VIENE DALL’ ALGERIA PER VEDERE GLI EX-PRIGIONIERI MANTOVANI
Il 13 maggio 1943, a Capo Bon, in Tunisia i genieri del 126° telegrafisti caddero prigionieri degli inglesi i quali li consegnarono ai francesi. Questi li smistarono in diversi campi. Un gruppo, del quale facevano parte sei mantovani (della città e dintorni), amici di vecchia data, fu assegnato a una tenuta di 600 ettari, ad Aim Kersha, nell’ interno dell’ Algeria. La gestiva la vedova Claudine Sogno Massard, di famiglia oriunda biellese; con lei erano due figli di minor età, un terzo era sotto le armi; una figlia, Jacqueline, studiava a Orano e tornava solo per le ferie. I sei, che in patria esercitavano professioni diverse (nessuno era contadino) si diedero da fare perché la fattoria, in miserevoli condizioni, fruttasse di più e ottennero presto felici risultati. Non solo ma, stufi di scatolame, si dedicarono alla cucina e prepararono eccellenti piatti dei loro paesi d’ origine. Insomma, dovevano fermarsi tre mesi, rimasero laggiù fino al 1946. E tanto si erano affezionati a loro i Massard, che li pregarono di tornare; la nostalgia della terra fece rispondere a tutti con un rifiuto. Ma i rapporti fra i sei ex-genieri e la famiglia francese continuarono. E in questi giorni Jaqueline, trovandosi in Italia, volle vederli. E da Venezia, dove si trovava, telegrafò agli amici preavvisandoli che sarebbe venuta a Mantova. Ne trovò cinque. Uno solo, Aldo Zamboni, non avvertito in tempo, mancò allo appuntamento. L’ incontro fu particolarmente affettuoso e commovente. Nella foto, presa a Mantova, è la signora Jacqueline con cinque degli amici, il secondo (da sin.) è Guerrino Benedini, che in prigionia diresse il gruppo; gli altri sono Mario Soltazzi, Fileno Donzellini, Ariodante Dobelli e Francesco Taffurelli.
TESTO E FOTO DA: “La Domenica del Corriere”



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