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Discussione: [DOCUMENTI] fortificazione permanente (4a parte)

  1. #1
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    [DOCUMENTI] fortificazione permanente (4a parte)

    <font color="red">continua da</font id="red">:
    http://www.milistory.net/forumtopic.asp?TOPIC_ID=4435

    [DOCUMENTI] Fortificazione permanente (3a parte)

    <font color="red">e da</font id="red"> http://www.milistory.net/forumtopic.asp?TOPIC_ID=4055
    [DOCUMENTI] Fortificazione permanente (2a parte)

    <font color="red">e da </font id="red">
    http://www.milistory.net/forumtopic.asp?TOPIC_ID=3930
    [DOCUMENTI] Fortificazione permanente (1a parte)


    da 140 (<font color="red">già* presente nella parte 3a, ma senza il num di paragrafo</font id="red">) a 143

    140. Dapprima Montalembert cominciò con lo studiare il modo di rendere utilizzabili i fronti bastionati esistenti con l'aggiunta di molte casamatte.
    Poi propose un tracciato tanagliato, da lui detto perpendicolare, e la Fig. 55, Tav. VI indica come egli intendesse di sostituirlo al tracciato bastionato. Era costituito dal corpo di piazza, da una controguardia generale, e dalla strada coperta, con ampie piazze d'armi rientranti, con ridotto. I fossi dovevano essere tutti acquei. Fu facile ai suoi avversari di dimostrare i gravi inconvenienti di questo sistema, nel quale l'azione lontana era molto diminuita e le facce risultavano molto più esposte all'infilata che nel sistema, da lui criticato.
    141. Montalembert allora passò al sistema poligonale, e propose un fronte avente il terrapieno del corpo di piazza coincidente col lato del poligono, salvo della parte centrale, dove era alquanto ritirato, e dinanzi a cui era collocata una caponiera staccata, destinata al fiancheggiamento del fosso di detta cinta (Fig. 56, Tav. VI). Agli angoli di spalla del ripiegamento del terrapieno dietro alla caponiera erano poste delle casamatte, per incrociare fuochi davanti alla caponiera, e per battere d'infilata il ramparo, quando fosse caduto in mano all'avversario.
    Dopo il fosso delta cinta e della caponiera eravi una controguardia generale, la quale pertanto assumeva tracciato a tanaglia davanti a ciascun mezzo fronte. Al fosso della controguardia seguiva la strada coperta con ampissime piazze d'armi rientranti, occupate da grandi ridotti con tracciato a dente fiancheggiato e con fosso.
    Tutti i fossi dovevano essere acquei.
    Numerose casamatte erano destinate a contenere più di 100 bocche da fuoco su ciascun fronte, con uffici diversi, o di azione frontale lontana, o di fiancheggiamento. La caponiera, della quale, si riportano nella Fig. 56 b) la sezione trasversale e nelle successive c), d) ed e) delle piante a diverse altezze, era a tre ordini di fuochi casamattati, per avere cosi il predominio sulle batterie di breccia che fossero stabilite sopra i salienti fra i fronti.
    Questo sistema, conosciuto col nome di primo sistema poligonale del Montalembert, venne criticato per le molte murature che ne rendevano elevato il costo, e perché le murature erano in grande parte scoperte.
    142. Successivamente il Montalembert studiò per la cinta di Cherbourg un altro fronte, che è conosciuto come fronte di Cherbourg o fronte poligonale semplificato, e che è esente da massima parte dei difetti attribuiti al precedente.
    Il tracciato ne è il seguente (Fig. 57, Tav. VI). Sopra un lato esterno, h k, che può variare da 360 m. a 560 m., si innalzano a distanza di 25 m. dal centro due perpendicolari a c, b d, lunghe 20 m., e sulla retta ed che unisce le loro estremità* si costruisca un triangolo equilatero c e d. Si avrà* così la magistrale della cinta principale del fronte e della caponiera centrale di fiancheggiamento.
    Il profilo A B C D delta cinta principale è costituito da un terrapieno, con scarpa esterna prolungata fino a livello dell'acqua del fosso, supposta a 2 m. sotto al terreno naturale. Fra esso e l`acqua avvi una berma larga 8 m., occupata per 6 m. verso l'acqua da casamatte murarie, e per i rimanenti 2 m. da un passaggio detto cammino di ronda. Le casamatte si risvoltano seguendo il tracciato della caponiera centrale, che esse appunto costituiscono; solamente che dette casamatte nella caponiera sono a due piani (v. sez. R S).
    A 4 m. dietro alla scarpa interna del terrapieno avvi un muro a feritoie, che forma trinceramento interno. II passaggio fra il muro ed il terrapieno è fiancheggiato da una caponiera a metà* del fronte, che penetra nel terrapieno e da cui è separata dal passaggio stesso che le gira attorno (v. iconografia). Anche il cammino di ronda dietro alle casamatte è fiancheggiato da una piccola caponiera aderente al terrapieno.
    Sul ramparo del corpo di piazza sono collocate le traverse casamattate, armate con cannoni avente azione sulla campagna e sul ramparo stesso, dal quale le casamatte sono separate, dalla parte del saliente, da una tagliata che si attraversa con un ponticello mobile.
    La testa della caponiera centrale è protetta, al di là* del fosso (largo 30 m., e supposto acqueo, come si è detto), da un coprifaccia speciale avente m. 22 di base. Un fosso acqueo circonda il corpo di piazza ed il coprifaccia speciale, ed è largo 35 m. dinanzi al primo e 30 m. in corrispondenza del secondo.
    Gli si avvolge attorno un coprifaccia generale, con base di 30 m., preceduto da un fosso di m. 18. In ogni rientrante di questo coprifaccia sono ricavati due fianchi casamattati, a due piani, lunghi m. 20, perpendicolari alle facce, ed unite da una cortina lunga 15 m.; destinate al fiancheggiamento del fosso più ristretto.
    Questi fianchi sono coperti da uno spazioso rivellino, con ridotto e con le facce allineate a 65 m. dal rientrante del coprifaccia. Il rivellino è preceduto da un fosso acqueo largo 18 m.
    Finalmente una strada coperta a tratti rettilinei, con piazze d'armi rientranti, senza ridotti, e con poche traverse, chiude la piazza all'esterno.
    Tutte le opere esteriori sono prive di scarpa murata.
    Le comunicazioni militari hanno luogo in capitale fino all'interno della caponiera principale; ivi si ripiegano normalmente, alle facce della caponiera; attraversano i fossi su ponti, in parte fissi ed in parte levatoi; passando sotto al coprifaccia speciale ed al coprifaccia generale in corrispondenza al rientrante, giungono al ridotto di rivellino, dal quale con passaggi sopra berme, all'estremità* delle facce del ridotto e del rivellino, e con ponti sul suo fosso, si arriva alle piazze d'armi rientranti. Di lì, con rampe, si può sboccare sul terreno davanti alto spalto.
    Questo fronte fu trovato migliore dei precedenti, sopratutto perché tutto il corpo di piazza poteva prendere parte alla lotta lontana ed aveva molti cannoni casamattati, quindi difficilmente smontabili; per questo fatto era assicurata ancora la difesa vicina ed il fiancheggiamento dei fossi negli ultimi momenti dell`attacco. Le traverse casamattate del ramparo principale servivano ancora a proteggere questo dall'infilata.
    Esso non fu applicato nella sua integrità* perché molto costoso; ma fu applicato in parte nelle fortificazioni delle città* federali germaniche, le quali affermarono l'impiego del fronte poligonale.
    143. Nella difesa di Cherbourg, e di molte altre piazze, il Montalembert propose l'impiego dei forti staccati, per accrescere il raggio d'azione delle piazze forti e metterle al coperto dal bombardamento, preconizzando cosi le piazze a campi trincerati.
    Michele

