Forte di Oga (SONDRIO) Prima Parte
Immagine:
Il forte Olga, intitolato al capitano valtellinese Venini, fu costruito a difesa dei principali valichi alpini dell'Alta Valtellina tra il 1908 e il 1912. Si trova a 1730 metri di altezza.
Immagine:
Pianta del forte.(elaborazione della targa di ingresso)
<font color="blue">01-Corridoio 02-Pozzi 03-Riservette 04-Camera comando e osservatorio 05-Montacarichi 06-Alloggio Ufficiali 07-Macchinari 08-Magazzini 09-Camerate 10-Infermeria 11-Caponiere 12-Locali Caricamento
13-Corpo di Guardia 14-Cucina 15-Ingresso 16 Polveriere</font id="blue">
La struttura fu costruita seguendo alla lettera i migliori studi d'architettura militare di inizio secolo, a cominciare da quelli del generale francese Brialmont. Furono impiegati grossi blocchi di pietra ricoperti da un spessissimo strato di cemento portati con la ferrovia fino a Tirano, poi con i cavalli trasportati in loco.
Le enormi quantità* di ghiaia e sabbia estratte dalla vicina Val Cadolena tramite una "decauville" (trenino che correva su una strada orizzontale) furono portare in quota tramite l'attuale strada che conduce ad Oga costruita apposta , in sostituzione della precedente mulattiera dai tratti ripidissimi. Vi lavorarono alla costruzione più di 400 uomini per quattro anni.
Immagine:
Per tutto il corso della Grande Guerra, il Forte rimase attivo con le proprie artiglierie che parteciparono alle azioni contro lo Scorluzzo, la Nagler, il Cristallo, la Trafojer. Anche in questa costruzione troviamo il gusto architettonico tipica dell'epoca. I blocchi di granito disposti ad "opus incertus" si contrappongono alle pietre di tonalite perfettamente squadrate e finemente lavorate e che riguardavano le porte e le finestre.
Immagine:
Lungo il perimetro del forte erano distribuiti numerosi spuntoni acuminati visibili ancora oggi.
Immagine:
Negli anni che seguirono la fine della guerra, decretata nel novembre del 1918, il Forte non fu dimesso, essendo prossimo alla nuova frontiera. Affidato alla Guardia di Frontiera, con un nucleo di circa trenta uomini, nel 1935 fu anzi rafforzato con la costruzione della cosiddetta "Casermetta" posta prima dell`ingresso (nella foto). Verso la fine degli anni 1930 al Dossà*ccio ritornò una compagnia di artiglieri.
Dopo la II Guerra Mondiale e fino al 1958 la costruzione rimase operativa.
Immagine:
Immagine:
Dall`estate del 1958 i cannoni, che per oltre mezzo secolo avevano guardato verso i confini con spirito di difesa più che di offesa, furono venduti come ferraglia a peso. Inizia cosi il degrado ed il vecchio manufatto bellico venne saccheggiato di cavi di rame, pezzi di ottone, parti di motori e di serramenti. Il fatto però che si sia mantenuto in attività* cosi avanti nel tempo rispetto a tutti i rimanenti forti ha impedito che i vandali lo rovinassero totalmente.
Immagine:
Immagine:
Esisteva un ponte a scorrimento la cui struttura si può osservare ancora attraverso queste foto appese all'ingresso. E comunque una struttura strana , normalmente dove presenti su usavano ponti levatoi.
Immagine:
Questo è il cortile interno. La visita prosegue negli ambienti sulla sinistra : cucine (14) , corpo di guardia (13) e bagni (non segnati).
Immagine:
Immagine:
La Cucina. Il forte non aveva un locale mensa , i soldati ricevevano il rancio sulla porta della cucina e mangiavano nella gavetta; le scorte di viveri e acqua dovevano bastare per resistere ad almeno un mese di assedio nemico, in completo isolamento senza rifornimenti dell'esterno.
Immagine:
Prima delle cucine si trovano le Latrine: Nei ranghi militari vigeva una netta separazione tra truppa e gli ufficiali, lo si riscontra ancora oggi nella struttura dei bagni: mentre le latrine per la truppa hanno una larghezza di circa 80 cm, quelle per gli ufficiali sono larghe 120 cm, il 50% in più.
Immagine:
Entriamo finalmente nel forte. Subito una delle cose interessanti che si possono trovare : il montacarichi.
I proietti confezionati nei locali di carica venivano trasportati attraverso il cortile esterno e i corridoi interni con carrelli scorrevoli trainati su binari a scartamento ridotto, quindi trasportati al piano superiore attraverso il montacarichi manuale. Come già* detto da Forte149 ci voleva coraggio a fare il soldato in queste strutture. Immaginatevi sotto bombardamento attraversare il cortile esterno carichi di munizioni. Questa non era una eccezione, le polveriere infatti in base alle disposizioni emanate dalla Commissione permanente degli Ispettori D'Artiglieria nel maggio-giugno 1903 (verbale n.35) dovevano essere esterne ai forti e poste a distanza di sicurezza dalle batterie.
Immagine:
Siamo all'esterno. In una vista d'insieme si vedono sia la torre di osservazione che una delle due torri a scomparsa per le mitragliatrici.
Immagine:
La torretta di osservazione era munita di feritoie e usata dall'ufficiale addetto al puntamento dei cannoni; vi si accedeva dalla sala comando attraverso una scala a pioli. A differenza delle torrette a scomparsa questa ha una struttura di metallo fissa affogata nel cemento.
Immagine:
Eccomi nella sala di comando (4) ora adibita a piccolo museo.
Seconda Parte
http://www.milistory.net/forumtopic.asp?TOPIC_ID=6370
Saluti [ciao2]







Rispondi citando
]






