Doverosa premessa:
questo elmetto pur nella sua semplicità* e nonostante un aspetto estetico non proprio gradevolissimo merita una dissertazione un po' lunga, anche se tutto sommato sommaria.
Si colloca un po' a cavallo tra la seconda guerra e il dopoguerra, anche se in realtà* nello scenario in cui è inserito la guerra in certo modo andò avanti ancora diversi anni dopo il 1945.
Mi è sembrato opportuno fare un lunghissimo topic perché ritengo che si parli di un argomento poco noto; lo era anche per me, ma alle volte un semplice elmetto ti porta a fare ricerche nuove.
Quindi, se non avete voglia di leggere il mio lunghissimo topic, non mi mandate a quel paese, però non dite che non vi ho avvertito [249
Vi presento un elmetto assai particolare, anche per la storia che probabilmente ci racconta.
Cominciamo da una parte; tecnicamente l'elmetto è un M33 italiano del tipo a quattro fori (il quarto frontale) quindi come noto un elmetto destinato a compiti secondari e non propriamente di prima linea.
Questo elmetto però è stato pesantemente ricondizionato e anche modificato nella forma del guscio, in particolare nella falda anteriore che appare rialzata e allargata, probabilmente battendolo con un martello su una incudine; risulta modificato anche nella falda posteriore, con bordo decisamente più marcato e rialzato del normale.
L'elmetto è stato a suo tempo anche smontato, togliendo la scheletratura interna e poi rimontandola, applicando dei rivetti assolutamente insoliti, chiusi, zincati e con due linguette ripiegate all'interno.
Per di più mentre il posteriore è posizionato correttamente nel foro predisposto nel cerchio, i laterali sono in posizioni diverse l'uno dall'altro e nessuno dei due utilizzando i normali fori .
Perché è stato fatto questo? Non riesco a spiegarmelo, in quanto il cerchio risulta essere della giusta misura, senz'altro quello originale dell'elmetto; forse solo assoluta imperizia o fretta di chi ha eseguito il lavoro.
La cuffia è coerentemente del tipo in tela autarchica di bassa qualità*, oramai incartapecorita e fragilissima, anche perché in fase di riverniciatura dell'elmetto anche questa è stata completamente verniciata, e la vernice ha creato una pellicola che irrigidendo il tutto ha fatto più danno che altro.
Il soggolo, anch'esso di tipo regolamentare italiano, è stato sovraverniciato, sia pur in maniera leggera, con lo stesso colore dell'elmetto; accanto ai rivetti regolamentari ci sono due rivetti assolutamente insoliti, come si può vedere dalle foto dei particolari..
Il colore applicato su tutto l'elmetto, sia all'interno che all'esterno è un kaki piuttosto spesso. L'elmetto ha avuto almeno due sovracolorature sul grigio verde di origine, che si nota ancora in alcune zone scrostate, e lo stesso colore si ritrova ancora nella cerchio dove è applicata la cuffia in tela, unica zona scampata alla riverniciatura.
Ma chi ha fatto tutto questo?
Se non ci fosse una sorta di fregiatura laterale sarebbe difficile dirlo; ma grazie a questo indizio penso di aver ricostruito, sia pur sommariamente, la storia di questo pezzo.
Diciamo che bisogna fare un passo indietro e ritornare al momento della caduta della Grecia sotto l'attacco tedesco del 1941, quando le armate germaniche intervennero a toglierci dal pantano nel quale ci eravamo cacciati per "spezzare le reni alla Grecia".
All'indomani del crollo militare anglo-greco in Grecia molti esponenti politici e molti militari ellenici, trovarono scampo in Egitto, presso l'alleato Britannico, e lì ricostituirono un nuovo Governo in esilio.
Di lì a poco formarono una piccola forza militare, gennaio 1942, che prese il nome di Sacred Band o Sacred Company nome che si rifaceva alla tradizione ellenistica antica, richiamando le gesta di Spartani e Ateniesi.
Questo nucleo fu costituito come corpo di elite, e infatti fu aggregato al 1° SAS britannico, come noto una sorta di Commandos divenuti famosi nella guerra in Africa Settentrionale per le loro audaci missioni e colpi di mano molto spesso ai danni dei nostri soldati.
Il battesimo del fuoco dei Greci avvenne in Tunisia e la loro attività* continuò fino alla caduta definitiva dell'A.S., partecipando a tutte le battaglie in questa area, fino alla battaglia finale di Enfidaville.
I nostri Commandos Greci a questo punto, prevedendo gli Alleati l'inevitabile crollo dell'Italia, anziché proseguire nello sbarco in Sicilia e via dicendo, furono destinati, insieme ad alcuni reparti britannici, alla riconquista della madre Patria, e in particolare furono impiegati nei vari sbarchi sulle isole Egee, fino a che, nell'ottobre 1944 con la ritirata degli ultimi contingenti tedeschi da Atene, la Grecia risultò virtualmente di nuovo libera.
Ma negli anni di occupazione dell'Asse in Grecia si era sviluppato un forte movimento Partigiano, ma un po' come in Italia, lacerato da conflitti interni per via delle diverse ideologie politiche presenti.
La situazione è molto complessa, e non volendo fare chissà* quale trattato storico, schematizzo dicendo che la forza preponderante, almeno dal punto di vista dell'aggressività*, era l'ELAS, braccio armato del Partito Comunista greco; per i gruppi di ispirazione più moderata liberale e perfino monarchica sostanzialmente la fine dell'occupazione tedesca avrebbe dovuto rappresentare la fine della guerra; per l'ELAS non fu proprio così.
