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ad italien il compito di aggiornare l'indice...GRAZIE
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tav. VII
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tav VIII ....a colori per evidenti motivi!
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da 205 a 210
nelle varie scansioni ho persodove inizia il paragrafo 209... cercherò di rcuperarlo nei prossimi giorni (il libro originale per fare il controllo è praticamente blindato in cassaforte!!!)
205. Le caratteristiche dei diversi modi di fiancheggiamento si possono cosi riassumere:
Il fiancheggiamento diretto:
1. obbliga alla dispendiosa costruzione della galleria di scarpa;
2. E` effettuabile con la sola fucileria, della quale non si utilizza tutta la portata;
3. richiede numeroso personale;
4. Se l`avversario apre la breccia nella scarpa, viene ivi appunto, e dove è più necessario, a mancare l'azione fiancheggiante, perché colla scarpa cade certamente la galleria da essa costituita.
Il fiancheggiamento di rovescio fatto da gallerie di controscarpa ha gli inconvenienti della dispendiosa costruzione della galleria, della non completa utilizzazione della portata del futile e del richiedere molte truppe, come il precedente ; di più la galleria di controscarpa è soggetta ad essere demolita dalle mine dell'attaccante, e richiede comunicazione dirette con l'opera, passanti sotto al fosso, le quali comunicazione sono di difficile costruzione e disagevoli a percorrersi. E quando queste comunicazioni si facessero aprendo solamente delle porte nella controscarpa ed obbligando i difensori a lunghi percorsi nei fossi, allo scoperto, per accedervi, potrebbero le porte cadere in mano dell'avversario sceso nel fosso, rimanendo paralizzata cosi l`azione del fiancheggiamento.
Il fiancheggiamento di fianco fatto da caponiere o da mezze caponiere elevate nel fosso, è più conveniente dei precedenti, perchè vi si possono impiegare tutte le armi e richiede pochi uomini. Ha però l`inconveniente di obbligare a spostare in fuori la controscarpa del fosso in corrispondenza alle parti fiancheggianti, e quindi di esporre le parti di scarpa che vi sono vicine ad essere più facilmente imbrecciabili delle altre. Inoltre le costruzioni stesse sono esposte ad essere colpite da tiri aventi la direzione dei fossi fiancheggiati.
Il fiancheggiamento di fianco per gradone del fosso esige condizioni di pendenza eccezionale nel fondo del fosso.
Il fiancheggiamento di spalla ha i vantaggi di quello di fianco e gli inconvenienti di quello di rovescio riguardanti la difficoltà* di comunicazione con l'opera e la possibilità* di danni per parte di mine dell'attacco. Ha il pregio, rispetto al fiancheggiamento per caponiera o per mezza caponiera, di non fare sporgere la controscarpa di più che nelle altre parti del fosso e quindi di non palesare all'avversario, da lungi, il luogo ove è postato l`organo di fiancheggiamento, il che concorre evidentemente alla sua protezione e conservazione.
I fiancheggiamenti di spalla e di fianco sono stati i più usati nella fortificazione contemporanea I° periodo, per fossi lunghi ed importanti; e si è limitato l'impiego dei fiancheggiamenti normali diretti o di rovescio, ai fossi di piccola lunghezza, alle parti secondarie, o la ove non si sono potuti applicare i due prime.
206. Lunghezza dei fronti. La lunghezza massima dei fronti si basa sulla gittata utile delle armi destinate al fiancheggiamento. Benché questo si possa fare con cannoni, o con metragliere, di lunga portata, tuttavia è bene di supporre che la fucileria sia l`unica arma, che rimanga disponibile al momento critico della difesa dei fossi. La gittata dei fucili nell'epoca contemporanea, utile per porre un uomo fuori di combattimento, è grandissima (v. specchio al § 16
ma nel calcolo delle linee di difesa conviene limitarsi a quella nella quale la traiettoria è radente, ossia è compresa nella profondità* del fossi, gittata the si trova non essere superiore ai m. 600.
Da ciò risulta:
1° che un fronte poligonale, avente l`opera fiancheggiante, ad un`estremità*, non dovrà* avere una lunghezza maggiore di m. 600;
2° che se la parte fiancheggiante è sulla capitale del fronte, potrà* la lunghezza di questo giungere fino a m. 1200;
3° che un fronte bastionato non potrà* avere più di m. 900 circa di lato di base;
4°, che nei fronti tanagliati (supponendo l'angolo al rientrante = 90o) le facce non dovranno essere lunghe più di 600 m. e quindi il lato di base essere al massimo di 600x#61654;2= m. 850 circa.
Con tali dimensioni si soddisfa ancora alla condizione necessaria per gli organi di fiancheggiamento, che essi siano contemporaneamente organi di difesa e di sorveglianza dei fossi, e quest'ultima non si potrebbe esercitare per fronti eccessivamente lunghi
SEZIONE IV.
Discussione generale sul complesso delle opere (Cinte, forti staccati
e opere addizionali).
207. Esaminate così sommariamente le influenze che ebbero le cambiate condizioni di armamento e di costituzione degli eserciti, sui profili e sui tracciati dei fronti nella fortificazione contemporanea, rimane a considerare l'influenza che ebbero nei complessi delle organizzazioni difensive delle località*.
Già* si è accennato alla tendenza manifestatasi nella prima metà* di questo secolo, di costituire le grandi piazze forti con una cinta continua, contornata da opere staccate, talmente distanti da quella, da impedire il bombardamento dello spazio racchiuso dalla cinta; tendenza questa che era in opposizione al principio sostenuto da alcuni fortificatori che convenisse di ottenere lo stesso risultato contornando le piazze di una seconda cinta continua assai amplia rispetto alla prima.
L'opinione favorevole ai forti staccati, si impose quando la gittata delle bocche da fuoco fu più che raddoppiata in confronto a quella delle precedente e le difese dovettero perciò essere poste molto distanti dalla perimetrale interna, sicché sarebbe riuscita inattuabile ed insostenibile una seconda cinta continua. E così le grandi piazze forti assunsero quella forma che venne definitivamente detta a campo trincerato o ad opere staccate, la sola conveniente ancora per opporsi alle numerose forze che si potevano destinare (per le mutate condizioni degli eserciti) ad attaccarle, e per contenere quelle che dovevano difenderle.
208. Di più, nelle fortificazioni complesse contemporanee si è fatto minor uso di opere addizionali che nella moderna, perché avendo preso predominio la lotta lontana dalle artiglierie, erano diminuite le ragioni dell'impiego di opere successive destinate a contrastare a passo a passo all'attaccante la presa di possesso del corpo di piazza.
Per i fronti poligonali di fortificazione contemporanea le opere addizionali esterne impiegate furono: le caponiere, i rivellini, le coprifacce o le controguardie, la strada coperta od il cammino di ronda di controscarpa. Le opere addizionali interne furono: i cavalieri, le caserme, difensive.
Inoltre fra i forti staccati e fra i forti e la cinta, si impiegarono talvolta delle batterie complementari; nei forti si impiegò il ridotto e nell'interno delle grandi cinte la cittadella.
Le caponiere erano destinate al fiancheggiamento dei fossi, e di esse si dirà* in capitolo a parte.
I rivellini si fecero ancora nelle capitali dei rientranti determinate dalle parti più avanzate dei fronti, davanti alle uscite dalla cinta principale delle piazze, o più spesso davanti all'uscita di gola dalle opere staccate.
I coprifacce furono speciali o generali; primi si posero ordinariamente davanti alle caponiere per ripararne dai tiri le murature; i secondi si posero a coprire la scarpa del ramparo di fronti completi nelle cinte rinforzate.
Della strada coperta e del cammino di ronda di controscarpa si farà* cenno quando sì dirà* dei Particolari delle opere contemporanee.
I cavalieri si costituirono nei forti staccati, oppure in punti convenienti delle cinte, per mezzo di sopraelevazioni armate di artiglierie o di fanteria, al fine di osservare il terreno lontano, di battere punti speciali non visti o non battibili dal ramparo, di rinforzare l`armamento quando si riteneva debole se era costituito da un solo ordine di fuochi.
Le caserme difensive erano fabbricati a più piani, ordinariamente alla prova, che si collocarono lungo i fronti delle cinte per fornire sicuro alloggio al presidio, ed anche per costituirvi dei ridotti di difesa. Esse dovevano essere nascoste sotto ai rampari, e generalmente nei cavalieri, perché fossero ben riparate dalle masse di terra; e se dovevano servire di ridotti, si separavano con fossi dalle parti adiacenti del terrapieni, o si circondavano con muri a feritoie. Se ne è parlato qui al § 166, nell'epoca della fortificazione moderna e si vedranno ancora impiegate in molte cinte dell`epoca che si studia.
210. Le batterie complementari si distinguevano in batterie intermedie ed in batterie annesse.
Le batterie intermedie erano piccole opere che si costruirono fra i forti staccati delle piazze quando (essendosi questi irrobustiti ed allontanati fra di loro) sorse in talune circostanze l'opportunità* od il bisogno di intervallare dette opere minori per uffici speciali, come: battere ripiegamenti di terreno in angolo morto rispetto alle opere principali ; crocicchi di strade ; passaggi di fiumi. Per gli stessi uffici si elevarono alle volte delle batterie fra la cinta e la linea dei forti staccati.
Le batterie annesse erano invece dei fronti annessi (come lo dice il nome) a quelli dei forti staccati, ed ordinariamente in loro prolungamento, all'esterno e lateralmente ; e ciò, quando occorreva di aumentare l'azione del forti senza ingrandirli oltre certi limiti.
