Memoria di un veterano in Francia
Sul mio forum USA è apparso un topic dove un membro aveva raccolto le memorie di un veterano dell'89° in Francia, a riguardo dell'equipaggiamento e dell'organizzazione della vita quotidiana. Ho trovato la cosa interessante, specialmente per i rievocatori che spesso sono equipaggiati come un Manuale ambulante mentre la realtà* spesso era diversa. Ecco la traduzione.
Io ero nell` 89° divisione di fanteria, 353° reggimento, compagnia D armi pesanti.
Quando era freddo indossavamo pantaloni e giacca da lavoro sopra i mutandoni e gli scarponi da combattimento. Sopra questo mettevamo la giacca dell`uniforme da campagna di tessuto spesso e sopra tutto il cappotto lungo. Avevamo guanti di cotone e berretto da mettere sotto l`elmetto. Ci veniva data una maschera antigas da portare sempre con se, però se la situazione faceva pensare che non ve ne fosse bisogno non la portavamo. La maggior parte di noi non portava haversack o pack, tenevamo tutto nelle tasche della giacca o piegato sul cinturone che a sua volta portava la borraccia e il pacchetto di medicazione. All`inizio portavo un impermeabile ripiegato sul cinturone, ma più tardi l`ho rimpiazzato con un poncho inglese o canadese molto più pratico. Quando venne più caldo si potè lasciare il cappotto nel sacco che andavamo ogni tanto a controllare e che era portato da un camion che seguiva i nostri spostamenti. Quando non potevamo avere un rancio caldo ci portavamo razioni C e K. Le K contenevano anche qualche oggetto da toilette e carta igienica.
All`inizio portavamo l`haversack che teneva il bed roll formato da due coperte, un cambio di biancheria, quattro picchetti da tenda, due corde da tenda, il tutto arrotolato in un telo da tenda.
Il necessario per la barba era un rasoio che assomigliava ai moderni Bic. Avevamo un pezzo di sapone e due fazzoletti, se invece portavamo l`haversack avevamo anche un piccolo asciugamano.
Per lavarci, fare il bucato e sbarbarci si metteva l`acqua nell`elmetto. Dopo qualche tentativo riuscivo a farmi la barba a secco e la faccia man mano si induriva. Avevo anche uno spazzolino da denti e un piccolo tubo di dentifricio. La gavetta stava quasi sempre nel sacco sul camion e mi portavo dietro solo le posate ma quando ho scoperto che affilando un lato del cucchiaio potevo avere tre posate in una, portavo solo il cucchiaio nel taschino della giacca. Quando il tempo consentiva di indossare solo la giacca da campagna, la maggior parte di noi portava solo lo stretto necessario.
A parte i periodi di riposo, il cibo consisteva di razioni C e K. Una volta siamo stati una trentina di giorni senza un pasto caldo. Le razioni arrivavano con la stessa cadenza delle munizioni. Nei giorni buoni riuscivamo ad avanzare così tanto che era impossibile essere raggiunti dalle cucine da campo. Le unità* di docce mobili facevano il possibile per raggiungere almeno una volta la settimana le compagnie per il cambio di vestiario e la doccia. Ma più spesso ci riuscivano ogni due settimane. Il tempo per la doccia era poco per le difficoltà* di portare sufficiente acqua calda. I vestiti sporchi venivano messi in contenitori per la lavanderia e prelevavamo quelli puliti che ci sembravano adati alla nostra taglia. Dato che la pulizia era un problema, abbiamo dovuto imparare a conoscere la scabbia e i rimedi per combatterla. Quando era possibile ci davano un giorno o due di riposo in cui potevamo avere un pasto caldo e provvedere alla nostra pulizia e a quella dell`equipaggiamento.
.
Prima di lasciare la Francia ci vennero dati sacchi a pelo leggeri al posto delle coperte di lana pesanti e che erano molto più pratici da portarsi dietro-
Re: Memoria di un vetrano in Francia
Questo non fa che confermare quello che ho sempre pensato e cioè che la guerra sia una cosa "sporca" nel vero senso del termine.
Al soldato servono veramente solo acqua, le armi, le munizioni e la volontà* di andare avanti. E qui si parla di americani abituati ad un certo standard. Se no non si capirebbe come i nostri alpini abbiano potuto fare la famosa ritirata quando i rifornimenti di cibo erano solo un sogno.
Re: Memoria di un vetrano in Francia
Citazione:
Originariamente Scritto da Andrea58
Questo non fa che confermare quello che ho sempre pensato e cioè che la guerra sia una cosa "sporca" nel vero senso del termine.
Al soldato servono veramente solo acqua, le armi, le munizioni e la volontà* di andare avanti. E qui si parla di americani abituati ad un certo standard. Se no non si capirebbe come i nostri alpini abbiano potuto fare la famosa ritirata quando i rifornimenti di cibo erano solo un sogno.
Hai notatio che avevano le unità* di docce mobili? Da noi sarebbe stata roba da Guerre Stellari.
Re: Memoria di un vetrano in Francia
Complimenti ... penso che queste testimonianze siano veramente utili ed importanti.
[264
Re: Memoria di un vetrano in Francia
Una testimonianza interessante, certo che questi comfort ai nostri soldati erano totalmente sconosciuti. Le docce mobili, il camion che li seguiva con l'equipaggiamento, il vestiario sempre pulito etc...
