Volevo segnalare un articolo del quotidiano L'Arena di Verona che parla del restauro portato recentemente a termine sulla polveriera austriaca del 1860 che si trova a Peschiera del Garda, vicino a Porta Brescia e all'ex Ospedale Militare (più comunemente noto come il carcere militare di Peschiera). Un esempio positivo da seguire.
Trascrivo l'articolo per quando non fosse più disponibile online:
Polveriera di bastione Feltrin restaurata e aperta a tutti
La sala conferenze si prenota contattando l'associazione Sub Club che ha contribuito ai lavori e ora gestisce lo stabile
Un altro gioiello recuperato e donato alla comunità grazie alla collaborazione tra Comune e mondo associativo. La Polveriera di bastione Feltrin è tornata a splendere grazie a un contributo del Comune e all'impegno dell'associazione Sub Club Peschiera, che ha seguito tutte le fasi di restauro offrendo competenze e forza lavoro. Costruita nel 1860 dagli austriaci, che presero possesso della città fortificata nel 1815 dopo oltre un decennio di dominazione francese e quasi quattro secoli di controllo da parte della Serenissima, la Polveriera fungeva da deposito delle munizioni di artiglieria.
Si trova sulla sommità di bastione Feltrin, a destra di Porta Brescia per chi entra a Peschiera, in una conca nel terreno che serviva a proteggerla dai colpi. In passato il dislivello era maggiore perché ai lati erano state erette due pareti più alte.
«Il complesso è riprodotto in una planimetria generale della fortezza di Peschiera elaborata dagli austriaci nel 1866, ultimo anno di dominazione», spiega Giorgio Capone, appassionato di storia locale, mostrandone la copia su cartolina ottenuta dal Kriegsarchiv di Vienna. Nei decenni successivi la struttura diventa una base dell'esercito italiano: «Finita la Prima guerra mondiale Peschiera viene demilitarizzata», continua Capone, «fino ad allora aveva continuato ad essere una fortezza di primo grado: le cose cambiano quando il confine italiano si sposta al Brennero».
La sorpresa è tanta confrontando lo stato attuale della struttura con le foto scattate qualche mese prima dell'intervento. La copertura è stata rifatta, i muri ripuliti da muschio, rampicanti e scritte, sistemato il fossato. Anche l'interno sembra irriconoscibile, con il restauro delle volte a botte, dei muri, dell'intonaco e la posa di parquet e infissi.
Il primo grande spazio appena dopo l'ingresso funge da sala convegni, quello confinante è usato come sala riunioni del Sub Club. Sono stati poi ricavati una cucina, un magazzino, un bagno e una lavanderia. «Nel 2013 l'amministrazione Chincarini ha dato alla nostra associazione la concessione ventennale della Polveriera», spiega Sergio Perinelli, socio del Sub Club, in prima fila nel restauro. «Il Comune ha elargito 60mila euro, usati per la posa del pavimento, il rifacimento della copertura e manutenzioni. Noi abbiamo contribuito con 30mila euro per l'impianto elettrico, quello idraulico e per i serramenti, ma rimangono piccoli interventi da ultimare. Il presidente Santo Tomasoni ha messo a disposizione i mezzi per lavorare».
Nel secondo dopoguerra la Polveriera è stata custodita da Emilio Cozzolotto e dalla sua famiglia, che nel 1946 trasferì qui la propria attività di accoglienza di pastori, cavalli e greggi di passaggio per la transumanza. Oggi Emilio ha 84 anni e un ricordo vivido del periodo: «Abbiamo abitato qui fino a qualche anno fa, in una casa costruita prima dell'ingresso alla Polveriera e recentemente demolita». Del tetto, racconta, «non era rimasto nulla, solo calcinacci: i coppi erano stati portati via nel secondo dopoguerra e utilizzati per altre case». La proprietà era del Demanio, negli anni Novanta è passata al Comune. «I lavori sono iniziati lo scorso aprile e già a settembre la Polveriera era agibile», aggiunge Perinelli. «Abbiamo ospitato incontri dell'Università popolare, la festa di San Martino e la rievocazione della battaglia del Mincio. La sala conferenze è a disposizione di tutti».
Katia Ferraro
La foto che accompagna l'articolo:
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