dal sito dell' adnkronos
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La vita canadese di 'Misha' e il suo terribile passato
Dagli orrori di Bolzano alla tranquilla esistenza a Vancouver. Nella poesia di un sopravvissuto il racconto della tragica sorte di due prigionieri
Roma, 15 feb. (Adnkronos) - A vedere oggi l'84enne Michael Seifert, assiduo frequentatore della chiesa di Vancouver ed irreprensibile inquilino di un'elegante abitazione a Commercial Street, si stenta a riconoscere o anche solo a immaginare il lugubre passato del sanguinario 'Misha', l'ex Ss di origine ucraina che a soli 20 anni seminò morte e dolore tra i prigionieri del campo di Bolzano insieme al connazionale Otto Sein.
Nato a Landau (Ucraina) il 16 marzo 1924, Seifert è stato condannato all'ergastolo in via definitiva per i crimini e le torture compiuti tra il 1944 e il 1945. Una volta giunto il via libera all'estradizione, 'Misha' sarà* preso in consegna da funzionari dell'Interpol e successivamente consegnato all'autorità* giudiziaria militare del nostro Paese.
Michael Seifert riuscì a trovare rifugio nel 1951 in Canada, dove è vissuto per tutti questi anni. Dai capi d'accusa nei confronti del 'Boia di Bolzano' emerge un vero e proprio inferno di orrori: nel campionario di violenze di cui Seifert è stato riconosciuto responsabile figurano giovani ebree violentate, strangolate o seviziate, prigionieri torturati con l'acqua gelata, finiti a bastonate, squartati o lasciati morire di fame. Tra i deportati sopravvissuti c'è chi, come l'intellettuale veneto Egidio Mereghetti, pensò di scolpire nel tempo, per sempre, l'atroce ricordo dell'incubo vissuto nel campo di detenzione di Bolzano consegnando alla memoria la poesia in dialetto 'Bartolo e l'ebreeta', semplice e allo stesso tempo agghiacciante nella sua terribile potenza descrittiva, in cui ripercorre le sofferenze di due prigionieri-simbolo: il primo si chiamava Bartolo Pezzutti, che Seifert uccise squarciandogli il ventre. La seconda era una giovane ebrea violentata da Misha e chiusa in una cassa, poi inchiodata al suono di una sinistra litania dallo stesso sottufficiale delle Ss.
Da un sopravvissuto una poesia in dialetto sulla tragica sorte di due prigionieri
La poesia 'Bortolo e l`ebreeta' fu pubblicata da Meneghetti con lo pseudonimo di Antenore Foresta e raccolta poi nel volume 'Cante in piassa', pubblicato a Venezia nel `55. Con queste parole l'autore descrive il dramma di Bartolo Pezzutti, che venne riacciuffato dopo un tentativo di fuga e rinchiuso in cella prima di andare incontro ad una morte atroce: ''un furlà*n magro biondo co' 'na bocheta rossa da butina: l'avea tentà* de scapà*r via dal campo e l'é finido nela cela nera. Tri giorni l'à* implorado Missa e Oto, tri giorni l'à* sigà* 'No voi morìr', tri giorni l'à* ciamado la so mama''.
Così, invece, viene ricordata la sventurata giovane ebrea, che si consumò 'come una candelina' dopo le sevizie patite e poi venne chiusa dallo stesso Seifert in una cassa: ''stanote s'è smorsada l'ebreeta come 'na candeleta de seriola consumà*. Stanote Missa e Oto ià* butà* nela cassa du grandi oci in sogno e quatro pori osseti sconti da pele fiapa. E adesso nela cassa ciodi i pianta a colpi de martèl e de bastiema (drento ale cele tuti i cori trema e i ciodi va a piantarse nel servèl). E a cavà*l dela cassa adesso i canta esequie e litamie: 'heiliges Judenschwein ora pro nopis, zum Teufel Schweinerei ora pro nopis'''. La poesia che inchioda 'Missa' (Misha) al suo passato ha avuto una notevole eco anche in Canada. Rick Ouston, il giornalista canadese che ha seguito di persona tutto il processo di primo grado a Verona, ha sollevato nella sua città* lo scandalo della presenza a Vancouver di un criminale di guerra. ''Rick - si legge sulle pagine web 'deportati.it' dell'Aned (Associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti) - ha scritto al nostro sito, e in pochi giorni abbiamo trovato la soluzione''.
Nel 2001 un giornale di Vancouver rivelò gli orrori del campo di detenzione
La poesia 'Bortolo e l`ebreeta', di Egidio Meneghetti è stata tradotta in inglese dalla traduttrice italo-americana Mary Rizzo. Il giornalista Rick Ouston ha accompagnato la traduzione con una lunga e dettagliata presentazione per i suoi lettori, ricordando il processo di Verona e la condanna inflitta a 'Misha' per i delitti. L`11 novembre 2001 la poesia tradotta da Mary Rizzo e i testi di corredo di Rick Ouston sono usciti con molta evidenza sul Vancouver Sun, rievocando la terribile vicenda di Bolzano e facendo luce sugli inconfessabili trascorsi di Seifert. E' stato così che anche l'opinione pubblica canadese ha avuto la possibilità* di conoscere una vicenda italiana a lungo dimenticata e rimasta per troppo tempo impunita. Sempre nel 2001, la parrocchia di cui è assiduo frequestatore Michael Seifert, a Vancouver, ha stanziato la somma di 2.000 dollari per partecipare alle spese di difesa dell'ex criminale nazista, che era stato condannato nel novembre 2000 all'ergastolo dal Tribunale Militare di Verona. ''Interrogato sulle ragioni del suo appoggio - si legge su 'deportati.it' - il parroco della chiesa dedicata alla Sacra Famiglia ha risposto candidamente che 'Anche Cristo fu condannato da un tribunale. Vuol dire forse che era colpevole? Sono passati 55 anni, le accuse contro Seifert sono incredibili', ha aggiunto serafico. La decisione del parroco ha suscitato vibrate reazioni di protesta tra i superstiti dello sterminio nazista''.

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