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da 211 a 213
211. I ridotti nell'interno dei forti staccati di un campo trincerato furono consigliati da alcuni fortificatori (fra i quali il Brialmont, principale scrittore vivente di fortificazione) e da altri furono combattuti.
Il ridotto doveva servire a prolungare la difesa dell'opera, a sostenere la ritirata dei difensori del ramparo di questa, a tentarne la ripresa quando fosse caduto in mano all'attaccante, ed ancora a contenere delle potenti artiglierie installate in modo molto resistente e che contribuissero con quelle dei fronti principali alla difesa del terreno esterno.
Doveva perciò il ridotto essere addossato al centro del fronte di gola, od internato nel medesimo, ma doveva essere isolato dal suo ramparo per mezzo di fosso, ed essere fornito di ingresso indipendente da quello del forte e ben difeso.
Era insomma una delle conseguenze dell'ampliamento del principio adottato dalla fortificazione contemporanea di accrescere la resistenza degli ordinamenti difensivi con l'irrobustimento delle opere e delle loro parti e con la moltiplicazione delle difese e dei fuochi, piuttostoché con la separazione degli elementi di combattimento da quelli di resistenza. Difatti il ridotto portava ad un ingrandimento notevole delle opere che lo avevano, e quindi ad un accrescimento di bersaglio; portava a dannosa sovrapposizione di fuochi, a complicazione di organismi; ad angustie di spazi; e può ritenersi che esso procurasse svantaggi maggiori che vantaggi e che sia da proscrivere dalla fortificazione attuale; solo potrebbe ammettersi eccezionalmente in opere chiuse isolate, come forti di sbarramento e simile, ove l'aumentata dimensione del bersaglio non abbia notevole influenza sulla resistenza dell'opera, ed ove la difesa della località* non si possa ottenere in altra guisa che sovrapponendo, o moltiplicando in luogo ristretto, gli elementi di azione .
212. In quanto alle cittadelle si utilizzarono nella maggior parte delle piazze forti dell'epoca contemporanea, quelle dell'epoca storica precedente (v. § 173), modificandone convenientemente la costituzione e gli armamenti.
Nelle cinte nuove non si sono fatte cittadelle propriamente dette, ma si sono stabiliti dei ridotti, o presi dei provvedimenti, perché essi possano essere organizzati in tempo d'assedio; ed I regolamenti odierni francesi del servizio di piazza stabiliscono appunto tassativamente che, quando una piazza forte non ha cittadella, debba il comandante creare un ridotto o sulla cinta del nucleo, od ancora sulla periferia delle opere esterne, al fine di condurre la difesa fino agli ultimi limiti prescritti dal dovere e dall'onore.
ARTICOLO II.
Elementi delle opere di muro e terra nella fortificazione
contemporanea (Io periodo storico).
PREMESSA
213. Nei §§ che seguono gli elementi delle opere di muro e terra delle fortificazioni contemporanee (I° periodo storico) saranno esposti e dimostrati con larghezza di particolari; ed è necessario di premettere alcune considerazioni che giustifichino tale diffusione di teoria sopra elementi di opere che non saranno più imitate.
Se è vero che le opere di fortificazione contemporanea, 1° periodo, così come si sono costruite fino al 1885 od anni vicini, più non si imiteranno nel loro complesso, però si troverà* che molti e molti degli elementi costitutivi potranno ancora essere ripetuti nella fortificazione attuale, con vantaggio delle organizzazioni difensive, e quindi è necessario che gli ufficiali dell'artiglieria e del genio li conoscano nei loro particolari.
Devesi considerare che non davanti a tutte le piazzeforti l'attaccante potrà* portare gli stessi mezzi di offesa; che se le recenti esperienze hanno dimostrati la debolezza relativa degli elementi della fortificazione di muro e terra, esso furono fatte sempre in condizioni diverse da quelle di una vera guerra; che gli elementi della fortificazione detta nuova, sono sempre più costosi dei corrispondenti della fortificazione contemporanea, 1° periodo e che quindi anche ragioni economiche si imporranno, e tanto che, di due soluzioni, alcune volte si dovrà* trascurare la migliore e scegliere la meno buona, per non incorrere in spese non sostenibili.
Quindi le forme in uso nella fortificazione del 1° periodo di storia contemporanea, ed i materiali comuni, terra e muratura ordinaria, potranno trovare ancora buona applicazione nell'avvenire, e si indicano qui, fra gli altri, i seguenti casi: nelle costruzioni di 2° linea delle piazze forti costruende, cioè nelle cinte di sicurezza, o nelle opere minori delle prime linee, quando riescano coperte alla vista e defilate dei tiri più pericolosi; nelle fortificazioni di alta montagna, ove non si ammetta possibilità* di attacchi con mezzi potenti, non trasportabili in quelle località*; nei litorali, per opere in posizioni elevate, le quali offrono scarso e difficile bersaglio alle artiglierie delle navi, o per opere che abbiano uffici secondari rispetto ad opere principali e per ciò si possa ammettere che non debbano essere soggette a violenti od a potenti attacchi.
Di più, molti dei principi che si esporranno riguardo alle forme organiche delle fortificazioni contemporanee costruite nel 1° periodo storico di quest'epoca, si possono applicare integralmente anche ora; così: il numero e la grandezza del locali per i presidi ed i munizionamenti; così la qualità* delle comunicazioni; i principi del fiancheggiamento intrinseco nelle opere od estrinseco fra le opere, ed altri; e perciò tali argomenti se avranno opportune svolgimento in questa parte del corso, non saranno più ripetuti quando si tratterà* della fortificazione nuova.
E finalmente, essendo le principali piazze forti odierne nostre e quelle delle nazioni limitrofe, costrutte con elementi di fortificazione contemporanea 1° periodo, è indispensabile che ne venga fatto un esame ed uno studio particolareggiato al fine di regolare nel miglior modo l`attacco per quelle avversarie e di utilizzare nel miglior modo le nostre nella difesa, e di mantenerle, di rafforzarle o di trasformarle nel modo migliore e con la minore spesa possibile.
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par. 214 - 220
SEZIONE I.
Ramparo e sue ordinamento.
214. Terrapieno e ramparo alto e basso . Ramparo unico del profilo di fortificazione moderna (§ 97) è stato, nella fortificazione contemporanea, e nella maggior parte dei casi, spezzato in due, uno alto a C (Fig. 89, Tav. X) detto terrapieno pieno o ramparo alto o di combattimento, ed uno più basso B detto terrapieno o ramparo basso o di comunicazione. Il primo, come lo dice il nome, è destinato alla installazione delle artiglierie od all'occupazione per truppe di fanteria combattenti, il secondo è destinato agli spostamenti del materiale e delle truppe lunge la linea di fuoco.
Il ramparo di comunicazione fu tenuto, in genere, più basso di quello di combattimento di 2 m.; di tanto cioè che al ciglio B (con le larghezze ordinarie dei rampari) si avesse un'altezza Bx = m. 1,50#61624;2,00 al disotto di una retta condotta per il ciglio di fuoco D, con inclinazione di 1/6; od in altri termini, fosse il ramparo in parola tutto coperto, o defilato, dal parapetto, da tiri che avessero l'inclinazione di 1/6 con l'orizzonte, ritenuti allora i più pericolosi.
Le dimensioni e le quote medie appaiono dalla figura citata.
Il ramparo basso fu limitato verso il piazzale interno o con una scarpa di terra BA' (scarpa interna del terrapieno) inclinata a 45°, oppure con un muro verticale BA, a partire da circa m. 0,50 sotto al livello del ramparo stesso; e tale disposizione si adottò, o quando vi era ristrettezza di spazio, o quando sotto ai rampari si ricavavano dei locali (come nella Fig. 89 citata). Il raccordamento fra i due rampari alto e basso, si fece o con scarpa di terra ad a 45°, oppure con muretto ab, col che si otteneva di poter restringere la larghezza totale dei rampari e di poter avvicinare di più quello di comunicazione a quello di combattimento, per averne protezione maggiore.
Nei fronti di gola però, non esposti ai tiri diretti di grosse artiglierie, si fece ordinariamente un solo ramparo largo 4#61624;5 m.
215. La comunicazione fra il piazzale interno ed il ramparo basso (od il ramparo unico per i fronte di gola) si fece quasi sempre per mezzo di rampe, inclinate da 1/6 ad 1/10, addossate alla scarpa interna, quando essa era di terra (Fig. 90, Tav. X), oppure disposte lungo il margine della strada interrata (Fig. 91), quando si avevano locali sotto ai rampari e la rampa avrebbe tolta loro luce ed aria, o finalmente normali alla direzione del terrapieno (Fig. 92), disposizione eccezionale questa per il grande ingombro che ne risultava nel piazzale.
La comunicazione fra il ramparo basso e quello alto si faceva ad 1/4, addossate alla scarpa od al muretto di raccordamento con scalini, per gli uomini (Fig. 93 e 94).
216. Parapetto - Scarpa interna e scarpa esterna - Comando delle opere. L'altezza del parapetto, ossia del ciglio di fuoco sul ramparo alto, si tenne fra i limiti di m. 0,90 e m. 3,00, secondo l`ordinamento.
Se l`ordinamento era per fanteria e l`altezza del parapetto era maggiore dell'altezza di appoggio (1,20#61624;1,30), si applicava all`interno un particolare per fanteria di terra, od una banchina di legno, come si dirà* più avanti, se l`ordinamento era per artiglierie (cannoni ed obici) in barbetta, la maggior parte delle volte si faceva il parapetto alto come il ginocchiello rare volte, da noi, si faceva il parapetto più alto e si costruivano le barbette in elevazione sul ramparo alto.
