Addestramento militare di volontarie in epoca vittoriana

La rivolta dei Sepoys in India, i massacri di inglesi e la successiva sanguinosa repressione (1857/58), segnarono profondamente l’ epoca vittoriana lasciando nei bianchi disseminati nel più vasto impero coloniale al mondo una profonda sensazione di insicurezza. Se i nativi si fossero ribellati, le truppe regolari non sarebbero bastate a ristabilire l’ ordine. Bisogna considerare che il Royal Army era allora – e lo sarebbe rimasto sino alla Grande Guerra – un esercito professionale di dimensioni relativamente ridotte, basato sull’ arruolamento volontario. Dunque nella seconda metà del secolo i civili britannici delle colonie a livello locale e secondo le possibilità economiche, furono addestrati ed armati così da poter difendere le proprie case o essere riuniti in reparti paramilitari in caso di emergenza (pensiamo ad esempio all’ uso fatto dal col. Baden Powell dei “boy scouts” durante la guerra anglo-boera). Ciò però, aprì un problema ancor più spinoso. Se gli uomini fossero stati mobilitati, donne e bambini sarebbero rimasti indifesi dinanzi alle orde di colore, prospettiva insopportabile per la mentalità razziale dell’ epoca. Ecco come si giunse ai corsi femminili, cui partecipò una ristretta minoranza di donne molto motivate dai valori patriottici, in una società tradizionalista come quella vittoriana, nella quale la condizione femminile era ancora fortemente subalterna. Quanto alle giovani signore ritratte nella foto, ovviamente non si trattava di un reparto regolare, bensì di giovani addestrate per autodifesa o per sostituire se necessario le truppe regolari. Certo, in Canada non c’ era l’ incubo di una rivolta, ma l’ enorme estensione del territorio in confronto al numero relativamente piccolo degli abitanti, rendevano prezioso ogni apporto di forze militari, anche quello delle improbabili “amazzoni” del New Brunswick.