per allogarvi dei pezzi incavallati sopra affusti a ruote, suscettibili di essere condotti sul ramparo di combattimento, agli ultimi momenti della lotta; ed ancora si elevavano sui piazzali interni, nel quale caso, oltrechè contenere dei locali alla prova (magazzini, ricoveri o simili), avevano anche officio di defilamento, ed erano più specialmente detti traversoni di defilamento.
Quelli esclusivamente destinati a contenere locali per pezzi da combattimento si costituivano in modo da presentare, per le murature dei locali in parola, sufficiente grossezza di terra verso le parti opposte ai tiri, come s'è detto per le traverse; ed i locali si proporzionavano al numero dei pezzi, tenendo presente che ogni pezzo richiedeva uno spazio largo m. 2,50 e lungo m. 3,00, perché vi si potesse avere libertà sufficiente di movimenti. La Fig. 113, Tav. XI rappresenta un ricovero per 3 pezzi, posto in un traversone, che è supposto su un fronte soggetto all'infilata, e costrutto con le norme qua sopra esposte.
238. Paradorsi. Erano traversoni aventi direzione parallela, o quasi, all'andamento di un fronte per proteggere i rampari dai tiri di rovescio. Essi dovevano avere la grossezza di almeno m. 6,00 in sommità , scarpe laterali a 45°, che venivano sostituite nella loro parte inferiore da muri, se questi risultavano defilati.
Quando i paradorsi proteggevano dei fronti principali, si dovevano porre distanti almeno m. 20,00 dal ramparo di combattimento, per non dar luogo ad effetti di ritorno di schegge dei proiettili; ed invece se appartenevano ad un fronte secondario erano ordinariamente addossati al ramparo di questo, essendo poco temibili gli effetti precedenti.
La loro altezza dipendeva dalla distanza orizzontale della loro cresta superiore dal ciglio di fuoco del fronte protetto e dal grado di defilamento , di solito 1/6, che si voleva con essi conseguire in corrispondenza dell'ora detto ciglio.
La Fig. 114 (Tav. XI) dà l`esempio di un paradorso per fronte principale, la cui quota superiore
(x) = m. 13,60 è stata calcolata mediante la seguente relazione:
x = A B = B c + c A = m. 8,00 + 1/6, [m. 28,00 + (x â?? 8)]
facile da stabilire coi dati segnati in figura.
Questi paradorsi erano poco impiegati perché riuscivano alti ed ingombranti.
Più spesso si usavano paradorsi al fronte di gola, per ripararlo dai tiri lunghi, che oltrepassavano il fronte principale, perchè si elevavano sul ramparo stesso, riuscivano poco alti, e quindi le loro scarpe all'interno dell'opera erano poco estese.
239. Paraschegge. Si ponevano fra i pezzi che non erano separati da traverse da ramparo, quando si volevano proteggere i serventi di un pezzo dalle schegge dei proiettili scoppiati sulla piazzola del pezzo vicino. Erano formati o con soli gabbioni riempiti di terra e posti su due ordini [Fig. 115 a) e b)], o con terra sostenuta lateralmente da gabbioni, da fascine o da tavole appoggiate a paletti conficcati nel terrapieno [Fig. 115 c)].
La loro grossezza variava da m. 0,60 a m. 1,80 ; la loro altezza si teneva uguale presso a poco a quella del parapetto e la loro lunghezza era di circa m. 1,00 inferiore alla larghezza del ramparo alto, per lasciare sopra a questo il passaggio fra piazzola e piazzola.
Tali paraschegge venivano ordinariamente elevati al momento di porre l`opera in stato di difesa.
SEZIONE II.
Fosso, suoi rivestimenti e sue attinenze (strada coperta, spalto, avanspalto).
(A)
Del fosso.
240 Generalità . La forma e le dimensioni dei fossi erano diverse secondo che essi erano asciutti od acquei, oppure a manovra di acqua, cioè alternativamente asciutti ed acquei.
Nei fossi asciutti la controscarpa e la scarpa erano quasi sempre di muratura; in quelli acquei erano generalmente di terra, giacché l`acqua era quella che costituiva l'ostacolo, il quale nei fossi asciutti era costituito dalla ripidità della scarpa e della controscarpa; in quelli a manovra d'acqua si aveva di solito la controscarpa rivestita e la scarpa di terra naturale, benché non manchino però esempi di fossi con disposizioni inverse nei rivestimenti, od altri aventi rivestita scarpa e controscarpa.
241. Ciò che distingueva i fossi asciutti delle fortificazioni contemporanee (1° periodo storico) dai fossi dell'epoca moderna è che, mentre questi erano larghi fino a 40 m e profondi da 6 a 7 m. quelli si tennero stretti e spesso più profondi. Tale innovazione era dovuta alla necessità di defilare il muro di scarpa, la cui sommità , o cordone, doveva tenersi a tale altezza che non potesse essere colpita dai tiri di demolizione più inclinati, che sfioravano il ciglio della massa coprente (ciglio di controscarpa, o ciglio dello spalto). Il limite massimo di inclinazione di tiri utili per danneggiare la muratura fu stabilito dapprima nell'angolo di caduta avente per tangente 1/3, ma poi, con l'aumentare dell'esattezza ed efficacia delle artiglierie, negli ultimi anni del periodo storico che si considerò, si trovò conveniente di aumentare tale limite, e di portarlo a 2/5.
Questa norma però valeva per i fossi dei fronti principali soggetti al tiro delle artiglierie d'assedio, mentre per quello dei fronti secondari, non esposti che al tiro delle artiglierie di campagna, si limitava il defilamento ad 1/6, ed anche ad 1/10.
242. Quando si dice che i muri di scarpa debbono essere defilati ad 1/3, od a 2/5 dalla massa coprente che sta loro dinanzi, tale frazione misura il grado di defilamento (v. nota alla pagina precedente); ora, l'altezza del ciglio della massa coprente è ordinariamente nota, e la norma data stabilisce una relazione fra il dislivello di esso ciglio sul cordone del muro di scarpa e la distanza orizzontale fra questi due punti. Indicando con 1/m il grado di defilamento, con d il detto dislivello, con l la larghezza del fosso, e con a la distanza orizzontale fra il ciglio della controscarpa e quello della massa coprente , si ha (Fig. 116, Tav. XI):
d= 1/m + (l+a)
che è la relazione cercata, e con la quale, fissato 1/m si può determinare una delle quantità , generalmente la l, assumendo per date le altre.
Se si indica poi con P la profondità del fosso sotto il ciglio della massa coprente, e con h l`altezza del muro di scarpa, si ha :
P = h + d = h + 1/m (I + a).
L'altezza h non dove essere minore (anche nella fortificazione attuale) di m. 5,00, perché non sia facile la scalata; la larghezza l non si tiene mai minore di m. 8,00, perché non riesca facile di passare il fosso con mezzi trasportati, o di riempirlo con le rovine della controscarpa minata, ma non si fa mai maggiore di m. 12,00 per non aumentare di troppo la difficoltà del defilamento del rivestimento di scarpa. Con questi dati, la profondità P varia ordinariamente fra m. 9,00 e m. 11,00; e quando si tiene il cordone di controscarpa a (0,00) il fondo del fosso ha la quota (-7,00)#61624;(-8,00).
243. Spesso però la soluzione del problema di determinare la larghezza del fosso, pure soddisfacendo alle condizioni di defilamento, si fa graficamente, in conseguenza della posizione occupata dal ciglio di fuoco principale, o da quello di falsabraga. Sia AB (Fig. 116) il prolungamento del pendio del parapetto, inclinato di 1/6 con l'orizzonte; si conduca una retta by parallela a detto pendio, distante e sotto di esso m. 0,50#61624;1,00, e tale retta determinerà la posizione del pendio dello spalto, soddisfacente alla condizione di essere battuto con tiri radenti dal parapetto principale o da quello di falsabraga; ora, dal cordone x del muro di scarpa si conduca la retta x z inclinata con l' orizzonte di 1/m (2/5 in figura), nel punto c, incontro della xz con la by, si dovrà avere il ciglio della massa defilante ad 1/m il predetto cordone, e quivi si potrà tracciare internamente, od il profilo del particolare di fucileria per la strada coperta, o la scarpa inclinata ad 1/1 dello spalto, ed a punto opportune tracciare il rivestimento di controscarpa, come indica la figura citata. Se la larghezza del fosso riuscisse minore del limite minimo, si dovrebbe modificare qualcuno dei dati della costruzione, come il pendio del parapetto, o la posizione del cordone del muro di scarpa, od altro.
244. Per i fossi acquei non si ha legame fra la larghezza e la profondità ; conviene siano larghi, per aumentare l'ostacolo, e quindi si fanno, anche ora, almeno di m. 15,00, misurati sul pelo dell'acqua. Le scarpe si tengono a 45° se l'acqua è stagnante od è a movimento lento, od inclinate a 1/2 se vi ha corrente ragguardevole. La profondità deve essere tale che l'altezza dell'acqua non sia mai inferiore a m. 2,00, e quando questa condizione non è soddisfatta, o perché l'acqua è permanentemente a livello inferiore ai 2 m., oppure perché può subire dei cambiamenti di livello e può scendere sotto a tale limite, allora nel mezzo del fosso si scava un cunettone, largo almeno m. 4,00, e profondo tanto che ivi l'altezza dell'acqua non sia in alcun caso minore dei m. 2,00 anzidetti (Fig. 117, Tav. XI).
Ai fossi acquei è utile sempre di ricorrere ogni qualvolta le circostanze lo permettono, in quantochè con essi si ottiene un ostacolo di importanza, risparmiando la spesa dei muri di rivestimento, sempre ragguardevole. Si attribuiscono a questi fossi gli inconvenienti:
1° di rendere passiva la difesa;
2° di essere facilmente superati se agghiacciati;
3° di produrre miasmi e rendere poco igieniche le fortificazioni.
Ad essi si può in parte rimediare:
al 1o col praticare attraverso ai fossi delle ampie dighe ben difese e munite delle occorrenti interruzioni (come propose il Montalembert);
al 2° col mantenere sgombra dal ghiaccio una zona centrale del fosso larga almeno 3 o 4 metri;
al 3° col procurare all'acqua un movimento, anche se lento, in modo che non rimanga stagnante, o quanto meno col disporre le cose in mode che i fossi possano essere vuotati di quando in quando e riempiti di acqua non corrotta.