  2. #2
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    ..e un po'di immagini




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    Michele

  3. #3
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    Michele

  4. #4
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    ....scusate... sono le immagini della tavola III.
    Qlc dovrebbe dirmi se servono anche le immagini singole (per una maggior definizione) o se sono sufficienti quelle generali....
    Michele

  5. #5
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    da 144 a 149

    144. Carnot per migliorare le piazze esistenti in Francia propose tre nuovi tracciati di fortificazione, chiamati a ritorni offensivi, perché appropriato ad un`energica difesa esterna da lui propugnata. Tali tracciati, di cui uno è bastionato e gli altri due sono tanagliati, non vennero mai applicati; ma furono invece attuate alcune sue proposte, inerenti ai tracciati stessi, fra cui specialmente quelle delle batterie casamattate di mortai, del rivestimenti staccati e dello spalto in contropendenza. Con queste proposte egli tendeva a rianimare la difesa, basandola sulle ripetute sortite, combinate con una grande quantità* di tiri arcuati diretti centro gli assedianti, che fossero già* pervenuti dagli spalti della piazza.
    145. Casamatte per mortai (v. A nella Fig. 58, Tav. VI). Sono situate dietro ad un muro isolato a alto m. 12,00, dal quale esse si trovano separate da un fosso largo m. 7,00 e profondo m. 4,00. Ciascuna casamatta è per 2 mortai; è larga m. 6,00, lunga m. 14,00 ed alta m. 5,00 internamente; è aperta alle due estremità* ed è coperta da una volta cilindrica grossa m. 1,00, rinforzata da uno strato di terra grosso m. 2,00. I piedritti intermedi fra casamatte adiacenti, sono grossi m. 1,00, e quelle estremi 1,20#61624;1,50 (vedi in D Fig. 58 la pianta di una serie di casamatte). Il muro copre le casamatte dalla vista, e le difende dalle schegge di proiettili che fossero scoppiati sul terrapieno anteriore.
    Carnot aveva proposto che le sue casamatte fossero costruite sui bastioni, presso alla loro gola, e così il tiro areato dei mortai, passando al di sopra del ramparo dei bastioni stessi, avrebbe potuto avere efficace azione sullo spalto antistante. Si e detto poi che le adottò lo Chasseloup nel suo forte (v. § 122), e si vedranno impiegate nelle fortificazioni federali .
    146. Rivestimenti staccati. Il profilo di ramparo col muro di rivestimento di scarpa staccato (v. B in Fig. 5 è conosciuto col nome di profilo alla Carnot, nonostante che esso sia una riproduzione di quanto aveva gia proposto il Martini e quindi il Montalembert. Nel muro sono praticate feritoie per battere con tiri radenti il fosso, ed a tale uopo è lasciato dietro al muro un piccolo passaggio, detto cammino di ronda.
    147. Spalto in contropendenza. E` rappresentato in C dalla Fig. 58 citata. Per riparare poi il muro di scarpa, che con simile spalto riusciva scoperto, il Carnot costrusse talvolta sul fondo del fosso una controguardia b di terra. Questa specie di spalto doveva facilitare le sortite e rendere malagevole all'attaccante la costruzione ed il defilamento delle trincee; fu impiegato in alcune fortificazioni delle città* federate, ma non molto diffuse, perché riuscivano facile all'avversario le sorprese ; di più, i muri, erano scoperti o, se protetti da coprifaccia, questi creavano angoli morti.
    148. Casamatte alla Dufour. Sono delle casamatte alla Carnot modificate così: la larghezza di m. 8,00 di ogni casamatta originale per 2 mortai era eccessiva, ed obbligava a fare le volte a sesto ribassato, perché la costruzione non fosse vista e colpita facilmente dall'avversario Dufour ridusse le casamatte ad un mortaio e poté fare la volta a tutto sesto, con sguincio aperto infuori per favorire i tiri in arcata di queste artiglierie speciali (Fig. 59, Tav. VI); pose una linea di fuoco di fucileria sulla copertura di terra e semplificò il muro frontale, rendendolo più stabile.
    149. Proposte dello Choumara. In un suo libro pubblicato nel 1827 a Parigi , lo Choumara combatté il sistema bastionato, e si mostrò partigiano dell'abolizione di grande parte delle opere esterne, per lasciare più libero il campo di tiro alle artiglierie della cinta.
    Ma ciò specialmente che rimase di lui è la proclamazione di due principi, caratteristici della fortificazione attuale e che si possono cosi enunciare:
    1) dell'indipendenza delta linea di fuoco dalla magistrale;
    2) della mobilità* delle artiglierie durante le operazioni della difesa (nell'assedio) e del rimaneggiamento dei terrapieni.
    L'indipendenza della linea di fuoco dalla magistrale si ha facendo quella non parallela a questa, e con ciò si possono raggiungere i seguenti, od alcuno dei seguenti, risultati:
    1° poter installare su alcuni tratti di ramparo un numero di bocche da fuoco maggiore di quello che comporterebbe lo sviluppo della magistrale;
    2° poter dirigere tiri in settori indifesi;
    3° impedire, con l'allontanare il parapetto dalla scarpa dei punti dove è più facile l`apertura della breccia, che la caduta del muro di scarpa tragga con se il franamento di tutto il ramparo;
    4° sottrarre il ramparo di una faccia, o di un fianco, dall`infilata, senza alterare le forme geometriche del tracciato ;
    5° applicare meglio la fortificazione al terreno, il che trova largo impiego specialmente nella fortificazione di montagna. Le Fig. 60 e 61, Tav. VI, offrono due esempi di tracciati alla Choumara, applicati ad un bastione e cortina, e presa dall'opera del DE ZASTROW .
    L'importanza del secondo principio apparirà* da tutto quanto si dirà* in seguito per il passaggio dal primo periodo della fortificazione contemporanea al secondo periodo, od alla fortificazione
    Michele

  6. #6
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    mi sono dimenticato una parolina nell'ultima frase....evidenziata ora in rosso!

