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Tricolore col buco a Jesi il 28 ottobre 1943
L’ immagine di una bandiera col buco al centro fa immediatamente pensare alle rivolte anticomuniste in Ungheria e Romania. Ma anche in Italia dopo l’ 8 settembre 1943 nel territorio della R.S.I. venne eliminato lo scudo sabaudo dalla bandiera nazionale, talvolta tagliandolo direttamente via quando esso era stampato sulla stoffa. Un tricolore col buco fu innalzato sulla caserma della X^ Flottiglia MAS a La Spezia, poche ore dopo l’ armistizio, su iniziativa del comandante Borghese. Un altro apparve in un disegno pubblicato sulla rivista tedesca “Signal” in riferimento all’ autoaffondamento di navi della Regia Marina da parte degli equipaggi. Anche se non ho mai visto foto d’ epoca di bandiere mutilate in tal modo, dovette trattarsi di episodi abbastanza frequenti, specie fino al 28 gennaio 1944, quando la bandiera del nuovo stato fascista repubblicano venne regolamentata da un apposito decreto legislativo del Duce, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 6 maggio 1944. Riporto dunque a titolo di curiosità due lettere che ben descrivono la confusione a tale proposito e sono relative a un episodio accaduto a Jesi il 28 ottobre 1943 in occasione della ricorrenza della Marcia su Roma..
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Testo della lettera inviata in data 28 ottobre 1943 dal commissario prefettizio di Jesi al commissario straordinario della provincia di Ancona.
“Devo segnalare all’ E.V. una grave offesa recata da due militi all’ autorità che amministra il Comune per vostra delega. Dopo la telefonata con cui vi avvertivo che il Segretario del Fascio aveva ordinato al Segretario comunale di esporre la bandiera senza stemma reale io mi sono trovato in dovere di interpellare l’ E.V. facendo presente che non avevamo bandiere senza stemma. Dopo la Vostra conferma l’ ho esposta al balcone. Nelle ore in cui l’ ufficio resta chiuso due ragazzi in uniforme da milite con l’ aiuto di un figlio dell’ Economo comunale si sono introdotti negli uffici del Comune ed hanno mutilato la bandiera asportando lo Stemma. Avvertito alle ore 15 mi sono recato in ufficio ed accertato il fatto ho fatto esporre altra bandiera simile. Tengo ad avvertire l’ E.V. che ove sembrasse non opportuna la mia condotta e non venissero fatti i dovuti rimarchi dai Superiori gerarchi della Milizia a questa gerarchia fascista, sarò ben lieto di rassegnare in Vostra mano le dimissioni”.
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Risposta del commissario straordinario inoltrata mediante la circolare n° 54 a tutti i podestà e commissari prefettizi della provincia di Ancona.
“Tutte le bandiere dovranno nel più breve tempo possibile perdere l’ emblema monarchico. Pertanto, fino a quando non vi saranno disposizioni in merito al nuovo trofeo da applicare sul bianco, le bandiere siano costituite dei soli tre colori: verde-bianco-rosso. Né tollererò che le bandiere siano esposte con lo stemma ritagliato: piuttosto sia integralmente sostituita tutta la parte bianca”.
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Che dire? Il commissario prefettizio di Jesi sembrava proprio non aver capito da che parte tirava il vento a Salò. Si rivolgeva al suo diretto superiore con un fiorito eloquio in burocratese sabaudo facendo largo uso di lettere maiuscole, ma di fatto minacciando di dare le dimissioni qualora gli autori del fatto vandalico non fossero stati severamente puniti. Oltretutto definiva questi ultimi “ragazzi in uniforme da milite” facendo trasparire un malcelato senso di fastidio, quasi fossero dei Balilla indisciplinati da sculacciare per qualche monelleria…