Allegati: 1
Un libro controcorrente sul 43-45: Il Governo Badoglio
ELIO LODOLINI
Dal governo Badoglio alla Repubblica Italiana
Saggio di storia costituzionale
del "quinquennio rivoluzionario"
25 luglio 1943 - 1° gennaio 1948
Il 25 luglio 1943 fu compiuto un colpo di Stato che, per la prima volta nella nostra storia, deÂ*terminò una frattura nella continuità costituzionale. Dal Regno del Sud alla Repubblica Sociale Italiana, dai governi del CLN e la Luogotenenza alla Repubblica, il presente volume analizza, sulla base degli scritti dei protagonisti di quel periodo, delle pubblicazioni che videro la luce negli anni immediatamente successivi agli eventi del 1943-1948, e delle più recenti fonti archivistiche quali quelle pubblicate nei "Documenti diplomatici italiani" e nei "Verbali del Consiglio dei Ministri", la storia del "quinquennio rivoluzionario", dal 25 luglio 1943 al 1° gennaio 1948.
Elio Lodolini è nato a Roma il 24 gennaio 1922. Laureato in Scienze politiche (tesi in Storia moderna). Laureato in Giurisprudenza (tesi in Diritto costituzionale). Diplomato in Archivistica, Paleografia e Diplomatica. Durante la seconda guerra mondiale si arruolò volontario nel Regio Esercito; dopo l`8 settembre 1943 aderì volontariamente alla Repubblica Sociale Italiana. Redattore del quotidiano romano "Il Lavoro fascista", organo delle Confederazioni sindacali dei lavoratori (1940-1943); poi redattore, capo servizio e corrispondente di guerra dell`Agenzia giornalistica ufficiosa Stefani nella Repubblica Sociale Italiana (1943-1945). Nel dopoguerra fece parte del gruppo di 18 elementi, guidato da Giorgio Almirante, che costituirono il MIUS, Movimento italiano di unità sociale. Nel MSI dette vita all`organizzazione universitaria, che conquistò vari seggi nelle elezioni universitarie dei primi anni. Lasciò il MSI quando entrò nell`Amministrazione dello Stato (1950), ritenendo che un pubblico funzionario debba essere apartitico. Archivista di Stato, nel 1972 raggiunse il grado di Dirigente superiore. Ha diretto Archivi di Stato, Soprintendenze archivistiche per la "vigilanza" sugli archivi non statali, pubblici e privati, uffici della Direzione generale degli Archivi. à? stato Segretario del Consiglio superiore degli Archivi, "Sostituto" del Direttore generale degli Archivi ed infine Direttore dell'Archivio di Stato in Roma. Eletto Preside della "Scuola speciale" [= Facoltà ] per Archivisti e Bibliotecari, e come tale membro del Senato accademico, dell`Università di Roma "la Sapienza". Collocato a riposo per limiti di età dal 1997, è stato successivamente nominato professore emerito ed ha continuato a svolgere il corso di Legislazione archivistica sino al 2008.
à? autore di una ventina di volumi, di circa trecento studi monografici pubblicati in riviste scientifiche e relazioni a congressi e di un migliaio di lavori minori, per lo più di Archivistica ed inoltre di Storia e di Diritto, pubblicati in circa centosessanta testate diverse, una trentina delle quali straniere o internazionali,
Ha svolto missioni e incarichi archivistici per l`Unesco, per il Consiglio internazionale degli Archivi, per l`Organizzazione degli Stati Americani. à? membro d`onore dell`Organizzazione mondiale degli Archivi (Consiglio internazionale degli Archivi), eletto dai rappresentanti archivistici di 160 Nazioni "per gli eminenti contributi da lui apportati allo sviluppo dell`archivistica, al progresso degli archivi ed al rafforzamento della collaborazione professionale internazionale".
F.to 14x21, brossura, 288 pagine, Euro 26,00.
