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visto che si prevede un appesantimento del primo forum, nasce l'esigenza di creare le puntate successive....

oggi dal par. 65 al par. 84...avete tutto il we sulla spiaggia per leggere ed applicare le tecniche costruttive con i vostri castelli di sabbia.....


65. Concludendo, dunque, nell'evo antico l`arte fortificatoria aveva per carattere l'ampiezza dei tracciati e le costruzioni grandiose di pietra o di mattoni; gli elementi principali delle difese erano le mura e le torri, e gli elementi secondari (che qui sono stati esaminati) erano le cittadelle, le lizze, i barbacani, i pomeri interni ed esterni e le organizzazioni a difesa delle porte e delle pusterle.


EPOCA III.
Fortificazione Medioevale.


66. Nessuna grande innovazione nei mezzi di offesa segna il passaggio dall'epoca antica alla medioevale, le cui ragioni di essere si ritrovano nelle mutazioni politiche e sociali, e sopratutto in quelle che si verificarono negli eserciti e nel modo di combattere.
Caduto l`impero romano d'Occidente, in seguito alle successive invasioni di barbari, a poco a poco quella vasta mole venne frazionandosi in un grande numero di piccole signorie. Alle forti e numerose legioni che muovevano ad assoggettare od a difendere vastissime regioni, subentrarono le soldatesche dei signori, o delle piccole repubbliche, o delle città* libere, che si disputavano per il possesso di pochi ettari di terra, per soggiogarsi a vicenda, per invidie, o per odi personali, o famigliari.
Tra la caduta dell'impero romano (secolo v) ed il completo smembramento politico dell`Europa corsero parecchi secoli di confusione negli ordinamenti delle nazioni, Carlo Magno (secolo IX) riuscì a far rivivere per pochi anni l`impero ed a riunire sotto un solo domino pressoché tutta l'Europa centrale, e quindi a ridare alle operazioni di guerra carattere di grandiosità* e di insieme; ma l'opera sua fu distrutta dai suoi successori nel secolo stesso di costituzione, e, dopo, la società* riprese il movimento di discesa verso le barbarie, la superstizione e l`ignoranza.
67. L'arte fortificatoria, al pari di tutte le altre arti, nell'epoca medioevale, non fece progressi. Si ebbero bensì delle città* fortificate, come nell'epoca antica, con cinte merlate e turrite, precedute da antemurali (detti barbacani dopo le crociate ) e da lizze; ma esse erano per la maggior parte fortezze dell'epoca precedente restaurate, ben poche essendo quelle state costruite a nuovo.
Ad alcune delle vecchie cinte si aggiunsero delle opere esterne, consistenti generalmente od in grosse torri collegate alla cinta stessa mediante un doppio muro, o con un passaggio sotterraneo, oppure in specie di rivellini fatti con palancate o con terra e fosso, o simile; e ciò per conservare il possesso di qualche punto esterno importante, o per dare appoggio alla difesa esterna.
Alle grandi cinte poi, capaci di grandi presidi e di numerose popolazioni, si andarono sostituendo man mano delle cinte piccole, disseminate negli innumerevoli domini dei signorotti e feudatari, e talvolta nelle stesse città*, contrastate fra le famiglie o fra queste ed i cittadini che tentavano di scuoterne il giogo e di rivendicarsi a libertà*.
Non più grandi macchine da guerra ed assedi duraturi e condotti con arte, ma assalti e scalate ed urti diretti fra difensori ed attaccanti. Fu specialmente, nelle opere, curato l'ostacolo, cercando di aumentarlo con cinte concentriche ad alte mura, con fossi profondi, con molte aperture nei muri per offendere con ogni mezzo l`assalitore (armi, pietre, liquidi bollenti, fuoco) : e quindi si ebbero particolari interni minutamente studiati per contrastare ad esso palmo a palmo l`avanzarsi dalle porte all'ultimo ricettacolo del difensore ; cioè, grande impiego di ponti levatoi, di saracinesche, di piombatoie, di garitte applicate alle mura, (Fig. 28, Tav. II), di guardiole sporgenti ai salienti (Figura 29), di comunicazioni contorte e battute di fianco e di sopra, di agguati, di trabocchetti. Nell'interno erano addossati alle mura i locali dove stavano i difensori e le loro famiglie, attorno a piccoli cortili ed i locali stessi erano preparati a difese successive con feritoie o saettiere, sbarramenti e tagliate.
