Segnalo un libro che sto leggendo, una narrazione avvincente
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Questa memoria della campagna di Russia è stata scritta da colui che fu il comandante di Mario Rigoni Stern, l'energico e severo tenente Moscioni che i lettori hanno incontrato sulle pagine del "Sergente nella neve". Pubblicati nel 1956 e ora riproposti con un breve saggio di Rigoni Stern, "I lunghi fucili" sono certamente una delle più impressionanti, polemiche e dure testimonianze sull'esperienza della guerra italiana al fronte russo. Moscioni vi racconta l'odissea degli alpini in linea sul Don e poi nella tragica rotta del gennaio 1943: è la storia di un esercito mal condotto e peggio equipaggiato, di una guerra senz'odio eppure sanguinosa e spietata al fianco di un alleato tedesco ben altrimenti fornito, guidato e motivato; una guerra che pare trovare il suo senso soltanto nella dimensione ravvicinata, nella comunione del tenente con i "suoi" alpini, nel dovere umano e militare della solidarietà*, del farcela insieme entro l'insensatezza di un'organizzazione inefficiente e stupida, contro la quale l'autore scrive la sua denuncia indignata.
Cristoforo Moscioni Negri ha preso parte alla campagna di Russia come sottotenente degli alpini. Rientrato in Italia, dopo l'8 settembre 1943 nel Pesarese ha comandato un battaglione partigiano poi aggregato all'VIII armata inglese. Dopo "I lunghi fucili" (1956) ha pubblicato i ricordi di vita partigiana "Linea gotica" (L'arciere, 1980). Nato a Pesaro nel 1918, è morto nel 2000.
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