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Discussione: C'ERANO UNA VOLTA..........

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  1. #1
    Utente registrato L'avatar di btgak47
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    C'ERANO UNA VOLTA..........

    C'ERANO UNA VOLTA........

    Si inizia proprio come una favola questo topic anche se non a lieto fine. Iniziamo però dalla fine della storia: qualche mese fa in un piccolo paese del sud Italia, una signora purtroppo passa a miglior vita e quindi io mi reco presso la sua abitazione per dare le dovute condoglianze ai parenti . A distanza di un po` di tempo, dopo abbondanti piogge, alcuni operai vengono chiamati per riparare delle infiltrazioni nella casa ormai disabitata procedendo tra l`altro ad ammassare per poi buttare diversa "roba vecchia".
    Per caso, il primo giorno di inizio dei lavori entro nella casa per curiosità* ma anche per uno strano presentimento, il tutto comunque alla presenza di un familiare della defunta, il quale mi mostra tutta la roba da buttare lamentandosi che oggi giorno non si trova nessuno disponibile a dare una mano e quindi decido di aiutarlo a patto di trattenermi eventuali cose che mi fossero interessate.
    Tale proposta suscita una risata dell`uomo che aggiunge che erano rimasti solo vestiti e scarpe vecchie piene di tarli e sporcizia.

    Ecco come si presentava l`interno della casa:


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    Spostando materassi, coperte, cartoni, sono iniziate a "spuntare" diverse divise fasciste purtroppo troppo tarlate per essere recuperate; ho continuato e pian pianino ciò che ho iniziato a "riscoprire" non può essere descritto a parole in quanto trova posto solo nelle forti emozioni che si possono provare in questi momenti.
    Ecco una giacca d`orbace, poi una bustina nera, una camicia nera, divise del R.E., berretti e bustine della Milizia, scarpe, stivali, camicie G.V., borracce, teli mimetici, cappotti R.S.I., bergmutze R.S.I., e così via.
    Forse alcune immagini che posto possono rendere meglio l`idea di ciò che è stato salvato e che con paziente lavoro sono riuscito a preservare dall`avviato processo di distruzione (pulizia, trattamento antitarlo, etc.):



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    Borraccia R.E. da 2 Lt



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    Camicia G.V.



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    Berretto rigido R.E.



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    Berretto Milizia



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    Bustina Milizia



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    Scarpe e Scarponi R.E.



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    Fregi R.S.I.

    Non pago dell`eccezionale riscoperta ho iniziato a studiare il materiale cartaceo ritrovato (lettere dalle zone di guerra, foto, cartoline, etc.) e a documentarmi di più sulla provenienza di tutto questo.
    Questa è la storia:

    C`ERANO UNA VOLTA due fratelli nati nei primi del ‘900 in un piccolo paese del sud Italia (darò loro dei nomi fittizi paterni ovvero Rino e Micuzzo).

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    Erano molto uniti come lo erano al loro padre che decise di avviarli alla carriera militare non prima di avere fatto iscrivere i due ai Balilla e infine al P.N.F.

    Rino diventa poliziotto, lavora prima a Roma e infine viene trasferito a Trieste dove vi rimane durante il periodo di guerra.


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    Micuzzo invece intraprende la carriera nel R.E.I. frequentando la scuola ufficiali a Salerno (39° Regg.) e prestando servizio, nel 9° Regg. Regina, a Rodi Egeo e in Libia (Tripolitania).

    Ecco una foto nel deserto (193

    Immagine:

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    E il suo casco coloniale e la sua sahariana raffigurati nella foto



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    All'inizio del conflitto rientra in Italia e qui probabilmente decide e riesce a entrare nella Milizia.
    L`8 settembre 1943 stravolge la vita dei due fratelli in quanto Rino da Trieste non può più rientrare a casa mentre Micuzzo viene arruolato nella R.S.I. e inviato a Grafenwohr (Germania) per attività* addestrativa imposta dal regime del Terzo Reich.
    I due fratelli hanno però la fortuna di trovarsi almeno dalla stessa parte e quindi di non doversi combattere l`uno contro l`altro.
    Si scrivono spesso e cercano, come hanno sempre fatto, di aiutarsi a vicenda:

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    Lettera inviata con FeldPost da Grafenwohr da Micuzzo a Rino a Trieste il 30.01.1944 in cui gli chiede diverso materiale.