Presso alcune nazioni furono in uso, in questo periodo, artiglierie a scomparsa, che permettono alti parapetti, anche tenendo gli affusti sui rampari; ma parapetti alti ed ordinamenti di questo genere sono caratteristici della fortificazione attuale, e se ne dirà* a suo luogo.
Se, infine, si avevano rampari ordinati per mortai, si poteva mettere il ciglio di fuoco ad altezza anche maggiore di 3 metri sul ramparo di combattimento.
217. Il ginocchiello delle nostre artiglierie da campagna è di m. 0,90; quello delle artiglierie da difesa incavalcate su affusto e con sotto affusto regolamentari, da barbetta, è di circa metri 2,00.
Quando l'elevazione con cui debbono sparare i pezzi che coronano un parapetto è sempre maggiore di zero, i ginocchielli di cui sopra potranno essere aumentati di I tang a, essendo I la distanza orizzontale dell'asse degli orecchioni del pezzo in batteria dal ciglio interno del parapetto, ed a l'elevazione minima. Quando invece si debba tirare in depressione, e sia g la depressione massima, i ginocchielli devono essere diminuiti di L tang g, essendo L la distanza dell'asse degli orecchioni dal vivo della bocca; e se l'affusto trovasi su sottoaffusto, la quantità* da sottrarsi sarà*: L tang g (L â?? l) tang B, essendo B l'inclinazione delle liscie.
218. La scarpa interna del parapetto si fece di terra o di muratura (vedi CD Fig. 89). In questo caso la muratura si spingeva solo fino all'altezza di circa m. 0,50 dal ciglio di fuoco, dove cominciava una scarpa di terra a 45° fino al ciglio stesso, e ciò perché i proiettili dell'attaccante che urtavano sul pendio del parapetto non rovinassero tanto facilmente la sommità* del muro e ne staccassero delle schegge. Quando si usavano però cannoni di grande calibro (come nelle opere marittime) si faceva tutta la scarpa interna di. muratura, dando al muro grande grossezza e formando la parte superiore con blocchi di granito o di calcestruzzo (Fig. 96).
219. La grossezza del parapetto varia nelle opere terrestri da m. 8,00 a m. 12,00, secondo la qualità* dei materiali impiegati, potendo essere minima per le sabbie, media per le terre sabbiose, o dovendo tenersi massima per le terre argillose e vegetali.
220. Il pendio, o piovente, DE (Fig. 89, Tav. X) si regolò in modo da poter battere il terreno esterno, e quindi fu conseguenza delle disposizioni di questo e dell'altezza del ciglio di fuoco; ma evidentemente non si poterono adottare inclinazioni molto grandi, che avessero condotto ad indebolimento dello spigolo al ciglio di fuoco. In parapetti ordinati per artiglierie di medio calibro ed in opere di pianura, il pendio si tenne variabile fra 1/12 ed 1/8 spingendolo fino ad 1/5 ed anche in opere di montagna, od in parapetti ordinati per fanteria.
Quando si adoperava sabbia per costituire la massa coprente (conveniente per economia e per maggior resistenza alla penetrazione dei proiettili) si poneva sul pendio uno strato di terra vegetate di almeno m. 0,50 e si procurava l'inerbamento, e ciò per dare maggior resistenza al pendio ed alle scarpe contro le intemperie e la vampa delle artiglierie, per diminuire l'inconveniente della polvere sollevata dal vento e dagli spari (dannosa specialmente ai congegni dei pezzi), per rendere le opere meno visibili da lontano.
Se l`armamento era di cannoni di grosso calibro, il pendio si faceva ancora, e per almeno m. 3,00 dal ciglio di fuoco, con massi granitici, o con gittata di calcestruzzo o con lastre di ghisa, per dargli resistenza alle vampe degli spari.
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ecco il paragrafo 209: era già* stato inviato, ma senza il numero!!!
scusate| inseritelo al punto giusto!!!e poi un p' di paragrafi nuovi...
209. Le caponiere erano destinate al fiancheggiamento dei fossi, e di esse si dirà* in capitolo a parte.
I rivellini si fecero ancora nelle capitali dei rientranti determinate dalle parti più avanzate dei fronti, davanti alle uscite dalla cinta principale delle piazze, o più spesso davanti all'uscita di gola dalle opere staccate.
I coprifacce furono speciali o generali; primi si posero ordinariamente davanti alle caponiere per ripararne dai tiri le murature; i secondi si posero a coprire la scarpa del ramparo di fronti completi nelle cinte rinforzate.
Della strada coperta e del cammino di ronda di controscarpa si farà* cenno quando sì dirà* dei Particolari delle opere contemporanee.
I cavalieri si costituirono nei forti staccati, oppure in punti convenienti delle cinte, per mezzo di sopraelevazioni armate di artiglierie o di fanteria, al fine di osservare il terreno lontano, di battere punti speciali non visti o non battibili dal ramparo, di rinforzare l`armamento quando si riteneva debole se era costituito da un solo ordine di fuochi.
Le caserme difensive erano fabbricati a più piani, ordinariamente alla prova, che si collocarono lungo i fronti delle cinte per fornire sicuro alloggio al presidio, ed anche per costituirvi dei ridotti di difesa. Esse dovevano essere nascoste sotto ai rampari, e generalmente nei cavalieri, perché fossero ben riparate dalle masse di terra; e se dovevano servire di ridotti, si separavano con fossi dalle parti adiacenti del terrapieni, o si circondavano con muri a feritoie. Se ne è parlato qui al § 166, nell'epoca della fortificazione moderna e si vedranno ancora impiegate in molte cinte dell`epoca che si studia.
a seguire
da 221 a 228
221. Alla scarpa esterna E E' F G (Fig. 89), soggetta a venire sconvolta dai proiettili scoppianti, si dette ordinariamente inclinazione di 4/5, e, per renderla più stabile, si intercalarono a dislivelli di 3#61624;4 m. l'uno dall'altro delle berme E', F, larghe m. 0,50#61624;1,00, di cui una (F) si faceva corrispondere al terreno naturale.
222. Il comando dalla linea di fuoco (o delle opere) varia fra m. 8 e m. 10; in casi eccezionali scese ai m. 7, ed aumentò invece fino a m. 18 e 20, quando si avevano più linee di fuoco, come nelle opere contemporanee francesi.
223. Falsabraga. Fu detto che era impiegata per costituire una seconda, linea di fuoco più bassa, al fine di battere con tiri radenti (di artiglierie leggere e di fanteria) il terreno nelle adiacenze dell'opera, lasciando all'artiglieria del ramparo alto il compito di battere il terreno lontano e di lottare con le artiglierie avversarie di posizione. Considerata sotto questo aspetto, la falsabraga aveva vantaggiosa destinazione, ma creava gli inconvenienti di far elevare il ciglio di fuoco principale, col che si accresceva il bersaglio verticale, e di allargare molto il profilo nel senso del tiro, facendo aumentare le dimensioni dell'opera, col che si accresceva il bersaglio orizzontale e cresceva la spesa di costruzione.
La disposizione più comune della falsabraga era quella rappresentata dalla Fig. 81, Tav. X; consisteva cioè in un ramparo largo da 0,60 fino a 4,00 ed in un parapetto (con all'interno adattamento per fanteria e piazzole per artiglierie, quando era il caso) alto sul ramparo m. 2,00#61624;4,00 circa, grosso m. 5,00#61624;6,00, con pendio di 1/6 L fino ad ¼, e scarpa esterna inclinata di 4/5 , estesa fino al muro di scarpa del fosso.
Sul rovescio del ramparo di falsabraga si lasciava la scarpa del parapetto superiore, e non si sostituiva con muro (il che avrebbe ristretto il profilo) per non esporre i difensori di falsabraga a proiettili od a schegge di ritorno, e questa disposizione era solo ammessa quando sul rovescio di falsabraga si sistemavano casamatte per artiglieria a tiro arcato, come si indicò alla Figure 84, Tav. X.
Se volevasi che le due linee di fuoco, alta e bassa, avessero agito contemporaneamente, si dirigeva il pendio del parapetto della linea superiore e si postava il ciglio di fuoco dalla linea inferiore in modo che questo si trovasse m. 3,00#61624;4,00 sotto al prolungamento di quello. Tale condizione però non era sempre richiesta, perché in genere si ammetteva che la falsabraga fosse occupata solamente da truppe al memento che si fosse manifestato imminente l`attacco dell'opera per parte delle truppe mobili dell'assediante, nel quale periodo dell'azione era sospeso il fuoco delle artiglierie di grosso e medio calibro e quindi il ciglio di fuoco di falsabraga si teneva soltanto a m. 0,70#61624;1,00 circa sotto al prolungamento del pendio retrostante.
224. Ordinamento del ramparo alto. Il ramparo alto poteva essere ordinato per fanteria (fucileria), per artiglieria, o per le due armi contemporaneamente; e quello per artiglieria poteva essere: in barbetta, in cannoniera scoperta, in cannoniera coperta ed in casamatta.
Nell'epoca moderna l`ordinamento in cannoniera scoperta era il normale, quello in barbetta era l`eccezionale; nell'epoca contemporanea e nell'attuale invece è l'opposto.