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Re: ELIO LODOLINI Dal governo Badoglio alla Repubblica Itali
Magari conoscere un tipo così introdotto negli archivi di stato. Con le tonnellate di documenti che sarebbe interessante vedere credo che molti impazzirebbero. Poter dire a Giovanni dove sono i capitolati per l'acquisto delle munizioni credo lo farebbe impazzire [126 [126 [126 [126
Re: ELIO LODOLINI Dal governo Badoglio alla Repubblica Itali
Recensione su "Il Tempo"!
http://www.iltempo.it/2010/08/19/119152 ... ento.shtml
Notizie - Cultura e Spettacoli
Navi d'Italia perdute per tradimento
Nuovi documenti sulla flotta militare sacrificata agli Alleati dall'armistizio
«Tutti noi siamo dolenti che la nostra preda sia diminuita»: con queste parole il Comandante Harry C. Butcher, aiutante navale del Generale Eisenhower, commentò nel suo diario l'affondamento, ad opera di bombardieri tedeschi, della corazzata italiana. La nostra flotta, come è noto, rappresentava per gli Anglo-americani una preda molto ambita e il peso che la sua sorte ebbe nelle trattative che portarono all'armistizio dell'8 settembre 1943 viene oggi documentato da Elio Lodolini, il decano degli archivisti italiani, nel capitolo di un suo recente volume («Dal Governo Badoglio alla Republica Italiana. Saggio di storia costituzionale del Quinquennio rivoluzionario 25 luglio 1943-1° gennaio 1948», Genova 2010). Il volume si dedica a svolgere importanti e documentate precisazioni all'«affermazione corrente secondo cui la Marina avrebbe immediatamente e "disciplinatamente" accettato l'armistizio, trasferendo le navi a Malta». Come ricorda Elena Aga Rossi nel suo fondamentale saggio «L'inganno reciproco. L'armistizio tra l'Italia e gli Anglo- Americani del settembre 1943», fin dalle prime fasi dei contatti con gli Anglo-Americani era stato da parte italiana espletato il tentativo di eliminare dalle clausole armistiziali la consegna della flotta in porti sotto controllo dei nostri nemici: le navi italiane si sarebbero concentrate in Sardegna, anche a protezione del Re e del Governo che, lasciata Roma, avrebbero raggiunto la più sicura sede dell'isola. Gli Alleati respinsero sempre decisamente la proposta italiana e il 6 settembre, ad armistizio già* firmato il 3 dello stesso mese, all'Ammiraglio Raffaele de Courten, Ministro della Marina nel Governo Badoglio e Capo di Stato Maggiore della Regia Marina, fu trasmesso il promemoria inglese che indicava le località* sotto controllo alleato verso le quali la flotta italiana avrebbe dovuto dirigersi una volta proclamato l'armistizio. Dura fu la reazione negativa di de Courten che, tenuto all'oscuro dell'avvenuta conclusione dell'armistizio, la mattina del 7 settembre incontrò a Roma l'Ammiraglio Carlo Bergamini, Comandante in capo della squadra da battaglia: Bergamini gli riferì sullo spirito della flotta affidata al suo comando, "pronta ad uscire per combattere nelle acque del Tirreno meridionale (in concomitanza con lo sbarco degli Alleati a Salerno) la sua ultima battaglia. Comandanti ed ufficiali erano, secondo l'Ammiraglio Bergamini, perfettamente consci della realtà* cui sarebbero andati incontro, ma in tutti era fermissima la decisione di combattere fino all'estremo delle possibilità*". Scrisse