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Franz Kafka, cronista aeronautico
Quando ai primi del novecento, il tenente Savoja prendeva rudimentali lezioni di pilotaggio dai fratelli Wright sul campo di Centocelle, l’ opinione pubblica mondiale guardava generalmente ai primi aeronauti con un sentimento ambivalente, tra l’ ammirazione e lo scetticismo. Quel trabiccolo di legno, tela e fili metallici a stento capace di sollevarsi dal suolo era considerato poco più di un pericoloso giocattolo di lusso per ricconi annoiati, capaci di perderci come minimo una barca di soldi, e alla peggio la vita stessa, qualsiasi uomo assennato se ne sarebbe tenuto alla larga. Insomma, l’ atteggiamento dell’ uomo della strada era molto simile a quello che oggi possiamo riscontrare nei confronti di certi “paperoni” anglosassoni che cercano record in mongolfiera e progettano viaggi spaziali con vettori privati. Sulla carta stampata l’ argomento era snobbato o – al contrario – trattato con toni allarmati e sensazionalistici alla Giulio Verne. Quando però tra il 5 e il 13 settembre 1909 si tenne a Brescia un primo incontro aviatorio internazionale su un terreno d’ involo appositamente preparato, l’ attenzione del mondo si rivolse all’ evento italiano ed alle competizioni che vi ebbero luogo. Anche la stampa diede notizia del fatto, stavolta seriamente, avendo non poca responsabilità nel cambiare la percezione popolare verso quello che allora sembrava destinato a rimanere solo un nuovo sport molto elitario. Caso volle che il primo a occuparsi di aviazione nel mondo giornalistico di lingua tedesca non fosse un qualsiasi ignoto cronista, bensì addirittura Franz Kafka. Lo scrittore praghese si trovava in quel periodo in Italia, trascorrendo un periodo di vacanza a Riva del Garda insieme ai due fratelli Brod. Venuti a conoscenza dell’ evento, i tre cambiarono rapidamente i loro programmi, recandosi ad assistere alle competizioni in programma. Kafka dimostrò un inesauribile interesse per le nuove “macchine volanti” e i loro temerari piloti, scrivendo poi un lungo articolo intitolato Gli aeroplani a Brescia che, dopo molte insistenze, riuscì a far pubblicare a Praga sul numero del 29 settembre 1909 della rivista “Bohemia”. Purtroppo il testo originale venne rozzamente tagliato dal caporedattore per motivi di spazio, evento che conferma il triste destino che accomuna tutti i corrispondenti, dotati o meno di genio letterario. Mancavano allora meno di due anni alla guerra Italo-Turca, che avrebbe dimostrato nei cieli di Libia come il “giocattolo di lusso” potesse tramutarsi in un formidabile strumento bellico foriero di nuovi e più tremendi sviluppi…