Preghiera del prigioniero in russia
O eterno Iddio di pietà e di giustizia, effondi il tuo amore lenitore sui figli oppressi da dura cattività. Tu che conoscesti attraverso le sofferenze del tuo divin Figlio i tragici disagi dell’ esilio, il crucifige del Calvario, infondi forza e speranza al nostro spirito, stanco e sfiduciato. Raccogli sull’ altare del tuo, del nostro sacrificio tutte le sofferenze: la fame, il freddo crudele, la libertà oppressa. Dalle sconfinate steppe, dalle immense foreste, dalle tundre di questa terra, benedici coloro che perseguitano te e noi. Con la tua mano onnipotente spezza gli spinati vincoli che ci rinserrano; non disperdere ma richiama e perdona il barbaro che ci opprime e ci calpesta. La Madre del tuo divin Figlio, che ci scampò dal gelo e dal piombo nemico, stenda la sua mano materna su di noi, sulle famiglie lontane che ignorano la nostra sorte. O signore dell’ infinito! Restituisci alla terra in fiamme la tua pace; distruggi col fuoco del tuo amore l’ odio profondo che dilania le nazioni e il mondo. A te gloria eterna.
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Questa preghiera venne scritta da Don Turla, cappellano del Btg. alpini Saluzzo e dal Tenente medico Pugliese nel marzo1943 mentre si trovavano nel campo di prigionia di Krinovaja. Ivi, stipati nei box di una vecchia scuderia, esposti al gelo siberiano, privi di cure mediche e regolari rifornimenti di acqua e cibo, depredati di indumenti e oggetti personali, languirono e morirono in gran numero ufficiali e soldati del Corpo d’ Armata Alpino, catturati dai sovietici (sono riportati anche casi di pazzia e cannibalismo). Il cappellano nascose il testo in una scarpa, sino al rimpatrio nel 1946.
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Dal libro: Guido Maurilio Turla – Sette rubli per il cappellano – Longanesi, 1963