<font color="blue">Ciao Arturo,sono il moderatore di sezione,ti prometto che in settimana apro una discussione con le tue memorie nell'apposita stanza eventi e cultura.
Ti ringrazio ancora per quanto hai fatto.</font id="blue">
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Caro alpino X
Sono iscritto come Amico Alpino di Feltre
Per le 90. Autieri Italiani dispersi a Stalingrad,ho fatto un eterno Monumento nella mia pagina nell Forum Stalingrad
in lingua tedesca.Sono elencoto tutti.
Arturo.
x Arturo
Non mi ricordo il nome del ristorante di Croce D'Aune.
potresti indicarlo?
grazie
marco
Il mio avatar è la foto di Arthur Kueger, Feldwebel ferito a Stalingrado, mancato nel gennaio 2009
Caro Marco,
per favore usa il Skype Arthur Krueger
per me e piu facile a parlare che scrivre in italiano.
Albergo Ristorante Croce d' Aune di Fam.Gorza
Passo Croce d' Aune tel, 0439 977000 Fax 0439 978007
Oggi domenica vado la parlero di tutto.
La Familia Gorza e anch propiettario del Ristorante
Birreria Pedavena e hanno anche a feltre un picolo Albergo
a prezzi onesti. Tutto piu preciso stasera al mio ritorno.
salve Arturo.
ok Arturo!
graz<ie
marco
Il mio avatar è la foto di Arthur Kueger, Feldwebel ferito a Stalingrado, mancato nel gennaio 2009
Italiani e tedeschi alleati
Camerati in Guerra contro il comunismo.
1939 - 1943
Ho letto e sentito parlare molto a proposito del rapporto e del comportamento fra i soldati italiani e tedeschi. Molte cose non sono mai raccontate. La colpa della tremenda disavventura dei bravi soldati italiani dopo l`armistizio non è da imputare a tedeschi o italiani, ma ai dirigenti italiani che mandarono i soldati con un armamento di trenta anni prima a combattere contro l`esercito russo armato con tecnologie più moderne e meglio addestrato Basti pensare ai carri armati T.34 russi e agli italiani che non avevano nulla per difendersi. Allo stesso modo mi ricordo della guerra in Polonia, quando la cavalleria polacca attaccava i nostri carriarmati.
In quello che sento e che leggo ho riscontrato molte cose che rispecchiano la realtà*, però mancano dei veri testimoni: soldati italiani e tedeschi che hanno combattuto assieme in prima linea. I racconti degli ufficiali e dei generali che stavano nei loro Bunker riscaldati e molte volte lontano dalla linea dei combattimenti non possono rappresentare realisticamente la guerra e il rapporto fra italiani e tedeschi.
Il fatto che manchino testimonianze è comprovato dalle difficoltà* e dagli anni di ricerca sono stati necessari al mio amico Carlo Balestra per trovare testimonianze per scrivere il libro Fratelli nella Notte. Il libro in origine doveva parlare dei Reduci della Russia, ma poiché ormai ne sono rimasti pochi, l`autore è stato costretto ad inserire racconti sulla guerra in Africa, Albania, Grecia e Jugoslavia.
Le stesse difficoltà* si trovano anche in Germania, ma non per la mancanza di testimoni ma per causa delle diffamazioni, umiliazioni e offese subite dai reduci da parte dei vincitori, dei compatrioti, e anche da parte dei loro stessi figli e nipoti. Cito solo come esempio l`Ausstellung: Die Verbrechen der Deutschen Wehrmacht. La mostra dei crimini dell`esercito tedesco).
Tutto questo mi ha spinto a scrivere la mia esperienza vissuta assieme con i Camerati Italiani in Grecia, Russia e in Italia. Vedo la mia esperienza come un dono da trasmettere agli altri e come un dovere. Nonostante i miei 85 anni mi sento obbligato a lasciare i miei ricordi di quella tremenda esperienza che è stata la seconda guerra mondiale alle prossime generazioni.