    L'importanza del secondo principio apparirà* da tutto quanto si dirà* in seguito per il passaggio dal primo periodo della fortificazione contemporanea al secondo periodo, od alla fortificazione<font color="red"> nuova</font id="red">

    ...e la nota per:

    LAZZARO CARNOT, borgognone, nato nel 1753, era capitano del genio quando scoppiò la rivoluzione francese. Membro del Comitato di salute pubblica, nel 1793 diede alle operazioni militari tale indirizzo da meritare il titolo di organizzatore della vittoria. Per incarico avuto poi da Napoleone, di cui fu generale, scrisse sulla Difesa delle piazze un'opera, che ebbe un grande successo, storico e morale, e di cui si darà* cenno nell`"attacco e difesa delle piazze forti". Morì a Magdeburgo nel 1817, maresciallo di Francia.
    Michele

  7. #7
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    da 150 a 154

    SEZIONE II.
    Confronto fra i fronti bastionato, tanagliato e poligonale.
    Fortificazione neo-tedesca.


    150. Confronto. Sarà* fatto sul modo con cui i fronti agiscono sul terreno d'attacco, nonché sul modo con cui essi subiscono l`azione dell'avversario per ciò che si riferisce alla sicurezza degli uomini, dei materiali e delle costruzioni.
    I. Azione dei fronti sul terreno esterno. Nel fare questo esame si terrà* conto solo dei tiri normali alla magistrale, siccome quelli che più facilmente si ottengono dagli uomini e dalle artiglierie; e d'altra pare i tiri obliqui non potendo essere che di obliquità* limitata, non influiscono notevolmente sulle conclusioni che si possono trarre dall'esame dei tiri normali.
    Si considerino dei lati di base A B della stessa lunghezza (Fig. 62, Tav. VI), uno occupato con un fronte poligonale a), uno, con uno tanagliato b) ed uno con uno bastionato c). Il primo a) ha azione su tutto il terreno che ha innanzi a sé, fino al limite della gittata utile delle armi, con eguale intensità*, tanto da vicino, come da lontano; ma non ha fiancheggiamento proprio. Il secondo fronte b) ha fuochi incrociati dove si incontrano le zone battute dalle due facce, ed ha fiancheggiamento proprio; ma né lascia dinanzi a sé uno spazio S per nulla battuto, detto settore indifeso, a non grande distanza dal lato di base e precisamente lungo la capitale del fronte, dove si deve supporre concentrate la massima azione dell'attacco. Il terzo fronte c) dà* fuochi incrociati dove si incontrano le zone battute dalle facce e dalla cortina, ha fiancheggiamento proprio, ma lascia una zona Z non battuto dalle facce, ma solo dalla cortina, la quale vi ha solamente azione lontana, ostacolata dalle opere addizionali poste in capitale, delle quali per altre ragioni (come si è visto qui indietro) non può essere liberato il fronte; e lascia le zone S' S' lontano e quello S S vicine, non battute in nessun modo (settori indifesi). L'incrociamento dei fuochi delle facce cessa ad una distanza dal lato di base, che, con le proporzioni adottate nelle varie parti del fronte è poco superiore alla estensione del fronte stesso, e quindi molto inferiore alla gittata utile delle armi destinate all'azione lontana.
    Il fronte poligonale è dunque quello che soddisfa meglio alle esigenze della difesa lontana con armi a lunga portata, mentre ha pure efficace la difesa vicina; da solo manca di azione fiancheggiante, che deve ottenersi con opera addizionale (caponiera C)
    II. Condizione dei fronti circa alla inaffidabilità* delle facce. I tiri più efficaci dell'avversario per distruggere artiglierie che armano delle facce sono quelli di infilata, con batterie poste sul prolungamento delle facce stesse. Dall'esame della Fig. 63 emerge che per infilare le facce del fronte tanagliato, l`avversario basta che si porti in A' e B`, dove si trova poco soggetto all' azione dei fronti contigui AH, BK; per infilare le facce del fronte bastionato basta si disponga in A" e B", ove risulta un po' più sotto l`azione dei fronti contigui AL, BM; e per infilare la faccia unica del fronte poligonale occorre che si collochi in A"', od in B"', ove è molto esposto all'azione efficace delle facce contigue AN o BP. Il fronte bastionato ha poi i suoi fianchi EC, FD nelle peggiori condizioni rispetto alla infilata, e quindi distruggibili da lontano.
    III. Circa al settore indifeso al saliente. Se si considerano due fronti contigui AB e BP (Fig. 63 citata), l`angolo al saliente fra essi è massimo (ABP) per i fronti poligonali, medio (DBQ) per i bastionati, minimo (VBK) per i tanagliati ; e siccome dinanzi ad ogni saliente avvi uno spazio non battuto dai tiri normali, o settore indifeso, la cui apertura è il supplemento dell'angolo al saliente, ne risulta che il detto settore indifeso è massimo per i fronti tanagliati, medio per i bastionati e minimo per i poligonali.
    IV. Circa allo sviluppo delta magistrale il semplice esame della Fig. 63 dimostra come esso sia minimo per il fronte poligonale, il quale dunque è sotto tale aspetto, il più economico.
    151. Conclusioni. Il fronte tanagliato fu poco usato in fortificazione permanente e perciò si può lasciare d'ora in avanti fuori di discussione; ma il bastionato, che ebbe impiego tanto vasto, non può reggere, dunque, a confronto del poligonale né per l'azione sulle batterie avversarie che tentino l'infilata, né per settore indifeso al saliente, né per sviluppo di magistrate, ovvero per economia di costruzioni. Di più, per fronte bastionato il Montalembert trovò critiche acerbe dipendenti dalla sua costituzione (vedi § 139), cioè: debole azione delta cortina; imbrecciabilità* degli angoli di spalla; vulnerabilità* dei fianchi, sicché al momento dell`attacco le loro artiglierie sono molto spesso smontate; difettosa esposizione delle facce circa ai tiri avversari, sicché sono colpite di rovescio o di infilata da tiri lunghi di lancio ; difficoltà* del fronte ad applicarsi al terreno, causa i legami geometrici fra le varie parti; ed altre minori.
    Eppure la scuola francese non volle abbandonare questo fronte, che fu la gloria di Vauban, di Cormontaigne e della Scuola di Mezieres, e si oppose all'adozione del fronte poligonale, fino quasi alla diffusione delle armi rigate.
    Non così fu fatto presso altre nazioni.
    Già* fin dal secolo XVII in Germania si erano abbandonate in parte, od in tutto, le rigide forme bastionate, e si è riportato qui il fronte a tanaglia del Landsberg (v. § 132), che ebbe poi imitazione e modificazioni dal Montalembert.
    Volendo le città* federali germaniche, dopo i trattati del 1815, crearsi dei punti solidi di difesa in caso di un attacco da parte delta Francia, dalle commissioni di studio furono scelti come applicabili i principi del Montalembert e del Carnot, e fin da allora il dissidio sui sistemi di fortificazione, mantenutosi nel campo teorico, scese nel campo pratico.