245. In quanto ai fossi a manovra, o cioè che possono essere asciutti od acquei, se si può prevedere come saranno al momento del bisogno, dovranno soddisfare alle condizione proprie dello stato in cui saranno destinati a servire. Se invece non si può fare tale previsione (caso più probabile) avranno rivestita la controscarpa (Fig. 118), saranno larghi 12#61624;15 metri ed avranno profondità tale che, quando avvi l'acqua, essa non sia profonda meno di m. 2,00.
-
da 246 a 260
manca la segnalazione in neretto del par 253 ... ve lo comunicherò più avanti...
(B)
Rivestimenti di scarpa e di controscarpa
246. Rivestimenti di scarpa. Erano e sono costituiti da muri o da gallerie.
I muri, a seconda della relazione in cui si trovano rispetto al terrapieno, si classificano in:
â?¢ aderenti [Figg. 119, 120 e 121, Tav. XII].
â?¢ semiaderenti o semistaccati [Fig. 122 A), B), C)].
â?¢ staccati [Fig. 123].
I muri aderenti poi a seconda della loro altezza rispetto a quella del terrapieno si dicono:
â?¢ interi, od alti, se si elevano sino al pendio del parapetto, ed hanno il cordone più alto (sul terreno) del ciglio di spalto (Fig. 119), come erano quelli della Scuola italiana, francese e tedesca dei primi secoli del periodo storico di fortificazione detta moderna;
â?¢ a mezzo rivestimento, se hanno la loro sommità* a livello del ciglio di spalto o di altra massa coprente (Fig. 120), o poco sotto a tale livello; come furono quelli impiegati dal Vauban nella fortezza di Neuf-Brisach, poi dal Cormontaigne e successivi ;
â?¢ bassi, se hanno la loro sommità*, o cordone, al disotto del ciglio di spalto o di massa coprente che sta loro dinanzi (Fig. 121).
247. I muri aderenti hanno il pregio di rendere minore la base del profilo e di far riuscire più economica la costruzione delle gallerie di scarpa, quando occorrono. Ma, per contro: debbono avere grossezza spesso ragguardevole, per resistere alla spinta delle terre sovrastanti; se sono imbrecciati trascinano nella loro rovina, queste terre, e danno luogo a brecce praticabili; non possono sostituirsi con altri ostacoli, né venire facilmente riparati durante l'assedio.
248. I muri staccati riescono più economici di quelli aderenti, perché possono tenersi, in genere, di grossezza minore (m. 0,75 a m. 2,00); costituiscono un ostacolo maggiore contro la scalata; non danno luogo, se imbrecciati, a rampe facilmente praticabili, giacché sono ingombrate di rottami di murature senza terra frammista; possono essere sottratti facilmente al tiro di demolizione, avvicinandoli di più al muro di controscarpa, senza che con ciò si abbia da restringere il fosso; ed, in fine, permettono di ottenere una linea di difesa bassa per battere il fosso, praticandovi delle feritoie a conveniente altezza e lasciando dietro di essi un cammino di ronda, largo da m. 1 a m. 2. Danno luogo all'inconveniente - unico - di richiedere una maggiore larghezza di base del profilo. I muri staccati sono perciò stati preferiti a quelli aderenti in fortificazione contemporanea 1° periodo, e si vedranno impiegati, con profitto, qualche volta anche in fortificazione odierna.
249. I muri semiaderenti o semistaccati hanno qualità* intermedie fra quelle dei precedenti. Si dicono anche muri di ripiego, giacché possono impiegarsi in particolari circostanze, che non permettono di adottare né i muri aderenti, né quelli staccati; così, per es., se non è possibile di fare un muro aderente perfettamente defilato, dandogli altezza minima di m. 5, si applica un muro semiaderente nel quale la parte aderente abbia il voluto grado di defilamento e la parte staccata sia defilata in minor grado ; od ancora si può usare muro di questa specie, quando si voglia ridurre un profilo dell'epoca moderna, in modo che la parte di muro non defilata, o mal defilata, riesca isolata dal ramparo retrostante, come appare dalla Fig. 122 B), e la parte che rimane aderente non abbia sufficiente altezza per impedire la scalata; o quando la presenza dell'acqua sotterra impedisca di dare al fondo del fosso la volute profondità*, o casi simile.
250. Le gallerie di rivestimento sono sempre ancora organi di fiancheggiamento, e se ne terrà* parola quando si tratterà* questo argomento.
251. Costituzione e dimensione dei muri di scarpa. I muri aderenti di scarpa possono essere pieni od a discarico, e i primi possono essere a contrafforti, oppure essere a faccia interna continua.
Le dimensioni dei muri di scarpa si avrebbero dovute determinare nelle opere esistenti, o si dovrebbero determinare per opere nuove, calcolando la spinta delle terre e tenendo conto dell'urto dei proiettili in base alla loro massa e velocità* di urto, elementi di calcolo che l'ufficiale può procurarsi; ma per i casi più comuni si. sono usate delle regole empiriche ricavate dalle fortificazioni che hanno dato buone prove di resistenza, regole che credesi opportune di riassumere qui, perché possono essere applicate anche oggi, ogni qualvolta si debbano costruire dei muri di terrapieno comuni, di scarpa, od altro, non soggetti al tiro diretto di artiglieria moderna, con proiettili pieni di potenti esplosivi :
a) ai muri a tutto rivestimento con speroni o contrafforti (Fig. 119, Tav. XII) il Vauban dette costantemente in sommità* la grossezza di m. 1,60; gli altri elementi furono così determinati (essendo H l'altezza totale del muro):
grossezza alla base g = 1,60 + 1/5 H,
sporgenza degli speroni c = 0,65 + 0,2 H,
base maggiore degli speroni b 0,65 + 0,1 H,
base minore idem a 2/3 b,
distanza fra asse ed asse d = m. 5#61624;6.
b) Le regole del Vauban vennero applicate anche ai muri a mezzo rivestimento, prendendo però per H l`altezza del muro, più il dislivello fra il cordone ed il terrapieno, escluso il parapetto, assegnando la grossezza minima di m. 1,60 al muro se avesse esistito fino all'altezza predetta del terrapieno (cioè y =1,60, Fig. 124), e facendo la scarpa esterna con pendenza di 10/1 a 20/1 con l'orizzontale.
c) Ai muri bassi pieni generalmente non si applicarono i contrafforti. Il profilo più conveniente per essi si tenne quello così detto a resistenza indefinita, in cui la faccia interne è inclinata all'orizzonte in modo che la risultante della spinta e del peso del muro passi per la base di esso, e preferibilmente per il terzo centrale della sua larghezza (Fig. 121). Si assegnava loro in sommità* grossezza non inferiore a m. 1,80, e si determinava la pendenza della parete interna applicando le regole predette della stabilità*, e facendo la scarpa esterna inclinata da 10/1 a 20/1 con l'orizzonte.
Pei muri a faccia interna continua la detta faccia si teneva quasi sempre verticale e quella esterna inclinata di 10/1; la grossezza media g (Fig. 125, Tav. XII) poteva ritenersi data da g = 0,285 (H + h); oppure la grossezza g', presa ad 1/10 a partire dal piede del muro, era calcolata con la formula empirica:
g' = 1/3 H + 1/n h, essendo:
n = 5 per valori di h compresi fra 1/2 H ed H,
n = 10 per valori compresi fra H e 2 H,
n = 15 per valori di h maggiori di 2 H.
Recentemente, in alcune opere del campo trincerato di Roma, furono applicate dei muri di scarpa col profilo e le dimensioni indicate nella Fig. 126, detti muri a strapiombo od adagiati, i quali, a parità* di massa murale, pare presentino una maggiore resistenza alla spinta delle terre e richiedano - molto probabilmente - un maggior numero di colpi per. essere aperti in breccia. Questi muri presentano qualche difficoltà* ad essere liberati, nella faccia interna, dalle acque di infiltrazione, le quali anzi tendono ad accumularsi nell'angolo diedro costituito dalla faccia predetta e dal terreno di fondazione, quasi sempre meno permeabile in confronto al terreno superiore. Queste acque possono far gonfiare il terreno (specialmente se è argilloso) e produrre distacco delta sezione più ristretta del muro dalla sua fondazione, e scorrimento della scarpa. Si evita l'inconveniente curando il drenaggio e costruendo il muro coi letti di posa dei materiali perpendicolari alla faccia interna di adagiamento.
f) I muri staccati si fecero grossi m. 2#61624;3 se costituiti con nicchioni, come quelli attuati da Carnot, e m. 0,75#61624;2 se continui. Queste ultime dimensioni per muri pieni sono proposte per resistere ai proiettili odierni; come pure è proposto che vengano questi muri costrutti sopra fondazioni ad archi e pilastri. Per rendere più resistente il muro staccato, in alcune circostanze si collegò con la scarpa retrostante per mezzo di lunghi speroni trasversali. Siccome questi muri staccati costituiscono sempre organo di fiancheggiamento del fossi, si ritornerà* sull'argomento, trattando appunto della difesa di essi fossi.
252. Assai frequente fu l'impiego nell'epoca moderna, e nel primo periodo dell'epoca contemporanea, di muri a discarico, che, secondo alcuni autori, dovrebbero essere gli unici muri di rivestimento da adoperarsi anche attualmente.
Tali muri sono muniti di contrafforti piuttosto lunghi a base rettangolare, riuniti fra di loro da volte cilindriche a generatrici orizzontali e normali alla lunghezza dei muri, disposti in uno o più piani, ed esse volte protette da terre.
La terra della scarpata penetra nell'interno dei vani risultanti fra piedritti e volte, e l`altezza e la larghezza di questi vani e la lunghezza dei piedritti si regolano in modo che le scarpe di terra a pendenza naturale, vengano col loro piede fin contro al muro frontale (Fig. 127, Tav. XII), oppure lascino un passaggio largo non meno di m. 1,00 contro al detto muro, al quale corrispondono poi delle porte nei piedritti, come indica la Fig. 128, (Tav. XII citata), disposizione proposta dal DUFOUR nel suo Trattato di fortificazione. Finalmente, alcune volte si trattengono le scarpate nell'interno dei vani predetti con dei muri, costituendo così coi piedritti, volte, muro frontale e muretti posteriori una serie di locali, che servono come gallerie di fiancheggiamento, aprendo all'uopo apposite fucilerie nel muro esterno; e si riproduce per illustrazione nella Fig. 129 il muro di scarpa a discarico eseguito nella cinta della piazza di Auxonne.
I muri a discarico hanno i seguenti pregi:
1° sentono meno di quelli pieni l'azione della spinta delle terre, anzi questi agiscono col loro peso sulle volte in favore delta stabilità*;
2° sono più difficilmente imbrecciabili, perché, per determinarne la caduta, devonsi rovinare, oltre alla parete frontale, anche due o tre volte, facendone cadere i piedritti;
3° se sono molto alti riescono più economici di quelli pieni;
4° favoriscono la costruzione di gallerie per la difesa dei fossi, come mostrano i due esempi ultimi qui indietro citati.
