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come la pensate
L'idea mi è venuta dal' mio post ritorno dopo 15 anni sul' altipiano .Quando sali su quei monti la prima volta 40 anni fà bastava entrare in un bosco e affiorava di tutto elmetti gavette schegge reticolati ecc ecc ,i ghiaioni del' Ortigara erano rossi di ruggine prodotta da i materiali ferrosi dispersi. Mi ricordo che proprio durante un raduno sul sacro monte vidi alcune persone che si portavano a casa alcune gavette arrugginite e vennero ripresi da altri escursionisti dicendo l'oro che quel' materiale doveva restare dove era a ricordo degli eventi lì accaduti al' che risposero che quel materiale sarebbe arrugginito e marcito . ora su quei monti non si trova quasi più nulla e quello che rimane è ridotto a pezzi informi e disfatti dal' tempo e dalla ruggine, chi aveva ragione lasciare sul posto al' degrado o portarli via e salvarli
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Portarli via e salvarli ovviamente..............possibilmente tutti a casa mia!
scherzi a parte,penso che portarli via sia stata la cosa giusta cosa da fare per salvarli dall'annientamento totale...
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Ciao Weber, anche io ricordo con nostalgia le escursioni nei vari luoghi del nostro ex fronte, vuoi un po' per rammarico della gioventu' andata, un po' per il fascino che emanavano quei cimeli che ancora si vedevano qua e la' sparsi sul terreno che ti facevano fantasticare sugli avvenimenti cola' accaduti; in effetti negli ultimi anni quando, sempre piu' di rado, torno a fare qualche escursione, spesso mi sale il magone non trovando piu' quel senso di mistero e se vogliamo di abbandono decennale che mi intrigava. In tanti luoghi ora sembra di entrare in un mondo finto con tutte queste ricostruzioni moderne di trincee, forti e postazioni rifatte ex novo. Boh! Comunque per tornare al tuo quesito il mio pensiero si trova d'accordo con il salvare il piu' possibile i cimeli che si ha la fortuna di trovare: devo pero' fare un paio di distinzioni: la prima riguarda la tipologia della persona che diciamo "effettua il recupero", se si tratta di veri appassionati che si prendono cura degli oggetti e di cio' che rappresentano hanno la mia simpatia, spesso pero' si tratta di villeggianti che magari sanno poco o niente degli avvenimenti storici e decidono di portare a casa un souvenir della loro scampagnata che inevitabilmente avra' il triste destino di ruzzolare per casa fino a quando finira' gettato nella spazzatura ed amen! Mille volte meglio che rimangano sul terreno anche se esposti all'inevitabile degrado. L'altra distinzione riguarda la tipologia di materiale che si puo' rinvenire: ci sono cimeli e cimeli, inutile portarsi a casa qualsiasi ferro solo perché e' "della guerra", scatolette sfondate, bossoli, borracce, gavette e coperchi sforacchiati ed accartocciati, scarpe distrutte e pezzi di cuoiame rinsecchiti ed induriti, schegge, elmetti ridotti ai minimi termini, cosa li prendiamo a fare? Meglio rimangano in loco a lasciare un po' di magia e soprattutto a fare pensare al''escursionista con animo puro ( fortunatamente ne esistono ancora) alla tragedia di quella guerra lontana. Stendo infine un velo pietoso su chi raccatta ogni cosa solo a scopo di lucro, basta guardare le inserzioni sul noto sito dei vari lotti di ferraglia senza nessun valore venale e purtroppo, una volta levati dal contesto in cui si trovavano, senza neanche il valore storico che, seppur umili oggetti avevano sigh! Scusa la lunghezza del mio pensiero ciao!
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Sono perfettamente d'accordo con tè rudy sembra che mi abbia letto nel' pensiero raccogliere per preservare e non per curiosità e gettare nel' immondizia o lucrarci sopra . Ti racconto un anedoto molti anni fà in Francia nella zona di Albert sulla somme conobbi una anziana signora che aveva il cortile pieno di materiale recuperato dal' marito (ormai deceduto ) le chiesi se vendeva qualcosa e lei mi rispose di nò ma me lo regalava dicendomi che quel materiale era appartenuto a tanti giovani soldati caduti per il loro paese e non era giusto guadagnarci sopra ( una grossa lezione per tanti !!!!) ciao a tutti
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Utente registrato
bel topic!
ebbi la fortuna di passarci 30 anni fa in ortigara e altri fronti e rimasi indeciso su cosa tirar su tra posate, gavette, pezzi di elmi e giberne a brandelli (cercavo un elmo intero e optai per un contenitore di polivalente con scritte leggibili al 50%) e ormai non c'era piu' nulla a detta dei recuperanti.
e' un po' come la metafora della vita, il tempo "aime' " fa il suo corso "e' la dura legge del trascorrere" tutto prima o poi scompare, vuoi per naturale e inevitabile distruzione delle cose, o vuoi per la continua raccolta ... fatto sta che ognuno in ogni epoca puo' raccontare la sua (paradossalmente i ghiacciai oggi sputano piu' di una volta) ma fatto sta che prima o poi non rimarra' piu' nessun ferro in giro, resteranno invece ad "eternum" le ferite inferte nella roccia per scavi e perforazioni (almeno per la nostra breve esistenza dell'uomo!)
che dire se non (mi sono gia' risposto) e' inevitabile nel bene o nel male, pero' una domanda me la son sempre posta: che respondsabilita' abbiamo noi oggi? non certo quella di lasciare il cimelio in sito che prima o poi qualcuno passera' e raccogliera' (eppure io in certe zone impervie l''ho fatto e continuero' a farlo per mostrarlo a figli e nipoti) ma l'unica risposta che mi son dato e' la seguente
tramandare la memoria, ricordare, esporre in musei e sopratutto (per gli amanti del campo di battaglia) FOTOGRAFARE! pensate alle rarissime foto dei vecchi recuperanti, delle vecchie cartoline di cippi commemorativi che fino agli anni '40 capeggiavano fucili e teschi, foto di baracche in disfacimento e trincee abbandonate ... insomma da 30 anni ripercorro i fronti fotografando ogni cosa e questo forse sara' una valida memoria anche se difficilmente gestibile e condivisibile su vasta scala ma "mai dire mai" in fondo ognuno, in ogni epoca, se lascia un modesto contributo, seppur effimero, lascia qualcosa di suo e della sua epoca a ricordo di quegli avvenimenti
ecco come la penso!
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Utente registrato
dimenticavo anche le memorialistiche scritte d'epoca, rare, rarissime, ma sempre interessanti ... solo per citarne alcune: sui campi di battaglia della touring club, sette battaglie di monelli, a fuoco spento di pastorino, pellegrinaggio a cima bocche di alcide de gasperi e tanti altri ...
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Naturalmente condivido al 100% il tuo pensiero Stefano!!
E riteniamoci fortunati noi "vecchi appassionati" che qualcosina abbiamo fatto in tempo a vedere, ricordi indelebili per la nostra vecchiaia.
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Utente registrato
Grazie stefano anche io ora mi limito a fotografare ma lo facevo anche tanti anni fà e oggi molti luoghi mi sembrano irriconoscibili a guardare le fotografie di 30/ 40 anni fà la vegetazione si stà riprendendo molto delle opere che l'uomo fece negli anni di guerra e come dici tu solo le opere scavate nella viva roccia resistono e le montagne porteranno ancora per moltissimi anni le ferite inflitte dal' uomo
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