    Si può dire che in tutto il periodo storico delta fortificazione moderna, cioè dal 1815 al 1860 circa, la lotta fra il fronte bastionato propugnato dalla scuola francese di Metz ed il fronte poligonale accolto dai fortificatori tedeschi, s'è mantenuta viva e costante. Era divenuta perfino una questione di nazionalità*, e nel 1852 il barone MAURICE DE SELLON, uno degli scrittori francesi più reputati di arte militare e di fortificazione, scriveva "Preghiamo gli ingegneri tedeschi che hanno voluto rispondere alle nostre critiche, di volerci permettere di perseverare nella preferenza che diamo ai tracciati bastionati, perfezionati dalla nostra scuola ».
    Nel 1860 in Francia si fortificava ancora a fronte bastionato, e nel 1866 in Italia si pubblicavano con compiacenza sul Giornale del Genio, alcuni studi di un valente ufficiale per l` "ampliamento del fronte bastionato dipendentemente dalla maggior gittata che hanno acquistato le moderne armi da fuoco".
    152. Fortificazione neo-tedesca. Il risultato della reazione contro le idee troppo restrittive e troppo nazionali francesi, e degli studi delle commissioni militari tedesche, fu un tipo di fortificazione, che è detto della scuola neo-tedesca , e che può suddividersi in due rami: il ramo prussiano, rappresentato principalmente dall'ASTER, il quale fece il progetto della piazza di Coblenza e ne cominciò nel 1816 (primo in questa nuova strada) la costruzione (v. § 17 ; il ramo austriaco, di cui il colonnello del genio barone DE SCHOLL fu il primo rappresentante, nel progetto da lui compilato della piazza d'Ulma (pubblicato nel 1819).
    Però i principi della nuova scuola sono gli stessi per il ramo prussiano e per il ramo austriaco, e differiscono solo nei particolari di applicazione.
    Tali principi si possono cosi riassumere:
    a) Il corpo di piazza era il più semplice possibile; i rampari lunghi e sottratti all'infilata, occupati dal maggior numero di cannoni, che esercitavano potente azione frontale. Queste condizioni esigevano, in generate, il tracciato poligonale, senza escludere gli altri, quando erano voluti dalla configurazione del terreno di impianto.
    b) Il fuoco diretto dei cannoni era sostenuto da quello indiretto di mortai e di obici, posti in casamatte dietro a masse coprenti.
    c) Sui rampari sorgevano traverse-ricoveri per riservette munizioni e ricoveri serventi.
    d) Si avevano nelle opere dei ricoveri alla prova per la porzione di truppe del presidio che riposava.
    e) L'ostacolo alla scalata, nel fosso, era ottenuto con muri staccati, o semistaccati (questi molto in uso in Austria).
    f) Il fiancheggiamento era fatto da caponiere anche a più piani, ed armate di cannoni in modo che avessero superiorità*, nel combattimento, sulle controbatterie nemiche.
    g) Erano tenute al minimo le opere aderenti ed avanzate. In Prussia non si usarono, in genere, che rivellini e ridotti casamattati nella strada coperta; a Coblenza si impiegarono ancora controguardie. Si ebbe però sempre un ridotto interno, consistente in una costruzione rotonda, casamattata, in forma di torre, od a ferro di cavallo, oppure in una caserma difensiva; a più piani di casamatte. Esso doveva servire a battere il ramparo principale in modo da impedire all'avversario di stabilirvisi.
    h) I forti staccati, nuovi elementi delle fortificazioni moderna, erano in principio poco distanti dal nucleo; ed anzi qualche volta si consideravano ancora come mezzi di rinforzo del corpo di piazza, che costituiva la parte essenziale. Più tardi soltanto si aggiunse la condizione di allontanarli tanto dalla cinta del nucleo, da sottrarre l`abitato dal bombardamento.
    153. Esempi di fortificazione neo-tedesca. Gli elementi costitutivi delle piazze erano, dunque, i forti staccati e le cinte; si veggano le loro caratteristiche nelle due scuole di fortificazione, ora in esame.
    a) Fortificazione prussiana. I forti avevano tracciato poligonale vario, spesso a lati rettilinei, ma qualche volta anche a lati curvi (archi di circolo o di ovale allungata nel senso del fronte). Verranno dati esempi nella descrizione della piazza di Coblenza.
    Nel 1840 i prussiani adottarono un tipo di cinta che fu applicato a Koenigsberg (e nelle scuole e nei trattati si conosce, appunto, col nome di fronte di Koenigsberg) e, con qualche variante, successivamente a Posen, Stettino, Strasburgo, ed ultimamente a Magdeburgo e Colonia.
    Il lato esterno (v. Fig. 64, Tav. VII, e variante a Fig. 64 bis) fu preso di m. 600#61624;750. Benché, costituito sulla idea delta fortificazione poligonale, il tracciato ha nel suo insieme l`aspetto di un fronte bastionato, composto di bastioni B molto piani, alternati con altri bastioni staccati, o rivellini C, più sporgenti. Questi ultimi coprono una grande caponiera A, che ha tracciato a ferro di cavallo, destinata al fiancheggiamento del bastioni piani, e che serve da ridotto al bastione staccato.
    La caponiera fu fatta dapprima a 3 piani di casamatte, poi a 2 piani (così a Magdeburgo) e ad un piano (cosi a Strasburgo, a Colonia); quando è a più piani, i piani superiori sono per artiglierie agenti al largo, quello inferiore è per fanterie, quand`è ad un piano unico è costituita da casamatte miste; di più, la copertura (alla prova) è organizzata difensivamente. Quest'opera considerevole è stata alla sua volta, in alcuni fronti, fiancheggiata da piccoli cofani t posti alle estremità* posteriori, agli angoli di spalla ed in capitale (v. schizzi citati).
    Sui salienti del tracciato, o nei bastioni B, si elevano dei cavalieri aventi m. 11 circa di comando, con fianchi casamattati a 2 piani.
    Il comando generale del corpo di piazza è di m. 10#61624;11,50. La scarpa del fosso (profilo MN) è staccata, il fosso è in parte asciutto, in parte acqueo. Il rivellino avanzato ha invece la scarpa aderente, defilata solo alla vista.
    L`indicazione delle varie parti del fronte rappresentato, appaiono dalla leggenda annessa al disegno.
    154. b) Fortificazione austriaca. Forte a tracciato poligonale, fronti rettilinei più spesso che curvi, e ridotti curvi all'interno. Ricerca assidua dell'adattamento al terreno. Si vedranno esempi opportuni nella descrizione della piazza forte di Verona.
    Per le cinte, gli austriaci usarono spesso il fronte rappresentato alla Fig. 65, Tav. VII, così come mostra lo schizzo - che è la forma tipica - o con leggere varianti. Fu detto fronte austriaco oppure fronte poligonale diritto.
    Il tracciato della linea di fuoco del ramparo è ripiegato in modo, da costituire dei fianchi, che concentrano i loro fuochi sulla capitale del fronte, occupato da una grande caponiera di muratura, con cortile interno, aderente o staccata, secondo le circostanze.
    Il fosso, profondo m. 7 circa e largo m. 28,50, ebbe, nelle prime cinte, scarpa e controscarpa rivestite, e nelle più recenti la scarpa fu fatta con muri semistaccati, aventi cammino di ronda e feritoie. Sulla controscarpa avvi strada coperta non completa, piazze d'armi di rientrante, e ridotti di piazze d'armi isolati, tipo Chasseloup (v. § 122).