254. In quanto alle dimensioni medie adottate per i muri a discarico ad un ordine di volte, erano ordinariamente le seguenti:
Distanza interna tra i piedritti m. 3,00#61624;5,00.
Grossezza dei piedritti m. 0,90#61624;1,50.
Grossezza delle volte m. 0,70#61624;1,30.
Monta delle volte, dal tutto sesto ad 1/3 della corda.
Muro frontale grosso m. 0,90#61624;2,00. Detto muro venne però qualche volta soppresso (v. Fig. 132, 133, 134), regola questa seguita quasi sempre nella fortificazione attuale, e nella controscarpa piuttostoché nella scarpa.
Le volte superiori dovevano essere coperte da uno strato di terra di m. 2,50#61624;3,00,il che obbligava a prolungare il muro frontale sopra all'estradosso delle volte stesse, ingrossandolo, quando occorreva, per la stabilità* o per la resistenza ai tiri (Fig. 128, Tav. XII).
255. Rivestimenti di controscarpa. Sono anch'essi costituiti, come quelli di scarpa (§ 246)), da muri o da gallerie. I muri sono sempre aderenti e possono essere od a pareti continue, o con contrafforti, od a discarico.
Le dimensioni dei muri di controscarpa a pareti continue, o quelle dei muri con contrafforti si calcolarono come quelle dei muri simili di scarpa; tenendo conto però che quelli di controscarpa non sono soggetti a forti spinte di terra, che l'azione dei proiettili avversari (scoppianti sul ciglio, fra essi muri ed il terreno dello spalto), oppure l'azione delle mine avversarie, tendono a rovesciarli nel fosso, e che invece sono raramente colpiti con tiri di lancio diretti od indiretti.
I muri pieni alla Vauban con contrafforti si fecero grossi, in sommità*, circa m. 1,00, e per le altre parti si applicarono le regole esposte al § 251 comma a; la parete frontale dei muri a discarico si ridusse, nella fortificazione contemporanea 1° periodo, alla grossezza di m. 0,40#61624;0,50, o si soppresse.
Per le gallerie, potendo costituire organo di fiancheggiamento, se ne terrà* parola quando si tratterà* di questa azione nei fossi.
Le Figg. dalla 130 alla 136 della Tav. XII danno esempi di muri di controscarpa, e precisamente:
Fig. 130. Muro di controscarpa (a destra del disegno) con contrafforti. Ivi è supposto che il terreno, nel quale è ricavato il fosso, sia poco consistente, o sia sciolto, e si dà* l'esempio di congiunzione del rivestimento in parola con quello di scarpa per mezzo di archi di contrasto sul fondo del fosso. Le dimensioni segnate in figura dispensano dall'entrare in ulteriori particolari.
Fig. 131. Muro di controscarpa adagiato od a strapiombo.
Fig. 132. Muro a discarico ad un piano di volte orizzontali senza muro frontale.
Fig. 133. Muro a discarico con un piano di volte disposte a gradini, ed ove si ha eguale protezione alle volte, benché il terreno protettore sia inclinato rispetto all'orizzonte per effetto del pendio dello spalto.
Fig. 134. Muro a discarico a due piani di volte e senza muro frontale, disposizione convenientissima anche per opere odierne.
Fig. 135. Muro a discarico a due piani di volte con muro frontale, e cammino di ronda.
Fig. 136. Muro a discarico a tre piani di volte, economico in confronto a muro pieno della stessa altezza.
(C)
Spalto
Strada coperta e cammino di ronda di controscarpa
Avanspalto(
256. Strada coperta e cammino di ronda. La strada coperta fu in fortificazione contemporanea di impiego eccezionale, sulla controscarpa di fossi asciutti, perché il bisogno di defilare la sommità* del muro di scarpa, senza restringere troppo il fosso, condusse a far servire all'uopo il ciglio dello spalto, anziché il cordone del muro di controscarpa, e perché o si avvicinò il ciglio dello spalto alla controscarpa, riducendo la strada coperta ad una semplice banchina, larga m. 1,00#61624;3,00 (Fig. 135, Tav. XII), cui si dette il nome di cammino di ronda di controscarpa , oppure si soppresse qualunque passaggio coperto sulla controscarpa e si terminò lo spalto verso l'interno a scarpata naturale delle terre (Fig. 130#61624;134, Tav. XII).
Il cammino di ronda si tenne almeno a m. 2,00 sotto al ciglio dello spalto, si elevò sul terreno naturale da m. 0,00 a m. 2,00, e la scarpa interne della massa coprente venne, durante la messa in difesa dell'opera, intagliata a particolare d; fanteria in quei tratti dove se ne prevedeva il bisogno (v. linee punteggiate nella citata Fig. 135, Tav. XII).
257. Avanspalto. Se invece le circostanze erano tali che fosse stato utile di avere una strada di sorveglianza attorno ad un'opera, o davanti ad un fronte, senza rinunciare al vantaggio di avvicinare la massa coprente dello spalto al cordone di scarpa per ragioni di defilamento, la detta strada si stabiliva al piede dello spalto, riparandola con un secondo spalto, detto avanspalto (Fig. 137, Tav. XIII); e perché occorresse minima quantità* di terra e per la formazione dell'avanspalto, ed anche perché il suo ciglio fosse sottoposto a quello dello spalto, si abbassava il livello della strada coperta avanzata, come è rappresentato nella figure citata, collocandola in una specie di avanfosso pochissimo profondo.
258. Per i fossi acquei, dove la controscarpa non ha vincoli di defilamento rispetto alla scarpa non rivestita, si faceva quasi sempre la strada coperta, che riusciva opportune per dare carattere attivo alle opere cinte con tale specie di fossi.
259. Il pendio dello spalto doveva essere battuto dalla linea di fuoco del ramparo retrostante (ramparo principale o di falsabraga) con tiri radenti; bisognava perciò che, prolungando il pendio dello spalto esso passasse sotto al ciglio di fuoco del ramparo da cui era difeso, ed inoltre che la retta, parallela al pendio e passante a m. 0,50#61624;m. 1,00 sul ciglio dello spalto, sovrastasse o toccasse il ciglio di fuoco del ramparo, il quale perciò doveva essere fra i due limiti cosi determinati (v. Fig. 89, Tavole X e 116, Tav. XI).
Se fra la controscarpa e lo spalto eravi strada coperta, o cammino di ronda, doveva possibilmente essere soggetto al fuoco del ramparo principale o di quello di falsabraga; e finalmente, quando si aveva spalto di controscarpa ed avanspalto, le condizioni stesse dovevano sussistere tanto per l'uno come per l'altro, e quindi il ciglio di fuoco del ramparo si faceva compreso fra il più basso dei due limiti superiori ed il più alto dei due inferiori.
SEZIONE IV.
Delle casamatte e delle gallerie attive. Feritoie e cannoniere.
260. Generalità*. casamatta attiva, o da fuoco, è un locale coperto, alla prova di bomba, dal quale sparando attraverso a fucilerie, od a cannoniere, o gittando lungo appositi tubi delle granate esplodenti si può offendere l'avversario, stando al riparo dalle sue offese. Si hanno dunque: casamatte per fucileria, casamatte per lancio di granate esplodenti, casamatte per artiglierie e casamatte miste.
L'argomento in trattazione sarà* così suddiviso:
casamatte per fanteria Delle fuciliere o feritoie.
Ordinamento delle casamatte.
Casamatte per lancio di granate esplodenti. Dei tubi per lancio di granate.
Ordinamento delle casamatte.
Casamatte per artiglieria Delle cannoniere.
Ordinamento delle casamatte.
-
rispedisco par 253.... con numero!!!
ed in più... par 261 - 266
253. I muri a discarico hanno i seguenti pregi:
1° sentono meno di quelli pieni l'azione della spinta delle terre, anzi questi agiscono col loro peso sulle volte in favore delta stabilità ;
2° sono più difficilmente imbrecciabili, perché, per determinarne la caduta, devonsi rovinare, oltre alla parete frontale, anche due o tre volte, facendone cadere i piedritti;
3° se sono molto alti riescono più economici di quelli pieni;
4° favoriscono la costruzione di gallerie per la difesa dei fossi, come mostrano i due esempi ultimi qui indietro citati.
(A)
Casamatte per fanteria
261. Delle fuciliere o feritoie. La fuciliera o feritoia è un`apertura, per la, quale si può, attraverso ai muri, puntare e sparare il fucile. Essa deve permettere al tiratore la massima libertà di tiro e nel tempo stesso presentare minima apertura, perchè non sia facilmente imboccata con tiri da lontano, esigenze queste alle quali si può soddisfare dando all'apertura una forma restringentesi verso l`esterno; ed anzi la forma teorica di feritoia perfetta sarebbe la tronco-conica, con la base minore eguale alla sezione della bocca del fucile, ricavata nella faccia esterna della parete, e con svasatura verso la faccia interna. Così il tiratore potrebbe puntare il fucile in tutte le direzioni, ma siccome egli deve ancora vedere il bersaglio e seguirlo col puntamento se si sposta, è necessario di fare la feritoia allungata o nel senso verticale o nel senso orizzontale. Nel 1° caso la feritoia dicesi verticale, nel secondo caso dicesi orizzontale.
La parte più ristretta della feritoia dicesi, appunto, sezione ristretta. Essa non può essere ricavata sulla faccia esterna dei muri, per muri di qualsiasi grossezza, ma bisogna che sia sempre oltrepassata di alcuni centimetri dalla bocca del fucile se il soldato appoggia, durante lo sparo, la mano sinistra, sulla faccia interna, affinché la guancia svasata della feritoia non arresti o non devii il proiettile; dal che segue che nei muri grossi oltre un certo limite si costruisce la sezione ristretta nel loco interno, foggiando poi la feritoia a doppia strombatura, cioè una verso l'esterno ed una verso l`interno.
Per feritoie verticali la sezione ristretta si tiene sulla faccia esterna del muro fino alla grossezza di m. 0,75; per muro grosso da m. 0,75 fino a m. 1,20 la sezione ristretta si suole ricavare sulla, metà del muro; e finalmente per muro grosso più di m. 1,20 si tiene a m. 0,60 dalla faccia interna.
Per feritoie orizzontali, invece, la sezione ristretta si suole tenere ordinariamente nella metà del muro se esso è grosso m. 0,80 o meno, e sempre a m. 0,40 circa dalla faccia interna per muri di qualunque grossezza superiore a m. 0,80.
