Specie Negli ultimi anni della guerra l’esercito tedesco incentivò l’importanza del “tiratore scelto” come elemento di grande insidia nei confronti degli eserciti nemici.
Comunemente noto in gergo militare con il nome di “cecchino”e comunque figura di soldato preparato e capace effettivamente di rallentare avanzate e di tenere in scacco intere divisioni di uomini era operante singolarmente o in team con altri camerati.
I cecchini, “Scharfschutze” nella terminologia tedesca, venivano reclutati principalmente tra soldati e sottufficiali (solitamente volontari) che erano dotati di un talento naturale atto alla estrema precisione nel tiro con armi lunghe, venivano sottoposti ad un addestramento particolare con grande attenzione all’arte del mimetismo e al sopravvivere in condizioni estreme.
Sistemi premiali con prestigiose decorazioni erano previsti a seconda del numero dei nemici uccisi, come anche uno speciale distintivo ovale in auge dal’44.
Essere “beccati” dal nemico equivaleva alla diretta fucilazione, ed anche per questo e per la loro determinazione e sprezzo del pericolo ne è seguita una certa mitizzazione nelle letteratura postbellica e filmologica fino ai giorni nostri.
Tracciare una analisi completa dello “Scharfschutzen” è argomento troppo lungo e complesso per questo contesto e rimando ai numerosi testi e filmati d’epoca a testimonianza di ciò. Nell’ottica di un forum e di immagini fotografiche a scopo storico-ricostruttivo di veloce assimilazione, ho immaginato il nostro “Scharfschutzen” intorno gli inizi del ’44, vestito con una “normale”uniforme d’ordinanaza Feldbluse mod.43, dotato di spolverina mimetica ed armato di un fucile Gewehr43-semiautomatico munito di ottica.
Questi i dettagli del tutto:


il nostro soldato, un caporal maggiore anziano, “Stabsgefreiter” dei Panzergrenadiere con spalline a farbe verde prato (Wiesengrun), indossa una Feldbluse mod.43, con elmo mod.42 a spigolo vivo e con equipaggiamento regolamentare ridotto all' essenziale
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una dotazione di bombe amano era prevista allo scopo di migliorare una eventuale “autodifesa”
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cinturone e sospensioni in canapa anziché in cuoio erano consigliate per la maggior efficacia mimetica, in questo caso si mostra la configurazione della giberna per il fucile G43 con cartuccere standard normalmente previste per il fucileK98, nel cinturone

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viene indossata la speciale “spolverina mimetica” qui in disegno policromo di tipo “Sumpfmuster 44” a bordi sfumati, munita di rete facciale e di cappuccio e abbastanza ampia da essere indossata sopra il tutto, come da regolamento

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Analizzando in maggiore dettaglio i pezzi di cui sopra, la Feldbluse mod.43 in queso caso è confezionata con panno tardo tedesco, monta attributi a bassa visibilità come consueto e all’interno è foderata con rasatello in seta artificiale di un tono piuttosto argenteo, i marchi sono presenti ma sbiaditi è presente un gallone da “Stabsgefreiter” e un nastrino per la Ostmedaille. L’emblema nazionale è cucito d’epoca in maniera “passante”, caso possibile e già notato in svariate produzioni di Feldbluse 43 del periodo tardo

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la “spolverina” (Tarnjacke) come viene chiamata in gergo collezionistico, meriterebbe un discorso molto particolareggiato. Si tratta di un indumento realizzato in cotone/rayon reversibile con un lato non colorato, munita di cappuccio e spesso appetibilmente dotata di una “veletta” mimetica atta a mascherare il viso. Il taglio ampio e il piegone posteriore consentiva di indossarla sopra l’equipaggiamento per una totale mimetizzazione senza “spezzature”
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le maniche erano dotate di martingala e bottone e lo sparato anteriore era modellato con un’apertura fino a metà petto che consentiva di indossarla infilandola dall’alto. Tale apertura poteva essere dotata di occhielli in filo o metallici, come anche di piccole asole come in questo caso e restringibile attraverso un legaccio presente anche nel girovita. La maschera facciale, buon sinonimo di originalità se presente, era anch’essa realizzata in una maglina mimetica con trama tipo velo. All’altezza dei fianchi erano presenti due aperture con patta per accedere all’equipaggiamento sottostante. Questi indumenti sono stati ampiamente replicati e falsificati.
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Le prescrizioni prevedevano l’uso del cappuccio sul berretto d’ordinanza e non sull’elmo, che doveva essere mimetizzato con telino a parte o con altri sistemi ( rete mimetica ecc.). I copricapi qui presentati sono un elmo mod.42 (ckl) e un Einheitsfeldmutze mod.43, ovviamente tratti dalla collezione del sottoscritto

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l’equipaggiamento solitamente era ridotto al minimo per facilitare i movimenti; prevista necessariamente una pala con portapala, le cartuccere, il tascapane con borraccia e gavetta, un coltello da combattimento in luogo della baionetta non prevista per il fucile G43.

Come già detto era consigliato l’utilizzo di effetti in canapa nei cinturoni e sospensioni per maggior efficacia mimetica di rifrazione, come anche si consigliava l’accurato mimetismo dell’arma e delle lenti dell’ottica affinchè non rilucessero sotto la luce diurna
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la fibbia è una CTD43 in colorazione unificata “Einheitsgrau”, come i bottoni della giubba. Tale provvedimento, adottato negli ultimi anni della guerra, fu atto ad unificare i colori degli effetti metallici comuni alle varie armi con questa tonalità, ma in realtà non soppiantò mai del tutto la produzione di effetti in feldgrau da parte di altri produttori

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la dotazione di bombe a mano era prevista, tra cui qui una fumogena. Nella foto ed indossate nella nostra ricostruzione, una Stielhandgranade mod.43 con detonatore direttamente montato sulla “testa” e una fumogena Nebelhandgranade mod.39, insieme ad una granata di tipo uovo: Eihandgranade 39

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un coltello da combattimento “Nahkampfmesser” faceva parte della dotazione come anche l’immancabile bussola e binocolo (qui un “cag” in colorazione giallo-ordinanza post’43)
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La giberna prevista per il trasporto dei caricatori del G43, qui del tipo realizzato in tela cerata “ersatz” gialla con finimenti in cuoio naturale di fabbricazione 44, insieme a 2 caricatori per il G43.
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il fucile G43 qui presentato è un ac44 e monta un ottica di tipo ZF4 “ddx” con attacchi e slitta originali.

Questo fucile semi automatico era previsto per l’addestramento degli Scharfschutzen, specie fin dalla sua (tarda) apparizione. Altri fucili furono ovviamente impiegati, e preferiti discrezionalmente, tra cui i Mauser k.98 con i vari e complessi sistemi ottici, fucili russi e Vz24 cecoslovacchi.


All’inizio del’44 l’Oberkommando della LW produsse un famoso filmato sull’addestramento di questi soldati dal titolo “Scharfschutze in der Gelandenausbildung”, di seguito un secondo film fu prodotto dal titolo “Scharfschutze im einsatz” per conto dellOKL e dell’OKH, dove in quest’ultimo film tutti gli uomini utilizzano fucili G43 muniti di ottica ZF4 e vestono spolverine mimetiche. La foto d'epoca di cui sopra è tratta da questi filmati.

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Spesso una pistola a titolo di difesa individuale era appetita e indossata anche in forma occultata, qui una Mauser HSC punzonata con WaA135 e sua fondina specifica
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Augurandomi di poter espandere il presente thread con le consuete argute osservazioni degli amici forummisti e collezionisti, saluto cordialmente.
kdg