E vero che l'ordinamento in cannoniera scoperta protegge meglio gli uomini ed i materiali, ma da luogo ai seguenti inconvenienti:
1° limita il settore orizzontale di tiro, che difficilmente può superare i 40°;
2° indebolisce le masse coprenti;
3° le cannoniere con il loro contrasto di ombra e di luce individuano meglio il bersaglio all'attaccante;
4° obbligano a sospendere il tiro ogni volta che avvengono franamenti nelle guance;
5° impediscono od ostacolano il puntamento, perché trattengono il fumo delle artiglierie;
e fu per questo ragioni che si dette, per lo appunto, la preferenza all'ordinamento in barbetta.
225. Ordinamento per fanteria. Se la scarpa interna del parapetto era di terra, vi si applicava contro un particolare per fanteria (Fig. 97, Tav. X) con banchina larga 0,60#61624;1,20, secondoché doveva servire per 1 o per 2 file di tiratori; la scarpa frontale si teneva di solito inclinata a 45°, perché contro vi si potessero coricare i tiratori della prima fila armati di futile a retrocarica, evitando così di fare il rivestimento, ed allora l`altezza di appoggio si riduceva ad 1 m. o 0,90. Se la scarpa interna aveva invece rivestimento di muratura (come era quella sulle piazzole occupate da artiglieria) si applicavano delle banchine di legno, o di lamiera di ferro, ad 1,30#61624;1,20 sotto il ciglio di fuoco, larghe 0,60 circa ; e quando la loro altezza sul terreno riusciva maggiore di 0,50, si faceva uso per salirvi di piccolo scalette a pioli, o si facevano qua e là* dei piccoli gradini lunghi m. 1,00 al massimo, di mattoni o di pietra (Fig. 98, Tav. X).
Poteva, finalmente, occorrere di sistemare per fanteria dei rampari che avrebbero potuto ricevere armamento di artiglieria, quindi riuscire opportune che le banchine per fanteria fossero mobili. In tali casi si facevano tali banchine girevoli attorno a cerniere orizzontali, e si sostenevano con mensole girevoli attorno a cerniere verticali, in modo che si potessero abbattere contro le pareti frontali, ed ivi nascondere in appositi incastri; oppure le banchine erano sostenute da puntelli mobili; od avevano la disposizione mostrata dalla fig. 99, che non richiede spiegazioni.
226. Ordinamento per artiglieria in barbetta. Se le artiglierie erano di piccolo calibro, quali si usavano nei fronti di gola, od in qualche fronte secondario, o sulla falsabraga, la sistemazione consisteva semplicemente nella formazione della barbetta, fin dal tempo di pace, e delle piazzole con paioli di legnami durante la messa in difesa delle opere.
Se invece si trattava di artiglierie di medio calibro, le barbette erano quasi sempre a livello del ramparo alto, come si è detto; normalmente venivano stabilite su paioli metallici fissati sopra piazzole di muratura, e solo in case di urgenza si ricorreva a piazzole di terra ed a paioli di legname e di ferro speciale (detti da difesa; fig. 100, Tav. X), od anche a paioli da attacco e difesa su piazzole di terra.
Le figg. 101 e 102 danno i particolari di costruzione e di installazione di paioli da difesa, da barbetta, da 15 e 12 Ret. per piazzole di muratura, le quali si adoperano da noi anche al presente.
Il paiolo per un solo pezzo (Fig. 101) consta di un rocchio di ghisa con suola di piombo, mozzo, bronzina e maschio, fissato alla piazzola con chiavarde, e di una rotaia di ferro fermata con viti a cuscinetti di ghisa, assicurati alla piazzola con zolfo e piombo fuso. Il rocchio è collocato con l'asse a 0,70 dal parapetto. La fascia superiore del rocchio e quelle delta rotaia sono su uno stesso piano orizzontale al di sotto del ciglio del parapetto di una quantità* eguale al ginocchiello (v. § 217). La piazzola è di pietra da taglio, ovvero di mattoni di coltello, od ancora di cemento, ma con conci di pietra sotto il rocchio e la rotaia, ed ha un sottostrato di calcestruzzo, che si prolunga fino al terreno solo se sotto alla piazzola non vi sono locali, ovvero fino alle volte dei locali. I conci debbono avere grossezza di 0,40 circa; il concio del rocchio deve avere lato di m. 1,60 circa, oppure può essere fatto di due pezzi di 0,80 X 0,60, che si pongono con la giunzione perpendicolare alla direzione della linea di fuoco; i conci della rotaia si fanno a base trapezia, larghi circa m. 0,80 e lunghi in media m. 1,00.
L'ampiezza della piazzola dipende da diverse circostanze. La sua larghezza, parallelamente alla linea di fuoco, deve essere tale da sporgere non meno di m. 0,50 dalle ultime pietre della rotaia. Ora, lo sviluppo di queste è conseguenza del settore di tiro orizzontale che si vuole ottenere, col materiale da 15 o da 12 questo settore ha il valore di 170° se la piazzola è costruita sopra un fronte rettilineo o ad un saliente di ampiezza maggiore di 145°; è di 145° se applicata a salienti compresi fra 145o e 120°; di 120° se a salienti di 120°#61624;95° ; di 95°, se a salienti di 90°#61624;60°. La lunghezza, o profondità*, è di almeno m. 4,50; e se il ramparo alto è limitato posteriormente da un muro, la piazzola si spinge fin contro di esso.
Ordinariamente le piazzole per un pezzo di un fronte rettilineo hanno una larghezza di m. 7,00 ed una lunghezza o profondità* di m. 4,50. Quelle a settore di tiro da 145°, o meno, (dette con paiolo a settore ridotto) hanno larghezza un poco minore.
227. Le piazzole per più pezzi sono costituite in modo analogo a quelle per un pezzo solo; l`unica differenza consiste nella loro larghezza, che è tanto più grande quanto maggiore è il numero dei pezzi che debbono contenere. Le più usate sono quelle per 2 pezzi. In queste, i paioli sono disposti in due modi diversi; o si toccano, ed allora la larghezza minima della piazzola è di m. 14,00; oppure si incrociano (Fig. 102) ed allora, tale larghezza può essere ridotta a m. 12,00. In questo caso occorre un cuscinetto speciale c, detto d'incrociamento, sostenuto da un concio speciale.
228. Quando sul ramparo debbono essere installati dei mortai si lasciano ordinariamente le piazzole di terra, e l`installazione dei paioli regolamentari viene fatta dai soldati di artiglieria all'atto di porre in stato di difesa la piazza (v. Fig. 103, Tav. X). ,
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da 229 a 233
229. Qualche volta può occorrere di dover sistemare dei rampari di opere permanenti per artiglierie incavalcate su affusti da assedio, specialmente in quei fronti dove gioverebbe poterli facilmente ritirare dai rampari per collocarli sotto ad appositi ricoveri, ciò che è consentito dall'essere questi affusti a ruote. In tal caso se il ramparo è di terra possono venire impiantati paioli d'assedio regolamentari, benché in fortificazione permanente siano da proscriversi siffatte costruzione di legname facilmente distruggibili, o danneggiabili, anche da piccoli proiettili; se il ramparo ha piazzola di muratura allora deve essere fissato e predisposto in apposite pietre il maschio per attaccarvi il freno di rinculo dell'affusto.
Il maschio per freni da affusti da 15 è fatto a collo d'oca [Fig. 104 a), Tav. X] e deve corrispondere all'asse della piazzola ed a distanza di m. 0,95 dal muro di scarpa interna; quelle per paioli da obici da 21 (su affusto ridotto) e per paioli da 12 ret. è simile al precedente, ma rettilineo, e deve essere situato presso al muro predetto; e finalmente il freno idraulico per affusto ridotto per cannone da 9 può venire attaccato ad apposita trave armata [Fig. 104 b)], che si interra nel parapetto al piede della scarpa interna e vi si ferma con 4, o più, paletti, oppure si assicura con staffe murate al paramento di scarpa.
230. Ordinamento per artiglierie in cannoniera. Già* si è detto che questo ordinamento, specialmente se in cannoniera scoperta, fu eccezionale nel I° periodo storico della fortificazione contemporanea (§ 224) e riservato a casi speciali, per esempio nei fiancheggiamenti, o nella difesa di strette. Anche in questi casi però le cannoniere si fecero solo profonde da m. 0,50 a 0,60 e larghe da m. 0,80 ad 1 nella loro bocca interna (Fig. 105, Tav. XI) ed inoltre, se le condizioni del tiro lo permettevano, se ne faceva il fondo in contropendenza, ossia in salita verso l`esterno, perché apparissero il meno possibile dall'esterno gli intagli del pendio.
231. L'ordinamento in cannoniera coperta fu riservato esclusivamente alle opere di montagna e si impiegarono all'uopo casamatte alla Haxo (di cui al § 162) semplici o modificate, e qualche volta rinforzate con corazzature. Ma allora l`ordinamento piuttostochè per cannoniera coperta può chiamarsi casamattato, e di ciò si dirà* a suo luogo.
SEZIONE II:
Traverse e traversoni. Paraschegge e parapallottole.
232. Generalità*. Le traverse sono costruzioni in massima parte di terra, che si elevarono sui terrapieni delle opere, perché conseguissero in tutto od in parte i seguenti risultati:
1o impedire con il loro rilievo che i rampari venissero colpiti da tiri di infilata od obliqui, diretti e di rovescio ;
2° limitare gli effetti dello scoppio dei proiettili, perché le schegge che si producevano da una parte di esse non venissero proiettate nelle parti contigue dei rampari;
3° contenere e riparare locali alla prova.
