Forte Montecchio a Colico


La visita al Forte Montecchio-Lusardi è unica.
Non esistono altre fortificazioni della prima guerra mondiale in Italia che sono arrivate ai giorni nostri ancora intatte. Ad onor del vero il forte fu disarmato come molti suoi simili già* nel 1915, ma poi nei primi mesi del 1918 fu riarmato in tutta fretta.

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I suoi 4 cannoni 149/35 S sono i più grandi presenti nel nostro territorio sono ancora perfettamente funzionanti, ma per motivi di sicurezza sono stati tolti i percussori. Due di queste armi sono state prodotte dalla ditta francese Schneider, altre due dalle Officine Ansaldo.

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Una volta entrati nel complesso ci si trova davanti la struttura che ospita gli alloggi ufficiali e truppa. Sulla sinistra la struttura più piccola è la galleria che collegava la batteria con la polveriera e gli alloggi.

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Sull'ingresso a destra sono presenti anche dei magazzini e la cucina(32-33-34-35).

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L'alloggio degli ufficiali (27). I graduati avevano dei privilegi che non erano concessi alla truppa.

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L' acqua piovana era raccolta in una cisterna da dove veniva convogliata con pompe a mano nei serbatoi posti in alto vicino al soffitto da qui per caduta scorreva sui rubinetti dei lavabi.

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Anche per quanto riguarda i bagni gli ufficiali avevano un trattamento differenziato. Le ritirate arano da due , con divisorio.

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La camerata per la truppa (25) era un ambiente unico e inevitabilmente riscaldato male.

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Nel corridoio (24) è presente una fuciliera , qui visualizzata da due angolazioni opposte.

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La galleria coperta (16), inizia proprio all'uscita di questo corridoio.

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Foto all'interno della galleria. Ad intervalli regolari sono presenti delle feritoie.


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Questa è una delle numerose feritoie.

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A metà* del corridoio, l'umidità* aumenta. E' presente un impianto di deumidificazione in lamiera con canaline di raccolta. L' acqua raccolta veniva convogliata in questi piccoli tombini.

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Una galleria a destra entra nella montagna e nasconde la polveriera (5 ambienti) nella totale oscurità*. Dopo un primo stanziamento di 750.000 lire per la costruzione del forte, il progetto nel 1912 venne rivisto perché era ritenuto indispensabile l' ampliamento della polveriera per stipare gli esplosivi, necessari alle interruzioni stradali, precedentemente ammassati a Tanno, nei pressi di Chiavenna.


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Gli ambienti avevano il pavimento in legno. E visto che l'esplosivo usato per le cariche di lancio (balistite) era estremamente instabile e reagiva per simpatia non solo al calore ma anche alla luce ogni ambiente aveva 2 lampade, una elettrica e una ad olio protette da un vetro affumicato , con delle fessure all'esterno per permettere all'aria di circolare e raffreddare le stesse.

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La notevole umidità* presente non ha risparmiato gli impianti elettrici, le lampade hanno segni di ruggine che in altre parti del forte non sono presenti.

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La corrente elettrica era prodotta da un generatore ed i cavi sono incapsulati in tubi di metallo con protezione di carta catramata.

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Alla fine della galleria inizia il blocco della batterie. Qui è presente l' unico lavatoio della truppa (tra 16 e 1).
La cisterna era rivestita in legno e come per la camera degli ufficiali una pompa a mano permetteva di aspirarla. Dal serbatoio poi scorreva per caduta.

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Prima di salire le scale sono presenti i depositi dei proietti e delle cartucce (2-3-4).
Un montacarichi permetteva di portarli al secondo piano.

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Scritte lungo le scale verso le batterie.

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Come per molti altri forti della prima guerra mondiale, la lontananza dal fronte ha fatto in modo che gli unici colpi sparati siano stati quelli del collaudo. Anche durate la seconda guerra non ci sono state azioni particolari. nel febbraio del `45 alcuni militari, di stanza al forte, avevano raggiunto accordi con la resa del presidio con il presidente del Comitato di Liberazione Nazionale, Vittorino Canclini.
Tra il 25 e il 26 aprile del 1945 vi fu uno scontro armato tra militari italiani e tedeschi all`interno del forte, due soldati tedeschi morirono, il comandante interinale fu imprigionato e il Montecchio venne consegnato agli uomini del C.L.N.
Si narra che il 27 aprile del 1945 i cannoni del forte spararono contro la colonna tedesca che a Dongo scortava Mussolini in fuga. I colpi andarono a vuoto anche perché erano state distrutte le carte e le tavole di tiro ma convinsero comunque il comandante tedesco ad arrendersi. Successivamente fu usato come deposito e poi fu abbandonato.


Foto dei pezzi 149/35 presenti nel forte.
http://www.milistory.net/forumtopic.asp?TOPIC_ID=4726


Fine prima parte
Saluti
[ciao2]