68. Le torri erano ancora un elemento principalissimo di difesa, ma si facevano vicinissime fra di loro a tutela delle porte, a rinforzo delle mura. Di esse, una più grossa e più forte, detta mastio, o maschio, o cassero serviva ordinariamente di ridotto; e siccome si faceva più alte delle altre, serviva ancora come osservatorio.
69. I tipi delle fortificazioni medioevali erano i castelli e le rocche (v. al § 27 la definizione); ed un bell'esempio di castello medioevale si ha a Torino nel parco del Valentino, ove fu ricostruito, con squisito sentimento d'arte e con profonda cognizione storica, un borgo fortificato collegato alla rocca del feudatario, riproducendo le varie parti da analoghe costruzioni di quell'epoca, tuttora esistenti in alcune vallate del Piemonte.
70. Esempio di rocca medioevale. E` dato alla Fig. 30, Tav. II, che rappresenta la rocca di Bolsena a nord-est della città* omonima, antica dipendenza degli orvietani, poi feudo dei Monaldeschi ed in fine possesso della Santa Chiesa.
L'unica strada d'accesso alla rocca aveva l'andamento seguente: proveniva salendo lungo la riva del lago di Bolsena alla porta R, chiusa all'occorrenza da saracinesca; svoltava verso sud, e salendo sempre - battuta dalla cortina IM della rocca - perveniva all'androne S e passava sotto al torrione X, del quale si vede il prospetto a sinistra della Fig. a); così la strada sboccava nella città* di Bolsena. Proseguendo poi verso la rocca, passava sotto e lungo la cortina A B, sempre salendo, e giungeva alla porta-torre T, ove era praticata una profonda tagliata e posto un ponte levatoio. Qui si avevano le prime difese propriamente riguardanti la rocca; da T si sboccava in Y, cortiletto chiuso da muri con feritoie ; si attraversava il portone U, si giungeva in un secondo cortiletto interne D, e finalmente si perveniva al cortile d'onore E, dopo aver attraversato il portone V; sui lati di sud e d'ovest del cortile d'onore erano le camere di abitazione del Castellano, e delle quali si hanno presentemente delle vestigia, mal restaurate.
Ai quattro, angoli della rocca erano quattro grandi torrioni; quello Q era il mastio, e serviva da ridotto e da osservazione; sopra di esse stava giorno e notte la scolta, che per la posizione poteva vedere fine a 10 miglia d'intorno.
La rocca sommariamente rappresentata e descritta esisteva già* nel secolo XIII; fu rinforzata nell'anno 1328 dagli orvietani e conserva anche attualmente tutta l'imponenza delle forti costruzioni medioevale, e l'eleganza dell'epoca, che era vicina al rinascimento delle belle arti.

EPOCA IV.
Fortificazione moderna.
ARTICOLO I.


Transizione fra la fortificazione medioevale e la moderna.

71. Cause che determinarono il passaggio a questa epoca. Le principali furono le seguenti: la formazione od il consolidamento degli stati che sorsero nel 1300 e 1400 in seguito al decadimento delle istituzioni feudatarie e dei piccoli comuni; le crociate che disordinate dapprima e soccombenti, andarono sempre più acquistando carattere di spedizioni ordinate, tanto più quando, cessato l'entusiasmo religioso che le aveva promosse, furono - benché con pretesto religioso - dirette a fini politici e commerciali; la diffusione dell'uso delle armi da fuoco.
Mentre, le due prime cause condussero all'impiego di grandi eserciti, come nell'epoca antica, e quindi al risorgimento dell'arte della guerra in generale ed al ritorno alle vaste fortificazioni, l`ultima causa accennata diede all'arte della guerra un indirizzo affatto diverso, e specialmente quello di confermare alle fanterie il predominio sulla cavalleria (già* iniziato con la formazione dei grandi eserciti crociati) e quello di mutare radicalmente il carattere delle fortificazioni, rendendo necessario di sostituire alle forme che esse avevano nell'epoca antica, altre più soddisfacenti alle nuove esigenze.
Altri due fatti caratteristici che nell'epoca che si considera influirono in modo deciso sullo sviluppo di tutte le industrie e, cambiando le relazioni commerciale fra i diverse popoli, cambiarono le esigenze, gli interessi economici e politici, e generarono grandi guerre, trasformarono nazionalità*, ecc., furono la scoperta dell'America e l'invenzione della stampa.