    <font color="red">.....BUONE VACANZE: ci si risente il 3 settembre!!!!!!!</font id="red">
    Michele

  8. #8
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    <font color="green">come promesso...3 settembre...rientro!!!!</font id="green">non mi avete ancora detto se per le immagini vi bastano quelle generali delle tavole o meglio le singole...aspetto

    da par 155 a 162

    SEZIONE III.

    Forma complessiva delle piazze forti del 2° periodo di fortificazione moderna.


    155. Man mano che cresceva la gittata delle armi da fuoco e cresceva la loro precisione di tiro, si trovava dunque la necessità di allontanare l'avversario dalle città difese dalle fortificazioni, al fine di sottrarle al bombardamento. Con tale allontanamento si accresceva ancora la superficie delle piazze forti e specialmente il terreno coperto dietro alle fortificazioni, e quindi furono permesse le manovre e gli spostamenti delle masse grandi degli eserciti.
    Cosi venne a diminuire poco per volta l'importanza delle opere addizionali esterne aderenti, mentre si applicarono le avanzate (come fece la scuola di Mezieres negli ultimi anni, poi il Bousmard e lo Chasseloup) e sopratutto le staccate (come fece la scuola neo-tedesca), che conferirono alle piazzeforti vero carattere offensivo .
    Le piazze forti che caratterizzano il II0 periodo dell'epoca moderna sono appunto quelle che hanno attorno ad una cinta continua, ed alla distanza di m. 2500 circa (distanza che era sufficiente per sottrarre il nucleo abitato dal bombardamento), una linea di opere staccate; e le piazze così costituite si chiamano a campo trincerato, perché le truppe che si accampano fra la cinta continua e le opere staccate vengono ad essere trincerate, o coperte, senza che ricorrano a speciali provvedimenti (v. Tartaglia, p. 50).
    La grandezza delle opere staccate variava secondo l`importanza della piazza e secondo le condizioni del terreno di impianto e di quello di attacco. Di solito erano forti, o fortini, ma talvolta torri di muratura, ed ancora ridotte di terra.
    Il tracciato dei fronti dei forti, fortini, ridotte e dei vari tratti delle cinte era il bastionato, il poligonale od il tanagliato, secondoché le fortificazioni erano francesi o della scuola francese, o tedesche o della scuola tedesca.
    156. Sono da indicare, nel periodo che si considera, per la Confederazione Germanica:
    Coblenza, cominciata nel 1816, con studi dell'ASTER (v. §§ 152 e 17;
    Ulma, costrutta fra il 1816 ed A 1819, seguendo i principi del DE SCHOLL (V. § 152);
    Colonia, disegnata dal BRESE, e costruita in epoche diverse, prima del 1830;
    Rastatt, con studi del tenente colonnello EBERLE ;
    Linz, costrutta nel 1830; primo ed unico esempio di campo trincerato a cintura di torri (in numero di 32), inventate dal granduca MASSIMILIANO, e dette perciò torri Massimiliane;
    Germersheim ed Ingolstadt, erette nel 1835-40 dei bavaresi; il tracciato di Germersheim (simile a quello di Koenigsberg, v. § 153) fu molto apprezzato nelle scuola tedesche, e portato come esempio,
    Verona, dovuta in gran parte al DE SCHOLL predetto, ed al TUNCKLER, e costruita fra il 1833 ed il 1866 ;
    Brixen, la più rimarchevole, secondo il DE ZASTROW, e la meglio situata di tutte le piazze forti qui sopra indicate. In Francia furono erette:
    Lione, cominciata nel 1831, sotto la, direzione del generale, ROHAULT DE FLEURY1
    Parigi, cominciata nel 1842, e nella quale ebbero notevole, parte il maresciallo SOULT, come inspiratore, ed il generale (poi maresciallo) DODE DE LA BRUNERIE, come direttore dei lavori;
    Belfort, Besancon, Grenoble, Tolone, l`Ecluse, etc., che furono, piuttosto delle ricostruzioni e dei rinforzi di opere esistenti.
    In Italia si può citare:
    Alessandria, piazza forte ad opere staccate di tracciato poligonale, costrutte però dopo il 1860, e con una robusta cinta e, grandiosa cittadella (di cui al § 173);
    Casale, a robusta cinta, cittadella e qualche opera staccata ed anche Castel S. Angelo di Roma, per il quale nel 1842 fu presentato un notevolissimo progetto di ingrandimento .
    157. In quanto alla fortificazione di montagna ed a quelle dei litorali è poco da aggiungere a quanto si è detto nel periodo, precedente, essendoché le variazioni maggiori in questi generi di difesa debbono ascriversi al periodo storico che verrà esaminato in appresso.


    ARTICOLO IV.
    Alcuni particolari della fortificazione moderna ed esempi di piazze forti.
    SEZIONE I.
    Alcuni particolari di fortificazione moderna.