Si facevano traverse di varie specie a seconda della loro collocazione e forma, che dipendevano dagli uffici ai quali esse erano destinate. Le più numerose e più generalmente impiegate erano quelle poste sul ramparo alto, dette traverse di ramparo; quando erano sopra ramparo non soggetto all'infilata si ponevano ordinariamente ogni due pezzi, al fine di limitare l`effetto dei proiettili scoppianti e di ricavare sotto di esse dei ricoveri per 1 servente e delle riservette per i munizionamenti; quando erano sopra ramparo soggetto all'infilata si ponevano ad ogni pezzo, e siccome non in tutte occorreva di ricavare locali per serventi e per munizioni, cosi si facevano alternativamente una con locali interni ed una tutta di terra; le prime si dicevano traverse vuote, e le seconde traverse piene, denominazioni queste applicabili anche oggi per casi simili.
Alcune traverse, specialmente sui fianchi, sulle falsebraghe, sui fronti secondari, ecc., si destinavano a coprire dei locali contenenti dei pezzi di calibro leggero da condurre sui parapetti a tempo opportuno; e siccome allora prendevano proporzioni notevoli, si dicevano traversoni. Come pure si chiamavano traversoni dei lunghi e forti rilevati di terra, grandi masse coprenti, che si elevavano nelle opere lungo le capitali dei salienti, o parallelamente alle facce, o normalmente ad esse (comprendenti, nel qual caso, ramparo alto e basso e dei tratti di piazzale interno) e ciò al fine di defilare porzioni di fronti o di piazzale da tiri provenienti da posizioni pericolose.
Finalmente si avevano delle piccole traverse collocate fra un pezzo e l'altro o fra una sezione e l`altra di due pezzi ciascuna, col solo fine di limitare gli effetti delle schegge, e si dicevano (come si dicono tuttora) traverse paraschegge, od anche semplicemente paraschegge.
233. Traverse per fronti principali non soggetti all'infilata.
10 Esempio: La Fig. 106, Tav. X porge un esempio di traversa che si collocava ogni 2 pezzi sui fronti principali non soggetti all'infilata delle opere permanenti in fortificazione contemporanea, 10 periodo; essa conteneva nel suo piano superiore un ricovero R per serventi, e nel suo piano sottostante un altro locale M per munizionamenti.
La doppia piazzola, ossia il tratto di ramparo alto compreso fra i piedi delle scarpate laterali di due traverse contigue, variava fra 12 e 14 m. (v. ultimo alinea del § 226).
La traversa si costituiva a tronco di prisma retto con spigoli orizzontali e perpendicolari alla direzione della linea di fuoco, ed a sezione retta trapezia, colla base maggiore in basso. Il piano superiore, o sommità*, era rettangolare, col lato minore (grossezza delta traversa) di m. 5#61624;6, ed era conformato a due piani, a displuvio, inclinati di circa il 5%, per favorire lo scolo delle acque.
La traversa era limitata verso l`esterno da una scarpa inclinata, a 4/5, che si arrestava a m. 1 circa dal ciglio esterno del pendio, per non aggravare la scarpa del parapetto e per lasciare un passaggio in caso di riparazioni, aveva lateralmente due scarpe inclinate a 45°, che si collegavano con la faccia anteriore mediante un raccordamento conico; ed infine sul rovescio era limitata da un muro verticale, che arrivava fino a m. 0,50 sotto agli spigoli laterali delta traversa e poscia terminava con una scarpata a 45°.
Il ricovero interno aveva il pavimento a m. 0,10#61624;0,15 sul ramparo basso, col quale comunicava mediante una porta aperta nel muro di rovescio delta traversa . Si faceva di pianta rettangolare, limitato lateralmente da due piedritti grossi m. 1#61624;1,50, alti m. 2, distanti tra di loro m. 2#61624;3; coperto da una volta a tutto sesto grossa m. 1 (od altra copertura alla prova); ed era disposto in modo che sopra la copertura vi fossero almeno m. 2,50 di terra e che i tiri inclinati a circa 1/6 con l'orizzonte avessero sempre da incontrare m. 5 di terra di protezione alle murature.
Il ricovero in parola poteva comunicare col ramparo alto in tre modi diversi: o con corridoio che passava al di fuori del muro di scarpa interna del parapetto e svoltava ad angolo retto verso la piazzola, con due scalette, come indica la Fig. 106 b) (pianta delle murature); o con corridoio praticato contro ed all'interno del muro predetto, come mostra la Fig. 107; o con due condotti inclinati (Fig. 10
per i quali si mandavano dal ricovero alla piazzola le sole munizioni, per mezzo di un carretto porta-munizioni, scorrente su un piccolo binario, od appeso a guidovia.
Con la disposizione rappresentata dalla Fig. 107 si aveva l`inconveniente che il corridoio di accesso, e specialmente la parte in risvolto con scaletta, era poco coperto dalla terra del parapetto, e la scaletta sboccava sulla banchina più distante dal parapetto che nella disposizione rappresentata dalla Fig. 106, cosicché lo sbocco era meno defilato. Si portava rimedio ai due inconvenienti costituendo sul pendio del parapetto, ed in corrispondenza del corridoio sottostante, un bonetto o merlone di terra, come vedesi in x della Fig. 109 (Tav. XI citata).
Finalmente il ricovero uomini comunicava coi locali sottostanti della traversa per mezzo di una scala, generalmente a chiocciola, la cui gabbia aveva l`asse nel piano di simmetria della traversa, e si faceva addossata, in fuori, al piedritto esterno del corridoio (Fig. 106).
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da 234 a 245
234. Esempio II° Traversa a pianta trapezia (Fig. 110, Tav. XI). Si sono impiegate in molte delle nostre fortificazioni costiere. Esse hanno la base maggiore addossata al parapetto e sono poco elevate al disopra del ciglio di fuoco. Ogni traversa contiene tre piccoli locali alla prova, di cui il primo R, una specie di corridoio, serve per ricovero dei serventi, e gli altri due M, M', servono per munizioni di consumo giornaliero; questi locali hanno il pavimento ad un livello inferiore a quello del ramparo basso.
Le traverse di questa forma hanno diversi pregi, cioè i ricoveri serventi ed i locali per munizioni sono alto stesso piano ; permettono un maggior campo di tiro orizzontale; il tratto della linea di fuoco corrispondente ad ogni piazzola per 2 pezzi può essere ridotto a m. 10 (quello occupato dalla traversa rimanendo sempre di m. 14). Presentano solo l`inconveniente che i muri si trovano disposti obliquamente rispetto a quelli che di solito si elevano per i locali sottostanti, il che naturalmente aumenta la difficoltà di costruzione e quindi la spesa
235. Traverse per fronti soggetti all'infilata (Fig. 111, Tavola XI).Tale disposizione può presentarsi come tipo di queste traverse di muro e terra. Come si vede dalla pianta e dalle sezioni, essa differisce da quello, presentata come tipo per fronti non soggetti all'infilata (§ 233) nelle seguenti particolarità :
1° La scarpa laterale dalla parte da cui provengono i tiri, è tutta di terra, mentre la opposta è in parte di muro, perché il suo ciglio superiore (che protegge o defila la piazzola contigua) sia più prossima ad essa, e rimanga diminuita così la larghezza totale della traversa;
2° I locali di questa sono addossati al muro che la limita verso, la parte da cui non provengono i tiri, e ne costituisce uno dei piedritti;
3° Le comunicazioni di detti locali interni con le piazzole adiacenti sono cosi ottenute: quello verso la parte da cui possono provenire i tiri passa sotto al parapetto, davanti al muro, di scarpa interna, perché non venga infilata dai tiri stessi; l` altro è praticato, direttamente nel muro che limita la traversa da tale parte
4° il muro di rovescio della traversa, potendo essere colpito da tiri obliqui, è coperto da una massa di terra a scarpa, alla quale è addossata la rampa che va dal ramparo basso a quello alto; quindi manca la comunicazione diretta fra i locali interni predetti ed il ramparo basso.
236. Traverse di falsabraga. La Fig. 112, Tav. XI dà un esempio. Mentre la traversa appoggia con l`estremità anteriore sul pendio del parapetto di falsabraga, con l`estremità interna si appoggia alla scarpa del ramparo, e la comunicazione fra le due parti del ramparo, separate dalla traversa, è ottenuta con un androne, il pavimento del quale è posto a tale livello, che sopra alla volta vi siano, almeno, m. 2,50 di terra.
Spesso nell'androne sbocca un corridoio di comunicazione coi locali interni dell'opera; ed alcune volte entro alla traversa (opportunamente ingrandita) sono ricavati del piccoli ripostigli per munizionamenti, dei ricoveri per le truppe che debbono rimanere in attesa del combattimento, ed anche dei magazzini per pezzi leggeri da condurre sul ramparo di falsabraga al momento che l`avversario tenta l`attacco di viva forza dell'opera.
237. Traversoni per ricovero dei pezzi e dei materiali; traversoni di defilamento. Si elevavano sui fronti per allogarvi dei pezzi incavallati sopra affusti a ruote, suscettibili di essere condotti sul ramparo di combattimento, agli ultimi momenti della lotta; ed ancora si elevavano sui piazzali interni, nel quale caso, oltrechè contenere dei locali alla prova (magazzini, ricoveri o simili), avevano anche officio di defilamento, ed erano più specialmente detti traversoni di defilamento.