262. Nelle feritoie sono da distinguersi: la soglia, le guance, il cielo, la bocca interna, la bocca esterna e la sezione ristretta, che per muri non molto grossi, e per feritoie verticali, può corrispondere alla bocca esterna.
Il lato minore della sezione ristretta delle feritoie verticali si fa sempre di 10 cm.
Nelle feritoie orizzontali il cielo può essere formato dall'intradosso di un architrave di pietra, o da quello di una piattabanda, o di un arco molto ribassato di mattoni o di pietre conce; nel primo caso la sezione ristretta si può fare rettangolare, alta m. 0,10#61624;0,12; nel secondo caso le se darà altezza minima di 0,08#61624;0,10 verso le estremità e massima di 0,12#61624;0,15 in mezzo. La larghezza si tiene variabile di m. 0,70#61624;0,90 se la feritoia, deve servire per un uomo, e di m. 0,90#61624;1,30 se deve servire per 2 uomini.
263. Generalmente si fa in modo che la soglia presso l'apertura interna sia alta m. 1,20 1,30 sul pavimento, affinché il tiratore possa stare nella posizione più comoda per tirare, cioè in piedi; ma circostanze speciali possono consigliare di diminuire tale altezza, od anche di aumentarla, e fra tali circostanze è di prima importanza quella relativa alla posizione dei punti esterni sui quali debbonsi di preferenza poter concentrare i tiri. L'altezza di m. 0,90 è adatta per tiratori in ginocchio e quella di 0,75 per uomini seduti.
La soglia alla bocca esterna non deve essere alta meno di m. 2,00 sul terreno immediatamente vicino al muro, affinché l`assalitore non possa otturare le feritoie con sacchi di terra od altri materiali, oppure introdurvi la canna del proprio fucile per sparare dentro alla casamatta.
Ciò conduce al fatto che sotto ai muri con feritoie esiste sempre un angolo morto, e si cerca di diminuirlo, o di sopprimerlo, con diversi espedienti: o dando alla soglia della feritoia inclinazione in discesa verso l`esterno; o ricavando al piede del muro un fosso diamante; od impiegando piombatoie (di cui si dirà più innanzi) sotto alle feritoie ordinarie ; o ripiegando opportunamente il tracciato in modo da avere azione fiancheggiante sulla parete esterna della casamatta; od, infine, applicando simultaneamente due o tre dei predenti espedienti.
264. Si è riconosciuto in pratica che l'istinto conduce il tiratore a puntare e sparare in direzione normale al muro nel quale sono aperte le feritoie; e che, in ogni modo, non riesce agevole il puntamento da una feritoia ordinaria se il bersaglio obbliga la linea di tiro ad uno spostamento laterale di circa 20° dalla normale alla parete. Perciò quando la direzione generale di tiro da una casamatta deve essere obliqua (come, per esempio, quando si voglia battere di infilata un fosso avente direzione obliqua rispetto al muro frontale della casamatta, fiancheggiante), si fanno le feritoie con asse obliquo, o con direttrice obliqua ; e perciò le feritoie si distinguono in rette ed in oblique. La direttrice della feritoia obliqua deve corrispondere sempre alla linea dove si debbono maggiormente concentrare i tiri, dal che segue che se parecchie feritoie hanno un obbiettivo unico, le loro direttrici saranno convergenti a quell'obbiettivo.
Le figure 138 a) pianta, 139, 140 a) pianta, e 141 (Tav. XIII) rappresentano il modo di tracciare la sezione orizzontale di feritoie verticali di diverse forme ; e cioè:
Fig. 138 a) pianta, feritoia verticale retta, e fig. 139, feritoia verticale obliqua, in muri grossi 0,75 o meno.
Fig. 140 a) pianta, feritoia verticale retta, e fig. 141, feritoia verticale obliqua, in muri grossi m. 1,00 circa.
La retta x y rappresenta la direttrice in tutte le feritoie.
La pianta delle feritoie orizzontali [Fig. 142 a) pianta e fig. 143, Tav. XIII] si determina in modo analogo a quanto è stato qui sopra detto per le feritoie verticali, con la sola differenza che in quelle oblique (Fig. 143) la semilunghezza l/2 si misura a partire dalla direttrice in senso parallelo alla parete della casamatta.
265. Per determinare la sezione verticale d'una feritoia si parte dal concetto della massima elevazione e della massima depressione che si vuol dare al tiro, tenendo conto della posizione dell'occhio del tiratore, la quale posizione è variabile secondo l'inclinazione dei tiri. Per i tiri orizzontali, o per i tiri in elevazione, l'occhio del tiratore trovasi a circa m. 0,50 dal paramento interno della parete, ed alto sul pavimento, o sulla banchina, m. 1,40 o m. 1,00 o m. 0,85, in media, secondoché il tiratore è in piedi, o in ginocchio, o seduto.
Ciò stabilito, per feritoie verticali si segue ordinariamente questo procedimento. Segnato il punto o [Fig. 138 b) e 140 b) ], corrispondente alla posizione dell'occhio del tiratore, si conducono le rette om on corrispondenti alle visuali estreme, più alta e più bassa, e quindi ad esse parallelamente, e distanti 5 cent., si tracciano il cielo e la soglia della feritoia. Devesi badare però che la bocca interna risulti compresa fra i limiti di m. 0,30 e m. 0,50 circa; se risulta più alta, debbonsi modificare le inclinazioni dei tiri estremi. Gli angoli diedri acuti si smussano con piani normali ai paramenti, per la lunghezza di 10#61624;15 cent.
Nelle feritoie orizzontali, che hanno la sezione ristretta di piccola altezza, quando il tiratore deve tirare molto vicino al piede della parete esterna, deve di necessità avvicinarsi con l'occhio alla parete interna, per non dover collocare la sezione ristretta troppo bassa nella casamatta, e quindi rendere incomodi od impossibili i tiri in elevazione. Per tracciare la sezione verticale si considera sempre l'occhio del tiratore ad altezza di m. 1,40, 1,00, 0,85 dal pavimento (secondo la posizione in cui si ammette che debba stare per tirare), ma distante dal paramento interno di:
m. 0,50 se l'angolo di massima depressione è fra 30° e 35°;
m. 0,30 " fra 35o e 40°;
m. 0,15 " fra 40° e 45°;
m. 0,08 è maggiore di 45°
e così si conduce la visuale più depressa; dopo di che devesi verificare poi se sono possibili tiri in elevazione convenienti.
Per fare un caso concreto, si voglia tracciare la sezione verticale della feritoia orizzontale segnata in pianta nella Fig. 142 a); si segua nel profilo del muro la retta RR' Fig. b), sulla quale deve trovarsi la sezione ristretta, ed il punto A in cui si suppone l'occhio del tiratore in piede, corrispondente ai tiri più depressi A B, e seguendo le norme date qui sopra. Per il punto O, in cui la direzione di questa incontra la RR', si conduce la OB' corrispondente all'angolo di massima elevazione che si vuol dare ai tiri e si veda se vi sia sul prolungamento di essa un punto A', possibile posizione dell'occhio di un tiratore in ginocchio, o seduto) che debba sparare verso l`alto. Se non vi ha, bisognerà : o ridurre l'elevazione del tiro A'B'; od accostare la RR` (sezione ristretta) alla parete interna; od alzare il punto A (e con esso la sezione ristretta) facendo uso per il tiratore di apposita banchina, che non impedisca però il tiro da A'; o combinare parecchi di questi espedienti.
II cielo esterno ed interno della fuciliera si tengono poi 5 cent. circa più alti delle AO, OB'; ed il fondo interno ed esterno 5 centimetri più bassi delle A'O, OB
Affinché la guancia e la soglia delle feritoie orizzontali non diano luogo a rimbalzi dei proiettili, anziché a piani inclinati rispetto alle pareti del muro, si fanno talvolta a gradini, mediante piani alternativamente normali e paralleli ad esso (Fig. 144, Tav. XIII).
266. Piombatoie. Hanno analogia con le feritoie orizzontali, e sono destinate a permettere dei tiri al piede del muro, ove non arrivano tiri da altre specie di feritoie.
La sezione ristretta delle piombatoie è costituita da lunga spaccatura nel senso del muro, praticata contro al muro stesso nella banchina, o nello spigolo rientrante fra banchina e muro (come nella Fig. 145). In corrispondenza a tale spaccatura e sotto ad essa è interrotto il muro, sostenuto da un arco. L`interruzione è poi limitata lateralmente da due piani verticali, costituenti le facce laterali dello sperone che rimane fra due piombatoie adiacenti, ed in fondo da un muro a scarpa, il cui paramento comincia al margine interno delta sezione ristretta.
-
da 267 a 278
267. Ordinamento delle casamatte per fanterie. Le casamatte per fanterie possono essere a sole feritoie verticali, od a sole feritoie orizzontali, od a feritoie verticali ed orizzontali miste, o finalmente a feritoie delle due specie ed a piombatoio, come appunto mostra la Fig. 145, Tav. XIII, citata, ove si ha nella parete frontale una feritoia orizzontale m in mezzo, due feritoie verticali n ai fianchi di essa, ed una piombatoia p, lunga metri 3,20 sotto alle precedenti.
Le casamatte possono ancora essere ad 1 od a 2 ordini di fuochi. Se sono a 2 ordini di fuochi la banchina dell'ordine superiore è costituita ordinariamente da una specie di balconata di legno di ferro, con ringhiera, ed ha il pavimento almeno a 2 m. sopra quello della casamatta; nel caso eccezionale di casamatte alte in complesso meno di m. 3,80 circa, la banchina superiore potrà* essere ad 1,80 ed anche 1,60 sul pavimento, e gli uomini che sparano dall'ordine inferiore di feritoie staranno, di necessità*, in ginocchio, o seduti.
268. Quando su una parete si hanno solo delle feritoie verticali, per non indebolire di troppo il muro, l'interesse fra le feritoie, se sono a direttrici parallele, non si tiene minore di m. 1,20; se esse invece sono divergenti è necessario che la distanza delle direttrici, misurata sul paramento interno, non riesca minore di m. 1. Nelle feritoie estreme, prossime a muri trasversali rispetto al frontale, od a piedritti interni, la distanza della direttrice dalla parete di detti muri si tiene di m. 0,50#61624;0,60.
Agli angoli delle casamatte, per diminuire il più possibile il settore indifeso, si fanno spesso delle combinazioni di feritoie rette con feritoie oblique, come mostra la Fig. 146, Tav. XIII. Oppure, si elimina il settore smussando lo spigolo a tagliapetto, e ricavando in esso una o più feritoie.