    158. Ordinamento del ramparo. Se la difesa doveva essere fatta con fucileria, il particolare interno del parapetto (detto particolare di fucileria) era costituito dalla rampa della banchina inclinata ad 1/2 (v. Fig. 66, Tav. VII), dalla banchina larga metri 0,80 od 1,20 secondoché volevansi disperse una o due file di tiratori, e dalla scarpa interna del parapetto, inclinata di 3/1#61624;4/1 ed alta m. 1,30, rivestita di muro o di gabbionata.
    159. Se la difesa doveva essere fatta con artiglieria, questa poteva essere installata a cielo scoperto, oppure essere in casamatta. Sui rampari era ordinariamente a cielo scoperto.
    Le artiglierie poi installata a cielo scoperto od erano disposte col loro, asse più in alto del ciglio di fuoco e sparavano al disopra del parapetto (tiro in barbetta), o ne erano più basse ed allora sparavano attraverso ad intagli praticati nel parapetto stesso, detti cannoniere.
    160. Le cannoniere aperte nei parapetti di terra e muro, o di sola terra, avevano la forma rappresentata dalle Figg. 67 e 68, Tav. VII.
    In una cannoniera (v. Fig. 6, f si diceva fondo, g guance, b bocca interna, aperta nella scarpa interna, e B bocca esterna, aperta nella scarpa esterna.
    La larghezza della bocca interna, nella sua parte inferiore, si teneva di solito m. 0,50.
    Al fondo si dava pendenza di 1/10, in discesa verso l'esterno, ed alle guance inclinazione variabile fra 3/1 presso la bocca interna ed 1/1 in corrispondenza alla esterna, rivestendole perciò con graticci, o con gabbioni, per massima parte della loro lunghezza. Le intersezioni delle guance col fondo, le quali determinavano l'apertura della cannoniera, erano situate in piani verticali inclinati di 1/10 col piano verticale bisettore dell'angolo formato dai due prima.
    Il piano verticale suddetto, al quale sono simmetriche le guance, e il piano direttore della cannoniera e la sua traccia su un piano orizzontale ne è la direttrice.
    Se il piano direttore è normale alla linea di fuoco la cannoniera dicesi retta; se oblique rispetto ad esso si ha la cannoniera obliqua.
    161. Di forma non molto differente erano le cannoniere scoperte praticate nei parapetti di muratura, usati talvolta in fortificazione moderna, specialmente di montagna; colla sola differenza che in esso le guance si tenevano verticali
    162. Le cannoniere coperte presentavano forma tronco piramidale con la base, maggiore in fuori, costituente la bocca esterna e la minore in dentro, bocca interna; oppure presentavano forma di due tronchi di piramide addossati per la loro, base minore, poste nella grossezza del muro, e determinanti la sezione ristretta, o strozzatura, della cannoniera. Le guance erano verticali, e le inclinazioni del fondo, del cielo e delle guance, rispetto al piano direttore, venivano determinate in base all'ampiezza dei massimi angoli di depressione e di elevazione e del settore orizzontale di tiro delle bocche da fuoco, compatibilmente con l'affusto sul quale erano incavalcate.
    Michele

  9. #9
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    scusate l'assenza....ma la primasettimana di lavoroè stata infernale!

    paragrafi da 163 a 170

    163. Finalmente un'altra maniera di ordinamento del parapetto per artiglieria, usato qualche volta nell'epoca che si considera, era con casamatte murarie, od ordinamento casamattato. Inventore di questo ordinamento fu Giuliano da Sangallo, che costrusse con grandiose e forti casamatte murarie per artiglieria la rocca, di Ostia nel 1483 (v. § 80). Lasciate poi le casamatte murarie all'azione fiancheggiante, solo il Montalembert nel secolo scorso tornò all'idea antica e propose (come si è detto al § 142) le traverse casamattate sul ramparo, per avere quivi delle artiglierie protette, che potessero esercitare efficace azione lontana. Questa idea trova imitatori nel Carnot, che ideò le casamatte alte per mortai, nello Chasseloup che adottò numerose caserme difensive con casamatte per artiglieria, e nell'Haxo, che propose nel 1826 le casamatte da ramparo con merloni di terra , Dette casamatte alla Haxo, le quali furono applicate sul finire dell'epoca moderna ed in gran paste della contemporanea (Fig. 69, Tav. VII).
    Nelle casamatte così costituite rimaneva però scoperta molta muratura, di fianco e di sopra alla bocca esterna della cannoniera. Per diminuire l'altezza della parte frontale, Haxo propose di sostituire nel tratto anteriore della volta, alle generatrici orizzontali, delle generatrici inclinate, e si ebbero così quelle costruzioni che in fortificazione sono conosciute col nome di casamatte alla Haxo ridotte rappresentata nella Fig. 70 a) b) c) d) Tav. VII, citata.
    164. Casamatte e altri locali alla prova. Le casamatte per artiglierie di fiancheggiamento furono di impiego molto discusso. Si sono viste nella scuola italiana (casamatte a pezzi traditori); abbandonate dal Pagan, riprese dal Vauban 3e sistema, e lasciate di nuovo dalla scuola francese, mentre erano usate in Olanda ed in Germania (Coehorn, Rimpler ecc.), riapparvero per istigazione del Montalembert ed adozione dello Chasseloup, del quale sono da ricordare le sue casamatte a fuochi indistruttibili (§ 122).
    Le casamatte per artiglieria consistevano in locali alla prova, chiusi da un muro frontale grosso da m. 1,30 fino a m. 3,00 (per l'inclinazione dello zoccolo del muro di scarpa), limitati da muri in piedritto laterali grossi da 1,20 ad 1,80, coperti da volte a botte, e quasi sempre aperti alla gola verso un cortiletto, per lo sfogo del fumo. Le dimensioni in pianta erano di 4#61624;6 m. di larghezza, per 8#61624;12 di profondità*.
    165. Le casamatte difensive (o locali alla prova), organizzate in modo analogo alle casamatte offensive, ma senza cannoniere, servivano per tenere al sicuro gli elementi della difesa; esse riuscivano più protette di quelle offensive, perché si potevano porre in località*, più coperte alla vista ed al tiro avversario.
    Nell'epoca che si considera, però, si faceva un limitato uso di locali alla prova, specialmente dalla Scuola francese e da noi; i difensori venivano alloggiati od in caserme difensive (di cui si dirà*, qui eventi) od in tettoie o caserme ordinarie poco discoste dai luoghi di difesa, o si accampavano. Durante l'azione potevano stare senza grave pericolo allo scoperto sui rampari delle opere.
    166. Caserme difensive. Erano delle costruzioni casamattate ed alla prova, elevate dietro alle cinte principali, o nelle opere addizionali, al fine di costituire dei ridotti alle parti di opere che le comprendevano, e per dare, nello stesso tempo, ricovero agli elementi di difesa. Le caserme difensive venivano perciò situate o dietro alle cortine, o dentro ai bastioni od alla loro gola od alla gola dei rivellini, e dei relativi ridotti, assumendo piante di forme svariatissime (Figg. 71 e 72, Tav. VII). Erano ad uno o più piani, ma la loro altezza non superava mai quelle del terrapieno antistante, e ciò perché non venissero distrutte durante la lotta a distanza fra le artiglierie.
    167. Magazzini da esplosivi. Per le polveri e per i proiettili carichi. si costruivano, al momento del bisogno, dei piccoli magazzini, o ripostigli, presso ai pezzi, o nelle opere, e vi si trasportavano le polveri, od i proiettili, di mano in mano che occorrevano, dal deposito interno delle fortezze, i quali, di solito, non erano alla prova.
    Però il Vauban costrusse magazzini da polvere, alla prova, di muratura, e ne viene riportato un esempio alla Fig. 73, Tav. VII.
    Dall'esame di vari magazzini alla Vauban il Belidor ricavò i seguenti dati:
    grossezze dei muri di piedritto da 1,20 ad 1,50 m.;
    grossezze delle volte = 0,342 #61654;D, essendo D il doppio del raggio di curvature dell'intradosso, alla chiave.
    168. Contromine. In tempo di pace, si preparavano nelle opere permanenti delle gallerie G, dette di contromina (Fig. 74, Tav. VII), che si spingevano più o meno sotto lo spalto, partendo dalla controscarpa in senso normale a questa; oltre a tali gallerie normali se ne avevano, alle volte, delle trasversali g per congiungere le prime e dei rami r, o gallerie più strette, che si staccavano dalle principali a guisa di rami d'albero, ed alle cui estremità*, si ponevano i fornelli, destinati a ricevere le cariche di polvere.
    Talvolta gallerie e rami erano disposti in due piani, uno a livello del fosso e l'altro alcuni metri più alto.
    Tal`altra si avevano, costruite permanentemente, soltanto le gallerie principali, ed i rami si scavavano durante la difesa della piazza, per potere con essi rintracciare e sventare i lavori di mina dell'attaccante; ufficio questo per lo appunto dei lavori di contromina.
    Un bel esempio di contromina permanenti giudiziosamente studiate e costrutte si ha nel bastione Ardeatino, eretto dal Sangallo nel 1534 a Roma, fra porta San Paolo e porta San Sebastiano .
    169. Comunicazioni. Le più importanti erano quelle fra l'interno della piazza e la campagna; ma oltre ad esse se ne avevano altre fra l'interno e le opere addizionali esterne, ed altre fra il terrapieno interno della cinta o delle opere addizionali ed i rampari.
    Le aperture praticate attraverso ai terrapieni e destinate tanto ad uso militare come ad uso del commercio si chiamavano porte, come nella fortificazione antiche; mentre quelle che servivano per soli usi militari, si continuavano a chiamare posterle, posterule, pusterne, ed anche poterne, nome forse di origine francese.
    170. Le traversate del terrapieno per uso commerciale, erano talvolta scoperte, ossia erano semplici tagliate, limitate da due muri laterali verticali, od a scarpa; tal'altra erano coperte con volte e costituite da uno o più passaggi, od androni, destinati alcuni ai soli pedoni ed altri ai carri ed ai cavalli. Questi passaggi coperti; o porte, acquistavano ordinariamente un'altezza maggiore del ramparo laterale, venivano ornate architettonicamente, e prendevano il nome di dongione. Uno dei capolavori dell'architettura militare moderna è il dongione o porta detta Stuppa nella cinta bastionata di Verona del Sanmicheli , ed altro esempio rimarchevole è il dongione della cittadella di Torino, restaurato nel 1893 per cura del municipio.
    La strada commerciale di uscita da una piazza dell'epoca moderna a cinta bastionata, dopo la tagliata od il dongione, praticati sempre nel mezzo di una cortina, aveva ordinariamente questo tracciato: attraversava il fosso, la tanaglia ed il fosso antistante, secondo la capitale della cortina; giunta al rivellino svoltava per tagliarne normalmente la faccia, oppure svoltava lungo la gola; raggiungeva una delle piazze di rientrante; attraversava lo spalto e, spesso, tenendosi lungo il piede di esso, tornava nella direzione primitiva, cioè secondo la capitale del fronte. Così la strada era soggetta per lungo tempo, e per molti tratti, all'azione diretta dei fuochi della difesa, e così si attenuava l`inconveniente della debolezza che essa creava nel punto attraversato.
    I fossi erano valicati con ponti di muratura, o di legno, fissi per la massima parte della loro lunghezza, mobili (ponti levatori) solo per un tratto, da 4 a 7 metri, presso ai muri di scarpa del terrapieno. Dove una comunicazione attraversava un terrapieno, si stabiliva di fianco ad essa, un corpo di guardia: di questi pertanto se no incontravano parecchi, passando dal piede dello spalto al piazzale interno delta cinta primaria, quando parecchie erano le opere addizionali esterne.
    Michele