72. Armi e mezzi di attacco. Nell'epoca moderna si continuarono ad impiegare per qualche tempo le armi delle epoche antica e medioevale, cioè archi, balestre, picche, alabarde e simili, nonché le macchine nevro-balistiche; ma la maggior parte degli eserciti, non appena furono diffuse e conosciute le armi da fuoco le adottarono, dapprima come ausiliarie delle precedenti, più tardi come armi principali, sia nella guerra campale, sia in quelle d'assedio
Quando avvenisse l'invenzione delle armi da fuoco è controverso fra gli storici. Sembra che l`uso della polvere, o di una composizione incendiaria simile, fosse noto in Cina nei tempi antichissimi; e che poi si divulgasse nei secoli XII e XIII in Europa per la strada dell'India e per mezzo degli arabi ; cosicché si ebbe la comparsa quasi simultanea di armi da fuoco in Spagna ed in Sicilia, all'epoca della conquista di queste regioni per opera dei Califfi.
Forse le primissime armi da fuoco furono manesche poi se ne ebbero di fisse, e consistevano in grossi e corti tubi, che si caricavano dalla culatta, che lanciavano palle di pietra, fasci di verrettoni, barilotti di fuoco greco, armi che in Italia si chiamavano bombarde.
Evidentemente tali macchine da guerra avevano poca azione contro alle mura delle città* fortificate.
73. In sulla meta del secolo XV le artiglierie erano cresciute di numero, variate e migliorate di forma. Si avevano ancora grosse bombarde pietriere, e, decrescendo in portata ed in calibro, si avevano: i mortai, i comuni o mezzane, le cortane, i passavolanti, i basilischi, le cerbottane, le spingarde, gli archibusi, gli schioppetti; queste ultime, armi da ramparo e da mano. Il peso della palla delle più grosse bombarde variava da kg. 100 a kg. 650 circa, corrispondente rispettivamente ai diametri di m. 0,412 e m. 0,780 ; la gittata non oltrepassava i 400 m.
Però il loro impiego era misto ancora alle armi nevro-balistiche, o macchine guerresche; il che si riscontra evidentissimo all'assedio di Costantinopoli, avvenuto nel 1453. Scrive il Rocchi "dai documenti storici relativi all'assedio di questa città* è posta in evidenza la scarsa efficacia d'azione delle colossali bombarde turche...; il loro impiego, promiscuo a quello delle macchine dell'antica poliorcetica, condotte sotto Costantinopoli, non si distacca dal carattere dell'epoca... e se i proiettili di pietra, lanciati dalle bombarde, riuscirono ad aprire qualche breccia, nelle vecchie muraglie della piazza, la sua caduta deve esclusivamente attribuirsi ad altre cause".
74. Nella seconda metà* del secolo XV, col progredire dell'industria metallurgica, cominciarono in Francia ed in Italia a scomparire le artiglierie del genere bombarda, per cedere il posto ad altre di minor calibro, più leggere, ma in pari tempo più ricche di metallo e più robuste, le quali tiravano palle di ferro, anziché di pietra. Questa innovazione, che decise il passaggio alla fortificazione moderna, fu presto adottata da tutti gli stati d'Europa e le nuove artiglierie, seguendo l`uso francese, si chiamarono cannoni, colubrine e falconi.
75. Altra innovazione importante alle artiglierie fu l`adozione e diffusione dei proiettili scoppianti (bombe e granate), lanciati con armi da fuoco a tiro arcato, simili a quelli che ora, chiamiamo obici e mortai. Le bombe pesavano di solito 100 libbre (33 kg. circa) e si potevano trarre sino a 700 m. di distanza; le granate scoppianti venivano lanciate a grappoli dai mortai, od ancora a mano da fanti leggeri, scelti, che procedevano in testa alle colonne negli assalti dei luoghi fortificati, e furono detti perciò granatieri.
76. Le armi da fuoco portatili andarono esse pure sempre più perfezionandosi, e si ebbero dapprima schioppi, cerbottane, colubrine, archibusi e pistole a miccia; poi, introdotto l`acciarino a ruota ed a pietra focaia, le nuove armi assunsero le denominazioni di moschetti, fucili, carabine e pistole. I fucili si distinguevano in fucili ordinai e fucili da ramparo: per i primi la portata utile era di 250 metri e per i secondi di 300 metri circa.
Nel secolo XVII si aggiunse la baionetta al fucile e quest'arma poté così fare anche l'ufficio di picca, la quale perciò andò poi scomparendo. La fanteria, che sino allora si componeva, di picchieri e di archibugieri venne in conseguenza costituita da soli fucilieri.