Quando si hanno sole feritoie orizzontali, la distanza fra due contigue si misura sul muro pieno interno fra guancia e guancia e non si fa mai minore di m. 0,70.
269. Alle feritoie si adattano di solito degli sportelli di legno, vetri, o meglio di lamiera di ferro, girevoli o scorrevoli, al fine di riparare l'interno delle casamatte dal freddo e dall'umidità*, od ancora per difenderle quando venissero gittate, dall'avversario, al piede del muro esterno delle materie asfissianti, o vi si bruciassero delle sostanze producenti fumo.
(B)
Casamatte per lancio a mano di granate esplodenti
270. Tubi per lancio di granate esplodenti. Sono tubi di ghisa, o di cotto, del diametro di 20#61624;25 cent. che si pongono, durante la costruzione, nelle murature o nelle masse di terra protettrici delle casamatte delle quali deve farsi il lancio delle granate esplodenti. Questi proiettili (da noi non diffusi) sono sferici, del diametro di 7-15 cm muniti o di una spoletta a tempo, alla quale si dà* fuoco prima di lanciare il proiettile e si gradua in modo che esso abbia da scoppiare dopo uscito dal tubo di lancio, o di un semplice innesco a combustione lenta di lunghezza conveniente perchè lo scoppio avvenga come per le precedenti, cioè fuori dal tubo (v. Fig. 147, Tav. XIII).
I tubi per lancio di granate esplodenti debbono avere inclinazione conveniente perchè sia assicurato il rotolamento delle granate; debbono sboccare a distanza tale dal fondo del fosso, o dal piede del muro della scarpata fiancheggiata, che i detriti di muratura, frane di terra cadute dalle scarpe, od altro, non possano otturarli, e quindi a non meno di m. 1; di più, e quando si possa, sarà* anche bene che lo sbocco avvenga ad altezza maggiore di m. 2, affinché l'avversario non chiuda i tubi con fascinotti, o con sacchi di terra.
Alla parte superiore i tubi per lancio di granate si fanno partire da una nicchia, od abitacolo, ricavato nella parete frontale della casamatta (Fig. 148, Tav. XIII), ed è conveniente dare tale disposizione che, se per accidente avvenisse lo scoppio di una granata nel tubo, le schegge non abbiano da colpire chi ha fatto il lancio. Tali nicchie si muniscono sempre di uno sportello di lamiera scorrevole o lateralmente, o dal basso all'alto o viceversa, e che deve essere chiuso ogni volta che viene lanciata nel tubo una granata innescata.
271. Ordinamento di casamatte per lancio di granate esplodenti. Questo sistema di difesa può essere convenientemente usato, anche in fortificazione attuale, per fiancheggiare dei muri che siano ricoperti da masse di terra (Fig. 148, esempio I) non battute altrimenti da altri organi fiancheggianti, come avviene, per esempio, negli arrotondamenti delle scarpate, nei rivestimenti di tagliapetti ristretti arrotondati, nei rivestimenti di costruzioni cilindriche, cioè torri, ecc.; o per battere l'angolo morto al piede di casamatte per fanteria, o per artiglierie, o miste, e dove non convenga, o non si possano ricavare piombatoie. In questo caso i tubi per lancio di granate si ricavano con convenienza nei muri interni di piedritto (Fig. 148, esempio II), e così l'operazione del lancio non riesce di impedimento o di disturbo alle altre operazioni di difesa.
Da una sola nicchia di una casamatta possono diramarsi 2 o 3 tubi aventi direzioni divergenti.
(C)
Casamatte per artiglierie
272. Delle cannoniere. I motivi principali che più influirono sopra la limitata applicazione nella fortificazione contemporanea (1° periodo) dell'ordinamento casamattato del ramparo per le artiglierie, che dopo le proposte di Montalembert [traverse casamattate (§ 142)] e gli studi e le proposte di Haxo (§ 163) sembrava potesse avere predominio sull'ordinamento in barbetta, furono:
â?¢ la possibilità* della distruzione da lungi del muro frontale delle casamatte;
â?¢ la possibilità* di imboccare le cannoniere; pericoli questi derivati dalla precisione acquistata dalle artiglierie.
La prima di queste condizioni difettose delle casamatte condusse alla costituzione delle casamatte corazzate, di cui si dirà* a suo luogo, e la seconda condizione condusse alle cannoniere ristrette ed alle cannoniere minime, di cui qui si farà* cenno.
273. Presso di noi è regolamentare un sottoaffusto da casamatta per artiglieria di medio calibro, studiato in modo da richiedere cannoniera ristretta, pur permettendo al cannone sufficiente ampiezza di tiro in senso verticale ed in senso orizzontale.
Il sottoaffusto è simile a quello da barbetta, ma ha anteriormente un saettone ad occhio di lamiera di ferro, in cui si infila il perno di un arpione (Fig. 149, Tav. XIV), attorno al quale avviene la rotazione orizzontale del sottoaffusto e della bocca da fuoco; e siccome esso perno è posto nell'interno del muro frontale della casamatta, così si è potuto portare dentro alla grossezza del muro il piano della strozzatura della cannoniera, e diminuire la larghezza di essa.
Il tracciato della pianta di una cannoniera di questo genere si può rilevare dalla Fig. 149 a) citata. Segnato il punto A', corrispondente a quello attorno al quale gira il sottoaffusto, si conducono le rette A'x, A'x', a 150 dalla direttrice della cannoniera, ed esse indicheranno la proiezione dell'asse del pezzo nei tiri più divergenti permessi dal materiale; parallelamente a queste rette, ed a distanza di circa m. 0,25, si possono condurre le tracce delle guance.
La fig. 149 b) dà* i particolari dell'impianto dell'arpione e del perno di rotazione. Da essa figura può rilevarsi ancora il tracciamento della sezione verticale della cannoniera. Segnato il punto B, corrispondente a quello nel quale viene a trovarsi l'asse degli orecchioni (a m. 0,55 dalla parete frontale) si conducono le rette By, By', secondo gli angoli massimi di elevazione e di depressione permessi dall'affusto alla bocca da fuoco, e parallelamente ad esse rette si possono segnare le tracce del cielo e della soglia, a distanza eguale alla metà* del diametro della bocca da fuoco davanti agli orecchioni, più alcuni centimetri.
E perchè la bocca da fuoco spinta così nella cannoniera, quando è puntata con forti angoli di elevazione, non urti con la volata nel cielo della cannoniera per effetto del rinculo dopo lo sparo, è applicato ai nostri affusti e sottoaffusti regolamentari il congegno di abboccamento, mediante il quale la bocca da fuoco, rinculando, si alza gradatamente alla culatta e si abbassa alla volata.
La cannoniera obliqua si traccia come la retta, solamente che la parete interna della casamatta si suole, di solito, disporre normalmente alla direttrice della cannoniera, come mostra lo schizzo a Fig. 150, Tav. XIV.
274. Evidentemente l'altezza del punto B (Fig. 149) sul pavimento della casamatta dipende dal ginocchiello delle bocche da fuoco, che per il nostro materiale regolamentare è di m. 1,75 per cannoni da 15 e di m. 1,67 per cannoni da 12. Per affusti modello 1839 (tanto per cannoni da 16 GR., come da 12 GR), qualche volta ancora impiegati in casamatte di fiancheggiamento, il ginocchiello è di m. 1,70, riducibile a m. 1,00 con l`affusto senza sottoaffusto e con rotelle di ghisa.
275. Per attenuare poi sempre più gli effetti dell'imbocco alle cannoniere quali risulterebbero coi tracciamenti qui indietro esposti, si fanno le cannoniere a gradini, nelle quali la soglia, le guance ed il cielo sono formati da grossi massi di pietra granitica, costituenti anelli paralleli alla parete frontale, limitati verso l'interno da piani normali alla parete stessa, separati da altri ad essa paralleli (Fig. 149). Con ciò si rende meno facile il rimbalzo, verso l'interno della casamatta, dei proiettili che colpiscono le superfici limitanti il vano della cannoniera; e, di più, si possono impiegare dei grossi conci di pietra (circa di 1 metro cubo ciascuno) in luogo di conci piccoli, o dei mattoni, con cui si facevano precedentemente i paramenti delle cannoniere, d'onde l'aumento, anche per questo fatto, di resistenza nella parete frontale.
276. Il paiolo da casamatta per cannoni da 15 e da 12 Ret (Fig. 151, Tav. XIV) differisce da quello da difesa da barbetta per piazzole di muratura (§ 226) per avere due rotaie invece di una e per la mancanza dell'occhio, il quale è sostituito dal perno internato nel muro della casamatta nell'apposita nicchia.
La rotaia anteriore costituisce un arco di 1400 e quella posteriore di 550; esse appoggiano sopra 5 cuscinetti (2 alla prima rotaia e 3 alla seconda) impiombati in massi di granito, che si affondano nel pavimento della casamatta, tenuto orizzontale.
277. Cannoniera a scudo metallico. Lo scudo metallico è stato proposto, durante il primo periodo di storia della fortificazione contemporanea, per sopprimere completamente il pericolo dell'imbocco delle casamatte, attenuato, ma non eliminato, con le cannoniere a sezione ristretta.
Lo scudo (Fig. 152, Tav. XIV) deve essere applicato contro la bocca interna della cannoniera, combinato con apposite disposizioni nel materiale d'artiglieria . Esso si compone delle seguenti parti:
1) Un disco A di ghisa, la cui grossezza va diminuendo dal centro alla periferia, munito nella parte centrale di due ingrossamenti cilindrici a guisa di mozzi, di diametro diverso, uno esterno e l'altro interno. Il disco ha un'apertura, lungo l'asse, cilindrica verso l'interno, a forma di segmento sferico a due basi nella parte centrale, ed a tronco di piramide ad angoli smussati, od anche a tronco di cono, nella esterna. La parte cilindrica dell'apertura è filettata a madrevite.
2) Una piastra circolare B di acciaio dolce, munita su una faccia di. un orlo sporgente, il cui contorno interno ha diametro eguale a quello del mozzo esterno del disco di ghisa. Presenta nel suo centro un vano, che corrisponde al prolungamento di quello del disco predetto, col quale forma cannoniera.
3) Un vitone C di ferro, costituito da due cilindri di diametro diverso, dei quali il minore porta una vite, compagna alla chiocciola praticata nel disco A. Sull'orlo di questo vitone è praticata tutto attorno una dentatura in rilievo, che costituisce così una ruota r, ingranata poi da una vite senza fine che non appare sul disegno.
4) Un anello D di ferro dolce, il cui diametro esterno è di poco inferiore a quello della parte cilindrica del foro nel disco A.