Quelli esclusivamente destinati a contenere locali per pezzi da combattimento si costituivano in modo da presentare, per le murature dei locali in parola, sufficiente grossezza di terra verso le parti opposte ai tiri, come s'è detto per le traverse; ed i locali si proporzionavano al numero dei pezzi, tenendo presente che ogni pezzo richiedeva uno spazio largo m. 2,50 e lungo m. 3,00, perché vi si potesse avere libertà sufficiente di movimenti. La Fig. 113, Tav. XI rappresenta un ricovero per 3 pezzi, posto in un traversone, che è supposto su un fronte soggetto all'infilata, e costrutto con le norme qua sopra esposte.
238. Paradorsi. Erano traversoni aventi direzione parallela, o quasi, all'andamento di un fronte per proteggere i rampari dai tiri di rovescio. Essi dovevano avere la grossezza di almeno m. 6,00 in sommità , scarpe laterali a 45°, che venivano sostituite nella loro parte inferiore da muri, se questi risultavano defilati.
Quando i paradorsi proteggevano dei fronti principali, si dovevano porre distanti almeno m. 20,00 dal ramparo di combattimento, per non dar luogo ad effetti di ritorno di schegge dei proiettili; ed invece se appartenevano ad un fronte secondario erano ordinariamente addossati al ramparo di questo, essendo poco temibili gli effetti precedenti.
La loro altezza dipendeva dalla distanza orizzontale della loro cresta superiore dal ciglio di fuoco del fronte protetto e dal grado di defilamento , di solito 1/6, che si voleva con essi conseguire in corrispondenza dell'ora detto ciglio.
La Fig. 114 (Tav. XI) dà l`esempio di un paradorso per fronte principale, la cui quota superiore
(x) = m. 13,60 è stata calcolata mediante la seguente relazione:
x = A B = B c + c A = m. 8,00 + 1/6, [m. 28,00 + (x â??
]
facile da stabilire coi dati segnati in figura.
Questi paradorsi erano poco impiegati perché riuscivano alti ed ingombranti.
Più spesso si usavano paradorsi al fronte di gola, per ripararlo dai tiri lunghi, che oltrepassavano il fronte principale, perchè si elevavano sul ramparo stesso, riuscivano poco alti, e quindi le loro scarpe all'interno dell'opera erano poco estese.
239. Paraschegge. Si ponevano fra i pezzi che non erano separati da traverse da ramparo, quando si volevano proteggere i serventi di un pezzo dalle schegge dei proiettili scoppiati sulla piazzola del pezzo vicino. Erano formati o con soli gabbioni riempiti di terra e posti su due ordini [Fig. 115 a) e b)], o con terra sostenuta lateralmente da gabbioni, da fascine o da tavole appoggiate a paletti conficcati nel terrapieno [Fig. 115 c)].
La loro grossezza variava da m. 0,60 a m. 1,80 ; la loro altezza si teneva uguale presso a poco a quella del parapetto e la loro lunghezza era di circa m. 1,00 inferiore alla larghezza del ramparo alto, per lasciare sopra a questo il passaggio fra piazzola e piazzola.
Tali paraschegge venivano ordinariamente elevati al momento di porre l`opera in stato di difesa.
SEZIONE II.
Fosso, suoi rivestimenti e sue attinenze (strada coperta, spalto, avanspalto).
(A)
Del fosso.
240 Generalità . La forma e le dimensioni dei fossi erano diverse secondo che essi erano asciutti od acquei, oppure a manovra di acqua, cioè alternativamente asciutti ed acquei.
Nei fossi asciutti la controscarpa e la scarpa erano quasi sempre di muratura; in quelli acquei erano generalmente di terra, giacché l`acqua era quella che costituiva l'ostacolo, il quale nei fossi asciutti era costituito dalla ripidità della scarpa e della controscarpa; in quelli a manovra d'acqua si aveva di solito la controscarpa rivestita e la scarpa di terra naturale, benché non manchino però esempi di fossi con disposizioni inverse nei rivestimenti, od altri aventi rivestita scarpa e controscarpa.
241. Ciò che distingueva i fossi asciutti delle fortificazioni contemporanee (1° periodo storico) dai fossi dell'epoca moderna è che, mentre questi erano larghi fino a 40 m e profondi da 6 a 7 m. quelli si tennero stretti e spesso più profondi. Tale innovazione era dovuta alla necessità di defilare il muro di scarpa, la cui sommità , o cordone, doveva tenersi a tale altezza che non potesse essere colpita dai tiri di demolizione più inclinati, che sfioravano il ciglio della massa coprente (ciglio di controscarpa, o ciglio dello spalto). Il limite massimo di inclinazione di tiri utili per danneggiare la muratura fu stabilito dapprima nell'angolo di caduta avente per tangente 1/3, ma poi, con l'aumentare dell'esattezza ed efficacia delle artiglierie, negli ultimi anni del periodo storico che si considerò, si trovò conveniente di aumentare tale limite, e di portarlo a 2/5.
Questa norma però valeva per i fossi dei fronti principali soggetti al tiro delle artiglierie d'assedio, mentre per quello dei fronti secondari, non esposti che al tiro delle artiglierie di campagna, si limitava il defilamento ad 1/6, ed anche ad 1/10.
242. Quando si dice che i muri di scarpa debbono essere defilati ad 1/3, od a 2/5 dalla massa coprente che sta loro dinanzi, tale frazione misura il grado di defilamento (v. nota alla pagina precedente); ora, l'altezza del ciglio della massa coprente è ordinariamente nota, e la norma data stabilisce una relazione fra il dislivello di esso ciglio sul cordone del muro di scarpa e la distanza orizzontale fra questi due punti. Indicando con 1/m il grado di defilamento, con d il detto dislivello, con l la larghezza del fosso, e con a la distanza orizzontale fra il ciglio della controscarpa e quello della massa coprente , si ha (Fig. 116, Tav. XI):
d= 1/m + (l+a)
che è la relazione cercata, e con la quale, fissato 1/m si può determinare una delle quantità , generalmente la l, assumendo per date le altre.
Se si indica poi con P la profondità del fosso sotto il ciglio della massa coprente, e con h l`altezza del muro di scarpa, si ha :
P = h + d = h + 1/m (I + a).
L'altezza h non dove essere minore (anche nella fortificazione attuale) di m. 5,00, perché non sia facile la scalata; la larghezza l non si tiene mai minore di m. 8,00, perché non riesca facile di passare il fosso con mezzi trasportati, o di riempirlo con le rovine della controscarpa minata, ma non si fa mai maggiore di m. 12,00 per non aumentare di troppo la difficoltà del defilamento del rivestimento di scarpa. Con questi dati, la profondità P varia ordinariamente fra m. 9,00 e m. 11,00; e quando si tiene il cordone di controscarpa a (0,00) il fondo del fosso ha la quota (-7,00)#61624;(-8,00).
243. Spesso però la soluzione del problema di determinare la larghezza del fosso, pure soddisfacendo alle condizioni di defilamento, si fa graficamente, in conseguenza della posizione occupata dal ciglio di fuoco principale, o da quello di falsabraga. Sia AB (Fig. 116) il prolungamento del pendio del parapetto, inclinato di 1/6 con l'orizzonte; si conduca una retta by parallela a detto pendio, distante e sotto di esso m. 0,50#61624;1,00, e tale retta determinerà la posizione del pendio dello spalto, soddisfacente alla condizione di essere battuto con tiri radenti dal parapetto principale o da quello di falsabraga; ora, dal cordone x del muro di scarpa si conduca la retta x z inclinata con l' orizzonte di 1/m (2/5 in figura), nel punto c, incontro della xz con la by, si dovrà avere il ciglio della massa defilante ad 1/m il predetto cordone, e quivi si potrà tracciare internamente, od il profilo del particolare di fucileria per la strada coperta, o la scarpa inclinata ad 1/1 dello spalto, ed a punto opportune tracciare il rivestimento di controscarpa, come indica la figura citata. Se la larghezza del fosso riuscisse minore del limite minimo, si dovrebbe modificare qualcuno dei dati della costruzione, come il pendio del parapetto, o la posizione del cordone del muro di scarpa, od altro.
244. Per i fossi acquei non si ha legame fra la larghezza e la profondità ; conviene siano larghi, per aumentare l'ostacolo, e quindi si fanno, anche ora, almeno di m. 15,00, misurati sul pelo dell'acqua. Le scarpe si tengono a 45° se l'acqua è stagnante od è a movimento lento, od inclinate a 1/2 se vi ha corrente ragguardevole. La profondità deve essere tale che l'altezza dell'acqua non sia mai inferiore a m. 2,00, e quando questa condizione non è soddisfatta, o perché l'acqua è permanentemente a livello inferiore ai 2 m., oppure perché può subire dei cambiamenti di livello e può scendere sotto a tale limite, allora nel mezzo del fosso si scava un cunettone, largo almeno m. 4,00, e profondo tanto che ivi l'altezza dell'acqua non sia in alcun caso minore dei m. 2,00 anzidetti (Fig. 117, Tav. XI).
Ai fossi acquei è utile sempre di ricorrere ogni qualvolta le circostanze lo permettono, in quantochè con essi si ottiene un ostacolo di importanza, risparmiando la spesa dei muri di rivestimento, sempre ragguardevole. Si attribuiscono a questi fossi gli inconvenienti:
1° di rendere passiva la difesa;
2° di essere facilmente superati se agghiacciati;
3° di produrre miasmi e rendere poco igieniche le fortificazioni.
