La polizia ebraica nei ghetti polacchi

AUTOGOVERNO DEI GHETTI E CONSIGLI DEGLI ANZIANI
Tra il 1939 e il 1941, l’occupazione militare della Polonia, degli stati baltici e delle regioni occidentali dell’Urss pose ai nazisti il grave problema delle popolose comunità ebraiche che vivevano da secoli in quei territori. Nell’ambito della soluzione finale si istituirono numerosi ghetti urbani, dove vennero progressivamente ristretti in condizioni di vita drammatiche tutti gli ebrei che vivevano nelle città, cui si aggiunsero i pochi sopravvissuti ai pogrom della popolazione antisemita locale e alle fucilazioni degli SS-Einsatzgruppen. Le incombenze amministrative e la gestione dei ghetti furono demandate dai tedeschi ai cosiddetti Judenrat o Consigli degli anziani, composti dai maggiorenti delle comunità, i quali sotto minaccia di morte o illudendosi di poter mitigare le sofferenze dei loro correligionari, divennero strumenti della macchina di morte nazista. Tale sistema aveva indubbi vantaggi permettendo di umiliare gli ebrei, depredarli di case e beni, riunirli in luoghi facilmente sorvegliabili, sfruttarli come manodopera gratuita in industrie belliche interno dei ghetti (si trattava di solito di ex ditte ebraiche espropriate e assegnate a nuovi proprietari tedeschi). Inoltre l’esistenza degli Judenrat facilitava il compito ai tedeschi coinvolti nella soluzione finale, permettendo loro di non sporcarsi troppo le mani e avere a che fare il meno possibile con gli ebrei destinati ai campi di sterminio. Alcuni membri dei Judenrat tentarono di opporsi ai nazisti o di mitigarne le richieste ma in quei casi furono rimossi dall’incarico ed uccisi sul posto. Altri - come Adam Czerniakow a Varsavia - si suicidarono. La maggior parte si limitò ad obbedire per paura o avidità. Un aberrante caso limite (affrontato anche da Primo Levi) fu invece quello dell’anziano imprenditore tessile Mordechai Chaim Rumkowski, che una volta messo dai tedeschi a capo del ghetto di Lodz fu vittima di un delirio di onnipotenza, prendendo ad ostentare modi regali e definendosi re dei Giudei. Già due volte vedovo senza figli, si risposò per la terza volta con una dottoressa ventenne ed ebbe delle amanti adolescenti. Arrogatosi le funzioni di rabbino celebrò matrimoni e concesse divorzi. Si creò una corte di lacchè e postulanti che riceveva seduto su una poltrona simile a un trono. Si circondò di guardie del corpo e prese a girare per il ghetto su una carrozza trainata da un cavallo. Avendo potere di vita e di morte su ogni ebreo della città, collaborò fedelmente con i tedeschi e ottenne di poter battere moneta e stampare francobolli con la propria immagine. Lodz – che era stata ribattezzata Litzmannstadt dai tedeschi – era alla fine degli anni trenta il più importante distretto tessile della Polonia, paragonabile per volume d’affari a Manchester o a Prato. Durante l’occupazione gli opifici – quasi tutti di proprietà ebraica – furono requisiti e fabbricarono uniformi per WH ed SS. Profittando della presenza nel ghetto di migliaia di esperti lavoratori del settore, Rumkowski fornì la necessaria manodopera ottenendo un certo potere contrattuale verso i tedeschi, che lo trattarono quasi alla pari. Fu anche presentato ad Himmler, che gli rivolse parole di apprezzamento per le sue capacità organizzative. Ma ciò non lo salvò dall’essere deportato ad Auschwitz nel 1944. In ogni caso far parte del Judenrat o ricoprire incarichi di responsabilità nella burocrazia ebraica coinvolta nello sterminio significava per l’abitante di un ghetto ricevere cibo in quantità maggiore, proteggere almeno temporaneamente i propri cari dalle deportazioni, vivere in una casa riscaldata, poter intrallazzare col mercato nero. Tutte opportunità tali da corrompere quasi chiunque in quel contesto drammatico.

