I reperti raccontano
Ci sono molti modi di accostarsi alla memoria della grande guerra: consultare la diaristica e le esperienze scritte dai soldati, rileggere le Relazioni Ufficiali custodite da un secolo presso gli archivi delle varie Nazioni belligeranti, analizzare i materiali catalogati e fruibili al pubblico presso le esposizioni tematiche, o gelosamente conservate da piccoli collezionisti sparsi in tutta la penisola italica. È apprezzabile il metodo utilizzato dagli autori che si basa su diverse strategie di ricerca, offrendo un compendio di informazioni ampio ed esaustivo.
Tralasciando le spiegazioni circa l’uso e le peculiarità delle armi impiegate durante la Grande Guerra, i due storiografi sfiorano appena il mero nozionismo legato alla balistica, spiegando con dovizia di particolari dozzine di reperti utilizzati dai militari, fossero essi alpini, fanti o kajserjager.
Tanti i reperti spesso relegati nei bui magazzini, perché incompleti o ai quali si preferiscono attrezzature più appariscenti, riemergono tra le pagine del libro restituendo loro un senso compiuto, un impiego ben definito tra la truppa.
Ecco che anche le piccole schegge di storia diventano testimonianza della guerra, fatta si di materiali, ma anche di persone, di uomini semplici, della manualità ed inventiva d’una schiera di artigiani in divisa.
E il freddo metallo diventa soggetto degno di attenzione, foriero di interpretazioni, deduzioni e verità.
Dopo “Schegge cartucce e soldati senza nome” e “Grande Guerra piccoli tesori” la collana si arricchisce, con l‘obiettivo di dare risposte ai tanti pezzi di storia rimasti sepolti tra i solchi innaturali dei campi di battaglia.
Aprire il varco nel buio celato dietro a tanti reperti è il proposito della nuova pubblicazione. Piccoli cimeli di una irrazionale verità che fu la grande guerra.
Per rendere più esaustiva l’opera uno specifico capitolo è dedicato alle conseguenze subite dalla natura durante il conflitto 1915 – 1918. Oltre alle immagini sugli effetti delle granate in boschi e piante, vi trova spazio un esclusivo contributo del professor Raffaele Cavalli, ordinario di Meccanizzazione forestale, Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-forestali presso l’Università degli Studi di Padova. L’indagine, coadiuvata da Matteo Tondello e Luca Zuccoli Bergomi, spiega come a distanza di un secolo la tempesta di esplosioni scatenata dalle artiglierie e da armi da fuoco si materializzi sotto forma di corpi metallici di varie dimensioni, ancora inclusi nei tessuti legnosi degli alberi.[/center] [center:uln86oce][attachment=2:uln86oce]Copertina.jpg[/attachment:uln86oce][/center:uln86oce] [center:uln86oce][attachment=1:uln86oce]Reperti.jpg[/attachment:uln86oce][/center:uln86oce] [center:uln86oce][attachment=0:uln86oce]tn.jpg[/attachment:uln86oce][/center:uln86oce]