Antefatto: le foto sono del settembre 2010, oggi per caso le ho ritrovate e ho pensato che era troppo tempo che non postavo qualcosa.
La cosa divertente di questo giro è che la nave era ferma a causa del brutto tempo ed io (ovviamente) ne ho approfittato subito. Al momento di scendere ho come al solito avvisato il Comandante, dicendogli “Comandà, se partite NON chiamatemi!!” “Tranquillo, tanto non ci muoviamo…” Dopo un po’ guardo il mare increspato e cosa vedo…
…intanto mi squilla il cellulare “Hai visto siamo partiti e non ti ho chiamato…”. Era successo che abbiamo dovuto far posto in banchina ad un’altra nave e mi son ritrovato a terra fino alle 21 mentre il resto dell’equipaggio incrociava avanti ed indietro con onde qi qualche metro…
Otranto è stata un’altra tappa forzata dei miei giri salentini. La cittadina è molto accogliente e con notevoli tracce di una storia non sempre tranquilla. La sua posizione strategica ne fece un centro importante fin dall’antichità e specialmente a partire dall’alto medioevo, in coincidenza con le crociate. Nella cattedrale (che conserva un notevolissimo pavimento mosaicato) è conservata una testimonianza impressionante delle lotte tra “cristiani” e “saraceni”: è la cappella dedicata ai Martiri di Otranto, vittime innocenti di una prolungata incursione dei “saraceni” di Maometto II nel 1480 . Dopo un assedio i “saraceni” conquistarono la città che fu messa a ferro e fuoco; chi non abiurò la religione cattolica fu brutalmente ucciso e parte delle ossa dei morti furono poi raccolte e conservate nella cattedrale.
Venendo a tempi di guerra più recenti, lungo la costa si trovano numerose tracce delle opere di difesa costiera della seconda guerra mondiale.
Per la gioia di Daniele inizio con le classiche italiche P.C.M..
Dal mare sono molto evidenti le varie P.C.M., quasi tutte isolate e non protette dalla inesistente vegetazione, insomma in un colpo sono contraddetti tutti i pochi principi della difesa costiera. Ad Otranto non ci sono ne mimetizzazione ne cemento, solo isolate cupole in calcestruzzo con un piccolo rifugio per il personale vicino.
Cupole isolate e distanti, facilmente attaccabili e/o aggirabili…alla fine abbastanza inutili…
La mania un po’ infantile ma irresistibile di scrivere sul cemento fresco permette di datare queste opere al luglio 1943, insomma tra le ultime approntate prima del crollo del fascismo e dell’armistizio.
Una qualche variante interessante alla solita P.C.M. si trova nel porto di Otranto: sul rilievo che chiude a nord la piccola baia si aprono 3 feritoie, abbastanza chiaramente riconducibili a postazioni militari. Purtroppo non ho trovato un accesso…
Particolare anche questa con l’accesso protetto da un paraschegge e con gli accessi scavati nella roccia.
Nella ricerca delle PC.M. mi sono imbattuto per caso in una batteria costiera completa di tutto, ma senza un elemento fondamentale in questi casi…
Dal mare avevo notato una costruzione quadrata, una specie di masseria fortificata , ma non avrei ai sospettato quello che avrei trovato tra questa e il mare.
Per iniziare doppio posto d‘osservazione, forse collegato con la “masseria” alle spalle, dove ipoteticamente poteva esserci un telemetro.
Mi fa sempre impressione trovare i graffiti lasciati dai soldati e pensare cosa ne è stato di loro…questo è stato lasciato da un uomo di circa 30 anni…
Guardando verso il mare da nord verso sud ci sono 1 edificio presumibilmente alloggi. Notare la data, XX-1942…sempre grazie alla mania di scrivere e/o incidere tracce del nostro passaggio (ovviamente da questi ringraziamenti vanno esclusi i graffitari selvaggi dei nostri giorni..)
La batteria era composta da 4 piazzole scavate direttamente sul bel calcare salentino; purtroppo nessuna traccia di prigionieri per tentare di identificare il pezzo installato
Ogni piazzola è dotata di 2 riservette, scavate anch’esse nella roccia, alcune delle quali allagate.
Tracce di impianto elettrico o telefonico
That’s all folks!


















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