ciao a tutti!

La storia degli adrian verdi è un po' complicata, almeno per me... Tempo fa ne vidi uno verde ma di un verde molto, molto simile al nostro. Secondo me è d'uopo ricordarsi di fare anche il ragionamento inverso, cioè non elmi francesi dipinti in Italia, ma anche elmi francesi dipinti in Francia da italiani. Bisogna ricordare che noi spedimmo un corpo d'armata in Francia. Questi erano regolari delle note brigate. Insieme c'erano decine di migliaia di ex sbandati di caporetto, o perlomento tutta quella gente semi inabile o rompicoglioni che i comandi volevano sbolognare. Questi arrivarono in Francia con la sola uniforme (tela o panno) che indossavano. Ho scritto tempo fa un articolo sulle TAIF (60.000 effettivi) e gli altri corpi minori dal quale si evince che quei poveracci cercarono di recuparare tutto ciò che gli mancava e che l'IF non passava. Anch'io son sempre stato, non dubbioso, ma perplesso su quegl'adrian verdi, tempo fa in Francia ne vidi uno con un nome, francese e un reparto il 273° RI scritto sotto al verde. Orbene questo regg. venne distrutto e mai più ricostituito nella zona di Saint Agnan-Le Drapelle nel luglio '18. Guarda caso il settore contiguo era quello tenuto dal II Corpo d'armata italiano, che oltre ai reggimenti di linea aveva una pletora di reparti minori tipo Taif. Con questo non voglio dire che i verdi siano stati ricondizionati dagli italiani, men che meno che noi nel 15 ridipingemmo i blu francesi con la RF (però magari, chi lo sa? come scrive Lafitte bisognerebbe trovarne uno...) però è molto difficile dire si o no, la cosa migliore sarebbe interpellare un SERIO collezionista francese (non il tipico universale Cazzà*rd) e chiedergli quando usarono adrian verdi (assodato) e sopratutto di quale tonalità* di verde.
ciao!
Mauro

Vi allego un brano tratto da una citazione presente nell'articolo:
....una serie di caldi elogi per il comportamento dei nostri uomini durante il ripiegamento, per la resistenza nella marcia e la sopportazione dì innumerevoli privazioni; vecchi solÂ*dati, essi seguirono gli Inglesi nella ritirata, scalzi, laceri, manÂ*cando di tutto, piuttosto che darsi prigionieri. Durante le successive offensive tedesche le nostre T.A.I.F. furono impiegate, non più sparpagliate per tutta la fronte, ma a massa, dove occorrevano lavori e per lo più a immediato contatto con le truppe combattenti. Sorse allora una questione, importante non solo come prinÂ*cipio teorico ma anche nei suoi effetti pratici. I nostri uomini erano disarmati e già* come sulla fronte inÂ*glese si erano trovati, inermi, a contatto con ardite pattuglie tedesche. Aeroplani nemici scendevano a bassa quota, bombarÂ*davano e mitragliavano i nostri, furibondi di non poter loro riÂ*spondere che con le più caratteristiche insolenze dei dialetti toÂ*scano o napoletano o milanese...

Una volta anzi un nostro caporal maggior, trovata abbanÂ*donata una mitragliatrice e relative cartucce sulla strada, la puntò su un aeroplano tedesco che sopravveniva a bassa quota; lo abÂ*batté, fece prigioniero l'aviatore. C'era dunque sempre in questi nostri uomini, fra cui veterani del Carso, la stoffa del soldato: si pensò di armarli. Soprattutto ci pensò il Comando Supremo francese, cui non pareva vero di guadagnare ancora alcune migliaia di combattenti tant`è che il generale Tarditi cominciò a far visitare gli uomini, scegliere gli abili dagli inabili, preparare l'inquadramento: tutto sembrava pronto, quando il Governo italiano inviò ordini recisamente conÂ*trari. ......