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12,28 KBRecensione di Luzzatto, S. L'Indice
Franzinelli ha esplorato gli archivi dell'Ovra .
Al cuore di un sistema che elevò la polizia politica a strumento di governo, Franzinelli riconosce il Duce in persona.
Per l'intero arco del Ventennio o quasi, Mussolini si tenne ben stretto il ministero dell'Interno; e dalla crisi Matteotti alla guerra mondiale conservò un uomo di fiducia, Arturo Bocchini, ai vertici dell'apparato repressivo. Al duce stesso risaliva l'idea - geniale - del termine Ovra, una sigla tanto più inquietante quanto più misteriosa. Opera Volontaria di Repressione Antifascista? Organo di Vigilanza dei Reati Antistatali? Insoluto a tutt'oggi, l'enigma dell'acrostico nascondeva probabilmente la realtà di una denominazione che nulla significava di preciso, ma arieggiava fin troppo la leggenda nera dell'Ochrana zarista e l'immagine tentacolare della piovra.
Durante la seconda metà degli anni venti, le cure della polizia segreta furono principalmente rivolte al fuoriuscitismo. Con laboriosa sistematicità , gli uomini di Bocchini infiltrarono gli ambienti dell'emigrazione politica in Francia.
I fiduciari del regime non si limitavano ad avvelenare i rapporti fra gli esuli e i governi ospitanti con opere di disinformazione e di calunnia. Agenti provocatori si incaricavano di coinvolgere i fuoriusciti nella trama di questo o quell'attentato, la cui "scoperta" all'estero immancabilmente giustificava un giro di vite in Italia.
La via italiana al totalitarismo venne lastricata con le lacrime di centinaia di antifascisti che il regime seppe trasformare in confidenti: ecco un'acquisizione tra le più importanti della ricerca di Franzinelli.
All'inizio degli anni trenta, la rete di confidenti aveva infiltrato non soltanto il Partito socialista e Giustizia e Libertà ma lo stesso Partito comunista, la cui fama di impermeabilità Franzinelli dimostra infondata. La vittoria del sistema repressivo sull'antifascismo organizzato contribuì a estendere il mandato degli apparati segreti;
oltreché di investigazione politica, la polizia di Bocchini prese a occuparsi di repressione della criminalità comune e di monitoraggio dell'opinione pubblica. Di riflesso, il secondo decennio della dittatura coincise con una mutazione genetica dei fiduciari.
Diminuirono le spie di estrazione "sovversiva" (spesso operai), mentre crebbero gli informatori di provenienza apolitica: per lo più bottegai e impiegati, avvocati e giornalisti.
Aveva un passato di giornalista - e di scrittore licenzioso - la più celebre spia del regime, Dino Segre detto Pitigrilli. Muovendosi liberamente tra l'Italia e la Francia, il confidente "373" infiltrò sia gli ambienti torinesi sia quelli parigini di Giustizia e Libertà ; fu al suo zelo di delatore che personaggi quali Carlo Levi, Massimo Mila e Vittorio Foa dovettero gli anni da loro trascorsi al confino o nelle galere fasciste.
Opportunamente, Franzinelli segue i confidenti dell'Ovra fin dopo la caduta del fascismo e la Liberazione. Per un Pitigrilli emigrato in America Latina, quante spie del regime scagionate dall'Italia di Scelba, e quanti capi dell'Ovra riciclati in funzione anticomunista all'alba della guerra fredda...
Sicché questo studio meritorio sulla polizia politica fascista diventa - nell'ultima parte - un contributo prezioso sul tema della "continuità dello Stato", sui nessi tra gli apparati segreti del Ventennio e quelli della Repubblica.




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