La cavalleria, per effetto dell'importanza acquistata dalle armi da fuoco e dalla fanteria, subì anch'essa mutamenti negli ordini e nell'armamento; alla lancia furono sostituite la pistola e la carabina.
Le armi difensive andarono man mano alleggerendosi e poi scomparvero quasi completamente.
77. In quanto all'attacco e difesa delle piazze forti si modificarono i mezzi impiegati nell'epoca medioevale.
L'assalto a viva forza e la scalata, mezzi unici di attacco in quell'epoca, furono sussidiati dall'assedio regolare, nella quale operazione si facevano lavori d'assedio, attacchi alla mina con polveri, demolizioni di mura, o brecce, con artiglierie; e quindi assalto alle brecce stesse a viva forza o di sorpresa.
Come si vedrà* a suo luogo, l`assedio regolare e la difesa vennero sulla fine del I° periodo dell'epoca che si considera fissati da leggi tassative tali che si prevedeva, o si determinava a priori, il numero del giorni di resistenza di una piazza, ed ordinariamente il risultato corrispondeva alla previsione .
78. Modificazioni principali agli elementi fortificatori. I progressi delle artiglierie, qui indietro appena accennati, furono lenti, ed i nuovi trovati per le fortificazioni, destinati ad opporsi alla loro potenza non vennero certamente che a poco a poco.
Come sempre succede in casi simili, quando una scoperta si impone per fare abbandonare le vecchie consuetudini, molti furono i tentativi fatti presso i vari stati per utilizzare e modificare le fortificazioni antiche, e molte furono le proposte; e fu solo dopo un periodo abbastanza lunge di transizione, che si vennero affermando i principi, i quali guidarono poi gli ingegneri militari nello stabilire la forma delle nuove opere.
Questo periodo di transizione si ritiene si sia svolta dalla metà* del secolo XIV alla metà* del successivo, in quanto ché è appunto nella seconda metà* del secolo XV, che si cominciano a sviluppare le nuove forme e che vengono dettate le prime norme scritte.
79. Le principali modificazioni successivamente apprestate alle opere in questo periodo furono le seguenti:
Anzitutto si abbassarono le mura e più ancora le torri, riducendo queste ultime alla stessa altezza di quelle, per presentare minor bersaglio ai tiri dell'attaccante.
Al fine di proteggere meglio il piede delle mura, si costruì lo spalto al di là* della controscarpa e, per conservare la difficoltà* alla scalata, il fosso, che dapprima era solo conveniente, divenne necessario, e si fece largo e profondo, anche perché non venisse facilmente riempito dalle rovine del muri battuti in breccia .
Perché le mura potessero presentare una maggiore resistenza al tiro in breccia si dette loro esternamente una scarpa assai pronunciata cioè 4/1#61624;5/1 , però la scarpa non si portava a tutta l'altezza del muro: ma fino ai 2/3, ai 3/4 ed anche ai 9/10 dal piede, da ove si continuava con muro verticale o quasi, e si inseriva fra la prima e la seconda parte un bastone, o cordone, di pietra sporgente ed ornato, e ciò al fine di dare vaghezza alla costruzione e di ostacolare la scalata, resa più facile dalla pendenza della scarpa anzidetta.
80. Furono soppresse nelle muraglie tutte le parti deboli facilmente demolibili e le parti di legname facilmente incendiabili, ossia i merli , le caditoie o piombatoie, le guardiole sporgenti, le coperture delle piattaforme e dei terrazzi; e poiché la soppressione delle piombatoie rendeva indifeso il terreno al piede del muro, dando cosi luogo ad un angolo morto, si cercò di ovviare a questo inconveniente accrescendo l`azione fiancheggiante delle torri, e perciò queste si fecero più ampie, ossia di 20 a 30 metri di diametro (torrioni), e più sporgenti; oppure si collocarono davanti alle cortine e si riunirono a queste mediante due tratti di muro rettilinei a guisa di fianchi, costituendo cosi delle opere ausiliarie aderenti, dette rondelle (Fig. 31, Tav. III). L'ampiezza dei torrioni e delle rondelle permise di fornirli di locali casamattati in vari piani, aperti alla gola, cioè sboccanti in un cortiletto, per dar sfogo al fumo e per diminuire l`inconveniente del rintronamento causato dagli spari. Ciò fu fatto solo nel ‘500, e si ritiene Giuliano da Sangallo l`inventore dell'ordinamento casamattato, applicato nella rocca d'Ostia, nel 1483
Al tracciato circolare dei torrioni si sostituì qualche volta quello rettangolare, e si ebbero le torri piatte (Fig. 32), le quali servivano piuttosto a riparare dai tiri frontali la comunicazione retrostante alla cinta, aumentata di larghezza ed armata per il fiancheggiamento, reso così più sicuro.