5) Due anelli di ferro dolce E ed F, che formano cerchioni al disco ed al suo mozzo interno, ed hanno l'ufficio di tenere a sito i pezzi del disco, quando si spezzi per effetto di tiri avversari.
Il cannone M ha la volata investita a vite in una sfera d'acciaio N, il cui raggio è poco minore di quello della cavità* sferica ricavata nel disco di ghisa (la quale cavità* costituisce appunto alloggiamento della volata), ed è sostenuto agli orecchioni da un affusto speciale, che scorre con rotelle su una rotaia circolare, il cui centro è sulla verticale del centro della sfera di volata.
Per collocare il cannone a sito, si infila nella volata il vitone C, indi l'anello D; s'avvita la sfera alla volata e si spinge avanti affusto e cannone in modo che la sfera entri nel suo alloggiamento; ed infine si fissa il cannone, facendo investire il vitone C nella chiocciola dello scudo, e ciò a mezzo della vite senza fine che ingrana nel vitone stesso. L'anello di ferro dolce D interponendosi e schiacciandosi fra la sfera di volata e questo vitone costituisce guarnitura.
Il cannone così situato dicesi prigioniero, e non può rinculare, essendone impedito dallo scudo, che deve perciò essere robustamente sostenuto da una sotto costruzione di pietra o di metallo, e deve essere tenuto spinto contro alla parete frontale della casamatta da speroni o da contrafforti di muratura o metallici, i quali colla inerzia della loro massa, e pel contrasto col pavimento o con altre parti resistenti laterali, impediscono allo scudo in parola di muovere dal suo posto.
à? evidente che con l`applicazione dello scudo descritto è completamente soppresso l'imbocco, ma lo scudo non rafforza la parete frontale esterna, che continuò ad essere sempre la parte vulnerabile delle casamatte.
Siccome la spesa per la provvista e per l'adattamento degli scudi metallici alle cannoniere di casamatte murarie esistenti è grande senza che si raggiunga fine proporzionato, tale genere di ripiego non ebbe praticamente che limitate applicazioni.
278. Cannoniere per mitragliere. Dipendono nella forma, dalla qualità* delle mitragliere che si impiegano e dal loro affusto o sostegno: quindi le cannoniere possono essere verticali od orizzontali, ed allora differiscono pochissimo dalle fuciliere, salvo che hanno dimensioni maggiori, o possono essere a sezione quadrata, come rappresenta la fig. 153, Tav. XIV.
In ogni modo, per tracciare la sezione verticale e la pianta della cannoniera si deve segnare il centro di rotazione dell'arma per tiri in elevazione ed in depressione 'e per spostamenti orizzontali, condurre le rette, direzioni estreme dell'asse della mitragliera, e finalmente tracciare parallelamente alle rette precedenti, il cielo, il fondo e le guance a distanza conveniente, perchè la canna non urti contro a queste parti della cannoniera.
-
da par 279 a 289
279. Ordinamento delle casamatte per artiglieria - Casamatte gemelle - Casamatte a scudo murario - Casamatte per tiro indiretto. Le casamatte per artiglieria possono essere o solamente per cannoni ed obici, o per mitragliere, od ancora miste, cioè per artiglieria e per fanteria, e quindi avere aperte nella parete esterna delle cannoniere e delle fuciliere.
Già* si accennò nel § 163 all'impiego fatto dell'ordinamento casamattato sul finire del periodo storico della fortificazione moderna; ed ivi si sono descritte le casamatte alla Haxo, tanto le prime proposte (Fig. 69, Tav. VII) come quelle ridotte (Fig. 70).
Queste ultime subirono poi, in alcune loro applicazioni, una modificazione nel senso che non si aprirono nel parapetto di terra esterno tante cannoniere quante erano le casamatte e le cannoniere murarie interne, ma se ne aprì solamente una sì e l'altra no; e, di conseguenza, il numero dei cannoni in azione era la metà* del numero delle casamatte. Questo ordinamento si disse a casamatte gemelle (Fig. 154, Tav. XIV). Con ciò si avevano i seguenti vantaggi: il merlone di terra interposto fra due cannoniere di terra riusciva grosso 5 m. e più, cioè era sufficientemente resistente ai tiri dell'artiglieria; quando fosse stato danneggiato il fronte di una casamatta, o rovinata la cannoniera, si poteva coprire di terra ed aprire la cannoniera attigua, trasportando nella casamatta corrispondente l'armamento preso da quella chiusa, e così si aveva modo di prolungare la resistenza, rimediando ai danni della lotta.
280. Per gli organi fiancheggianti i fossi, al fine di ritardare la rovina delle cannoniere, oltre all'applicazione di casamatte gemelle simili a quelle precedenti, vennero proposti (ed attuati specialmente in Francia) scudi o maschere di muratura aventi qualche analogia con quelli dello Chasseloup (§ 122), con la differenza che nei moderni era soppresso l'intervallo fra il muro frontale della casamatta e la maschera.
Nelle casamatte a scudo, od a maschera, lo scudo è formato da due piedritti di muratura (Fig. 155, Tav. XIV) sul prolungamento di quelli interni, e sostenenti una volta cilindrica o conica, muraria o cementizia, disposta in modo da costituire un vano che permetta alle artiglierie il massimo campo di tiro concesso dalle cannoniere. I piedritti sono limitati anteriormente da un rostro formato di grossi massi di pietra granitica, o di una gettata di calcestruzzo di cemento. Un parapetto di terra ricopre la parte di muro frontale, che è sotto alla cannoniera. Una canna C a sezione rettangolare, molto larga nel senso parallelo al muro frontale e posta dinanzi a questo, giova a dare più pronto sfogo al fumo.
281. Finalmente, nel periodo storico che ora viene svolto, furono spesso impiegate, specialmente in Francia , delle casamatte per tiro indiretto, coperte alla vista ed al tiro avversario, da traverse, da falsabraghe, e simili. La Fig. 156, Tav. XIV, mostra l'organizzazione di una casamatta di questo genere sotto ad un ramparo alto, che poteva essere armato con artiglierie a tiro diretto; la Fig. 83, Tavola X mostra l'organizzazione di una casamatta di scarpa, dalla quale si può eseguire tiro indiretto, od arcato, al di sopra dello spalto, che fa da massa coprente; organizzazione questa usata qualche volta in opere di montagna.
282. Le dimensioni delle casamatte appaiono dalle citate figure 154, 155 e 156, dalle quali si possono dedurre ancora le grossezze dei muri e degli strati protettori di terra.
Si avevano cioè, in genere, piedritti interni grossi m. 0,80#61624;1,20; volte grosse m. 0,80#61624;1,50; muri frontali grossi m. 1,00#61624;1,50 e fino a m. 3,00 quand' erano esposti a tiri di lancio, senza protezione; casamatte larghe m. 3,50#61624;6,00 e lunghe metri 4,00#61624;8,00.
SEZIONE V
Organi di fiancheggiamento
283. Richiamando quanto fu detto ai §§ 203, 204 e 205 circa al modo di eseguire il fiancheggiamento del fosso di un fronte, e circa agli organi, od opere speciali, occorrenti per questa azione difensiva, si esporranno brevemente le particolarità* di costituzione e di organizzazione seguite nella fortificazione di muro e terra per gli organi anzidetti.
Essi possono così raggrupparsi:
Per il fiancheggiamento perpendicolare gallerie di scarpa e di controscarpa parallele
perpendicolari
Muro staccato e cammino di ronda di scarpa
Per il fiancheggiamento parallelo Caponiere e mezze-caponiere
Cofani di controscarpa
Cofani di scarpa
Gallerie o cofani – gradoni nel fosso
(A)
Gallerie parallele e perpendicolari di scarpa e di controscarpa
284. Le gallerie parallele sono costituite da un muro parallelo a quello di rivestimento e da una volta cilindrica che si appoggia sopra di essi, ed ha le generatrici orizzontali parallele al loro andamento (v. Fig. 157, Tav. XV).
La larghezza di queste gallerie si fece variabile fra m. 1,20 e 3,00; il pavimento si tenne a non meno di m. 0,70 sul fondo del fosso, e le generatrici d'imposta a circa m. 2,50 dal pavimento, affinché le feritoie potessero trovar posto nel piedritto esterno.
285. Le gallerie perpendicolari sono costituite da tanti locali, divisi da dei muri (piedritti) perpendicolari al rivestimento, e ricoperti da volte cilindriche a generatrici orizzontali e normali alla direzione del predetto rivestimento (Fig. 158, Tav. XV); hanno, cioè, la forma di muri a discarico, nei quali le terre che farebbero scarpata nell'interno sono sostenute o da muretti bassi, o da muri alti fino all'intradosso, come si disse pei muri alla Dufour, e per quelli costrutti ad Auxonne (Fig. 128 e 129, Tav. XII), che possono servire, appunto, come organi di fiancheggiamento.
La larghezza delle gallerie perpendicolari si fece variabile fra m. 2,00 e m. 4,00, nel qual caso servivano ancora come alloggio di truppe. I piedritti ebbero grossezza di m. 0,90#61624;1,50; altezza di m. 2,00 sul pavimento (che si tenne a non meno di m. 0,70 sul fondo del fosso); e furono generalmente attraversati da porte, o passate, larghe m. 1,00#61624;1,50, alte m. 2,00#61624;2,50, ricavate a metà* lunghezza dei piedritti, o verso la loro estremità* interna. Le passate aperte verso la parete frontale (muro di scarpa o di controscarpa), indeboliscono tutta la costruzione in una posizione ove maggiormente agisce la spinta delle terre, che tende a rovesciare il rivestimento, sicché si manifestano spesso dei cedimenti irregolari nella massa muraria e delle screpolature nelle volte, oppure si ha distacco del muro frontale.
Le volte furono fatte a tutto sesto, od anche ribassate fino ad 1/3, grosse m. 0,70#61624;1,00 secondo l'apertura; furono ricoperte da cappe e furono adottate disposizioni perchè le acque che vi avevano scolo fossero condotte lontane dai muri e dai locali.
286. Le gallerie perpendicolari sono più convenienti di quelle parallele per resistere all'urto dei proiettili, poiché, se queste ultime vengono imbrecciate nel piedritto esterno, cade la volta e con essa grande parte della scarpa o del terrapieno. Quindi le gallerie perpendicolari furono impiegate senza eccezione nei muri di scarpa, e nei muri di controscarpa hanno trovato, e possono ancora trovare, applicazione le gallerie parallele.
(B)
Muro staccato di scarpa e cammino di ronda.