    Il tempo passa e le sorti della guerra si decidono il 25 aprile 1945 quando tutti i reparti della R.S.I. vanno allo sbando.
    Rino e Micuzzo non si perdono d`animo e quindi insieme decidono di far rientro a casa con ancora i loro abiti di servizio indosso(Rino in borghese, essendo poliziotto, e Micuzzo con la camicia nera).
    Si incontrano nei dintorni di Trieste e fatti pochi chilometri a piedi vengono fermati da pattuglie jugoslave partigiane che trattengono Micuzzo e decidono di lasciare andare Rino.
    Quest`ultimo senza esitazione decide di restare con suo fratello per cercare, come sempre, di aiutarlo: ma questa volta la storia non è a lieto fine perché i due non faranno mai più ritorno a casa dispersi in guerra; unica cosa a giungere è una cassa militare con il corredo militare di Micuzzo:

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    Oggi i loro nomi sono scolpiti su una lastra in pietra nel centro del piccolo paesino insieme ad altri caduti durante la seconda guerra mondiale.
    Il loro padre attenderà* ogni giorno il loro rientro rifiutando la pensione che spetta ai familiari dei caduti in guerra, restio ad accettare quel destino così crudele, fino alla sua morte verso la fine degli anni `60.
    Solo la sorella rimarrà* ad aspettarli conservando ogni loro effetto (in pratica al 99% solo vestiario, foto e documenti di Micuzzo) senza toccarlo fino a che lei qualche mese fa è passata a miglior vita.
    Suppongo che molta altra roba interessante sia stata buttata o acquisita impropriamente da persone estranee (ho appreso ultimamente che un elmetto G.V. con stemma fanteria anni 30, un casco coloniale bianco, una bandoliera da ufficiale e diversi gradi fascisti sono stati da tempo regalati a terze persone).
    Ho deciso di adottare moralmente questi due "ragazzi" e le loro foto sono nel mio studio davanti a me insieme a quelle degli altri miei cari avi di famiglia che hanno combattuto o meno le due guerre.
    Ho anche deciso di raccontare su questo forum la loro storia perché penso che possa fare solo onore alla loro memoria, perché il tutto non cada nel dimenticatoio e soprattutto per raccontare la storia di questi due fratelli uniti nella vita e nel loro destino che rimarrà* per sempre ignoto.
    Spero che chiunque abbia letto questo topic possa esprimere una propria personale riflessione e se avrà* qualche curiosità* o richiesta di approfondimento in merito cercherò col materiale in possesso di rispondere.
    Ciao
    Gianfranco
    Sogna come se dovessi vivere per sempre. Vivi come se dovessi morire oggi. (James Dean)

  2. #2
    Utente registrato L'avatar di nelson
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    Bravo, bravo, bravo...conserva la memoria...ottima iniziativa...
    amo le STORIE di quelli che non hanno fatto la Storia.

  3. #3
    Utente registrato L'avatar di Tobruk1964
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    Leggo solo ora questa appassionante storia, complimenti per l'eccezionale lavoro di ricerca.