Si usarono in fine torri pentagone casamattate, con i fianchi normali alle cortine e le facce formanti saliente, perché così esse venissero colpite obliquamente e fossero meno vulnerate dai tiri. Presero nome di puntoni (Fig. 33), e successivamente, ingrandendosi sempre più e rimanendo aperte alla gola, quello di baluardi . Quando poi questo costruzioni acquistarono massimo sviluppo e furono terrapienate nel lato interno, si dissero bastioni, nome che pare derivato da quello di bastite, o bastie, dato nel medioevo a certe opere di terra e legnami, impiegate per trinceramenti campali, o nell'assedio delle fortezze, e talvolta anche per fortificare città*, quando non si aveva tempo per elevare costruzioni di muratura .
81. Per aumentare la resistenza delle mura (cortine e torri, torsioni, o rondelle) si dette dapprima maggior grossezza al parapetto, che ne era la parte più debole, poi alla restante parte e si arrivò a dimensioni straordinarie; così le mura delta torre di Ham (in Francia, dipartimento della Somme) ricevettero una grossezza di 10 m. alla base, e le cortine del castello di Salces (Pirenei orientali) furono fatte grosse 18 m.
Questa modificazione però non fu molto applicata, specialmente per la spesa che richiedeva, ed invece si ricorse più spesso al provvedimento di terrapienare le mura, ossia di addossarvi una massa di terra, terrapieno, o ramparo, qualche volta all'esterno, ma più frequentemente all'interno.
In quest`ultimo caso il ramparo veniva talvolta tenuto discosto dal muro; dietro ad esso si lasciava un cammino coperto e nel muro si praticavano delle saettiere, o delle fuciliere, per ottenere una difesa radente; e qualche volta ancora si scavava dietro al muro in parola un secondo fosso, si gettava lo sterro dalla parte interna della piazza, al fine di formare una seconda massa coprente, alla quale il muro stava come un rivestimento staccato. In questo senso lasciò proposte il segretario fiorentino Niccolò Machiavelli, che visse intorno alla fine del secolo XV, nel suo trattato Dell'arte della guerra.
82. Anche il fiancheggiamento dei fossi fu maggiormente curato, e si scavarono ed aprirono apposite cannoniere nella base dei torrioni, come ce lo attestano i lavori del Sangallo in Castel Sant'Angelo di Roma nel 1493; oppure si costrussero apposite casamatte, basse, alla prova, che davano dei tiri radenti ed efficacissimi. Queste specie di opere addizionali, dette capannati, e poscia caponiere (Fig. 37, Tav. III), furono proposte dall'italiano Francesco di Giorgio Martini da Siena sul finire del secolo XV, ed a torto attribuite al Durer, che le indicò solamente nei primi anni del secolo seguente.
83. La piazza di Padova all'epoca dell'assedio del 1509, presentava già* molte delle innovazioni qui sopra espresse.
Stando alla descrizione che ne ha lasciata il GUICCIARDINI, i fossi esterni erano stati allargati ed inondati; avanti a ciascuna porta e sui saliente era stata costruita una grossa bastia di terra e di legno; il muro era stato smerlato e raddoppiato di grossezza mediante un interno terrapieno aderente, sostenuto da solida palizzata; a qualche distanza dietro al muro era stato scavato un altro fosso di 16 braccia (circa m. 9,60) di profondità* e larghezza, il cui sterro, gittato ancora verso l'interno, formava un secondo terrapieno, munito di un parapetto di terra di 7 braccia (m. 4,20) di grossezza. Il fondo di questo secondo fosso era fiancheggiato da casamatte di muratura (capannati) armate di artiglieria. Infine, tanto i bastioni esterni quanto le casamatte del fosso erano state minate per farle saltare, nel caso che il nemico se ne fosse impadronito .
84. Pertanto, sullo scorcio del secolo XV si trova che le fortificazioni, al fine di adattarsi ai nuovi mezzi di attacco, e di presentare corrispondenti resistenze e sviluppare adeguate offese, hanno subito importanti modificazione nel profilo, nel tracciato e nei materiali che entravano a formarle.
Il profilo presenta maggior grossezza che non altezza, e manca di tutte le parti debole, che aveva nelle epoche antica e medioevale; il tracciato è a cortine ed a baluardi; i materiali che entrano a costituire le opere sono la terra e la muratura.