Nell`aprile del 1941 durante la guerra in Grecia, il nostro comando esploratori del 120° reggimento motorizzato occupava il canale di Corinto e liberava 2000 prigionieri Italiani. Gli alleati italiana ci facevano una calda accoglienza e ci abbracciavano gridando: "Evviva Hitler e Mussoline, evviva l`asse Roma-Berlino. Questo secondo mi era sintomo di un`amicizia indimenticabile e di un`alleanza sentita anche dai soldati oltre che un`alleanza scritta solo sulla carta.
La nostra divisione motorisata. 60.panzergrenatire nell`estate del 1941 in Russia combatteva sempre aggregata ad una divisione Carriarmati nel sud dell`Ucraina. Noi eravamo sempre in contatto con le Truppe Italiane che hanno partecipato ai duri combattimenti per la presa di Kiev, Pasarcick, Mariopol, Tangarock e alla gran battaglia per traversare il fiume Nepper presso la città* di Niepropitrowsk.
Voglio dare atto dell`eroico combattimento dei Soldati Italiani in questa battaglia e vorrei dare una spiegazione più dettagliata sul perchè la nostra Divisione ha molto da ringraziare questi bravi camerati italiani?
Nella battaglia di Nepropetrowsk per la presa della città*, la nostra divisione 60 MOT era in prima linea la con il reggimento 120 MOT in maggior parte formato da volontari dell`ex città* libera di Danzica. Lo stemma della divisione era costituito dalle due croci dello stemma di Danzica. Arrivando al fiume e vedendo che il ponte era in parte ancora intatto, attraversavamo il fiume e formavamo dall`altra parte una testa di ponte. Sull`altro lato del fiume trovavamo l`accanita difesa delle truppe russe. L`artiglieria russa cominciava a concentrare il fuoco sul ponte. Nella parte della città* controllata dal nostro esercito gli osservatori russi dirigevano il fuoco sul ponte. Il passaggio da una parte all`altra era quindi interrotto e non era più possibile portare via i nostri feriti né tantomeno era possibile avere rifornimenti di munizioni e viveri. Fortunatamente arrivavano i nostri salvatori: i bravi camerati italiani. Mi sembra che si trattava di un gruppo di pontieri della Divisione Celere. Dopo poco tempo e sotto un fuoco infernale riparavano il ponte distrutto e così passavano le nostre prime vetture con munizioni e viveri che ritornando portavano indietro i tanti feriti. Approfittando della notte sul ponte passavano l`artiglieria leggera e le armi pesanti. L`ordine per noi era di resistere ad ogni costo. A nord sul fiume traversava nel frattempo la famosa divisione Gespenster che veniva poi in nostro aiuto. Questa divisione corazzata era famosa e molto temuta dai russi perche appariva alle loro spalle come uno spirito. Abbiamo resistito fino all`arrivo delle truppe che ci hanno dato il cambio. Le nostre perdite erano superiori al 60%. Senza il sacrificio di questi eroi Italiani, nessuno di noi sarebbe ritornato da quella parte del fiume. Ancora oggi vedo nella mia memoria il camposanto vicino al fiume, dove sono stati sepolti quei bravi soldati. Purtroppo in tutti questi anni non ho mai sentito parlare di loro, forse perché appartenevano alla Celere.
Secondo me avevamo un buon rapporto con le truppe italiane che combattevano con noi in prima linea. Noi conoscevamo i loro punti deboli e li abbiamo aiutati dove e quando era possibile. Dopo queste grandi battaglie, fra cui quella di Charkow, andavano in riposo per riorganizzarci nelle retrovie. Nelle retrovie avevo tempo di vedere e di parlare con i soldati italiani.
Nelle retrovie ho notato i primi contrasti dei soldati di prima linea con le truppe dei rifornimenti e dell`assistenza. Da parte italiana ho notato un po` d`invidia nei nostri confronti. Gli alleati italiani vedevano che i soldati tedeschi avevano un`assistenza, di un trattamento e anche di un armamento migliore. Loro dovevano andare a piedi, mentre noi eravamo trasportati con le macchine. Quando tornavamo dal fronte distrutti e stanchi a causa delle tremende battaglie, prendevamo i migliori quartieri per dare ai nostri soldati il modo di riprendersi e riposarsi dai grandi strapazzi, infatti, tante volte eravamo stati in prima linea mesi senza aver visto acqua sapone per non parlare di un letto per dormire.