287. à? una difesa fiancheggiante del fosso ricavata al piede della scarpa, quando vi si abbia muro staccato alla Carnot, nel quale siano all'uopo aperte delle feritoie.
D'ordinario il cammino di ronda è costituito da una banchina per tiratori, alla quale si dà* quota maggiore del fondo del fosso, perchè da questo non si possano imboccare facilmente le feritoie. Le Figg. 159-163, Tav. XV rappresentano diverse forme di cammino di ronda alla scarpa di fossi, quali furono impiegati molto frequentemente nelle opere dell'epoca contemporanea:
Fig. 159. Cammino di ronda e muro semplice per fiancheggiamento di fosso acqueo. La stessa disposizione varrebbe per un fosso asciutto.
Fig. 160. Cammino di ronda e muro collegato alla scarpa da speroni trasversali di 4 in 4 metri; negli speroni sono aperte delle passate di m. 0,80 X m. 2 circa, per la circolazione. E` stato usato in molte opere del campo trincerato di Roma.
Fig. 161. Cammino di ronda e muro staccato a nicchioni.
Fig. 162. Cammino di ronda e muro staccato a nicchioni e piombatoie, per sopprimere l'angolo morto esterno.
Fig. 163. Cammino di ronda a muro staccato a due ordini di fuochi.
Le disposizioni rappresentate da queste due ultime figure, benché molto opportune, hanno l'inconveniente che richiedono notevole altezza nel muro, ed è quindi più difficile il defilarlo per mezzo-: della controscarpa; potranno ottenere, anche oggi, opportuna applicazione in chiusure di gola, specialmente in opere di montagna.
(C)
Caponiere, mezze caponiere e tamburi difensivi
288. Generalità*. Le caponiere (dette capannati nella fortificazione moderna) destinate al fiancheggiamento dei fossi, furono proposte dal Martini nel secolo XVI (§§ 82 e 91) e dal Durer (§ 128), ed applicate dal Montalembert nel secolo precedente al nostro (§§ 141, 142), e quindi dalla scuola tedesca. Essendo esse le parti fiancheggianti caratteristiche del fronte poligonale, furono generalmente molto impiegate nel 1° periodo dell'epoca contemporanea (fortificazione di muro e terra) e si ritrovano ancora in tutte le opere di quest'epoca.
Le caponiere ordinarie (A Figg. 164 e 165, Tav. XV) esercitano la loro azione da due parti sui tratti di fosso che fiancheggiano; quando invece sono foggiate in modo da agire da una parte sola (come B nella Fig. 166) si dicono mezze caponiere.
I tamburi difensivi poi sono costruzioni che si pongono alla gola delle opere e sono simili alle caponiere; ma per essere quivi più riparati dal tiro avversario (essendo coperti dalla massa dell'opera stessa) possono ricevere un ordinamento diverso dalle caponiere, come verrà* a suo luogo indicato.
289. Una caponiera, od un tamburo, si compone delle seguenti parti: fianchi, perpendicolari alla scarpa del fosso o formanti con essa un angolo acuto mai minore di 70°, od ottuso mai maggiore di 110°, perchè il fiancheggiamento sia efficace; testa, o parte anteriore che riunisce i fianchi; gola, o parte posteriore, dove è praticato l'accesso alla caponiera, od al tamburo; copertura, ordinariamente alla prova; particolari interni di ordinamento.
-
da 290 a 300
290. Le caponiere possono avere posizioni diverse rispetto alla scarpa del fosso che fiancheggiano, e possono assumere forme svariate; e cioè: essere aderenti alla scarpa (come è indicato nelle Figg. 164 e 166), o staccate (come nella Fig. 165); essere per fucileria, o per artiglieria, o miste; avere uno o più ordini di fuochi; avere, o no, cortile interno.
Le caponiere aderenti presentano il vantaggio di essere in diretta comunicazione con l'opera; ma hanno l'inconveniente di facilitare la scalata del ramparo (essendo la sommità* loro in angolo morto), e di cadere assieme all'opera, quando questa venga momentaneamente occupata per sorpresa o di viva forza. Quelle staccate si fanno divise dalla scarpa da un fosso largo m. 6#61624;8 e quindi non sono svantaggiose come le precedenti per riguardo alla scalata. Siccome queste caponiere non fiancheggerebbero il fosso in tutta la sua larghezza se la scarpa fosse rettilinea, così si ripiega, di solito, la scarpa in corrispondenza della loro gola, (Fig. 165) e si formano quivi una cortina c c' e due fianchi ac bc', i quali si organizzano in modo da fiancheggiare la testa della caponiera.
Le caponiere aderenti sono state generalmente applicate ai fossi asciutti, nei quali occorre di tenere il muro di scarpa il più che è possibile vicino al ciglio coprente dello spalto, invece quelle staccate si sono adattate più spesso ai fossi acquei, essendo essi senza rivestimenti murari.
Alle caponiere staccate dei fossi acquei si aggiunsero talvolta lateralmente, sul prolungamento della gola, due ali N (Fig. 165), che contribuiscono a proteggere meglio il tratto di fosso davanti alla cortina, il quale viene così a formare una piccola rada ove si ormeggiano i galleggianti destinati alla circolazione nel fosso.
291. Le caponiere a più ordini di fuochi casamattati, frequentemente impiegate nel II periodo dell'epoca moderna in Germania ed in Austria, lo furono molto meno dopo l'introduzione delle artiglierie rigate, perocchè la maggior precisione ed efficacia del tiro di queste bocche da fuoco, e sopratutto l'applicazione del tiro indiretto, rese necessario di defilare tali costruzioni non solo alla vista, ma anche al tiro dell'attaccante. Nell'epoca contemporanea, perciò, si vedono quasi sempre impiegate caponiere ad un solo ordine di fuochi casamattato; e quando la larghezza lo permetteva vi si organizzava superiormente un secondo ordine di fuochi a cielo scoperto, con parapetti di terra, per sola fucileria, il quale poteva sempre essere occupato anche quando l'ordine inferiore fosse stato rovinato dal tiro. Dovendo i parapetti suddetti essere grossi almeno m. 5 e tenendo conto della loro scarpa esterna e dell'intervallo fra le scarpe interne dei due fianchi (almeno m. 2), occorreva una larghezza di m. 18#61624;20 fra i cordoni dei fianchi, affinché fosse possibile adottare la disposizione di cui è parola.
292. Nelle caponiere per fossi asciutti i fianchi si facevano con muri grossi m. 1,20#61624;3 ed alti non meno di m. 5 sul fondo del fosso, affinché per la scalata si avesse lo stesso ostacolo presentato dai muri di scarpa. Le feritoie, o le cannoniere, si facevano con la soglia sollevata di m. 0,50#61624;1 sul fondo del fosso, a fine di batterlo con tiri radenti, e di conseguenza il pavimento delle caponiere risultava più basso del fondo del fosso di una quantità* eguale, secondo i casi, all'altezza di appoggio (m. 1,30; m. 0,90; m. 0,75 v. § 263), od al ginocchiello dei cannoni su affusto e sottaffusto da casamatta (m. 1,94, § 272), od a quello delle mitragliere (m. 0,95), diminuita tale altezza di m. 0,50 ad 1.
293. Le teste delle caponiere furono o rettangolari (Fig. 167 prospettica), od arrotondate (Fig. 168), od a saliente ottuso (Figura 169), od a saliente molto acuto (Fig. 172, Tav. XVI). La testa arrotondata e quelle a saliente potevano essere facilmente fiancheggiato da tratti di galleria ricavati nella scarpa laterale alla caponiera. La testa piatta, o quella rettangolare, era invece costituita spesso da una galleria con feritoie per battere normalmente il fosso anteriore (non potendo farsi dalla scarpa), come dimostra la Fig. 167 citata.
Alcune volte il fosso della testa della caponiera era battuto di rovescio per mezzo di gallerie di controscarpa normali o parallele.
Sempre quando le caponiere erano applicate a fronti rettilinei, od a salienti, od a rientranti, molto ottusi, si facevano i fianchi paralleli alla capitale (e quindi, fra di loro), per facilità* di costruzione delle volte di copertura e regolarità* di scomparto interno. Le feritoie e le cannoniere si facevano colla direttrice parallela all'asse del fosso da fiancheggiare.
Ma quando si applicavano caponiere a salienti od a rientranti non molto ottusi, sicché le feritoie o le cannoniere sarebbero risultate molto oblique, si facevano i fianchi perpendicolari alle scarpe, e risultavano delle caponiere di forma irregolare.
In queste caponiere speciali, quando erano applicate a salienti, la testa si intagliava a tanaglia, così come indica la figura schematica 164, ove le frecce x, rappresentano l'azione fiancheggiante possibile esercitata alla testa della caponiera da apposite feritoie.
294. Intorno alla testa di ogni caponiera circola il fosso principale, per cui in corrispondenza dei fianchi di questa la controscarpa risulta allontanata dalla scarpa, ed il muro viene ivi ad essere defilato in grado minore che non altrove. Per togliere o diminuire questo inconveniente: o si elevò gradatamente il ciglio dello spalto nella parte risvoltata davanti alla caponiera; o si abbassò il cordone del muro di scarpa meno defilato e si ripiegò all'indentro il ciglio di fuoco, per non avere la scarpa esterna più ripida (conservando però al muro un'altezza non minore di m. 5 col praticarvi dinanzi un fossetto); oppure si costruirono a discarico le parti di muro meno difilate, col che si presentava maggior resistenza all'imbrecciamento. Di queste tre disposizioni, l'ultima fu la più spesso applicata da noi, poiché con essa si ebbe anche la possibilità* di convertire il muro a discarico in galleria di fiancheggiamento dei fianchi e della testa della caponiera.
Quando si aveva rivestimento di scarpa staccato, vi si sostituiva, per un tratto, una cancellata; e così fecero i francesi in molti forti.
295. La copertura delle caponiere attualmente esistenti è formata con una volta grossa m. 0,80#61624;1,50, a cui è sovrapposto uno strato di terra alto m. 2,00#61624;2,50. Le caponiere molto ristrette (per fucileria) sono però coperte da una semplice volta grossa m. 0,40#61624;0,80, e da uno strato di calcestruzzo della stessa grossezza, o da uno strato di pietra granitica.
296. Per evitare che le feritoie e le cannoniere aperte nei muri perimetrali di una caponiera, a soli m. 0,50 al disopra del fondo del fosso, siano facilmente otturate od imboccate, si è ricavato sempre, tutto all'ingiro della caponiera, un fosso diamante ), largo m. 3,00#61624;4,00 e profondo m. 2#61624;3 (Fig. 167), oppure si è esteso l'approfondimento davanti alla testa ed ai fianchi per tutta la larghezza del fosso principale.