Comunque all'indomani della liberazione, fu formato il primo Governo di unità* nazionale, sotto il controllo britannico, nel quale confluirono tutte le forze politiche al momento presenti, comunisti compresi.
Ma in poche settimane la situazione degenerò, le richieste di Ministeri importanti da parte dell'ELAS furono respinte dal Governo e da Churchill in particolar modo; gli scontri di piazza cominciarono a divampare soprattutto a Atene per arrivare nel dicembre ad veri e propri scontri armati per le vie della città*, dove l'esercito britannico militarmente più attrezzato riuscì sia pur i maniera sanguinosa ad avere ragione della situazione, imponendo all'ELAS l'armistizio di Varzika (febbraio 1945) col quale si concedeva ai rivoltosi l'amnistia per reati politici (ma non comuni) in cambio della consegna delle moltissime armi ancora in loro mano.
Ma intransigenza e diffidenza da parte partigiana, arroganza e uso strumentale della legge da parte governativa ( i reati "politici" diventavano "comuni" e quindi condannabili), dettero il risultato di esarcerbare ancora di più gli animi; nell'anno che passa dal suddetto armistizio al momento delle prime elezioni, nel marzo 1946, elezioni alle quali i comunisti non parteciparono e che videro un vasto astensionismo e accuse di brogli, ma che videro la vittoria delle forze di destra e il ritorno della Monarchia, ci furono ben 85.000 arresti, 8.500 tra morti e feriti e addirittura 32.000 torturati.
Gran parte dei partigiani comunisti riprese la via delle montagne; da ricordare che all'inzio del 1944 era stato costituito, nalle zone di montagna, da parte dell'ELAS un Governo Provvisorio, che di fatto non era mai stato dissolto.
A questo punto la situazione vedeva contrapposti due veri e propri eserciti: da una parte il Governo Provvisorio comunista che controllava politicamente ma anche militarmente ben il 70% del territorio, per di più guidato da personaggi di un certo spessore politico oltre che esperienza e capacità* militare, e che ben preso fu integrato nelle forze operative da partigiani Jugoslavi e aiutato, e non solo ideologicamente, da Albania e Bulgaria che infatti furono anche denunciati come Paesi aggressori.
Dall'altra parte le forze governative ancora in embrione, asserragliate per lo più nella zona di Atene, e condotte da un Governo piuttosto debole, sia pur affiancate da un alleato potente come la Gran Bretagna e anche l'USA che stava cominciando a fare capolino nella situazione.
Fu l'inizio di una vera e propria Guerra Civile senza quartiere, che durò tre anni, con vere e proprie battaglie campali, oltre a guerriglia continua.
Nel 1947 la Gran Bretagna si tirò fuori, ufficialmente per questioni di bilancio, e la cosa creò un certo panico nel Governo Greco.
Però l'aumentata efficienza delle Forze Speciali costituite, l'intervento occulto ma non troppo dei consiglieri USA, un certo fiato corto delle forze rivoluzionare e alcuni errori strategici, quali per esempio farsi spingere a concentrare le proprie forze e accettare scontri campali che portarono a vere e proprie carneficine e perdita di combattenti esperti e validi, fecero sì che le sorti della guerra infine volsero a favore dei Governativi.
La guerra terminò nel 1949, con ben 80.000 morti, un numero indefinibile di feriti, diverse centinaia di migliaia di profughi e migliaia di ex combattenti relegati al confino nelle isole più sperdute, in campi che poco avevano da invidiare ai lager tedeschi.
Il Partito Comunista fu dichiarato fuorilegge.
A questo punto ci si ricollega idealmente al nostro elmetto; utilizzando l'esperienza della Sacred Band, che abbiamo lasciato impegnata nella riconquista delle Isole Egee, e che in seguito aveva continuato ion parte a combattere i tedeschi in Montenegro, Jugoslavia, fino alla fine delle ostilità*, in parte dirottata in Palestina, e anche quella della 3^ Brigata da Montagna "Rimini", il Governo Monarchico formò alcune unità* di elite specializzate e destinate alla lotta contro i rivoluzionari.
Una di esse era denominata 1° Syntagma Katadromon, ovvero 1° Reggimento Commandos e si rifaceva sia come personale, soprattutto ufficiali, che come stemma e come motto che era "O tolmon nika" ovvero "Chi osa vince", alla tradizione della Sacred Band.
L'acronimo di questa unità* era, in caratteri greci, ΣÎ? 1, che è lo stesso simbolo che appare su questo elmetto.
La scritta è realizzata con lettere adesive o incollate che originariamente sembrano essere state di colore chiaro, poi sovradipinte in nero, sbiadito col tempo.
L'elmetto presenta anteriormente una stella bianca, o comunque di colore chiaro dipinta, coperta però dall'ultima sovraverniciatura ma ben visibile, dal significato oscuro, forse un grado.
Altro particolare: l'elmetto presenta i classici segni da impilamento, lasciati sicuramente dalla cuffia in tela cerata nera di un elmetto MkII di origine britannica.
Sono stato lunghissimo, lo so, ma d'altronde non so come avrei potuto "raccontare" altrimenti questo elmetto; naturalmente potranno esserci qualche semplificazione e imprecisione, ma la sostanza mi pare sia questa.
Resta da capire come questo elmetto sia finito nelle mani di un militare di questa unità*, e per quale motivo abbia deciso di adottarlo, quando normalmente penso usassero elmetti inglesi; forse una "cattura" durante i giorni dell'Africa e una sorta di trofeo-talismano, o forse semplicemente uno dei tanti oggetti lasciati durante l'occupazione italiana? Boh, nessuno penso saprà* dirlo.....