Approfittando del camper, dell`estate e del fatto che era sulla via della meta delle nostre vacanze, qualche tempo fa sono andato, moglie al seguito, a visitare il Fort Schoenenbourg, costruzione appartenente alla Linea Maginot, ubicata nelle vicinanze di Colmar, in Alsazia.
Al di là* degli aspetti storici, comunque interessantissimi, dato che l`opera è stata trasformata in museo, consiglio caldamente a chiunque ne abbia la possibilità* di fare un passo in quelle lande.
I motivi sono almeno un paio: moltissimi delle postazioni sono visitabili e mantenute in condizioni eccezionali. Secondo, e non ultimo, è che i posti sono veramente bellissimi.
Nessuna moglie, garantisco, potrebbe resistere al fascino di un giro per le vie di Colmar.
L`accesso al Forte è ubicato in una fitta boscaglia che, a giudicare dalle fotografie presenti all`interno dell`opera, è frutto di rimboschimenti successivi. Tutto è veramente bello e ben tenuto. Come prima impressione sono stupito che le strutture esterne siano in così buone condizioni. Vedendo alcune foto dell`epoca, appese alle pareti delle camerate interne, capisco solo più tardi che molto è stato fatto per tappare le ferite che ha lasciato la guerra. A fine combattimenti il terreno circostante, che ora è quasi levigato e curato con un prato inglese, si presentava con un aspetto lunare, completamente stravolto dalle esplosioni, così come parte della struttura in cemento armato.
Varcato il portone di ingresso, veramente ci si rende conto di cosa voglia dire vivere dentro un bunker. Il mondo cambia.
Pago il biglietto e leggo il cartello scritto in varie lingue: più o meno, sconsiglia la visita a cardiopatici o a chiunque soffra di claustrofobia. Ci siamo.
Parcheggiata, se così si può dire, subito li, la motrice del trenino che collegava l`esterno (alcuni tratti di rotaia sono ancora visibili nel piazzale antistante) con gli interni e che era destinata al trasporto delle munizioni.
Più avanti, la seconda porta stagna, superata la quale si è definitivamente dentro.
Non sapevo cosa avrei trovato, ma non certamente quello che ho visto: scale. Una rampa di scale che si avvolgeva intorno all`ascensore che scende per sette piani, se ricordo bene. Neanche la macchina fotografica riesce a vederne la fine.
Inizio la discesa, poi arrivato in fondo inizia il bello. Sembra realmente di essere tornati 70 anni indietro. I corridoi sono perfetti, l`illuminazione crepuscolare non infastidisce, è fresco ma non freddo.
Infermerie, camerate, centrali di tiro, depositi e ripostigli è tutto in ordine.
Le rotaie del trenino passano lungo tutti i corridoi. Ad un certo punto un attimo di panico: suona una campanella e..... nel silenzio dell`opera, in lontananza.... Il rumore di un treno! Rumore che si avvicina! Anche gli altri turisti davanti a me drizzano le orecchie, il rumore continua ad aumentare e poi un treno fantasma sferraglia vicino a noi. No, nessun treno. Solo una registrazione. Per rendere più veritiera l`ambientazione, periodicamente viene diffusa negli interni!
Bellissimo ed estremamente adrenalinico.
La visita, interessantissima, dura almeno un paio di ore, sempre a camminare. La testa è sempre in movimento, a destra e sinistra, a guardare i mille dettagli. Alcuni mi sono rimasti particolarmente impressi: una delle uscite di emergenza, per arrivare alla quale occorre salire una quindicina di metri di una scala con i pioli infissi a muro. Le nicchie ubicate ai lati delle gallerie che portano ai blocchi armati, destinate a contenere le cariche per la distruzione dei passaggi. Non ultimo, mi è rimasta impressa una targa su cui erano ricordati i nomi degli ufficiali e graduati della guarnigione, che presero parte alla difesa del forte. Molti dei loro cognomi erano di chiara origine tedesca.
In generale una visita che consiglio, sia per la bellezza dei luoghi sia perché aiuta molto a comprendere quale dovesse essere, nella realtà*, la vita degli "equipaggi" di stanza all`interno delle fortificazioni. Di qualsiasi nazionalità*. Così, è decisamente più facile immaginare come potessero essere allestite e quale potesse essere la vita delle opere Italiane, che siamo abituati a vedere spoglie.

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