Il raccordo del fosso diamante col fosso principale si fece o con muro di sostegno, o con scarpa di terra, ed in questo caso si collocò talvolta al piede della scarpa una cancellata alta m. 3,00#61624;4,00 circa (la Fig. 167 mostra le due disposizioni); e finalmente si difese il piede del muro delle casamatte, costituenti i fianchi della caponiera, o mezza caponiera, con piombatoie o con granate esplodenti lanciate per appositi tubi ricavati nelle pareti delle casamatte stesse.
297. Esempi di caponiere e di mezze caponiere per fossi asciutti
Esempi di caponiere per fucileria (Figg. 168 e 168 bis, Tav. XV): Dalla figura 168 si vede come la caponiera per fucileria si poteva comporre di un solo locale largo m. 3, limitato da piedritti grossi m. 1,50 (formanti i fianchi) e da una testa a pianta semicircolare. La copertura, nell'esempio riportato, è costituita da una volta a tutto sesto, grossa m. 0,80, e da uno strato di massi di granito (o di calcestruzzo di cemento) grosso 0,50, terminato a due piani inclinati. La comunicazione con l'interno dell'opera è stabilita per mezzo di un corridoio, largo circa metri 1,50.
La figura 168 bis rappresenta una caponiera a due ordini di fuochi. Alle feritoie del piano superiore si potevano disporre i tiratori o per mezzo di un solaio esteso a tutto il locale, o per mezzo di banchine sostenute da ritti o da mensole, cui si giungesse, nell'uno o nell'altro caso, con scalette; come si disse per casamatte per fucileria a due ordini di fuochi (v. § 267).
Esempi di caponiere e di mezze caponiere per fossi asciutti e per l'artiglieria; sono rappresentate nelle Figg. 169, 170, 171, Tav. XV e 172, 173, 174, 175, 176, Tav. XVI; e precisamente:
Figg. 169 e 170. Caponiera e mezza caponiera per artiglieria in casamatta ordinaria. Nella caponiera ogni casamatta serve per una bocca da fuoco di medio calibro, è larga m. 3,60, ed aperta verso un passaggio centrale P, largo m. 2,60, corrispondente all'asse della caponiera. I piedritti sono grossi m. 1,20, sorreggono volte alla prova, coperte da terra per un'altezza di m. 2. Nella testa di questa caponiera sono praticate delle feritoie per battere direttamente il fosso di testa.
Nella mezza caponiera l'ordinamento e la costituzione sono simili a quelli indicati per la caponiera. Il muro che costituisce gola della mezza caponiera trovasi sul prolungamento del muro di scarpa del fronte attiguo, per evitare angoli indifesi nel fosso.
Tanto nella caponiera come nella mezza caponiera è ricavato un ripostiglio munizioni l.
Fig. 171. Caponiera con testa a tanaglia (regolamentare nelle opere austriache). La figura non ha bisogno di delucidazione teorica: e si veda anche, a proposito, quanto fu detto circa alla piazza di Verona, ove questo tipo di caponiere è applicato.
Fig. 172, Tav. XVI. Grande caponiera con casamatta a scudo murario e con cortile interno. Lo scudo murario applicato alle casamatte delle caponiere ha per ufficio di procurare resistenza ai fianchi, esposti ad essere colpiti da lontano con tiri che infilino il fosso. Sui particolari di queste casamatte si è detto al § 280. L'esempio di caponiera riportato presenta queste particolarità*:
1) Un cortile interno; si fece in alcune grandi caponiere (specialmente di cinte fortificate) per facilitare lo sfogo del fumo prodotto dalle artiglierie, ma siccome il cortile è facilmente ricettacolo di proiettili e quindi può riuscire più 4i danno che di vantaggio, così non ebbe molte applicazioni.
2) E` staccata dalla scarpa, la quale ha un rivestimento a discarico; la comunicazione con l'opera è ottenuta per mezzo di galleria a, che poi attraversa lo spazio fra caponiera e scarpa per mezzo di androne alla prova (v. sez. M N).
3) Ha la testa piena, nella quale sono ricavati due androni b per uscire nel fosso. 4° Ha un secondo ordine di fuochi (scoperto) sopra alle casamatte (v. sez. P Q) al quale si accede dal piano terreno della caponiera per mezzo di scala c.
Fig. 173. Caponiera ad orecchioni. à? per artiglieria e fanteria come le precedenti. La testa è costituita da un grosso muro doppio, con volte di congiunzione, il quale prolungandosi oltre ai fianchi, costituisce degli orecchioni di difesa, come quella del fronte italiano. Nel muro. di testa sono ricavate delle feritoie verticali od orizzontali, o delle une e delle altre, e delle piombatoie per battere il fosso antistante ed il piede del muro.
Figg. 174 e 175. Caponiera e mezza caponiera con casamatta a scudo murario e galleria in testa. Le dimensioni in figura dispensano dall'entrare in particolari.
Questo tipo di caponiera e di mezza caponiera ed il tipo precedente sono state applicate nei forti contemporanei francesi.
Fig. 176. Mezza caponiera con casamatte a scudo murario distaccato (tipo Chasseloup). à? una variante delle disposizioni precedenti e fu impiegata qualche volta quando si facevano molto lunghe le gallerie costituenti lo scudo, e si aveva ragione di temere che il fumo delle artiglierie sfogasse con difficoltà*; e così lo sfogo del fumo si faceva dal cortiletto ricavato fra lo scudo murario e la fronte esterna delle casamatte, come progettò lo Chasseloup nelle sue tanaglie a fuochi indistruttibili (Fig. 46, Tav. IV).
298. Caponiere per fossi acquei. - Debbono essere costruzioni molto più estese ed importanti di quelle per fossi asciutti, dovendo esse difendere fossi larghi e senza muri di rivestimento di scarpa e di controscarpa; perciò spesso si fecero per artiglieria, a due ordini di fuochi, di cui il superiore era a cielo scoperto.
Queste caponiere furono quasi sempre staccate dal ramparo, e furono completate con ali, o prolungamenti del fronte di gola (v. § 290). Dovevano avere il pavimento a m. 0,50 almeno sopra il livello dell'acqua, per preservare i locali dall'umidità*, e siccome il pelo dell'acqua nei fossi è raramente profondo più di m. 2 -:- 3 rispetto al terreno naturale, così i muri di tali caponiere risultavano pochissimo defilati, tanto più che i fossi si facevano molto larghi e colle scarpe a pendenza naturale. Per rimediare al conseguente inconveniente si procedette diversamente, a seconda ché si trattava dei fianchi o della testa. Nei fianchi si adottò la disposizione o delle casamatte con scudo murario (Fig. 177, Tav. XVI), oppure quelle delle casamatte gemelle (Fig. 178). La testa si protesse in due modi, cioè: od addossando al muro che la costituisce un terrapieno, sporgente a guisa di orecchione dai fianchi (Fig. 177 citata); o, non volendo sopprimere il fiancheggiamento diretto del fosso della testa, coprendola con un coprifaccia speciale posto ad 8#61624;10 m. dalla testa stessa. Questo organo di protezione si fece quasi sempre colla scarpa interna rivestita, per ricavarvi una galleria da cui battere con fuochi di rovescio il fosso compreso fra esso e la caponiera (Fig. 178).
299. Esempi di caponiere per fossi acquei (Figg. 177 e 178, Tav. XVI). Dopo quanto è stato detto precedentemente, queste figure non hanno bisogno di illustrazione.
La Fig. 177 rappresenta una caponiera per fossi acquei aderente alla scarpa, con fianchi casamattati a scudi murari e testa di terra e muro aderente, e che si suppone fiancheggiato o dall'interno, o dal parapetto dell'opera retrostante, od altrimenti.
La Fig. 178 rappresenta una grande caponiera con fianchi a
casamatte gemelle, testa protetta da coprifaccia, doppio ordine di fuochi, e cortile interno. La caponiera è staccata (comunica con l'opera mediante ponte, in parte mobile); ha ali alla gola con magazzini per materiali; il fronte dell'opera è ripiegato dietro alla caponiera, costituendo due fianchi ed una cortina. Due gruppi di casamatte, ricavate in ogni fianco, fiancheggiano il fosso davanti alla testa della caponiera e quello davanti al coprifaccia; una grossa traversa ordinata per fanteria si interpone fra l'uno e l'altro gruppo di casamatte, e defila il gruppo più interno da fuochi di artiglieria, che tentassero dal largo di demolire questo organo secondario di fiancheggiamento
300. Tamburi difensivi. Venivano elevati ai fronti di gola per fiancheggiamento del fosso ivi (v. § 288), e siccome non era necessario in questa parte coperta dall'opera, il defilamento dei muri, così si fecero spesso a due piani casamattati.
Erano principalmente adatti per la difesa dell'ingresso delle opere, ed oltre a fiancheggiare il fosso, servivano per la difesa esterna vicina, ed in alcuni campi trincerati dell'epoca contemporanea furono organizzati in modo che le artiglierie del piano superiore battessero ancora la gola ed il piazzale interno delle opere laterali, al fine di molestare l'avversario che tentasse di installarvisi.
Ogni piano e la copertura per le caponiere armate di artiglieria. erano costituiti così come si è detto fucileria o per quelle armate di
La Fig. 179, Tav. XVII dà* l'esempio di un tamburo difensivo a due piani applicato a molti forti italiani. Il piano inferiore è per fucileria e mitragliere destinate al fiancheggiamento del fosso di gola, il piano superiore è per fucileria ed artiglieria, avente azione sul ponte d'ingresso all'opera, e sul terreno vicino, fino alla gola delle opere laterali. La destinazione dei locali è quella indicata sulla tavola citata.
La Fig. 180 dà* l'esempio di un tamburo doppio che costituisce l'accesso ad un'opera e fu applicato in Austria. Il tamburo consta di due fabbricati laterali all'ingresso, aventi tracciato di mezze torri circolari, sporgenti sulla controscarpa verso l'esterno, collegati fra di loro da un muro di cortina, nel quale è praticata una prima porta p. Da questa si accede ad un piazzale P, che occupa una parte del fosso, separato dai fabbricati laterali da due fossi f larghi e profondi m. 2,00 circa, e separato dal muro di scarpa del fronte di gola da un fosso F di circa m. 3,30 di larghezza, sul quale trovasi il ponte scorrevole, che dà* accesso alla seconda porta p' aperta nel muro di scarpa.
-
continua a:
http://www.milistory.net/forumtopic.asp?TOPIC_ID=6206
[DOCUMENTI] Fortificazione permanente (6a parte)