Mettevamo i nostri soldati in piccoli gruppi nelle case, anche per lasciare abbastanza posto per gli abitanti delle case. Noi vivevamo con loro come una famiglia per i 10-15 giorni che c`erano concessi per riprendersi. Questa per gli italiani era un`altra ragione d`invidia, i posti migliori erano per i tedeschi, mentre gli italiani erano costretti in posti tipo caserma. In alcune case occupate per breve tempo c`erano anche delle belle donne, alcune delle quali avevano già* fatto amicizia con i soldati italiani e quindi la presenza dei tedeschi dava fastidio. La sera del primo giorno di riposo nelle retrovie arrivava da me il mio capogruppo spaventato e mi diceva: "Sergente venga subito nella nostra camera perché ci sono quattro italiani che ci minacciano con delle bombe a mano.". Andavo dove mi era stato indicato e con il mio poco italiano ho spiegato la situazione e ho detto loro che in 10-15 giorni sarebbero andati via e che non avremmo portato via le loro donne. Una stretta di mano e loro sono andati in pace. Tante volte ho visto che i più grandi malintesi erano creati a causa d`incomprensioni linguistiche. Ricordo che un soldato mi affermava che ci avevano mandato in Russia per portare la cultura ed io replicavo che la cultura dovevamo impararla da loro. Infatti, in Russia erano obbligatori 10 anni di scuola mentre noi in montagna e nei paesini avevamo fatto a stento la quinta elementare. I russi avevano una buona cultura generale, e non erano come i nostri politici volevano farci credere, vale a dire una specie d`esseri umani inferiori.
Tutti i soldati ricevevano ogni 10 giorni dieci marchi. Tutti soldati tedeschi e alleati impegnati nella zona di combattimento dalla prima linea fino a 100 Km dal fronte prendevano due marchi il giorno extra. Un italiano mi affermava che loro prendevano invece solo un marco e mezzo a causa di spese non meglio indicate. Io non so se era vero o no, ma ho visto tante altre cose indegne che i poveri soldati italiani hanno dovuto subire.
I miei soldati sul mercato nero compravano merce italiana venduta ai trafficanti russi: scarponi nuovi da montagna, grappa e altre cose utili. Gli scarponi, per noi gente di pianura, erano belli e poiché avevamo denaro in abbondanza e in prima linea non c`era niente da comprare a parte il piombo che, però lo mandavano gratis e in gran quantità* i russi. Per questo motivo anch`io mi sono fatto portare un paio di scarponi dai miei soldati e li ho messi al primo ritorno al fronte. A causa del caldo dovuto ai piedi e allo sfregamento del camminare si scioglieva la neve sulle scarpe e la pelle s`imbeveva come una spugna. Se invece si stava fermi la pelle imbevuta, ghiacciava e si spaccava esponendo il piede al freddo; mi facevo riportare allora i miei stivali tedeschi e buttavo via gli scarponi. I poveri soldati italiani della Fanteria e gli Alpini nel 1943 con un freddo oltre i 40° sotto zero facevano la ritirata dal Don con questo tipo di scarpe. Tante altre cose dovrebbero essere raccontate, ma la verità* fa male, e perciò sarà* sempre nascosta.
In questa tremenda guerra sono accadute tante cose che possono apparire incredibili a coloro che non si sono trovati sul posto. Bisogna conoscere le ragioni di certi fatti che sono accaduti. Tanti reduci della tragica ritirata verso Nicolaigewka hanno affermato che se sono ritornati vivi da questa ritirata devono ringraziare i carri armati tedeschi, mentre sento altri reduci dire che i soldati tedeschi hanno rubato la benzina. Se vogliamo chiamare cosi questo "furto", dobbiamo altresì riconoscere che era necessario per far funzionare i Panzer tedeschi che hanno garantito sia la protezione che le comunicazioni per il ritiro. Se non ci fossero stati i Panzer tedeschi dalla sacca, non sarebbe uscito nessuno: né italiani né tedeschi.