  4. #4
    Utente registrato L'avatar di btgak47
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    Qui di seguito riporto un po’ di storia dei due fratelli che sono riuscito a raccogliere grazie a varie fonti, soprattutto lettere manoscritte, fotografie e documenti militari.
    Il periodo che precede l’entrata dell’Italia in guerra è cruciale per le sorti dei due fratelli perché ne determinerà inesorabilmente il destino.
    Infatti entrambi intraprendono la carriera militare: Prospero per primo nel 1934 giunge presso il 20° Reggimento Fanteria “Roma” - 6° Compagnia - di Reggio Calabria ove frequenta un corso di radiotelegrafista.
    Domenico invece nell’ottobre del 1935 parte come allievo Ufficiale di complemento presso il 39° Reggimento (Scuola) Fanteria “Bologna” (motto AUDACE e TENACE) di Salerno ove vi rimane per tutto il 1936 mentre nel 1937 parte per Trieste prima presso il 151° Reggimento “Sassari”- 8° Compagnia - e poi presso il neo-costituito (9 maggio 1937) 69° Reggimento Fanteria “Ancona” (motto ARDENTE E TENACE) inquadrato nella Divisione di Fanteria “Sirte” (61°) e subito inviato in Africa settentrionale (Tarhuma).
    E’ questo forse il periodo più ricco di belle fotografie scattate nel deserto da Domenico insieme a suoi commilitoni e popolazione locale ove vi rimane per certo fino all’1938.
    La passione per la fotografia di Domenico è ben testimoniata dalle numerose foto rinvenute che lo ritraggono in diversi momenti della sua vita militare ma anche privata specialmente negli anni tra il ’36 e il ’38.
    Purtroppo la sua macchina fotografica è andata perduta per sempre mentre un treppiede della Kodak è ciò che rimane della sua attrezzatura da fotografo.
    Merita un piccolo ex-cursus questo periodo vissuto da Domenico in Africa dove molte foto testimoniano meglio di mille pagine di manoscritti tanti episodi.
    Innanzitutto è documentata la visita del Duce avvenuta nel 1937 dove appare anche il governatore Italo Balbo (deceduto a bordo del suo aereo a Tobruk il 28 giugno 1940 abbattuto per errore dalla contraerea italiana).
    Dopo la visita al governatorato di Tripoli si vede il Duce fotografato in varie fasi quando si reca a Tarhuma per assistere a una danza araba, quando passa in rivista gli arabi e infine quando riparte a bordo della sua auto.
    Al rientro dalla Tripolitania (Libia) in Italia nell’aprile-maggio 1938 va a Roma ed incontra il fratello Prospero che nel frattempo ha iniziato a frequentare la Scuola Tecnica di Polizia - IV Reparto - II° Battaglione Motociclisti - sita in via Guido Reni.
    Evento da segnalare è la visita di Benito Mussolini a Cosenza il 30 marzo 1939 ove forse il padre Vincenzo si sarà recato.
    All’entrata in guerra dell’Italia (10 giugno 1940) il S.Ten. Domenico si trova presso l’isola di Rodi Egeo, colonia italiana, in forza la 9° Reggimento Fanteria “REGINA” - 7° Compagnia II Battaglione Mitraglieri Costieri.
    Il 9° Rgt Fanteria “Regina” (motto Sicut te candidi candidissima Regina) viene così denominato il 15 ottobre 1871, fra il 1895 ed il 1896 invia personale in Eritrea mentre nel 1908 è a Messina in soccorso alle popolazioni colpite dal maremoto dove ottiene una Medaglia d'Argento di Benemerenza.
    Prende parte alla prima guerra mondiale nelle battaglie dell’Isonzo ove, nel 1916, ottiene la medaglia d’oro dopo la settima e l’ottava battaglia, e si distingue anche nella battaglia del Piave.
    ll 1° giugno 1924 il reggimento è destinato a presidio delle isole italiane dell'Egeo; prende sede a Rodi.
    In esecuzione della legge 11 marzo 1926 sull'ordinamento dell'esercito, che prevede la costituzione delle brigate su tre reggimenti, il 30 settembre assume il numero ordinativo di XXIII Brigata di Fanteria e assume alle dipendenze, oltre al e al 10°, anche il 47° Rgt. Fanteria della disciolta Brigata Ferrara. Successivamente la XXIII Brigata e il 14° Rgt. Artiglieria Divisionale entrano a far parte della Divisione Militare Territoriale di Bari (23a) e nel 1934 assume, per estensione, il nominativo di Brigata di Fanteria delle Murge (XXIII), allorché tale nominativo viene attribuito alla Divisione Militare Territoriale di Bari.
    Nel 1938 la Brigata delle Murge (XXIII) trasferisce il e il 10° Rgt. Fanteria Regina che entrano a far parte del Comando Truppe delle Isole Italiane dell'Egeo e assume alle proprie dipendenze, oltre al 47° Fanteria già in forze, anche il ricostituito 48° Rgt. Fanteria. Il 1° marzo 1939 il Comando Truppe Regio Esercito delle Isole Italiane dell'Egeo - che fino all'ottobre 1935 coincideva con quello del 9° Rgt. Fanteria Regina, ivi dislocato dal 1924, e in coincidenza con la guerra d'Etiopia era diventato un comando a livello brigata (9° e 34° Rgt. Fanteria, 28° Rgt. Artiglieria per Divisione di fanteria) - si trasforma in Divisione di Fanteria Regina (50a) ed inquadra il 9° e 10° Rgt. Fanteria ed il 50° Rgt. Artiglieria Divisionale.
    Impiegato nelle Isole dell'Egeo, partecipa all'occupazione di Creta dove resta di presidio con la Divisione contro gli attacchi daparte di unità da sbarco greche e inglesi.
    Si scioglie l'11 settembre 1943, a seguito degli eventi bellici successivi all'armistizio, nell'isola di Rodi.