LA POLIZIA EBRAICA
Per applicare gli ordini dei Judenrat e mantenere l’ordine pubblico, in ogni ghetto furono creati corpi di polizia ebraica denominatiJüdische Ghetto-Polizei o Jüdischer Ordnungsdienst. Essi collaboravano strettamente con i nazisti, assicurando la sicurezza durante le deportazioni nei campi di sterminio. In tal modo era possibile gestire ogni “trasporto” impiegando solo un ridotto numero di agenti tedeschi delle SS, SD e Polizei. Quantunque i capi fossero in genere ex-ufficiali delle FF.OO. polacche, l’arruolamento degli agenti si rivolse principalmente a due categorieben precise, gli avvocati ed i criminali comuni ebrei. Quasi da subito la polizia ebraica si distinse ovunque per immoralità e corruzione in quanto gli elementi criminali al suo interno presero presto il sopravvento, perpetrando requisizioni, estorsioni e ogni altro tipo di sopraffazione ai danni dei correligionari. Nonostante alcuni agenti si fossero arruolati solo per proteggere i famigliari dalla deportazione ed altri collaborassero in segreto con la resistenza nazionale polacca, a causa della sua crudeltà e avidità la polizia ebraica era in genere odiata dagli abitanti dei ghetti anche più degli ausiliari ucraini e lituani al soldo dei nazisti. In seguito al progressivo svuotamento dei ghetti tra il 1942 e il 1943, i poliziotti ebrei vennero di liquidati sul posto oppure deportati con l’ultimo treno insieme ai membri dei rispettivi Judenrat. Solo pochissimi – in genere quelli legati alla rete spionistica Zagiew che faceva capo alla resistenza polacca – riuscirono a nascondersi e sopravvissero alla guerra. La scabrosa questione del collaborazionismo ebraico resta ancora oggi un argomento assai divisivo nella memoria dell’Olocausto elaborata nel secondo dopoguerra all’interno dello Stato di Israele e nelle varie comunità ebraiche. Ma la responsabilità della polizia ebraica nei ghetti è da molti considerata anche maggiore di quella di kapò e sonderkommando nei campi di sterminio.

UNIFORMI E DISTINTIVI
A Varsavia c’erano oltre 2.500 agenti in uniforme (che avevano costituito anche una sezione ciclisti ed una orchestra jazz di buon livello). Meno conosciuta è l’esistenza di un reparto denominato Sezione 13 o Gestapo ebraica, i cui membri operavano fuori dal ghetto e non portavano la stella gialla. Costoro erano specializzati nel rintracciare gli ebrei fuggiaschi che vivevano sotto falso nome o si nascondevano presso polacchi cristiani. Altrove la forza dei corpi di polizia poteva variare da poche decine ad alcune centinaia di uomini, a seconda della grandezza e dell’importanza del ghetto dove operavano. Ai poliziotti ebrei era proibito portare armi da fuoco, ma erano equipaggiati con manganelli, bastoni o frustini. I membri della polizia ebraica non vestivano una uniforme comune per tutti ma portavano sugli abiti civili distintivi metallici o di stoffa di varia fattura con caratteristiche diverse a seconda dei tempi, dei luoghi e delle possibilità di approvvigionamento. Come copricapi si usavano spesso cappelli della polizia polacca prebellica ma anche chepì di varia provenienza e berretti con visiera di provenienza civile, spesso muniti di appositi distintivi metallici. Volendo astrarsi per un momento dal drammatico momento storico che rappresentano, essi sono molto interessanti dal punto di vista uniformologico, molto appetiti sul mercato della militaria ed oggetto di numerose falsificazioni. Caratteristica era la tendenza di molti poliziotti ebrei ad emulare anche visivamente la controparte tedesca, indossando indumenti che avrebbero dovuto esprimere un maggiore senso di potere e autorità (berretti a visiera, stivali da ufficiale, cappotti di pelle). Altra significativa circostanza era che ai poliziotti ebrei veterani di guerra era generalmente permesso portare i nastrini delle medaglie eventualmente meritate durante la 1^ g.m. combattendo negli eserciti tedesco e austro-ungarico.

I ghetti ebraici presenti in Polonia erano innumerevoli, i pochi elencati di seguito sono quelli con una documentazione fotografica reperibile in rete. Vi sono incluse anche due città lituane. Vilna (oggi Vilnius) perché fu occupata e poi annessa forzatamente dai polacchi in seguito alla guerra del 1920 contro i sovietici. Kovno (oggi Kaunas) perché nella Lituania prebellica esisteva già una vasta comunità ebraica, cui si aggiunsero dopo l’annessione all’Urss in base al patto Ribbentrop-Molotov si rifugiaronopassando clandestinamente la frontiera fino al 22 giugno 1941 molti altri ebrei polacchi in fuga dai nazisti.

BOCHNIA
CRACOVIA
KOVNO – KOWNO – KAUNAS (LITUANIA)
LODZ – LITZMANNSTADT
LUBLINO – LUBLIN
TOMASOW MAZOWIECKI
TRZEBINIA
VARSAVIA – WARSAW – WARSCHAU
VILNA – WILNA – VILNIUS (LITUANIA)
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