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Persone perbene
Lo scrittore francese Alexandre Jardin è l' autore di "Persone perbene" (Ed. Bompiani, pp.208, 17 Euro), libro nel quale ripercorre il percorso umano del nonno, Jean Jardin, alto funzionario del governo di Petain, corresponsabile dell' approvazione di norme antisemite e della deportazione di migliaia di ebrei. Si parla del processo di rimozione della sconfitta del '40 da parte di una intera nazione, ma anche di come negli anni '50 Jardin potè rientrare nella grande politica d' oltralpe anche grazie all' appoggio di Mitterand (anch' egli ex- di Vichy) diventando poi il collettore dei fondi neri elargiti dagli industriali alla "casta" gollista. Secondo l' autore, per assurdo <<il personale di Vichy grondò una melassa di buoni sentimenti, molto lontana dalla corruzione morale che gli attribuiamo per rassicurare noi stessi>>. Lungi dal giustificarne gli atti, Alexandre Jardin si chiede se allora, in quelle circostanze, per suo nonno fosse dimostrazione di patriottismo sacrificare il proprio onore personale asservendosi ogni giorno di più ai nazisti pur di tutelare per quanto possibile l' integrità e la sovranità nazionale della Francia.
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Re: Persone perbene
A chi fosse interessato all' argomento, consiglio caldamente di recuperare anche il libro "La mia infanzia a Vichy - La guerra a nove anni" scritto negli anni '70 dallo scrittore ed autore cinematografico Pascal Jardin, figlio di Jean e padre di Alexandre. E' ancora facilmente reperibile nei mercatini delll' usato o nei remainders (Coines Edizioni, Roma, 1973).
Pascal, bambino dislessico e ribelle, una specie di Lucignolo di Vichy, sempre espulso dalle scuole o in fuga dai collegi (imparerà a leggere e scrivere solo a 15 anni) è scaraventato dallo scoppio della 2^ guerra mondiale in una realtà assurda che non comprende - al pari di buona parte degli adulti - e grazie alla drammatica accellerazione imposta alla carriera del padre Jean (vicedirettore delle SNCF nel '39, capo di gabinetto - prima alle Finanze poi ai Lavori Pubblici - nel '41, braccio destro di Pierre laval nel '42, incaricato d' affari all' ambasciata francese di Berna nel '43, epurato ed esule nel '45, reintegrato in servizio nel '50) conosce da vicino i personaggi di ogni tipo che gravitavano intorno a quella "zattera della medusa" che fu l' Hotel du Parc, sede provvisoria del Governo; Petain, Laval, Weygand, Juin, Abel Bonnard, Drieu de la Rochelle, Rahn, Brasillach, Jean Girardoux, Raymond Aron, Coco Chanel, e molti altri. E poi i bombardamenti angloamericani, gli attentati partigiani, le rappresaglie naziste, le sofferenze della popolazione civile. Descrivendoli dopo trent' anni dai fatti con rapidi flash-back, mantiene la crudeltà e l' ingenuità tipica dell' infanzia, che osserva la storia con la esse maiuscola dal buco della serratura, con uno stile che oscilla tra il Guareschi di "Mondo Piccolo" e il Pasolini di "Salò".
Senza giudicare o schierarsi ma sicuro che << Vichy ha perduto, e ciò in politica è più di un delitto, è uno sbaglio>>.