    Suo fratello invece con molta probabilità è già in servizio presso la Questura di Trieste.
    La permanenza di Domenico presso l’isola una volta italiana si protrae alla metà del 1942 dopo di che si perdono le sue tracce.
    Il Dodecaneso è un insieme di isole, tra cui Rodi appunto, che fu conquistato dall’Italia nel 1912 al termine della guerra con l’impero ottomano combattuta fin dal 1911 in Libia.
    Pertanto da quell’anno l’intero arcipelago passò dalla bandiera con la mezzaluna a quella tricolore e ciò portò molti cambiamenti che modificarono l’aspetto dell’isola con la costruzione di palazzi, strade, acquedotti, caserme nonché con restauro di vecchi castelli e edifici.
    Questi cambiamenti portarono la popolazione totale dalle 102.669 unità del 1922 alle ben 130.855 del 1931.
    Ciò fu dovuto grazie all’opera meritoria dell’ambasciatore e poi senatore del regno Mario Lago che dal 1923 al 1936 resse il Governo con equilibrio, umanità e grande rispetto per le componenti etniche non italiane del territorio lasciando di sé un ottimo ricordo.
    Ben diverso fu il governatorato dal 1936 al 1940 di Cesare Maria De Vecchi: fascista della prima ora, quadriumviro della marcia su Roma, poi governatore della Somalia (1923) e quindi Ministro dell’ Educazione Nazionale (1935-36), De Vecchi governò il Dodecaneso con eccessiva durezza, con un rispetto pedante del cerimoniale e dell’ideologia fascista ed una forte tendenza all’accentramento gerarchico.
    Anche Domenico testimonierà l’incontro con il governatore De Vecchi in una serie di fotografie scattate durante le cerimonie per la ricorrenza dell’Anniversario dell’Impero il 9 maggio 1940, a un mese dall’inizio della guerra quando già sulle isole si contavano circa 50.000 militari.
    In particolare tre fotografie è documentato un momento di svago degli Ufficiali dell’unità mentre giocano al lancio del cerchio con cui centrare tre bottiglie di vetro.
    Nelle didascalia dell’ultima foto, scritta a mano con penna stilografica, al termine di tale gara il comandante, Ten.Col. Luigi Pozzuoli, procede alla distribuzione dei premi.
    In tutte e tre le fotografie è presente Domenico che, particolare curioso, si contrassegna con un piccolo x a matita appena sopra la sua testa.
    Di per certo il 4 settembre 1940 Domenico si trova ancora a Rodi e precisamente vicino il campo di , ove alle ore 03:38 riporta di suo pugno con la matita su un foglio di carta la scritta “mattino all’alba”.
    Alla data dell'armistizio (8 settembre 1943) il comando italiano a Rodi ordinò di non iniziare atti ostili nei confronti dei tedeschi, ordine che tramutò il 12 settembre in cedere le armi all'ex alleato.
    Tutti gli italiani vennero fatti prigionieri e trasferiti, nel tempo, in Grecia da dove proseguirono per i campi di prigionia in Germania.
    Da questo momento si perdono le tracce di Domenico che sicuramente, fatto prigioniero dai tedeschi, gli sarà lasciata la facoltà di scelta se continuare la guerra a fianco dei tedeschi nella neonata Repubblica Sociale Italiana (R.S.I.) oppure rimanere nella condizione di prigioniero di guerra.
    Domenico e Prospero non ci pensano due volte e, al motto “PER L’ONORE D’ITALIA”, continuano la guerra a fianco dei vecchi alleati tedeschi contro gli Alleati ma anche contro gli italiani che hanno deciso di seguire il re: da qui in poi in Italia si potrà parlare chiaramente di guerra civile.
    Nel novembre del 1943 la costituzione della G.N.R. avvenuta con la fusione della M.V.S.N., dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia Africana Italiana (P.A.I.) ebbe per la Venezia Giulia una diversa denominazione per volere delle autorità tedesche di sicurezza, poiché venne chiamata Milizia Difesa Territoriale (M.D.T.).
    Vengono formati 4 Reggimenti M.D.T.: 1° Rgt M.D.T. – Trieste, 2° Rgt M.D.T. – Pola , 3° M.D.T. – Fiume, 4° Rgt M.D.T. – Gorizia e 5° Rgt M.D.T. – Udine.
    Domenico nel frattempo finisce nel campo tedesco di Grafenwhor (posta militare ) dove può riprendere i contatti col fratello attraverso corrispondenza postale.
    La guerra civile scoppiata in Italia dopo l’8 settembre 1943 travolgerà le sorti di molti italiani e non risparmierà in questo caso neanche Domenico e Prospero quando poco più che trentenni verranno dichiarati dispersi in guerra.
    Questo è un breve riassunto ma molto lavoro c’è da fare e forse pian piano, prima della pensione o forse dopo, riuscirò a pubblicare qualcosa con l’obiettivo, si spera, sia di cristallizzare una testimonianza storica sia di trasmettere alle future generazioni un monito a non ripetere gli errori del passato e di riscoprire quei sempre più dimenticati valori di fratellanza e di pace ma anche di amor patrio.
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  5. #5
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    Bellissimo lavoro. Complimenti.
    sven hassel
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  6. #6
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  7. #7
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    Ecco alcune foto dei due fratelli e di loro uniformi ed effetti:
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