Mio nonno che ha combattuto in africa mi ha raccontato che le poche volte che si è lavato, è stato con l'acqua di mare quando si trovavano vicino alla costa. Non avevano neanche l'acqua da bere, figuriamoci le docce mobili.
Re: Memoria di un vetrano in Francia
Citazione:
Originariamente Scritto da artu44
Citazione:
Originariamente Scritto da Andrea58
Questo non fa che confermare quello che ho sempre pensato e cioè che la guerra sia una cosa "sporca" nel vero senso del termine.
Al soldato servono veramente solo acqua, le armi, le munizioni e la volontà* di andare avanti. E qui si parla di americani abituati ad un certo standard. Se no non si capirebbe come i nostri alpini abbiano potuto fare la famosa ritirata quando i rifornimenti di cibo erano solo un sogno.
Hai notatio che avevano le unità* di docce mobili? Da noi sarebbe stata roba da Guerre Stellari.
Ho notato si, io ho il ricordo di un documentario sul Vietnam dove con un elicottero veniva calata, alle immediate spalle della prima linea, una rete piena di bottiglie di birra e di Coca Cola per il ristoro dei soldati. Invece i viet se riuscivano a mettere le mani su un topone grasso erano già* felici. [icon_246 [icon_246
Re: Memoria di un vetrano in Francia
Citazione:
Originariamente Scritto da artu44
Hai notatio che avevano le unità* di docce mobili? Da noi sarebbe stata roba da Guerre Stellari.
Ciao, in via teorica avevamo anche noi mezzi simili. Un amico, ormai deceduto, nella sua collezione di mezzi militari aveva un Bianchi Miles autodoccia, quindi un mezzo sicuramente del periodo immediatamente precedente lo scoppio della guerra. Il guaio per noi era che probabilmente era uno dei pochi esistenti o che era utilizzato solo dalle alte gerarchie, quando non erano in qualche accantonamento più lussuoso.
Re: Memoria di un veterano in Francia
Re: Memoria di un vetrano in Francia
Citazione:
Originariamente Scritto da Andrea58
Questo non fa che confermare quello che ho sempre pensato e cioè che la guerra sia una cosa "sporca" nel vero senso del termine.
Al soldato servono veramente solo acqua, le armi, le munizioni e la volontà* di andare avanti. E qui si parla di americani abituati ad un certo standard. Se no non si capirebbe come i nostri alpini abbiano potuto fare la famosa ritirata quando i rifornimenti di cibo erano solo un sogno.
Testimonianza veramente interessantissima, ma permettetemi di fare un'osservazione: al soldato non serve soltanto avere acqua, munizioni e la volontà di combattere. I soldati americani erano sicuramente abituati a uno standard di vita superiore a quello, per esempio, dei soldati italiani, tedeschi o sovietici e le forze armate americane erano dotate di un apparato logistico straordinario se paragonato a quello di molti altri eserciti belligeranti. Ma non si trattava solo di questo: l'esercito americano aveva capito che la capacità di combattimento di un esercito si basava anche sul relativo benessere dei suoi soldati e che l'importanza di un pasto caldo, di indumenti puliti, di periodi di svago o di riposo avevano la stessa importanza della disponibilità di munizioni o di rifornimenti. Un soldato ben equipaggiato, ben nutrito e in buona forma fisica è in grado di combattere sicuramente meglio di un soldato male equipaggiato, stanco, ammalato o affamato. Le forze armate USA furono probabilmente le prime al mondo ad affiancare alle truppe combattenti uno staff di psicologi con il compito di studiare e analizzare il comportamento dei soldati in condizioni di stress e a diagnosticare la sindrome da stress post-traumatico come una grave condizione invalidante non dissimile a quella provocata da una ferita da combattimento: nell'esercito sovietico il solo manifestarsi di un "disturbo" di questo genere avrebbe portato dritti dritti in un battaglione di disciplina o davanti al plotone d'esecuzione. I soldati italiani non furono i soli a soffrire di grandi privazioni nel corso della guerra: secondo alcune testimonianze, i soldati giapponesi nel Pacifico spesso non ricevevano rifornimenti per settimane e molti di loro finirono per nutrirsi di bacche, radici e d'insetti, morendo letteralmente d'inedia o falcidiati dalle malattie tropicali; la maggior parte di essi finì per combattere sino all'estremo sacrificio sorretta da un codice d'onore che rasentò il fanatismo, ma ciò non li salvò comunque dalla sconfitta, così come l'eroismo mostrato dai nostri alpini nel corso della ritirata sul Don non fu comunque sufficiente per evitare il disastro e la morte di migliaia di nostri uomini. Nella guerra l'eroismo e il coraggio non sono tutto: possono costituire la scintilla per il compimento di grandi imprese, collettive o individuali, ma specialmente nella guerra moderna gli aspetti tecnologici e materiali hanno spesso (per quanto non sempre) il sopravvento. Le lezioni apprese dall'esercito americano costituiscono oggi patrimonio di tutti gli eserciti professionali e l'attenzione per il benessere materiale e psicologico dei combattenti rappresenta un aspetto fondamentale nella pianificazione di qualsiasi operazione militare, specialmente se protratta nel tempo, che possa ambire a una quale speranza di successo.
Re: Memoria di un veterano in Francia
...testimonianza molto interessante, emozionante ed affascinante! Bella!!!