  10. #10
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    par 171-178

    171. Le comunicazioni militari fra le diverse parti dell'opera erano fatte o per pusterle, o per caponiere scoperte o coperte doppie, per le scale, o per rampe. Si possono rilevare dall'esame dei fronti esposti nelle Tavole III, IV, V e VI.
    Se i fossi erano acquei si attraversavano con barche, o con zattere, che si ormeggiavano nel fosso, fra la cortina e la tanaglia; oppure si attraversavano su ponticelli o sopra dighe ben battute da qualche organo dell'opera, e con opportune tagliate coperte da ponti levatoi.
    172. Finalmente le comunicazioni fra i terrapieni interni ed i rampari delle varie opere erano fatte con rampe di terra, larghe da 3 a 4 m. ed inclinate non più di 1/6, , sostenute da scarpate di terra, o da muratura.
    173. Cittadelle. Si e già detto che erano impiegate nelle cinte dell'epoca antica (acropoli, arce, v. § 63) ed in quelle del primo periodo storico dell'epoca moderna (§ 133). Servivano di ridotto delle cinte molto estese, ed erano ordinariamente la sede del comando della difesa, proteggendolo così ancora da ogni. tentativo della popolazione per indurlo alla resa in caso di assedio.
    Perché la cittadella servisse alla difesa contro l`attacco doveva:
    1° essere in posizione più forte della cinta e dominante rispetto ad essa, perché non fosse espugnata prima di questa ;
    2°avere ampio piazzale interno, con locali alla prova capaci di contenere forte presidio ed armamento;
    3° non essere contornata da ostacoli, che impacciassero l`azione, come fabbricati, giardini ed orti cintati dei quali potesse giovarsi l`assalitore contro di essa.
    E perché servisse a trattenere la popolazione da atti ostili, doveva dominare i principali punti dell'abitato compreso nella cinta, affinché il comandante della difesa potesse servirsene per reprimere i tumulti popolari, che tentassero di imporgli una linea di condotta non compatibile con i doveri della carica, e con l'onore militare.
    Le cittadelle si facevano o completamente interne alla piazza, od addossate alla cinta dalla parte meno esposta ad attacchi dall`esterno.
    174. Qui si riporta come esempio alla Fig. 75, Tav. VIII la cittadella di Alessandria , rialzata nel nostro secolo, seguendo le linee originali d'IGNAZIO BERTOLA (che l'aveva costrutta nel 1728-30), ed i progetti di ingrandimento del generate CHASSELOUP. Essa presenta una bella applicazione di fronti bastionati regolari ad un poligono di 6 lati, con opere addizionali aderenti, opere avanzate ed opere complementari, ha nel piazzale interno molti fabbricati non alla prova per caserme e magazzini, che male risponderebbero alle odierne esigenze di sicurezza rispetto al tiro attuale delle artiglierie. L'opera Valenza fu fatta costruire nel 1831 da Carlo Alberto.

    SEZIONE II.
    Esempi di piazze forti dell'epoca moderna.


