. . . . lungo la strada incontrarono morte e desolazione.
Proseguirono scavalcando cavalli e persone morte, i carri dei malcapitati ribaltati, alla mia famiglia si unirono altri profughi cacciati dai paesi vicino.
La colonna di questi poveracci si allungava strada facendo.
I loro occhi erano pieni di dolore, paura e disperazione. Non sapevano che cosa gli aveva riservato il futuro, vivevano minuto per minuto.
Arrivarono a destinazione dopo 3 giorni. Alla mia famiglia fu assegnata una stanza messa a disposizione da una famiglia di Chieti.
I letti non esistevano, si arrangiarono a dormire in terra, si prepararono qualcosa da mangiare, presero le solite fave secche e la carne delle pecore.
Tomaso aveva addosso sempre quelle banconote, nascoste sotto i suoi vestiti dalla nonna.
Un giorno stanco di giocare in quella stanza, uscì fuori, la nonna non se accorse subito, quando realizzarono che il piccolo non era più con loro, allarmarono tutti.
Talmente era piccolo che non riuscivano a vederlo, era in mezzo ad altre persone, per fortuna non si era allontanato molto.
Un giorno mio nonno . . . .
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