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Allegati: 5
Berrettini giapponesi
Ciao a tutti. Ho tra le mani questo berretto credo da ufficiale Giapponese. Questo tipo di materiale è per me tabù e pertanto chiedo gentilmente a chi conosce la militaria nipponica, se può darmi indicazioni sulla bontà o meno di questo oggetto.
Vi ringrazio.
Ciao
Marius
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Allegati: 1
Il berrettino illustrato e' fatto molto bene, tuttavia non mi tornano il modo come e' fatto e
la stoffa (verdastra?) utilizzata.Sia ufficiali che truppa, in genere avevano un berretto dacampo in panno di lana marrone.Non saprei che dirti. Ecco uno dei miei, tra i piu' comuni. PaoloMAllegato 175506
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Grazie Marpo per il tuo prezioso intervento. Purtroppo come detto nel post iniziale io sono totalmente ignorante su questo settore. Il materiale giapponese alle nostre latitudini è alquanto difficile da reperire. Il berretto non sembra male,addirittura i bottoncini del soggolo sembrano fatti di legno.
Per il momento lo tengo in disparte in attesa i ulteriori notizie.
Ciao
Marius
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Beh, io colleziono tra l'altro anche questo materiale e un po' me ne intendo.Il berretto seppur ben fatto, tranne la cucitura anteriore che tiene insieme cupola e frontale, non mi convince, anche per il tipo di stoffa. Comunque....aspetta altre opinioni. PaoloM
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Ok grazie Marpo. Bisognerebbe sapere cosa dicono le scritte in giapponese. Magari sono fatte a caso.
Ciao
Marius
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Allegati: 3
Guarda se all'interno ha i timbri deve avere due caselle una con produttore, anno e timbro dell'ispettore per il controllo di qualità e l'altra per i dati personali del soldato, il nome in giapponese è Ryakubo quello nella seconda foto deve essere del primo tipo per via delle 5 cuciture di rinforzo sulla visiera.
Per il colore potevano variare dal khaki marrone, khaki verde , verde pisello e verde oliva.
Vorrei ora proporvi un berretto per dirmi cosa ne pensate Allegato 199898Allegato 199899Allegato 199900 notate l'interno con i timbri e la fodera in cotone ? Premetto che non è ancora in mio possesso.
Il soggolo era in pelle di vacca ,maiale, fibra di cocco (quando ormai mancava la materia prima)
I bottoni passarono dall'essere in bronzo, a quelli di legno o bachelite(se non ricordo male).
Il Ryakubo fu utilizzato in azione per la prima volta in Cina nel 1933, era indossato sia dalla truppa che dagli ufficiali.
Era forse derivato dall’eboshi famoso nella moda di corte o da un altro copricapo dei samurai usato come liner dell’elmetto, nei fatti era molto simile al kepi francese.
Nel bordo interno di cuoio di maiale vi era stampato il produttore e la taglia, spesso il liner quando troppo sporco o per il troppo caldo era strappato via, al centro di fronte era cucita una stella gialla.
Il visore era rinforzato da 4 cuciture continue, dietro vi erano 6 fori tre per lato con un laccio di cotone per regolare la misura
La versione seguente aveva la visiera più piccola e il sottogola in fibra di cocco, la fattura era molto più semplice, giusto tre pezzi di tessuto cuciti tra loro.
Alcuni modelli iniziali(1932) erano sprovvisti di soggolo, le versioni successive avevano inizialmente un soggolo di pelle di vacca o di maiale dipinti di nero, marrone, verde o lasciati del colore naturale, con il proseguire del conflitto e il peggioramento della qualità si passo a farli con cotone e rayon ( alcuni vennero fatti in fibra di cocco o linoleum).
Probabilmente la regolazione della taglia grazie al laccio posteriore entrò in uso dal 38.
Molti cappelli per uso civile, di gruppi paramilitari, per le scuole e le fabbriche a fine conflitto vennero muniti di stella e distribuiti alle truppe di seconda linea.
L’abitudine di indossare il cappello sotto l’elmetto per renderlo più confortevole finì per essere istituzzionalizzata dall’esercito.
Anche sui cappelli era applicata una rete per il mimetismo, vi si incastravano rami e foglie.
Il Bo-Tare (paranuca in stoffa) era un tipico equipaggiamento per climi tropicali, era prodotto nelle guarnigioni o dai soldati stessi con i più svariati tipi di tessuto.
Il Bo-Tare era fissato al cappello con occhielli e perni in ottone o ferro, spesso l’equipaggiamento era riparato o prodotto in loco dalle popolazioni delle zone occupate.
Per i climi caldi si produsse una versione leggera del cappello in cotone o rayon ma probabilmente se ne distribuirono pochi e quello in lana rimase il più diffuso.
Il sottogola di questo modello era il pelle di vacca non dipinta ed era fissato da due rivetti di ottone dipinti di blu, nella versione in lana inizialmente si usarono bottoni di ottone non dipinti.
I fori per la regolazione della taglia in questo modello erano solo 4 e paradossalmente non aveva fori di ventilazione pur essendo un capo studiato per i climi caldi.
L’interno era di cotone bianco e pelle di vacca o maiale anche qui era presente il timbro con anno di produzione ecc, ma era assente quello per il nome e i dati del soldato.
e istituzionalizzata dall’esercito.
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mi sono reso conto solo ora che il post è datato
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chacho tranquillo, le integrazioni sono importantissime, in particolare su discussioni datate!!!
ChM