Ad essi si può in parte rimediare:
al 1o col praticare attraverso ai fossi delle ampie dighe ben difese e munite delle occorrenti interruzioni (come propose il Montalembert);
al 2° col mantenere sgombra dal ghiaccio una zona centrale del fosso larga almeno 3 o 4 metri;
al 3° col procurare all'acqua un movimento, anche se lento, in modo che non rimanga stagnante, o quanto meno col disporre le cose in mode che i fossi possano essere vuotati di quando in quando e riempiti di acqua non corrotta.
245. In quanto ai fossi a manovra, o cioè che possono essere asciutti od acquei, se si può prevedere come saranno al momento del bisogno, dovranno soddisfare alle condizione proprie dello stato in cui saranno destinati a servire. Se invece non si può fare tale previsione (caso più probabile) avranno rivestita la controscarpa (Fig. 11
, saranno larghi 12#61624;15 metri ed avranno profondità tale che, quando avvi l'acqua, essa non sia profonda meno di m. 2,00.
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da 246 a 260
manca la segnalazione in neretto del par 253 ... ve lo comunicherò più avanti...
(B)
Rivestimenti di scarpa e di controscarpa
246. Rivestimenti di scarpa. Erano e sono costituiti da muri o da gallerie.
I muri, a seconda della relazione in cui si trovano rispetto al terrapieno, si classificano in:
â?¢ aderenti [Figg. 119, 120 e 121, Tav. XII].
â?¢ semiaderenti o semistaccati [Fig. 122 A), B), C)].
â?¢ staccati [Fig. 123].
I muri aderenti poi a seconda della loro altezza rispetto a quella del terrapieno si dicono:
â?¢ interi, od alti, se si elevano sino al pendio del parapetto, ed hanno il cordone più alto (sul terreno) del ciglio di spalto (Fig. 119), come erano quelli della Scuola italiana, francese e tedesca dei primi secoli del periodo storico di fortificazione detta moderna;
â?¢ a mezzo rivestimento, se hanno la loro sommità* a livello del ciglio di spalto o di altra massa coprente (Fig. 120), o poco sotto a tale livello; come furono quelli impiegati dal Vauban nella fortezza di Neuf-Brisach, poi dal Cormontaigne e successivi ;
â?¢ bassi, se hanno la loro sommità*, o cordone, al disotto del ciglio di spalto o di massa coprente che sta loro dinanzi (Fig. 121).
247. I muri aderenti hanno il pregio di rendere minore la base del profilo e di far riuscire più economica la costruzione delle gallerie di scarpa, quando occorrono. Ma, per contro: debbono avere grossezza spesso ragguardevole, per resistere alla spinta delle terre sovrastanti; se sono imbrecciati trascinano nella loro rovina, queste terre, e danno luogo a brecce praticabili; non possono sostituirsi con altri ostacoli, né venire facilmente riparati durante l'assedio.
248. I muri staccati riescono più economici di quelli aderenti, perché possono tenersi, in genere, di grossezza minore (m. 0,75 a m. 2,00); costituiscono un ostacolo maggiore contro la scalata; non danno luogo, se imbrecciati, a rampe facilmente praticabili, giacché sono ingombrate di rottami di murature senza terra frammista; possono essere sottratti facilmente al tiro di demolizione, avvicinandoli di più al muro di controscarpa, senza che con ciò si abbia da restringere il fosso; ed, in fine, permettono di ottenere una linea di difesa bassa per battere il fosso, praticandovi delle feritoie a conveniente altezza e lasciando dietro di essi un cammino di ronda, largo da m. 1 a m. 2. Danno luogo all'inconveniente - unico - di richiedere una maggiore larghezza di base del profilo. I muri staccati sono perciò stati preferiti a quelli aderenti in fortificazione contemporanea 1° periodo, e si vedranno impiegati, con profitto, qualche volta anche in fortificazione odierna.
249. I muri semiaderenti o semistaccati hanno qualità* intermedie fra quelle dei precedenti. Si dicono anche muri di ripiego, giacché possono impiegarsi in particolari circostanze, che non permettono di adottare né i muri aderenti, né quelli staccati; così, per es., se non è possibile di fare un muro aderente perfettamente defilato, dandogli altezza minima di m. 5, si applica un muro semiaderente nel quale la parte aderente abbia il voluto grado di defilamento e la parte staccata sia defilata in minor grado ; od ancora si può usare muro di questa specie, quando si voglia ridurre un profilo dell'epoca moderna, in modo che la parte di muro non defilata, o mal defilata, riesca isolata dal ramparo retrostante, come appare dalla Fig. 122 B), e la parte che rimane aderente non abbia sufficiente altezza per impedire la scalata; o quando la presenza dell'acqua sotterra impedisca di dare al fondo del fosso la volute profondità*, o casi simile.
250. Le gallerie di rivestimento sono sempre ancora organi di fiancheggiamento, e se ne terrà* parola quando si tratterà* questo argomento.
251. Costituzione e dimensione dei muri di scarpa. I muri aderenti di scarpa possono essere pieni od a discarico, e i primi possono essere a contrafforti, oppure essere a faccia interna continua.
Le dimensioni dei muri di scarpa si avrebbero dovute determinare nelle opere esistenti, o si dovrebbero determinare per opere nuove, calcolando la spinta delle terre e tenendo conto dell'urto dei proiettili in base alla loro massa e velocità* di urto, elementi di calcolo che l'ufficiale può procurarsi; ma per i casi più comuni si. sono usate delle regole empiriche ricavate dalle fortificazioni che hanno dato buone prove di resistenza, regole che credesi opportune di riassumere qui, perché possono essere applicate anche oggi, ogni qualvolta si debbano costruire dei muri di terrapieno comuni, di scarpa, od altro, non soggetti al tiro diretto di artiglieria moderna, con proiettili pieni di potenti esplosivi :
a) ai muri a tutto rivestimento con speroni o contrafforti (Fig. 119, Tav. XII) il Vauban dette costantemente in sommità* la grossezza di m. 1,60; gli altri elementi furono così determinati (essendo H l'altezza totale del muro):
grossezza alla base g = 1,60 + 1/5 H,
sporgenza degli speroni c = 0,65 + 0,2 H,
base maggiore degli speroni b 0,65 + 0,1 H,
base minore idem a 2/3 b,
distanza fra asse ed asse d = m. 5#61624;6.
b) Le regole del Vauban vennero applicate anche ai muri a mezzo rivestimento, prendendo però per H l`altezza del muro, più il dislivello fra il cordone ed il terrapieno, escluso il parapetto, assegnando la grossezza minima di m. 1,60 al muro se avesse esistito fino all'altezza predetta del terrapieno (cioè y =1,60, Fig. 124), e facendo la scarpa esterna con pendenza di 10/1 a 20/1 con l'orizzontale.
c) Ai muri bassi pieni generalmente non si applicarono i contrafforti. Il profilo più conveniente per essi si tenne quello così detto a resistenza indefinita, in cui la faccia interne è inclinata all'orizzonte in modo che la risultante della spinta e del peso del muro passi per la base di esso, e preferibilmente per il terzo centrale della sua larghezza (Fig. 121). Si assegnava loro in sommità* grossezza non inferiore a m. 1,80, e si determinava la pendenza della parete interna applicando le regole predette della stabilità*, e facendo la scarpa esterna inclinata da 10/1 a 20/1 con l'orizzonte.
Pei muri a faccia interna continua la detta faccia si teneva quasi sempre verticale e quella esterna inclinata di 10/1; la grossezza media g (Fig. 125, Tav. XII) poteva ritenersi data da g = 0,285 (H + h); oppure la grossezza g', presa ad 1/10 a partire dal piede del muro, era calcolata con la formula empirica:
g' = 1/3 H + 1/n h, essendo:
n = 5 per valori di h compresi fra 1/2 H ed H,
n = 10 per valori compresi fra H e 2 H,
n = 15 per valori di h maggiori di 2 H.
Recentemente, in alcune opere del campo trincerato di Roma, furono applicate dei muri di scarpa col profilo e le dimensioni indicate nella Fig. 126, detti muri a strapiombo od adagiati, i quali, a parità* di massa murale, pare presentino una maggiore resistenza alla spinta delle terre e richiedano - molto probabilmente - un maggior numero di colpi per. essere aperti in breccia. Questi muri presentano qualche difficoltà* ad essere liberati, nella faccia interna, dalle acque di infiltrazione, le quali anzi tendono ad accumularsi nell'angolo diedro costituito dalla faccia predetta e dal terreno di fondazione, quasi sempre meno permeabile in confronto al terreno superiore. Queste acque possono far gonfiare il terreno (specialmente se è argilloso) e produrre distacco delta sezione più ristretta del muro dalla sua fondazione, e scorrimento della scarpa. Si evita l'inconveniente curando il drenaggio e costruendo il muro coi letti di posa dei materiali perpendicolari alla faccia interna di adagiamento.
f) I muri staccati si fecero grossi m. 2#61624;3 se costituiti con nicchioni, come quelli attuati da Carnot, e m. 0,75#61624;2 se continui. Queste ultime dimensioni per muri pieni sono proposte per resistere ai proiettili odierni; come pure è proposto che vengano questi muri costrutti sopra fondazioni ad archi e pilastri. Per rendere più resistente il muro staccato, in alcune circostanze si collegò con la scarpa retrostante per mezzo di lunghi speroni trasversali. Siccome questi muri staccati costituiscono sempre organo di fiancheggiamento del fossi, si ritornerà* sull'argomento, trattando appunto della difesa di essi fossi.