l'Ammiraglio de Courten in una sua relazione del 12 febbraio 1944: «Ricordo questo colloquio con commozione perché dalle parole di quell'uomo vissuto sempre sulle navi e per le navi emanava senza alcuna iattanza la tranquilla sicurezza di poter chiedere al potente organismo nelle sue mani lo sforzo estremo e il sacrificio anche totale». Violenta fu la reazione dell'Ammiraglio Bergamini quando apprese dalla radio l'avvenuta conclusione dell'armistizio: in un colloquio telefonico con de Courten affermò esplicitamente che «non intendeva assolutamente andare a fare il guardiano di navi in consegna al nemico» e convocò, alle 22 dell'8 settembre, sulla corazzata «Vittorio Veneto», una riunione degli ammiragli in sottordine e comandanti di navi, che si espressero «all'unanimità* per l' autoaffondamento della flotta». Fu solo insistendo sul dovere di ubbidire agli ordini del Re e sulla speranza che una futura collaborazione della flotta alle operazioni di guerra degli Alleati avrebbe inciso positivamente sulla sorte futura dell'Italia sconfitta che de Courten ottenne l'uscita in mare di Bergamini per trasferire la squadra a La Maddalena, meta tassativamente esclusa dalle clausole armistiziali e da reiterati divieti dei comandi nemici. Giunta la notizia che la base sarda era caduta sotto il controllo dei tedeschi, fu ordinato a Bergamini di invertire la rotta verso ponente per dirigere, nel caso non si fossero autoaffondate le navi, o verso i porti neutrali della Spagna, o verso Bona: fu quest'ultima meta che Supermarina assegnò alle nostre navi, passate agli ordini dell'Ammiraglio Oliva, dopo l'affondamento della «Roma» ad opera di bombardieri tedeschi. Al largo di Bona, nella mattinata del 10 settembre, la squadra italiana ebbe dagli Inglesi l'ordine di dirigere a Malta. Opposizioni alla consegna delle nostre navi al nemico si ebbero anche in alcuni porti, ma in generale prevalse il senso del sacrificio dell'onore militare a un migliore destino della Patria, sacrificio rivelatosi sterile di risultati se si considera la sorte che i nostri nemici riservarono alle navi italiane, pure impegnate al loro fianco negli ultimi mesi del conflitto, dopo la cessazione delle ostilità*: di varie unità* navali si impadronirono alcuni paesi nemici, mentre le corazzate della squadra da battaglia, delle quali si era favoleggiato un impiego, sotto bandiera italiana, nella guerra contro il Giappone, internate nei Laghi amari lungo il Canale di Suez, non furono mai più restituite all'Italia, fino alla loro demolizione. Gli uomini della X Flottiglia MAS avrebbero cantato sui mari e per le contrade d'Italia, nei giorni atroci della guerra civile, «Navi d'Italia, che ci foste tolte, non in battaglia , ma per tradimento, noi vi riporteremo alla vittoria...».
Re: ELIO LODOLINI Dal governo Badoglio alla Repubblica Itali
Altro libro interessante, bravo Andrea.
Frank
Re: ELIO LODOLINI Dal governo Badoglio alla Repubblica Itali
Recensione su "Le carte e la storia - Rivista di storia delle istituzioni", 2/2010:
Elio Lodolini, Dal governo Badoglio alla Repubblica italiana. Saggio di storia costituzionale del "quinquennio rivoluzionario", 25 luglio 1943-1° gennaio 1948, Genova, Associazione culturale Italia, Clu Genova, 2010, pp. 286.