Questo per fa capire a tutti che in certe situazioni in guerra abbiamo dovuto prendere determinate decisioni per salvare vite umane. In caso di fallimento saremmo andati davanti al tribunale di guerra. Dopo la mia miracolosa uscita alla fine di novembre 1942 da Stalingrado, ritornavo alla fine di dicembre di nuovo in Russia. Millerowo era il posto di raccolta, dove mi presentavo per essere assegnato ad una nuova unità*. Al fronte, poco lontano, non si sapeva più dove era l`amico e il nemico. Tutti questi sbandati formavano gruppi d`intervento per tamponare le falle della difesa. I responsabili davano a me, sottufficiale pluridecorato, il comando di 30 soldati e due sergenti con il compito di cercare contatto con il nemico e resistere. Abbiamo resistito e combattuto per dieci giorni senza aver contatto con altri reparti e senza viveri. Il nostro gruppo si era ridotto a 15 uomini, quando eravamo riusciti a raggiungere di nuovo la linea di difesa. Quando mi presentavo a ricevere i viveri destinati al mio gruppo, ne chiedevo in più per non rimanerne privo. L`impiegato militare deputato alla distribuzione mi denunciava e voleva portarmi davanti al tribunale di guerra. Per fortuna il mio comandante, uno dei pochi usciti da Stalingrado, ha fermato la pratica.
Un altro caso accade durante il crollo del fronte sul Donn, quando privi di truppe corazzate e d`artiglieria eravamo obbligati a tamponare i buchi nella difesa con qualsiasi mezzo. In quel caso Carristi Soldati e Ufficiali che non potevano più raggiungere le loro unità* a Stalingrado, andavano nelle officine a rubare i Panzer che non avevano padroni. Essi facevano questo solo per dare a noi soldati un appoggio forte in quella situazione disperata.
Credo non si debba sempre cercare di incolpare agli altri. Tutti i soldati hanno fatto il loro dovere e se dei colpevoli ci sono, vanno ricercati nei politici dei rispettivi governi, tanto per gli italiani come per i tedeschi. Quando la guerra è finita ci hanno lasciato cadere come una patata bollente, abbandonandoci ad un triste destino di miseria e di fame. Ancora oggi si ripetono tristemente le stesse cose per i soldati d`oggi impegnati in varie guerre che, almeno sulla carta, sono sempre per la pace e per la democrazia. Tanti soldati di tutte le guerre sia in combattimento o a causa d`armi infette hanno perso la salute e ritornati alla vita normale sono stati abbandonati a se stessi.
Un pensiero d`Arthur Kr#369;ger.
Maresciallo di Fanteria Leva 1920.
Feltre, lì 25 ottobre 2005.
grazie anche per l'ultima, preziosa, integrazione.
ciao
marco
Il mio avatar è la foto di Arthur Kueger, Feldwebel ferito a Stalingrado, mancato nel gennaio 2009
Hallo Marco,
sono di ritorno da Croce d' Aune. Ho tutto organisato.
Abiamo unna saletta per la conferenza e il pranzo sopra
nell Ristorante.Abiamo parlato die circa 20 personi.Dato
che festeggiamo anche il 88.Compleanno del Veterano Arturo,
chediamo per il Pranzo solo una particpazione di 5 Euro a testa. Tutto il resto parliamo piu tardi.
Arturo.
Maresciallo ancora una volta i miei complimenti.. sto leggendo le sue memorie con moltissimo interesse.. Grazie
Gigi "Viper 4"
"...Non mi sento colpevole.. Ho fatto il mio lavoro senza fare del male a nessuno.. Non ho sparato un solo colpo durante tutta la guerra.. Non rimpiango niente.. Ho fatto il mio dovere di soldato come milioni di altri Tedeschi..." - Rochus Misch dal libro L'ultimo
Una storia davvero incredibile e interessante la Sua Maresciallo Krueger, e il fatto che sia raccontata direttamente da chi l'ha vissuta la rende ancora più affascinante! Più che una normale presentazione questa è Storia!
Grazie per averla condivisa!
Benvenuto nel Forum!
DANIELE
"Ad unum pro civibus vigilantes"
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