Paese Italia-Jugoslavia
Anno 1969
Regia Giuliano Montaldo
Interpreti e personaggi
Franco Nero: guardiamarina Bruno Grauber
Larry Aubrey: caporale Rainer Schultze
Richard Johnson: capitano Henry Miller
Helmuth Schneider: colonnello von Bleicher
Bud Spencer: caporale Jelinek
Michael Goodliffe: generale Snow
Enrico Ostermann: sergente Trevor
Emilio Delle Piane: Gleason
Osvaldo Ruggeri:
Renato Romano: medico canadese
Premi
Nastro d'argento 1971: per il miglior produttore Silvio Clementelli
Il film prende spunto da una storia vera, accaduta in Olanda alla fine della seconda guerra mondiale
Olanda, 1945, negli ultimi giorni della seconda guerra mondiale il guardiamarina tedesco Bruno Grauber, un veterano che, non credendo più nella guerra, ha già da diversi mesi abbandonato la divisa, convince il giovane caporale Rainer Schultze a disertare ed a cercare di raggiungere la Germania a piedi; a questo scopo entrano in una casa di campagna, rubano dei vestiti e gettano armi ed uniforme in un canale.
L'impresa, nonostante il fortissimo desiderio di tornare a casa, si rivela subito disperata: la Germania è più lontana di quanto i due fuggiaschi si aspettavano, i militari alleati sono ormai ovunque e le colonne di prigionieri sembrano invadere le strade. stanchi e sfiniti dalla fame si consegnano ad un reparto di militari canadesi che sono a guardia di un campo di concentramento tedesco, dove ora sono imprigionati, in attesa della fine delle ostilità, centinaia di soldati tedeschi.
Il campo, precedentemente requisito dai canadesi e comandato dal capitano Miller, non presenta una situazione tranquilla: il generale tedesco che si era arreso è stato misteriosamente ucciso durante la prima notte di prigionia ed il "comando" dei prigionieri è stato assunto dal colonnello von Bleicher, un militare che asseconda i suoi uomini a rimanere uniti persistendo in un atteggiamento di belligeranza, con la scrupolosa osservanza delle regole militari, anche se per loro la guerra è virtualmente finita, con un ottuso atteggiamento che arriva al punto di fare frustare quattro soldati che avevano tentato di fuggire.
I due disertori nel frattempo vengono presi in simpatia dal furiere della compagnia canadese, il caporale Jelinek, che li "inquadra" come suoi aiutanti e li fa vivere nelle baracche all'esterno del campo. Gli ufficiali tedeschi, venuti casualmente a conoscenza della loro presenza, pretendono che gli vengano "consegnati" facendoli entrare nel campo insieme agli altri prigionieri.
In abiti borghesi il guardiamarina ed il caporale vengono portati in una baracca sopra la cui porta si legge un cartello "comando", increduli vengono sottoposti ad un interrogatorio al termine del quale gli viene comunicato che saranno sottoposti al giudizio di una Corte marziale per il reato di diserzione; inizialmente i due non prendono sul serio la cosa pensando all'assurdità di un processo dentro un campo di prigionia, non sospettando che la cosa è stata comunicata al comandante del campo il quale ne permette lo svolgimento.
Mentre il grottesco processo si sta svolgendo i due vengono rinchiusi in due minuscole celle di segregazione, ed il caporale canadese incaricato della ronda non riferisce al comandante delle loro condizioni, ed al termine vengono condannati a morte; a quel punto il colonnello von Bleicher chiede al capitano Miller i fucili per armare un plotone di esecuzione. Il capitano rifiuta ma, oltre ad omettere di informare il suo comando di quanto sta accadendo, si trova a dover fronteggiare una ordinata ma rumorosa ribellione che non si attenua nemmeno quando il colonnello viene tratto in arresto.
Quando la situazione degenera fa aprire il fuoco verso i soldati che protestano minacciando che se l'ordine non verrà ristabilito non sparerà più in aria ma contro di loro ma, quando la situazione sembra essere risolta, il capitano riceve la visita del suo generale che non solo sostiene l'idea del processo ma gli fa chiaramente capire che, in nome di un ideale militare che non deve venire meno, non disapproverà, arrivando, non potendolo ordinare, ad "incoraggiare", la fucilazione dei due disertori.
Il capitano, nel frattempo divenuto maggiore, è un ambizioso, rattristato dalla fine della guerra che non gli consentirà una rapida carriera, tuttavia si mostra turbato dalle parole del generale per quella che in ogni caso è una violazione dei regolamenti ma, nonostante la resa della Germania sia già stata firmata da cinque giorni, per non contrariare il suo superiore e di conseguenza compromettersi ai suoi occhi, permetterà la fucilazione del guardiamarina Grauber e del caporale Schultze.
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