252. Assai frequente fu l'impiego nell'epoca moderna, e nel primo periodo dell'epoca contemporanea, di muri a discarico, che, secondo alcuni autori, dovrebbero essere gli unici muri di rivestimento da adoperarsi anche attualmente.
Tali muri sono muniti di contrafforti piuttosto lunghi a base rettangolare, riuniti fra di loro da volte cilindriche a generatrici orizzontali e normali alla lunghezza dei muri, disposti in uno o più piani, ed esse volte protette da terre.
La terra della scarpata penetra nell'interno dei vani risultanti fra piedritti e volte, e l`altezza e la larghezza di questi vani e la lunghezza dei piedritti si regolano in modo che le scarpe di terra a pendenza naturale, vengano col loro piede fin contro al muro frontale (Fig. 127, Tav. XII), oppure lascino un passaggio largo non meno di m. 1,00 contro al detto muro, al quale corrispondono poi delle porte nei piedritti, come indica la Fig. 128, (Tav. XII citata), disposizione proposta dal DUFOUR nel suo Trattato di fortificazione. Finalmente, alcune volte si trattengono le scarpate nell'interno dei vani predetti con dei muri, costituendo così coi piedritti, volte, muro frontale e muretti posteriori una serie di locali, che servono come gallerie di fiancheggiamento, aprendo all'uopo apposite fucilerie nel muro esterno; e si riproduce per illustrazione nella Fig. 129 il muro di scarpa a discarico eseguito nella cinta della piazza di Auxonne.
I muri a discarico hanno i seguenti pregi:
1° sentono meno di quelli pieni l'azione della spinta delle terre, anzi questi agiscono col loro peso sulle volte in favore delta stabilità*;
2° sono più difficilmente imbrecciabili, perché, per determinarne la caduta, devonsi rovinare, oltre alla parete frontale, anche due o tre volte, facendone cadere i piedritti;
3° se sono molto alti riescono più economici di quelli pieni;
4° favoriscono la costruzione di gallerie per la difesa dei fossi, come mostrano i due esempi ultimi qui indietro citati.
254. In quanto alle dimensioni medie adottate per i muri a discarico ad un ordine di volte, erano ordinariamente le seguenti:
Distanza interna tra i piedritti m. 3,00#61624;5,00.
Grossezza dei piedritti m. 0,90#61624;1,50.
Grossezza delle volte m. 0,70#61624;1,30.
Monta delle volte, dal tutto sesto ad 1/3 della corda.
Muro frontale grosso m. 0,90#61624;2,00. Detto muro venne però qualche volta soppresso (v. Fig. 132, 133, 134), regola questa seguita quasi sempre nella fortificazione attuale, e nella controscarpa piuttostoché nella scarpa.
Le volte superiori dovevano essere coperte da uno strato di terra di m. 2,50#61624;3,00,il che obbligava a prolungare il muro frontale sopra all'estradosso delle volte stesse, ingrossandolo, quando occorreva, per la stabilità* o per la resistenza ai tiri (Fig. 128, Tav. XII).
255. Rivestimenti di controscarpa. Sono anch'essi costituiti, come quelli di scarpa (§ 246)), da muri o da gallerie. I muri sono sempre aderenti e possono essere od a pareti continue, o con contrafforti, od a discarico.
Le dimensioni dei muri di controscarpa a pareti continue, o quelle dei muri con contrafforti si calcolarono come quelle dei muri simili di scarpa; tenendo conto però che quelli di controscarpa non sono soggetti a forti spinte di terra, che l'azione dei proiettili avversari (scoppianti sul ciglio, fra essi muri ed il terreno dello spalto), oppure l'azione delle mine avversarie, tendono a rovesciarli nel fosso, e che invece sono raramente colpiti con tiri di lancio diretti od indiretti.
I muri pieni alla Vauban con contrafforti si fecero grossi, in sommità*, circa m. 1,00, e per le altre parti si applicarono le regole esposte al § 251 comma a; la parete frontale dei muri a discarico si ridusse, nella fortificazione contemporanea 1° periodo, alla grossezza di m. 0,40#61624;0,50, o si soppresse.
Per le gallerie, potendo costituire organo di fiancheggiamento, se ne terrà* parola quando si tratterà* di questa azione nei fossi.
Le Figg. dalla 130 alla 136 della Tav. XII danno esempi di muri di controscarpa, e precisamente:
Fig. 130. Muro di controscarpa (a destra del disegno) con contrafforti. Ivi è supposto che il terreno, nel quale è ricavato il fosso, sia poco consistente, o sia sciolto, e si dà* l'esempio di congiunzione del rivestimento in parola con quello di scarpa per mezzo di archi di contrasto sul fondo del fosso. Le dimensioni segnate in figura dispensano dall'entrare in ulteriori particolari.
Fig. 131. Muro di controscarpa adagiato od a strapiombo.
Fig. 132. Muro a discarico ad un piano di volte orizzontali senza muro frontale.
Fig. 133. Muro a discarico con un piano di volte disposte a gradini, ed ove si ha eguale protezione alle volte, benché il terreno protettore sia inclinato rispetto all'orizzonte per effetto del pendio dello spalto.
Fig. 134. Muro a discarico a due piani di volte e senza muro frontale, disposizione convenientissima anche per opere odierne.
Fig. 135. Muro a discarico a due piani di volte con muro frontale, e cammino di ronda.
Fig. 136. Muro a discarico a tre piani di volte, economico in confronto a muro pieno della stessa altezza.
(C)
Spalto
Strada coperta e cammino di ronda di controscarpa
Avanspalto(
256. Strada coperta e cammino di ronda. La strada coperta fu in fortificazione contemporanea di impiego eccezionale, sulla controscarpa di fossi asciutti, perché il bisogno di defilare la sommità* del muro di scarpa, senza restringere troppo il fosso, condusse a far servire all'uopo il ciglio dello spalto, anziché il cordone del muro di controscarpa, e perché o si avvicinò il ciglio dello spalto alla controscarpa, riducendo la strada coperta ad una semplice banchina, larga m. 1,00#61624;3,00 (Fig. 135, Tav. XII), cui si dette il nome di cammino di ronda di controscarpa , oppure si soppresse qualunque passaggio coperto sulla controscarpa e si terminò lo spalto verso l'interno a scarpata naturale delle terre (Fig. 130#61624;134, Tav. XII).
Il cammino di ronda si tenne almeno a m. 2,00 sotto al ciglio dello spalto, si elevò sul terreno naturale da m. 0,00 a m. 2,00, e la scarpa interne della massa coprente venne, durante la messa in difesa dell'opera, intagliata a particolare d; fanteria in quei tratti dove se ne prevedeva il bisogno (v. linee punteggiate nella citata Fig. 135, Tav. XII).
257. Avanspalto. Se invece le circostanze erano tali che fosse stato utile di avere una strada di sorveglianza attorno ad un'opera, o davanti ad un fronte, senza rinunciare al vantaggio di avvicinare la massa coprente dello spalto al cordone di scarpa per ragioni di defilamento, la detta strada si stabiliva al piede dello spalto, riparandola con un secondo spalto, detto avanspalto (Fig. 137, Tav. XIII); e perché occorresse minima quantità* di terra e per la formazione dell'avanspalto, ed anche perché il suo ciglio fosse sottoposto a quello dello spalto, si abbassava il livello della strada coperta avanzata, come è rappresentato nella figure citata, collocandola in una specie di avanfosso pochissimo profondo.
258. Per i fossi acquei, dove la controscarpa non ha vincoli di defilamento rispetto alla scarpa non rivestita, si faceva quasi sempre la strada coperta, che riusciva opportune per dare carattere attivo alle opere cinte con tale specie di fossi.
259. Il pendio dello spalto doveva essere battuto dalla linea di fuoco del ramparo retrostante (ramparo principale o di falsabraga) con tiri radenti; bisognava perciò che, prolungando il pendio dello spalto esso passasse sotto al ciglio di fuoco del ramparo da cui era difeso, ed inoltre che la retta, parallela al pendio e passante a m. 0,50#61624;m. 1,00 sul ciglio dello spalto, sovrastasse o toccasse il ciglio di fuoco del ramparo, il quale perciò doveva essere fra i due limiti cosi determinati (v. Fig. 89, Tavole X e 116, Tav. XI).
Se fra la controscarpa e lo spalto eravi strada coperta, o cammino di ronda, doveva possibilmente essere soggetto al fuoco del ramparo principale o di quello di falsabraga; e finalmente, quando si aveva spalto di controscarpa ed avanspalto, le condizioni stesse dovevano sussistere tanto per l'uno come per l'altro, e quindi il ciglio di fuoco del ramparo si faceva compreso fra il più basso dei due limiti superiori ed il più alto dei due inferiori.
SEZIONE IV.
Delle casamatte e delle gallerie attive. Feritoie e cannoniere.
260. Generalità*. casamatta attiva, o da fuoco, è un locale coperto, alla prova di bomba, dal quale sparando attraverso a fucilerie, od a cannoniere, o gittando lungo appositi tubi delle granate esplodenti si può offendere l'avversario, stando al riparo dalle sue offese. Si hanno dunque: casamatte per fucileria, casamatte per lancio di granate esplodenti, casamatte per artiglierie e casamatte miste.
L'argomento in trattazione sarà* così suddiviso:
casamatte per fanteria Delle fuciliere o feritoie.
Ordinamento delle casamatte.
Casamatte per lancio di granate esplodenti. Dei tubi per lancio di granate.
Ordinamento delle casamatte.
Casamatte per artiglieria Delle cannoniere.
Ordinamento delle casamatte.
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