C'ERANO UNA VOLTA..........
C'ERANO UNA VOLTA........
Si inizia proprio come una favola questo topic anche se non a lieto fine. Iniziamo però dalla fine della storia: qualche mese fa in un piccolo paese del sud Italia, una signora purtroppo passa a miglior vita e quindi io mi reco presso la sua abitazione per dare le dovute condoglianze ai parenti . A distanza di un po` di tempo, dopo abbondanti piogge, alcuni operai vengono chiamati per riparare delle infiltrazioni nella casa ormai disabitata procedendo tra l`altro ad ammassare per poi buttare diversa "roba vecchia".
Per caso, il primo giorno di inizio dei lavori entro nella casa per curiosità* ma anche per uno strano presentimento, il tutto comunque alla presenza di un familiare della defunta, il quale mi mostra tutta la roba da buttare lamentandosi che oggi giorno non si trova nessuno disponibile a dare una mano e quindi decido di aiutarlo a patto di trattenermi eventuali cose che mi fossero interessate.
Tale proposta suscita una risata dell`uomo che aggiunge che erano rimasti solo vestiti e scarpe vecchie piene di tarli e sporcizia.
Ecco come si presentava l`interno della casa:
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http://www.milistory.net/Public/data...5834_casa1.jpg
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Spostando materassi, coperte, cartoni, sono iniziate a "spuntare" diverse divise fasciste purtroppo troppo tarlate per essere recuperate; ho continuato e pian pianino ciò che ho iniziato a "riscoprire" non può essere descritto a parole in quanto trova posto solo nelle forti emozioni che si possono provare in questi momenti.
Ecco una giacca d`orbace, poi una bustina nera, una camicia nera, divise del R.E., berretti e bustine della Milizia, scarpe, stivali, camicie G.V., borracce, teli mimetici, cappotti R.S.I., bergmutze R.S.I., e così via.
Forse alcune immagini che posto possono rendere meglio l`idea di ciò che è stato salvato e che con paziente lavoro sono riuscito a preservare dall`avviato processo di distruzione (pulizia, trattamento antitarlo, etc.):
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Borraccia R.E. da 2 Lt
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Camicia G.V.
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Berretto rigido R.E.
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Berretto Milizia
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Bustina Milizia
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Scarpe e Scarponi R.E.
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Fregi R.S.I.
Non pago dell`eccezionale riscoperta ho iniziato a studiare il materiale cartaceo ritrovato (lettere dalle zone di guerra, foto, cartoline, etc.) e a documentarmi di più sulla provenienza di tutto questo.
Questa è la storia:
C`ERANO UNA VOLTA due fratelli nati nei primi del ‘900 in un piccolo paese del sud Italia (darò loro dei nomi fittizi paterni ovvero Rino e Micuzzo).
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Erano molto uniti come lo erano al loro padre che decise di avviarli alla carriera militare non prima di avere fatto iscrivere i due ai Balilla e infine al P.N.F.
Rino diventa poliziotto, lavora prima a Roma e infine viene trasferito a Trieste dove vi rimane durante il periodo di guerra.
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Micuzzo invece intraprende la carriera nel R.E.I. frequentando la scuola ufficiali a Salerno (39° Regg.) e prestando servizio, nel 9° Regg. Regina, a Rodi Egeo e in Libia (Tripolitania).
Ecco una foto nel deserto (1938)
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E il suo casco coloniale e la sua sahariana raffigurati nella foto
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All'inizio del conflitto rientra in Italia e qui probabilmente decide e riesce a entrare nella Milizia.
L`8 settembre 1943 stravolge la vita dei due fratelli in quanto Rino da Trieste non può più rientrare a casa mentre Micuzzo viene arruolato nella R.S.I. e inviato a Grafenwohr (Germania) per attività* addestrativa imposta dal regime del Terzo Reich.
I due fratelli hanno però la fortuna di trovarsi almeno dalla stessa parte e quindi di non doversi combattere l`uno contro l`altro.
Si scrivono spesso e cercano, come hanno sempre fatto, di aiutarsi a vicenda:
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Lettera inviata con FeldPost da Grafenwohr da Micuzzo a Rino a Trieste il 30.01.1944 in cui gli chiede diverso materiale.
Il tempo passa e le sorti della guerra si decidono il 25 aprile 1945 quando tutti i reparti della R.S.I. vanno allo sbando.
Rino e Micuzzo non si perdono d`animo e quindi insieme decidono di far rientro a casa con ancora i loro abiti di servizio indosso(Rino in borghese, essendo poliziotto, e Micuzzo con la camicia nera).
Si incontrano nei dintorni di Trieste e fatti pochi chilometri a piedi vengono fermati da pattuglie jugoslave partigiane che trattengono Micuzzo e decidono di lasciare andare Rino.
Quest`ultimo senza esitazione decide di restare con suo fratello per cercare, come sempre, di aiutarlo: ma questa volta la storia non è a lieto fine perché i due non faranno mai più ritorno a casa dispersi in guerra; unica cosa a giungere è una cassa militare con il corredo militare di Micuzzo:
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http://www.milistory.net/Public/data...2456_cassa.jpg
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Oggi i loro nomi sono scolpiti su una lastra in pietra nel centro del piccolo paesino insieme ad altri caduti durante la seconda guerra mondiale.
Il loro padre attenderà* ogni giorno il loro rientro rifiutando la pensione che spetta ai familiari dei caduti in guerra, restio ad accettare quel destino così crudele, fino alla sua morte verso la fine degli anni `60.
Solo la sorella rimarrà* ad aspettarli conservando ogni loro effetto (in pratica al 99% solo vestiario, foto e documenti di Micuzzo) senza toccarlo fino a che lei qualche mese fa è passata a miglior vita.
Suppongo che molta altra roba interessante sia stata buttata o acquisita impropriamente da persone estranee (ho appreso ultimamente che un elmetto G.V. con stemma fanteria anni 30, un casco coloniale bianco, una bandoliera da ufficiale e diversi gradi fascisti sono stati da tempo regalati a terze persone).
Ho deciso di adottare moralmente questi due "ragazzi" e le loro foto sono nel mio studio davanti a me insieme a quelle degli altri miei cari avi di famiglia che hanno combattuto o meno le due guerre.
Ho anche deciso di raccontare su questo forum la loro storia perché penso che possa fare solo onore alla loro memoria, perché il tutto non cada nel dimenticatoio e soprattutto per raccontare la storia di questi due fratelli uniti nella vita e nel loro destino che rimarrà* per sempre ignoto.
Spero che chiunque abbia letto questo topic possa esprimere una propria personale riflessione e se avrà* qualche curiosità* o richiesta di approfondimento in merito cercherò col materiale in possesso di rispondere.
Ciao
Gianfranco