Con la puntigliosa acribia dell'esperto di diritto Elio Lodolini, uno dei maestri dell'archivistica italiana, scrive questo libro "controcorrente", in piena fedeltà a quello che è stato lungo tutta la sua vita operosa il proprio credo politico. La tesi centrale, in estrema sintesi, è che il voto del Gran consiglio, il 25 luglio 1943, fu un colpo di Stato intemo al regime, che l'ordine del giorno Grandi non avrebbe presupposto affatto la fuoruscita dal fascismo (chiamando in causa, anzi, proprio le istituzioni propriamente fasciste), e che di conseguenza il governo Badoglio che ne sarebbe scaturito "fu un governo di fatto, illegittimo, e dopo l'8 settembre 1943 cessò di esistere anche come governo di fatto illegittimo, avendo trasferito al nemico occupante, con la resa incondizionata, tutti i poteri". Altrettanto illegittimo secondo Lodolini fu il procedimento iniziato con il decreto 25 giugno 1944, n. 151 ("quando il nemico sostituì al sedicente governo Badoglio un 'governo' - anch'esso giuridicamente inesistente - formato di elementi antifascisti scelti in quanto tali"). Infine Lodolini contesta (con l'appoggio autorevole della testimonianza di Giulio Andreotti) quello che definisce il "falso inserito nel verbale del 16 ottobre 1947", quando la Costituente approvò l'articolo 75 sui referendum abrogativi, fissando tra le materie escluse da referendum anche le leggi elettorali, mentre poi nel verbale (forse per l'intervento di Ruini, rimasto soccombente nella discussione) esse vi furono ricomprese a pieno titolo. Libro tutto costruito sulle fonti,programmaticamente fedele alla loro lettura formale, direi anzi letterale, quest'opera di Lodolini mette in chiaro e denuncia le vie brevi e le approssimazioni giuridiche usate nel 1943-48; approssimazioni e vie brevi che però, in tempi di rivoluzione, sono forse indispensabili. Gli eventi politico-istituzionali del 1943-48 costituirono uno "strappo", questo è il punto, rispetto all'ordinamento fascista così com'era venuto consolidandosi in vent'anni di dittatura (anch'essa, per altro, imposta da Mussolini non senza evidenti "strappi" alla tradizione costituzionale liberale); e l'intero processo costituente del dopoguerra ebbe un senso "rivoluzionario" (che non per caso cercò e trovò poi la sua radice nella lotta armata di liberazione).
Re: ELIO LODOLINI Dal governo Badoglio alla Repubblica Itali
SECONDA EDIZIONE RIVEDUTA E AUMENTATA!
Elio Lodolini
DAL GOVERNO BADOGLIO ALLA REPUBBLICA ITALIANA
Storia del "quinquennio rivoluzionionario" 25 luglio 1943 – 1° gennaio 1948 (con appendice del 2011)
Seconda edizione riveduta e aumentata
La tesi presentata da Elio Lodolini, decano degli archivisti italiani, in questo suo documentato libro “controcorrente” e basata su una minuziosa ricostruzione degli eventi storici e sull’attenta analisi delle norme del nostro diritto costituzionale, è che il 25 luglio 1943 il Re Vittorio Emanuele III compì un colpo di Stato, nominando Badoglio a capo di un Governo di fatto, Governo illegittimo, e sopprimendo quasi tutti gli organi costituzionali. Con la “resa incondizionata” (non semplice “armistizio”) del settembre 1943 il Governo Badoglio cedette tutti i poteri al nemico (angloamericani e sovietici) e cessò di esistere anche come governo illegittimo. Nei territori man mano occupati dagli angloamericani l’unico governo fu quello di questi ultimi, attraverso due loro organismi: il Governo Militare Alleato dei territori occupati e la Commissione Alleata di Controllo in quattro province della Puglia. Nei territori non occupati dagli angloamericani sorse la Repubblica Sociale Italiana, unico governo indipendente del 1943-1945. Dopo la fine della R.S.I. tutto il territorio italiano fu occupato e governato dal nemico, gli angloamericani e i sovietici, che rimasero sempre giuridicamente “nemici” anche in regime armistiziale e durante la “cobelligeranza”. Con la firma del così detto “trattato” di pace (in realtà diktat non negoziabile) e con l’esecuzione di esso, dal 16 settembre 1947 cessò lo stato di guerra e di occupazione nemica e l’Italia tornò ad essere uno Stato indipendente, retto da un governo provvisorio, governo di fatto. Con l’entrata in vigore della Costituzione repubblicana, dal 1° gennaio 1948 l’Italia ebbe di nuovo un governo legittimo, come quello che aveva avuto ininterrottamente dall’Unità (1861) al 25 luglio 1943.
F.to 14x21, brossura, 340 pag., Euro 28,00
Edito da Associazione Culturale "ITALIA Storica", Genova, 2011.