    175. Premessa. Molteplici sarebbero gli scampi da riportare di piazze forti dell'epoca moderna e che meriterebbero esame e studio, perché dovute ai più valenti architetti militari dei secoli XVI e XVII, ricchi di opere d'arte d'ogni genere. Basti dire che nel 1705 si contavano in Francia 297 luoghi fortificati, cioè: 119 città , 58 forti, 34 cittadelle, 57 fortini, 29 ridotti; e che in Italia ogni città , ogni borgo, era una fortezza, ed alcune sono conservate ancora, come monumenti di 'architettura. Si limiterà la descrizione e la rappresentazione alle seguenti:
    Fortezza di Palmanova, esempio di piazza forte su poligono regolare di 9 lati, a fronti bastionati;
    Torino, come era nel 1706, esempio di piazza a forma irregolare, con fronti bastionati e cittadella;
    Campo trincerato di Coblenza, il primo campo trincerato costruito (1816) a cinta continua e forti staccati ed a fortificazione poligonale ;
    Campo trincerato di Parigi nel 1844, a cinta continua e forti staccati, a fronti bastionati ;
    Campo trincerato di Verona (1835-1860 circa) a doppia linea di forti staccati ed impiego misto del sistema bastionato e del poligonale.
    176. Fortezza di Palmanova Fig. 76, Tav. VIII. Venne eretta dalla Repubblica Veneta sulla fine del secolo XVI per chiudere ai turchi la frontiera indifesa dell'Isonzo e per impedire agli austriaci di estendere maggiormente la loro occupazione nel Friuli veneto. Essa fu progettata dal SAVORGNANO e costruita in pochi anni. La prima pietra fu messa il 7 ottobre 1593, anniversario delta vittoria di Lepanto riportata sui turchi.
    La fortezza dapprima consisteva del solo corpo di piazza, formato di 6 fronti bastionati del metodo italiano, corrispondenti ai lati di un poligono regolare, e quindi costituenti 9 bastioni ed altrettante cortine interposte. L'abitato interno, sorto dopo costrutta la cinta, ebbe disposizione regolare, come mostra la figura. Nel mezzo della piazza centrale sorgeva un`altissima torre, ora demolita, dalla quale una sentinella poteva vedere chi entrava, od usciva dalla fortezza.
    Alla piazza si accedeva mediante tre porte monumentali, disposte nel mezzo delle cortine dei fronti IX-I, III-IV, VI-VII, a ciascuna porta corrispondeva un imponente dongione, ed era difesa da un poste levatoio, da un cancello di ferro e da porte ferrate, non che da corpi di guardia.
    La lunghezza del lato di base di ogni fronte era di circa m. 330, e quella delle cortine riusciva di m. 220 circa. Ogni cortina era munita di cavaliere posto nella sua parte centrale, e per le cortine attraversate dalle comunicazioni il cavaliere era formato dalle parti superiori del dongione. I bastioni dovevano essere tutti provvisti alla gola di una caserma difensiva, ma effettivamente non si costrussero che quelli dei bastioni II, V e IX.
    Nella seconda metà del secolo XVII: vennero aggiunti i rivellini davanti alle cortine, e forse in quell'epoca ancora le tanaglie.
    Infine negli ultimi anni del secolo scorso e nei primi dell'attuale, sorsero per opera dei francesi le lunette avanzate sulla capitale dei bastioni. Napoleone aveva pure ordinato la costruzione di opere a corona davanti alle lunette, ma non vennero erette.
    La fortezza di Palmanova in grande parte tuttora esistente, è un vero monumento della fortificazione italiana dell'epoca moderna, e durante tutta quest'epoca fu ritenuta una delle migliori piazze forti d'Europa.
    177. Torino nel 1706 Fig. 77, Tav. VIII. Le fortificazioni di Torino nell'anno nel quale la città fu inutilmente assediata dai francesi, consistevano in una cinta bastionata, disposta sopra un poligono irregolare, ed in una robusta cittadella inserita nel lato sud-ovest delta città .
    La cittadella era stata costruita nel 1564-66 dal Paciotto da Urbino e per ordine di Emanuele Filiberto, al fine di rafforzare la cinta allora esistente, eretta da Lodovico di Savoia e da Francesco I (v. §§ 87 e 92).
    La cinta bastionata, rappresentata nella Fig. 77, sorse nel secolo XII per ordine della reggente Maria Cristina e del figlio suo Carlo Emanuele II e disegni di vari architetti, fra i quali i CASTELLAMONTE e l`ANTONIO BERTOLA. Quattro porte l'attraversavano, disposte all'estremità di strade a croce, e si chiamavano Palazzo, porta Po, porta Nuova e porta Susa, corrispondenti a località ben note della Torino odierna. Della cinta primaria rimane solo un tratto nel giardino reale; della cittadella rimane il restaurato dongione.
    I particolari di tracciato dell'una, e dell'altra possono rilevarsi dalla figura citata.
    178. Campo trincerato di Coblenza Fig. 78, Tav. VIII. Il campo trincerato di Coblenza (cominciato a costruire nel 1816, con studi dell'ASTER), essendo il primo a nucleo chiuso da cinta continua e con forti staccati, ed il primo ove siano stati applicati i principi della fortificazione poligonale, merita una descrizione, piuttosto particolareggiata.
    La città di Coblenza giace nell'angolo formato dalla riva destra della Mosella colla sinistra del Reno, angolo che ha all'incirca 75° di apertura. Descrivendo dal suo vertice un arco di circonferenza di circa 1200 m. di raggio si traccia quasi esattamente il perimetro, sul quale venne elevate una cinta; composta di 5 fronti tanagliati, ad angolo rientrante di 150°, costruiti su lati di base di circa 300 m. di lunghezza, in media, e fiancheggiati da caponiere poste nei rientranti.
    Il recinto verso il fiume era formato con un muro a feritoie, fiancheggiato da piccoli bastioni terrapienati, detti cavalieri.
    Mille e duecento metri avanti al corpo di piazza, sopra un'altura formante l'ultimo contrafforte delle colline fra i due fiumi, si elevò una grande opera avanzata, detta forte Alessandro, che era la chiave della difesa nel detto settore, rivolto verso la Francia. Il forte era circondato da alcune lunette staccate ed era collegato alla città dal piccolo forte Costantino. Completava la difesa del settore il forte Blucher, fra, il forte Alessandro e la Mosella. In faccia a Coblenza, la riva destra del Reno era fortificata dalle opere di Pfaffendorf, dalla città di Ehrenbreistein cinta da muro difensivo con feritoie e ridotte per artiglieria, dal fortino di Ehrenbreistein e ridotte avanzate che costituiva testa di ponte del ponte sul Reno.
    Per il ponte costruito sulla Mosella la testa di ponte era costituita dalle opere Mosella, Francis, Bubenheim, Neuendorf e da parecchie batterie e ridotte campali.
    Michele

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