Purtroppo a Trieste le diverse etnie non riescono a fondersi.
Io sono di lingua italiana, non certo nazionalista, ma non so praticamente niente della storia dei triestini di lingua slovena.
Me ne sono resa conto ascoltando una conferenza dello scrittore Boris Pahor, un professore triestino, di lingua slovena, che è stato perseguitato da tre dittature: fascismo italiano, nazismo tedesco, comunismo jugoslavo. A loro ha detto "Tre volte NO", come nel titolo di uno dei suoi libri.

http://it.wikipedia.org/wiki/Boris_Pahor

Nei suoi libri parla delle leggi razziali che impedivano agli sloveni di parlare la loro lingua e di impararla a scuola, del suo internamento in un campo di concentramento nei Vosgi dove si costruivano le V2 e poi della lunga convalescenza in un sanatorio.
Ha cominciato a scrivere i suoi ricordi nei primi anni Settanta ed è stato tradotto in francese, tedesco, serbo-croato, ungherese, inglese, spagnolo, catalano e finlandese. In italiano è stato tradotto solamente nel 1993, grazie ad una piccola casa editrice. Da quando è stato ospite di una trasmissione televisiva, la sua opera ha cominciato ad essere conosciuta dal pubblico ed è stata finalmente tradotta anche in italiano.
Ha una prosa bellissima, che riesce a far vedere l'immagine di quello che descrive, anche se le descrizioni sono molto crude. Boris Pahor non fa sconti! La sua vita la racconta con tutti i dettagli.
Se qualcuno ha voglia di conoscere qualcosa di più, sono stati pubblicati in italiano, oltre a "Necropoli" - Fazi Editore 2008 (sulle sue esperienze nel campo di concentramento di Dora), "Il rogo nel porto" (sull'incendio del circolo di cultura sloveno, nell'ex hotel Balkan, ora sede della Scuola superiore di lingue moderne per interpreti e traduttori dell'Università* di Trieste), "La villa sul lago", "Il petalo giallo" e "Qui non si può parlare" (vita difficile degli sloveni dopo le leggi razziali).


Ah, ho appena trovato questo articolo. Non ne sapevo niente:
http://trieste.bora.la/2010/01/10/luned ... ris-pahor/

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